Immagine di apertura: il quadrato del SATOR di Oppède, comune francese situato nel dipartimento della Vaucluse della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
SVELATO L’ENIGMA DEL SIGNIFICATO DEL QUADRATO MAGICO DEL SATOR?
di Ferdinando De Rosa e Floriana Bartolucci
Nel 79 d. C. il Vesuvio seppellì la città romana di Pompei, insieme a gran parte delle abitazioni situate alle falde del vulcano, e questo oggi ci permette di conoscere la cultura e le abitudini degli antichi romani. Molte scritte ci testimoniano gli amori, le lotte politiche, le maldicenze, le operazioni pubblicitarie o commerciali, le battute salaci, le preghiere, le oscenità, ecc…, a dimostrazione che la grafomania non è una invenzione di questi giorni, ma è ben radicata nella civiltà mediterranea.
- Immagine sopra: il Latercolo Pompeiano della Palestra Grande di Pompei.
Il Quadrato è stato scoperto durante gli scavi del 1936 su una colonna della palestra situata presso l’anfiteatro ed un altro, incompleto, era stato trovato nel 1925 graffito sul colonnato della casa del pompeiano Publio Paquio Proculo. Questi possono ragionevolmente essere datati dal 50 al 79 d. C.
Nel 1952 nell’antica Aquincum, vicino a Budapest in Ungheria, fu rinvenuto un mattone che recava decorato graffito un altro quadrato. Il reperto fu datato 107-108 d. C.
A Dura Europos sull’Eufrate furono scoperti durante gli scavi del 1932 altri tre quadrati, graffiti sul muro esterno di una stanza usata come archivio di truppa della XX coorte “Palmirenorum” nel tempio di Artemide Azzanathkona, ed un altro si rinvenne in lettere greche. Nel 1960 fu trovato un altro durante gli scavi della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, databile al III-IV secolo e nel 1968 un altro sul muro di una casa romana databile alla seconda metà del I secolo, a Corinium Donuborum, oggi Watermore presso Cirencester (antica Corinuim) nel Gloucershire in Inghilterra.
Altri ancora nel castello di Rochemaure (Rhône-Alpes), a Oppède in Vaucluse, a Siena sulla parete del Duomo cittadino di fronte al Palazzo Arcivescovile, nella Certosa di Trisulti a Collepardo (FR), a Santiago di Compostela in Spagna, ad Altofen in Ungheria, a Riva San Vitale in Svizzera.
A volte le cinque parole si trovano disposte in forma radiale, come nell’abbazia di Valvisciolo a Sermoneta (Latina), oppure in forma circolare, come nella Collegiata di Sant’Orso di Aosta.
A partire dai ritrovamenti pompeiani, il Quadrato del Sator viene anche detto Latercolo Pompeiano.
Altre chiese medioevali ancora, nelle quali si registra, in Italia, la presenza della frase palindroma (in forma di quadrato magico oppure in forma radiale o circolare) sono: la Pieve di San Giovanni a Campiglia Marittima, la chiesa di San Potito ad Ascoli Satriano (Foggia), la chiesa di San Pietro ad Oratorium a Capestrano, in provincia dell’Aquila, la Chiesa di San Michele ad Arcè, frazione di Pescantina (Verona), Chiesa di Santa Maria Ester ad Acquavivia Collecroce (CB), nel Monastero Francescano di Ficarra (Messina) e altri luoghi ancora.
Molte altre scritte sono apparse, ma sono chiaramente riferibili al filone antico descritto, sparso per il mondo romano dai legionari e poi in giro per tutto il mondo conosciuto dai curiosi che vi intravedevano una incomprensibile aurea magica.
I cavalieri templari probabilmente lo trasmisero durante la loro ricerca dell’Arca dell’Alleanza ed ancora oggi in un santuario dell’Etiopia c’è un locale a cui accede esclusivamente il Guardiano dell’Arca e che dice contenere la Sacra Arca ed i cinque nomi sacri di Dio. Questi nomi sono una versione modificata del nostro quadrato, probabilmente per una corruzione dei nomi al momento del passaggio dal latino dei Templari alla lingua copta dei cristiani etiopi:
Il Camilleri [1] riporta molte traduzioni:
Il seminatore tiene l’aratro, le opere, le ruote.
Il seminatore di un arepo mantiene con il suo lavoro il convento.
Un infaticabile seminatore, l’operaio Arepo, tiene le opere, le ruote.
Il padre benevolo regge con fatica i rivolgimenti dannosi delle ruote del destino.
Il seminatore, che possiede il campo, assiste le ruote.
Il seminatore del fuoco, Arepo, tiene in mano le ruote infiammate e la loro opera.
L’operaio per mezzo del suo cavallo da lavoro tiene in movimento le ruote del suo aratro.
Il salvatore senza deviare conduce con la sua opera il carro.
Dopo che il seminatore ha arato prende i rulli.
Come si vede, le interpretazioni sono molteplici, anche se quasi tutte ruotano attorno al lavoro agricolo ed in parte tendono a dare un significato religioso/rituale che si basa su un semplice gioco di parole. È un quadrato magico che si legge in tutte le direzioni, ma il gioco è tale se le parole hanno un significato compiuto sia lette in una direzione che nell’altra.
Camilleri conclude con una spiegazione religiosa, ponendo a base della stessa la possibilità che nella città di Pompei all’epoca vi fossero degli Ebrei e che questi stessi fossero seguaci della nuova religione cristiana:
[1] R. Camilleri, “Il quadrato magico, un mistero che dura da duemila anni” , Rizzoli, 1999 Milano.
- Immagine sopra: Nel 1926, il pastore evangelico tedesco Felix Grosser di Chemnitz individuò nelle parole latine del SATOR l’anagramma del “Paternoster”, ripetuto due volte, che, incrociandosi sull’unica lettera “N”, forma un sorta di “Crux dissimulata”.
La spiegazione secondo noi probabilmente è molto più semplice ed è legata al mondo agricolo ed a quello militare dei legionari che vi era connesso, dal momento che al termine delle campagne di conquista il terreno da coltivare veniva suddiviso con il sistema della centuriazione e gli appezzamenti erano dati in premio ai legionari veterani.
La consegna del terreno centuriato avveniva con ritualità e probabilmente sin intendeva anche dare ai legionari stessi un primo insegnamento agricolo, che includeva la “rotazione” delle coltivazioni per evitare l’infertilità dei terreni ben nota ai nostri contadini.
Dopo due anni di semina dei cereali occorreva far riposare la terra, mantenendola fertile con l’erpiciatura superficiale che evitava il proliferare delle erbacce. Solo in epoca medioevale si apprese una diversa “rotazione” e invece del periodo di riposo si effettuò la coltivazione di erba medica, che reintegrava nel terreno il contenuto in azoto necessario a produrre i cereali. La successiva rivoluzione dovuta alla sintesi dei fertilizzanti azotati permette ormai uno sfruttamento tale da poter coltivare prestando una relativa attenzione alla “ROTAZIONE”!
SATOR
Quasi tutti gli autori traducono questo termine con “seminatore”, che qualche perplessità genera in alcuni, perché il termine usato era seminator.
In realtà Cicerone nelle Tusculanae usa il termine “caelestum sator” e nel de natura deorum usa il termine “seminator et sator” e Virgilio nell’Eneide cita “hominum sator atque deorum” e poi altri autori come Fedro, Marziale, Stazio usano questo termine.
Sator (fertilizzatore) era colui che in agricoltura preparava il terreno per la semina, frantumando le zolle ed estirpando le erbacce con l’erpice.
Seminator era l’addetto alla semina che spargeva a mano i semi traendoli dal sacco.
Sator interveniva successivamente a ricoprire il terreno seminato, con un leggero passaggio dell’erpice.
Probabilmente il termine deriva dall’antico egizio <SA> che significa figlio e <TA> che significa terreno, con il significato di terreno figlio, terreno di riporto, terreno arato, terreno fertile, terreno soffice, in sostanza terreno preparato per la pratica agricola e pronto alla semina.
Restano segni dell’origine di questo termine anche nella parola sativo che significa fertile.
AREPO
Molti rendono questo termine con la traduzione “aratro”, in realtà sembra trattarsi più che dell’aratro di un altro strumento agricolo “l’erpice” che è ancora dialettalmente chiamato nelle zone montane dell’Appennino Centrale “Erpo”.
Questa parola sopravvive ancora nel termine “sterpo” o “estirpare” e sono tutte collegate alla preparazione agricola del terreno per la semina, per avere una corretta coltivazione ed evitare che la rotazione agricola dei terreni comporti la crescita di prodotti contaminati da piante indesiderate.
TENET
Questa è una parola non contestata e viene da tutti tradotta con “tiene” “trattiene” “sostiene” “mantiene” e queste sono incontestabilmente parole con analogo significato.
OPERA
Può essere un accusativo plurale, traducibile con “le opere” o “i lavori” ma anche un ablativo singolare traducibile “con l’opera” o “con il lavoro”.
ROTAS
È un accusativo plurale e quindi significa “le ruote” sia in senso fisico, ma anche in senso metaforico “le rotazioni”.
La frase dunque ha una sua origine agricola, una sorta di segreto iniziatico della conoscenza rurale per la quale è di massima importanza la preparazione del terreno, al fine di mantenere le corrette rotazioni agricole, che assicuravano la fertilità della terra ed impedivano la crescita incontrollata di sementi parassite, ben note e tramandate nei secoli di padre in figlio nei campi.
“il Fertilizzatore con l’erpice mantiene in opera le rotazioni (agricole)”.
(Ferdinando de Rosa e Floriana Bartolucci)
- Immagine sopra: il SATOR del Duomo di Siena
La mia traduzione è la più vicina ,anche dal.punto di vista semantico,alla realtà universalmente intesa del lavoro.