TRIESTE INSOLITA. Le curiosità della chiesa dei padri Mechitaristi Armeni di Colle San Vito; di Giancarlo Pavat.

 

Immagine di apertura; il campanile della chiesa della Beata Vergine delle Grazie appartenente ai padri Mechitaristi, cattolici di rito armeno.

 

TRIESTE INSOLITA E CURIOSA.

LA CHIESA DEI PADRI MECHITARISTI ARMENI DI COLLE SAN VITO 

di Giancarlo Pavat

 

 

Trieste è sempre stata una città accogliente e tollerante. Un porto sicuro, anche in senso metaforico, per genti di culture, religioni, provenienze diverse. Lo dimostra anche la vicenda che riguarda un luogo di culto oggi poco noto persino ai Triestini.

 

2. Immagine sopra; Piazza dell’Unità d’Italia a Trieste in versione notturna (Archivioilpuntosulmistero).

Per scoprirlo assieme partiamo da piazza dell’Unità d’Italia, e ci inoltriamo in Cavana. Dopo averla  attraversata tutta e aver raggiunto e superato piazzetta Santa Lucia, ci troviamo in via dei Santi Martiri, la cui prima perpendicolare è via Giacomo Luigi Ciamician.

Qui, sul Palazzo al civico 7, si ammira un altorilievo di matrice massonica, risalente al 1914.

Si notano il simbolo massonico per eccellenza; la Squadra e il Compasso. Più precisamente, le punte del compasso sono sotto la squadra, quindi si tratta del simbolo di “un apprendista I° livello”.

3-4. Immagini sopra e sotto; l’altorilievo del Palazzo al civico 7 di via Giacomo Luigi Ciamician. Un Grifone e un Leone reggono uno scudo con Squadra e Compasso (foto Giancarlo Pavat)

Anche il resto della simbologia scolpita nell’altorilievo è decisamente interessante. Ad esempio il Grifone (sulla sinistra) e il Leone (sulla destra), animali che, posizionati in quel modo, in Araldica vengono chiamati “sostegni” dello scudo.

5. Immagine sopra; il Palazzo al civico 7 di via Giacomo Luigi Ciamician che reca un altorilievo con simbologie massoniche ed esoteriche (foto Giancarlo Pavat).

Però entrambi sono raffigurazioni allegoriche di Cristo.

Quindi abbiamo un Cristo (duale) che regge uno scudo con i simboli del grado di iniziazione massonica. Poi sull’altro angolo del Palazzo, ecco l’Aquila che lotta contro il Serpente.

Anche l’Aquila è un simbolo Cristico o comunque dell’Illuminato, del Magister, contro quello che generalmente viene considerato il simbolo del Male.

6-7.  Immagini sopra e sotto; l’altorilievo del Palazzo al civico 7 di via Giacomo Luigi Ciamician. Oltre al Grifone e al Leone reggono uno scudo con Squadra e Compasso, ecco un’Aquila in lotta con il Serpente (foto Giancarlo Pavat)

Ma in realtà, come si è detto tante volte, il Serpente potrebbe essere inteso in senso positivo, come simbolo della Conoscenza trascendente. Quindi l’altorilievo andrebbe essere letto nel seguente modo; l’ascesa verso i piani (o gradi) più alti della Conoscenza (esoterica) NON può avvenire se non tramite la mediazione del Magister, che istruisce, educa, aiuta, l’Iniziato.

Tra l’altro, l’altorilievo con Grifone e Leone è volto grossomodo a oriente (ex orientis lux), mentre quello con Aquila e Serpente guarda a occidente.

Proseguendo per via Ciamician, risaliamo il Colle di San Vito mediante la scalinata che è il naturale proseguimento di via Ciamician, e arriviamo all’incrocio con la via dei Giustinelli.

8.  Immagine sopra; l’incomparabile panorama sulla città e sul Golfo di Trieste, che si gode dalla cima della Scalinata di via Ciamician (foto G.  Pavat 2024).

 

Per inciso, via dei Giustinelli è la strada che termina con la scalinata di fronte alla quale si innalza la “Casa dei Mascheroni” in via Tigor, di cui ci siamo già occupati più volte in questo sito.

 

9. Immagine sopra; l’autore di questo articolo, Giancarlo Pavat, assieme ai giovani del “Mistery Team Next Generation” (da sx; Francesco Pavat, Martina Ceppi e Gioia Pavat) in via dei Giustinelli. Sullo sfondo si staglia la “Casa dei Mascheroni” (foto Francesco Pavat 2024).
10-11-12.  Immagini in basso; la “Casa dei Mascheroni” di via Tigor, vista da via dei Giustinellj (foto G. Pavat  2024).

Al civico 7 di via dei Giustinelli si trova la Chiesa della Beata Vergine delle Grazie appartenente ai padri Mechitaristi, cattolici di rito armeno.

13. Immagine sopra; la cupola del campanile della chiesa della Beata Vergine della Grazie fotografata da via dei Giustinellu (foto G. Pavat 2024).

Non a caso, le due strade che abbiamo percorso per arrivare alla chiesa, Ciamician e Giustinelli sono dedicate a due importanti personaggi e famiglie triestine di origine armena. La prima  via è intitolata al chimico di fama europea e primo senatore triestino del regno d’Italia; la seconda ad una ricca famiglia di possidenti e imprenditori.

14. Immagine sopra; il famos chimico Giacomo Luigi Ciamician. Fu il primo triestino a diventare Senatore del Regno d’Italia nel 1922 (Fonte Wikipedia).

Gli Armeni arrivarono a Trieste agli inizi del XVIII secolo attirati dal clima di tolleranza che si respirava in città e dalle opportunità economiche offrrte dal Porto Franco istituito nel 1719 dal Sacro Romano Imperatore Carlo VI d’Asburgo.

15. Immagine sopra; la statua del Sacro Romano Imperatore Carlo VI d’Asburgo posta su una colonna in piazza dell’Unità d’Italia (foto Giancarlo Pavat).

Nel 1775, la figlia, Maria Teresa d’Asburgo, concesse agli Armeni triestini la cittadinanza austriaca.

Durante la terza (e ultima) occupazione francese, i padri Mechitaristi vennero perseguitati e nel 1810, dopo la confisca dei beni, furono cacciati da Trieste e trovarono rifugio a Vienna.

0Solo nel 1846 gli Armeni poterono ritornare a Trieste e iniziarono a costruire la chiesa della Beata Vergine delle Grazie sul Colle di San Vito, su progetto dell’architetto Giuseppe Berardi. Venne scelto un terreno di proprietà della già citata famiglia Giustinelli, e vi contribuì anche il ricco commerciante di origine armena Gregorio Ananian (anche a lui, Trieste, ha intitolato una strada).  

16. Immagine sopra; la chiesa della Beata Vergine delle Grazie dei padri Mechitaristi Armeni sul Colle di San Vito a Trieste (foto Giancarlo Pavat).

A proposito di personaggi Triestini famosi di origine armena, oltre a quelli già citati, Adriana Hovhannessian scrittrice, studiosa e vicepresidente dell’associazione AraraTS (associazione per la promozione e la diffusione della cultura armena), in una intervista rilasciata a Zeno Saracino del marzo 2024, ricorda Paolo Sceriman, ciambellano di Maria Teresa d’Asburgo e governatore di Trieste e Gorizia, oppure il commerciante Augusto Pilepich, fiduciario della vetreria Salviati di Venezia.

 

17. Immagine sopra; uno Scorcio dell’abside della chiesa della Beata Vergine delle Grazie dei padri Mechitaristi Armeni, fotografato da via dei Giustinelli (foto G. Pavat 2024).

La Chiesa venne ultimata, e consacrata, nel 1859.  Si compone di una navata centrale, una facciata rivolta verso l’Adriatico e due ali con degli appartamenti. Un tempo vi sorgeva accanto il “Reale Ginnasio” di Trieste.

L’entrata non si trovava in via Giustinelli, ma sul lato dove il Colle di San Vito digrada verso il Golfo di Trieste.

Tra le opere d’arte sacra che arricchivano la chiesa, va ricordata la pala d’altare donata da Papa Pio IX, raffigurante “Santa Lucia”, e realizzata dal noto pittore appartenente alla corrente dei “Nazareni” Federico Overbeck.

Oggi, purtroppo non vi è alcuna traccia di questo dipinto.

Un bel mistero della Storia dell’Arte su cui indagare.

18. Immagine sopra; il monumento all’arciduca Massimiliano d’Asburgo in piazza Venezia a Trieste (foto Giancarlo Pavat).

Degli arredi originali rimane una tela donata dall’arciduca Massimiliano d’Asburgo (lo sfortunato e romantico ideatore del Castello e del Parco di Miramare), che frequentava la chiesa per la Messa domenicale e che all’epoca risiedeva nella vicina Villa Lazarovich.

La chiesa conserva pure il prezioso organo (un “Rieger a sedici registri”) donato nel 1894 alla Comunità armena da Julius Kugy (alpinista, scrittore, botanico umanista e avvocato, nato nella Gorizia asburgica il 19 luglio 1858 e morto a Trieste il 5 febbraio 1944, la madre, Giulia Vessel, era una goriziana della minoranza slovena, mentre il padre Pavel era un carinziano trasferitosi a Trieste). Come spiegano Leone Veronese e Armando Halupca nel loro libro “Trieste nascosta” (Lint 2008), Kugy stipulò un curioso accordo. “L’accordo (conservato nel “Museo Teatrale Carlo Schmidt”) prevedeva, in cambio del dono dell’organo, alla chiesa, una sorta di concessione d’uso dello strumento al donatore consentendogli di suonarlo dalle 10.00 del mattino alle 22.00”. Con grande disappunto dei vicini, stando a quanto si racconta!

19. Immagine sopra; Un altro scorcio della chiesa dei padri Mechitaristi Armeni, visto sempre da via dei Giustinelli (foto G. Pavat 2024).

 

Attualmente la chiesa e l’intero complesso sono in fase di ristrutturazione e, quindi, non è possibile visitare l’interno.

(Giancarlo Pavat)

 

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