Immagine di apertura; da sx in senso orario; il dipinto l’isola dei morti di Arnold Böcklin, il Castello di Wewelsburg e la Heilige Lance di Vienna.
Wewelsburg:
Il Castello delle Ombre Eterne e i Segreti dell’Occulto
di Alessio D’Antonio
In una regione tranquilla della Germania, tra dolci colline e boschi silenziosi, si trova un castello diverso da tutti gli altri: Wewelsburg.
2. Immagine sopra: il Castello di Wewelsburg.
Questo luogo non è solo un antico maniero, ma una roccaforte che ha assistito a inquietanti ossessioni e ambizioni, alimentate dai progetti folli di Heinrich Himmler, capo delle SS. Wewelsburg, infatti, non fu mai solo una base militare: fu il cuore di un mondo oscuro dove si cercava di piegare la realtà alla volontà di pochi uomini, in una ricerca quasi febbrile di potere assoluto.
Wewelsburg: il tempio delle SS, custode di segreti arcani
Per chi vi entrava, Wewelsburg era più che un castello.
Himmler aveva deciso che quel luogo sarebbe diventato un centro di potere, un tempio oscuro per l’élite delle SS, dove si celebravano cerimonie dai contorni sfuggenti, tra simboli arcani e silenzi pieni di significati nascosti.
Al centro della Sala dei Cavalieri, sotto una luce fioca, si trovava il Sole Nero, un mosaico enigmatico che secondo le credenze rappresentava una fonte di energia cosmica, capace di aprire varchi verso l’ignoto.
In questo luogo sospeso tra mondo fisico e dimensioni spirituali, Himmler e i suoi seguaci cercavano di risvegliare forze dimenticate, di ricollegarsi a un potere antico che li avrebbe aiutati a plasmare il mondo.
La loro era una fede nella forza dei simboli e dei rituali, quasi come se la volontà umana potesse, attraverso gesti e incantesimi, piegare il cosmo ai propri scopi.
Poniamoci una domanda:
“Quale segreto cercava realmente Himmler tra le mura di Wewelsburg, e perché era così sicuro che questo antico castello potesse essere la chiave per dominare forze oscure?”
Forse…
“Himmler era convinto che Wewelsburg fosse più di un semplice castello: credeva che quel luogo, intriso di storia, potesse agire come un “canale” tra il mondo materiale e quello spirituale. Sperava di attingere all’energia e alla saggezza degli antichi cavalieri teutonici e dei mistici germanici, convinto che quel potere avrebbe potuto rafforzare il Reich. Oppure, forse, era una pura ossessione personale, un desiderio di dare forma al proprio “santuario”, in cui le sue convinzioni trovassero un fondamento mistico.”
3. Immagine sopra; l’Occhio Onniscente dell’Occultismo utilizzato anche dalla setta degli Illuminati fondata da Johann Adam Weishaupt.
Gli Ordini Occulti e la Confraternita degli Illuminati
Si dice che Wewelsburg non fosse solo la sede delle SS, ma anche un luogo dove si incontravano società segrete con radici antiche.
Himmler, oltre alla sete di potere, coltivava un’ossessione per gli ordini occulti, in particolare per la Confraternita degli Illuminati.
Questa società, secondo le leggende, era nata nella Baviera del XVIII secolo e si dedicava alla manipolazione della storia, con l’obiettivo di portare il mondo verso un “nuovo ordine”.
Himmler era convinto che l’essenza della loro conoscenza segreta potesse ampliare il potere delle SS, trasformando Wewelsburg in un crocevia spirituale.
Le sale del castello si riempivano di simboli, candele, libri rari e reliquie: un mondo parallelo, nascosto agli occhi dei profani, dove la storia e la mitologia si fondevano in un’unica visione.
Poniamoci una domanda:
“Era davvero possibile, attraverso rituali e alleanze con società segrete, alterare il destino dell’umanità, come Himmler sperava, o tutto ciò era solo un’illusione alimentata da desideri impossibili?”
Himmler era ossessionato…
“per le società segrete, in particolare gli Illuminati, suggerisce che fosse affascinato dall’idea di un potere che trascende la politica e la guerra. Credeva che gli Illuminati, attraverso l’occultamento della conoscenza e il controllo dell’informazione, avessero avuto una vera influenza sulla storia. Himmler voleva appropriarsi di queste conoscenze per consolidare il suo potere, ma è possibile che fosse solo una fantasia, un tentativo di controllare l’incontrollabile, o forse un modo per giustificare l’uso di mezzi estremi.
4. Immagine sopra; la Heilige Lance, la “Sacra Lancia” conservata nella “Weltliche Schatzkammer” dell’Hofburg (l’antica residenza degli Asburgo),a Vienna.
La Lancia di Longino: il potere in una reliquia
Tra le mura di Wewelsburg si conservava un oggetto ritenuto sacro, quasi magico: la Lancia di Longino.
Secondo la leggenda, fu con questa lancia che un centurione romano trafisse il costato di Cristo durante la crocifissione. Si diceva che chiunque possedesse la Lancia avrebbe avuto il potere di controllare il proprio destino e quello degli altri. Hitler stesso era affascinato dalla Lancia, convinto che fosse la chiave del suo dominio sul mondo.
La Lancia non era solo un oggetto sacro, ma un simbolo di supremazia.
Si dice che venisse trattata come una reliquia in grado di aprire le porte dell’ignoto, e che per le SS fosse un talismano, un ponte tra il mondo terreno e un potere divino.
Era davvero in grado di influenzare il corso della storia, o era solo un’illusione, il frutto di una fede disperata in qualcosa che avrebbe dovuto restare ignoto?
Poniamoci una domanda:
“Cosa sperava Hitler di trovare nella Lancia di Longino?
Era la promessa di un potere sovrannaturale, o solo un simbolo capace di rafforzare il suo controllo su chi credeva nel suo potere?”
Per Hitler…
“la Lancia di Longino era più di un simbolo cristiano: rappresentava il controllo del destino.
Forse, nella sua mente, possederla lo avrebbe reso invincibile e gli avrebbe garantito una sorte favorevole. In alternativa, la lancia era il mezzo perfetto per conferire un’aura di sacralità e legittimità al suo governo, associandosi simbolicamente alla leggenda di Carlo Magno e altri grandi leader. Oppure, era solo un’altra reliquia contorta dal suo bisogno di trovare un legame spirituale alla sua ambizione.”
5. Immagine sopra; la Sala dei Cavaliere del Castello di Wewelsburg in Germania.
Il Pavimento della Sala dei Cavalieri: Un Portale Verso l’Invisibile?
La Sala dei Cavalieri nasconde un enigma che ancora oggi incute timore.
Al centro del pavimento, il Sole Nero emerge in tutta la sua maestosità, intricato e imponente.
Secondo le leggende, quel mosaico non era solo decorativo: si trattava di una sorta di portale spirituale, una “chiave cosmica” che poteva aprire varchi verso energie superiori.
Per alcuni, quel simbolo rappresentava un tentativo di controllo sull’universo stesso, mentre altri lo interpretavano come un richiamo all’anima degli antichi guerrieri.
L’atmosfera era densa, e durante le cerimonie ogni riflesso di luce sembrava danzare su quel simbolo, come se volesse svelare qualcosa di non detto, di nascosto agli occhi.
Gli uomini che lo guardavano, raccontano, sentivano un legame profondo, come se il simbolo li sfidasse a decifrare il suo potere.
Poniamoci una domanda:
“Quanta verità si cela dietro la leggenda del Sole Nero come portale verso altre dimensioni?
Si trattava davvero di un punto di contatto con l’infinito, o di una visione distorta e ossessiva di chi bramava il dominio assoluto?”
Una esagerata..
’interpretazione, un mito nato da pratiche e simboli privi di significato pratico, ma carichi di mistero.
Himmler e i suoi seguaci, però, credevano nella possibilità di canalizzare energia cosmica attraverso tali simboli.
Magari non era altro che un tentativo di dare importanza ai rituali delle SS, o forse una forma di autoipnosi collettiva che li faceva sentire potenti e invulnerabili.”
6. Immagine sopra; la “Terza versione” dell’Isola dei Morti di di Arnold Böcklin che Adolf Hitler acquistò 1933, per poi collocarla prima nella sua residenza alpina del Berghof e poi nella Cancelleria del Terzo Reich a Berlino.
L’Isola dei Morti: il quadro che incantava
Tra i simboli di quell’epoca, vi era anche un quadro che sembrava portare un richiamo dall’aldilà: L’Isola dei Morti di Arnold Böcklin.
L’opera mostra un’isola scura, circondata da acque immobili, dove crescono alti cipressi come sentinelle silenziose.
Hitler ne possedeva una copia e la osservava come fosse uno specchio del suo destino.
Forse, per lui, quell’isola rappresentava l’immortalità stessa, un luogo oltre il tempo.
L’influenza che quel dipinto esercitava su di lui era tale che sembrava trasportarlo in una dimensione parallela, una visione eterna che prometteva di sfidare la morte.
La calma minacciosa dell’isola suggeriva un passaggio, una soglia oltre la quale il potere avrebbe potuto piegare anche il destino.
Poniamoci una domanda:
“Cosa vedeva davvero Hitler nell’Isola dei Morti?
Era un riflesso delle sue paure, delle sue ambizioni, o una finestra verso un mondo che sperava di conquistare?”
Forse la rappresentazione…
“di un potere eterno, un mondo immobile e oscuro dove lui sarebbe stato il sovrano assoluto.
In un’altra interpretazione, potrebbe aver visto in quel quadro un riflesso delle sue paure e del suo desiderio di sfuggire alla mortalità.
Forse era semplicemente l’attrazione per l’idea della vita dopo la morte, un’illusione di immortalità che lo spingeva ad andare oltre i limiti imposti dalla natura.
7. Immagine sopra; rappresentazione di fantasia delle visioni d’incubo di Hitler.
Le Visioni di Hitler: il confine tra sogno e realtà
Le visioni di Hitler, raccontano le cronache, erano spesso popolate da scene inquietanti. La sua mente era ossessionata dall’Isola dei Morti, che interpretava come una meta raggiungibile solo con il controllo assoluto della realtà. In quei sogni, l’isola era un luogo reale, una promessa di potere eterno, un desiderio che lo spingeva oltre il visibile, verso un mistero che pochi potevano immaginare.
Queste visioni lo accompagnavano, come se l’isola stessa lo chiamasse a varcare il confine tra vita e morte, tra ciò che è conosciuto e ciò che rimane avvolto nell’ombra.
Era una sfida che lo tormentava, un simbolo di tutto ciò che cercava ma che non poteva mai veramente possedere.
Poniamoci una domanda:
“Le visioni che tormentavano Hitler erano un tentativo inconscio di trovare risposte, o solo un monito delle oscure conseguenze di una mente ossessionata dal controllo dell’ignoto?”
Possibile manifestazione…
“della sua ossessione per il potere e per il controllo assoluto. È possibile che la sua mente, sotto il peso di una simile ambizione, generasse immagini di mondi dove lui stesso era più che un uomo. O forse, queste visioni erano il prodotto di un’inquietudine inconscia, una consapevolezza che, nonostante i suoi sforzi, il dominio totale sarebbe rimasto fuori dalla sua portata.”
Epilogo: tra mito e realtà
Il Castello di Wewelsburg, la Lancia di Longino, l’Isola dei Morti – tutti questi elementi si fondono in una narrazione sospesa tra il mito e la realtà. Il castello è ancora lì, silenzioso, a testimoniare il tentativo di uomini ossessionati di oltrepassare i confini umani, di esplorare l’ignoto. Cosa cercavano veramente?
Potere, eternità, o forse il segreto della vita stessa?
Oggi, Wewelsburg è un castello freddo e deserto, ma chiunque vi entri sente un’eco lontano, una sensazione di qualcosa che giace sotto la superficie.
Le sue sale, impregnate di storia, sembrano sussurrare a chi ascolta, raccontando frammenti di un passato che si ostina a non svanire del tutto.
Forse, alla fine, il vero potere sta nel mistero stesso: in quell’ombra tra mito e realtà, dove nulla è certo e tutto è possibile.
In questo sottile confine, Wewelsburg e i suoi segreti continuano a vivere, alimentando il fascino eterno di un enigma che nessuno è mai riuscito a decifrare del tutto.
(Alessio D’Antonio)
7 Immagine sopra; il Castello di Wewelsburg in Renania Settentrionale – Westfalia (Germania).