(nella foto il Monumento a Nicola Ricciotti a Frosinone)
IL SACRARIO MONUMENTALE DEDICATO A NICOLA RICCIOTTI DI FROSINONE. L’ITALIA S’E’ DESTA…
di Paolo Ruggeri
Bellissimo, oggi dopo l’ultimo restauro, appare nelle sue forme e colori eterni, così come da anni non succedeva più. Il sacrario monumentale di Piazza della Libertà a Frosinone, infatti, proprio dopo essere stato reso nuovamente godibile, torna a restituire ai passanti una storia che nessuno vuole dimenticare.
Nel complesso il monumento conquista per la sua stazza, il suo salire verso il cielo e per l’armonia delle sculture realizzate da Ernesto Biondi, che raffigurano una serie di personaggi stretti e incatenati tutti attorno ad un obelisco sul quale svetta la figura di una dea femminile seduta e con un asta in mano……
Al passante non sfugge la sacralità del manufatto, esso reca inciso nel suo lato esposto a sud, verso la facciata della chiesa di San Benedetto, la dedica a Nicola Ricciotti: eroe frusinate del Risorgimento. Fervente sostenitore dei temi dell’Illuminismo, lottò in tutta Europa al fianco dei tanti rivoluzionari per la libertà dei Popoli.
Nella sua vita compì diverse azioni di stampo militare e politico, si consegnò ai suoi persecutori solo dopo aver compiuto diversi viaggi e insurrezioni tra Francia, Spagna, Corsica; in tutta Italia da nord a sud, era uomo fidato e fedele a Giuseppe Mazzini, stimato da Giuseppe Garibaldi a tal punto che, l’Eroe dei due Mondi, decise di chiamare uno dei suoi figli proprio con il nome ”Ricciotti”.
Il processo politico internazionale introdotto dai temi della Rivoluzione Francese in tutto il mondo, destò attenzione anche in Ciociaria, infatti potremmo pensare a questa terra come il classico cuscinetto di protezione dello Stato Pontificio e di Roma, un territorio strategico in cui la chiesa aveva dislocato le proprie truppe, mantenendo ferrea la presa sulla popolazione contro ogni possibile insurrezione.
Non a caso in paesi come gli Stati uniti, la Francia, l’Inghilterra gli stessi ideali avevano libero sfogo pubblico, anzi, dettavano le linee guida per lo sviluppo della odierna civilta (“blocco occidentale” dell’emisfero), alcune nuove formazioni sociali prendevano il sopravvento politico in tutta europa, i ”free masons” si costituivano, e in italia il Mazzini diveniva la voce che guidava la rincorsa verso la repubblica.
La spinta illuminista non si era mai sopita, dunque urgeva cambiare le regole e dedicarsi alla latitanza, le botteghe si aprivano la notte, le cantine brulicavano di idee e fogliettini informativi che incitavano alla rivolta, questa fitta rete di connessioni riempiva anche le strade ciociare di Frosinone alta, sede sia delle truppe papali (nell’odierno palazzo della Prefettura), ma anche di una fervente popolazione ribelle, da sempre, avvezza alla riscossa per la libertà.
Proprio in quegli anni, nasceva un nuovo tessuto iconografico internazionale vero e proprio collante simbolico, creatosi tra tutti i nuovi stati, riportava alla luce icone antiche dal lontano Egitto, a dimostrazione della laicità delle idee dei nuovi stati liberi, a Washington venivano commissionati importanti lavori a pittori francesi e italiani, i nostri scalpellini venivano ingaggiati per costruire la sede del Congresso, fino al giorno in cui a Parigi nasceva l’idea della Statua della Libertà; insomma è da questi presupposti che nel giro di alcuni anni anche in Italia si giunse ai primi tentativi di raffigurazione simbolica dell’Italia Unita e Libera.
Tornando al Sacrario di Frosinone questo capolavoro dell’artista Biondi è chiaramente permeato dal lungo respiro delle vicende di cui sopra, e se anche vedrà la luce solo nei primi del ‘900, appare ribadire celatamente anche alcuni riferimenti a teorie “ostili” al Papato, celate ad occhi poco attenti.
Se si osserva ad esempio la “colonna”, descritta da tutti gli articoli consultabili su diversi siti internet, altro non è che un piccolo obelisco (come l’obelisco di Luxor che dopo la rivoluzione fu posizionato in Place de la Concorde???), cosa che ci aiuta a capire chi sia veramente la dea che vi sieda sopra, essa, tra le tante dee pagane, e muse antropomorfe è quella più arguta e saggia, vestita di un abito leggiadro e con un copricapo frigio, sostiene una lancia con tre fiaccole accese, simboli dei principi: Libertè, Fraternitè, Egalitè; ai suoi piedi, uno scudo spezzato in battaglia recante la scritta smussata di “POPOLO”.
Interessante la veduta finale d’assieme del Sacrario, ma ancor più tra le righe, l’intento di uno sforzo di allinearsi e creare “un’icona laica e illuminata”, capace di simboleggiare l’Italia del Risorgimento.
Le mie conclusioni portano a pensare che la dea non corrisponda alla dea Libertas, decantata dagli addetti ai lavori, la quale appariva solo in Roma e raramente nei suoi periodi storici, mentre assomiglia molto di più in primis a Iside, dea egizia celebrata anche da “V.e.r.d.i.” nell’Aida, venerata già dai sacerdoti di Luxor che ne custodivano il culto, dove anche Erodoto si recò in visita.
La storia si ripete…., come in altre importanti città (Roma, Parigi, Londra,Washington,etc.), anche a Frosinone questo lavoro scultoreo mette in luce qualcosa che appare immutato attraverso ormai più di un secolo, una sorta di sottile linea, infatti, lega la storia dal dopo Rivoluzione Francese ai giorni d’oggi tutta l’europa.
La storia delle battaglie, quelle immortalate dal Delacroix, in cui prende vita la nuova icona della “Marianne francese” che sventola vittoriosa il tricolore dopo la battaglia per la libertà, identica a quelle battaglie dei patrioti ciociari oggi immortalati mentre sorreggono “l’albero della libertà”: l’asta con il berretto frigio che sfiora l’obelisco in questione; L’albero si issava in particolari cerimonie pubbliche, subito dopo la rivoluzione in francia, e simboleggiava la libertà acquisita dai cittadini, il nuovo corso istituzionale post rivoluzionario.
Le catene, simbolo del potere papale e anti unitario dell’epoca, ben visibili tra le forme morbide e imponenti degli eroi alla battaglia, corrono dalle braccia di Ricciotti, e ci portano sulla parte opposta del monumento rivolta al lato nord, di fronte alle imponenti colonne doriche del palazzo prefettizio.
Da questo lato, la sorpresa diventa enorme alla vista di due busti maschili che si baciano, chiaramente nel segno dei riti massonici più frequentemente rappresentati, quasi nascosti dal grande mantello di un uomo che tiene in mano un papiro-pergamena lasciando perfino scorgere una iscrizione latina:
Si tratta di Aonio Paleario di Veroli, capace umanista, uomo colto studente alla Sapienza di Roma e studioso affine alla riforma protestante nei circoli aristotelici di Padova e precettore presso la famiglia senese dei Bellanti, delle sue numerose attività ricordiamo le lettere di stima nei confronti di Erasmo da Rotterdam, e Lutero, prima del concilio di Trento, al fine di elaborare la riforma tanto agognata in tutta europa per risolvere la situazione degenere che si era sviluppata nella chiesa.
..“ non è indecoroso essere battuto con la verga, essere sospeso alla fune, ficcato in un sacco, gettato in pasto alle bestie feroci, bruciato, se con questi supplizi la verità deve essere portata alla luce..” questo uno dei passi più intimi della vasta opera compiuta fino alla nomina come maestro di latino e greco presso Lucca.
A Lucca accusato di sfruttare l’insegnamento ai giovani per promuovere la dottrina luterana riesce a scagionarsi e si rifugia a milano dove continua a colloquiare con i vescovi e i popoli del nord europa.
Le accuse non tardano a coinvolgerlo nuovamente, tanto da portarlo a Roma innanzi alla corte della santa inquisizione, nel processo infinito che lo riguarda decide di non sottomettersi alle richieste della corte rifiuta di portare ”l’abitello” e infine affida la sua vita al signore, affrontando l’impiccagione ed il rogo proprio nella città eterna. Aonio Paleario non fu un eroe coevo al Ricciotti, né all’ Angeloni, fu piuttosto un umanista che pagò con la vita la sua ribellione alla legge romana.
Nel 2012 i resti dell’Angeloni furono trasferiti da Londra e riportati nel capoluogo, inseriti nel sacrario di cui ci occupiamo, grazie all’impegno del Grande Oriente Palazzo Giustiniani di Roma, anche per la parentela tra i due frusinati nati a 42 anni di distanza, soprattutto per l’affinità delle idee rivoluzionarie e per aver condiviso l’esilio e la persecuzione.
Il Mazzini in una lettera attesta stima per lui, e ne ricorda le capacità alla storia.
Concludo con un invito al pubblico a non lasciare che il tempo e l’incuria passino senza aver reso un commiato ed uno sguardo a questo monumento per la libertà.
Dal punto di vista di spunti per la ricerca sottolineo ai più curiosi la necessità di approfondire le geometrie urbanistiche della città di cui si scrive, infatti oltre ad aver impressi nei marciapiedi un infinità di simboli affini alla massoneria non mi stupirebbe se ad una attenta analisi, anche nel disegno e nella collocazione di monumenti e piazze, se fosse celato un ampio disegno simbolico, come l’allineamento alle stelle di iside e osiride di orione, o chissà quale altra costellazione, intanto posso garantire la completa assenza nella zona centro storico dei riferimenti urbanistici dei romani come cardo e decumano,…. “…..ai posteri l’ardua sentenza”.