Falvaterra (FR) – Nello scorso mese di marzo, il professor Augusto Carè
, vicesindaco di Falvaterra nonché presidente della XVI Comunità Montana ha guidato una piccola spedizione in località Castellone (tra il Rio Obaco e Vallevona), nel territorio comunale di Falvaterra, per compiere una ricognizione presso le Mura Megalitiche, da lui stesso scoperte nel 2009.
Infatti, per quanto possa sembrare incredibile, anche il piccolo comune di Falvaterra (FR) può entrare a far parte del “club” delle località ospitanti siti con mura megalitiche, ovvero formate da enormi massi.
Della piccola comitiva, tra gli altri ne facevano parte il dottor Gianni Martini ed il professor Piergiorgio Monti del Museo Archeologico di Ceprano (FR).
Gianni Martini ci ha inviato la relazione redatta dal professor Monti.
“Tratti di mura in opera poligonale (Falvaterra).
Sulla sommità della collina in località Castellone sono visibili alcuni brevi ma significativi tratti di mura in opera poligonale di cosiddetta “prima maniera”.
Sono costituiti da massi di notevoli dimensioni, leggermente sagomati sui vari piani di appoggio, lisciati sulla superficie esterna e addossati direttamente al terrapieno retrostante senza alcun tipo di lavorazione.
Gli interstizi, conseguenti alla lavorazione insufficiente di sagomatura, sono riempiti con zeppe dello stesso materiale. Diversi altri massi, appartenenti ai tratti in questione, sono osservabili più a valle in quanto franati dalla sede originaria.
Questi tratti di mura, e presumibilmente l’intero circuito murario originario, racchiudevano un’area corrispondente alla sommità della collina.
Entro quest’area sono visibili molti reperti di terracotta ad impasto grezzo, con poche forme riconoscibili.
La tipologia di questi tratti murari somiglia a quella di altri manufatti simili rinvenuti nella valle del Sacco-Liri.
Mi riferisco soprattutto a Rocca d’Arce, Monte Nero (Castro dei Volsci), Monte Asprano (Castrocielo), ecc.
Nella stessa zona esistono altre situazioni simili ma con un’elaborazione maggiore nella rifinitura delle mura: Artena, Segni, Alatri, Boville, Sora, Arpino, Montecassino, ecc.
La differenza tra queste due tipologie consiste nel fatto che, mentre le mura di questa seconda serie cingevano sia la sommità della collina (arx) che l’abitato sottostante e presentano una rifinitura notevole nella loro realizzazione, nel caso della prima serie le mura racchiudevano solo la sommità delle colline.
Ciò è spiegabile in vari modi che sarebbe troppo lungo illustrare in questa sede.
Va comunque considerato che le mura della prima serie potrebbero avere una datazione molto più antica della seconda serie anche se, in mancanza di scavi stratigrafici a ridosso delle mura e nell’area circoscritta dalle stesse, non è possibile ipotizzare datazioni certe. Tuttavia, sulla base di ricerche condotte su situazioni simili si può affermare che le prime testimonianze di mura poligonali in questa zona potrebbero risalire al VII secolo a.C., tenendo ben presente che questa particolare tecnica costruttiva è stata però utilizzata anche nei secoli successivi.
E’ auspicabile un’indagine approfondita della zona all’interno delle mura, il loro rilievo e posizionamento topografico, uno studio comparato con le situazioni simili della zona nonché… l’apertura di un sentiero agevole che ne permetta la visione ad un numero rilevante di visitatori”
Certamente si tratta di una scoperta clamorosa, quella effettuata dal professor Augusto Carè, che potrebbe gettare nuova luce anche su altri siti con mura ciclopiche. Attendiamo gli sviluppi delle, speriamo, prossime ricerche e non mancheremo di darne contezza ai lettori.
Le foto che corredano questo articolo sono state scattate il 7 ottobre del 2010, da Giancarlo Pavat, durante una escursione a Castellone assieme a Sonia Palombo e, ovviamente , al professor Augusto Carè.