(Veduta della “Rocca castri” o castello di Amaseno, sede del Museo Civico-diocesano, ove è esposto l’Angelo di Amaseno – Foto G Pavat sett 2017)
LA STRAORDINARIA VICENDA DELL’ ANGELO DI AMASENO (FR)
di Alberico Magni
Parlare dell’Angelo di Amaseno, almeno dal punto di vista delle vicende dell’ultimo secolo, non è molto difficile.
Di questo capolavoro ne hanno trattato valenti studiosi del passato, i quali lo hanno descritto anche dal punto di vista artistico.
L’Angelo si trovava ad Amaseno da tempo immemorabile ma agli inizi del ‘900 esso cambiò residenza.
Prima di passare a dire qualcosa sul valore artistico dell’opera Vorrei riassumere brevemente la storia della sua dipartita dal nostro Paese.
(L’Angelo di Amaseno – foto G Pavat – sett 2017)
NOTIZIE SULLA VENDITA
La vicenda ebbe inizio il 6 gennaio 1919.
Il Prof. Battaglini, sub economo, durante le sue consuete visite nelle parrocchie del Regno, vide, abbandonato dentro l’armadio della Sacrestia della Collegiata di Santa Maria Assunta in Amaseno uno sportellino di legno antico che si era staccato dal tabernacolo dell’olio santo tuttora presente nella navata di sinistra della Collegiata stessa.
Capì subito di trovarsi di fronte ad un oggetto di valore inestimabile. E relazionò sulla scoperta all’Economo Generale che risiedeva a Firenze. Nella relazione descrisse tutte le caratteristiche dello sportellino e ne propose l’acquisto alle Belle Arti. Da precisare che in quel periodo la Collegiata aveva bisogno di un finanziamento per lavori di somma urgenza che dovevano essere eseguiti nella Chiesa (ricostruzione del tetto, e lavori interni).
Nella relazione fil Prof. Battaglini indicò anche l’importo di lire 2.000 (duemila) e chiese l’autorizzazione per concludere l’operazione.
Esiste una abbondante documentazione sulla trattativa che alla fine arrivò alla conclusione. La vendita dello sportellino avvenne per l’importo concordato -duemila lire- e la Soprintendenza lo acquistò e dopo averlo restaurato lo destinò al Ministero della Pubblica Istruzione che lo espose al Museo del Palazzo di Venezia a Roma dove in tutti questi anni è stato ammirato dai numerosi visitatori i quali ne hanno potuto apprezzare le bellissime fattezze.
Era Arciprete della Collegiata don Domenico De Luca il quale non riuscì ad incassare l’importo concordato perché morì l’11 febbraio 1922, e tutte le operazioni conseguenti ed i lavori programmati vennero eseguiti dal suo successore don Amedeo Corsi, come si evince dalla lapide di marmo bianco situata dietro la porta di destra della Collegiata.
(Veduta del castello di Amaseno da piazza del castello )
Riferirò ora quello che hanno scritto, su questo capolavoro, alcuni studiosi:
Prof. Giuseppe Tomassetti in “Amaseno” (1899);
“Nel tesoro (della Chiesa) è racchiuso anche uno smalto ageminato con disegni geometrici in azzurro e rosso, sopra il quale è attaccato un Angelo di bronzo dorato, con le ali spiegate. Lavoro molto interessante del XIV secolo. Deve essere servito, forse, da porticina di ciborio”.
Padre Enrico Giannetta in “Le Chiese di Amaseno”:
“La tavoletta in parola, ricoperta da preziosi smalti limosini con l’Angelo alato deve essere stato lo specchio frontale di un cofanetto medievale, dove molto probabilmente si custodiva l’ampolla del sangue di San Lorenzo Martire prima che questa venisse collocata nel reliquiario rinascimentale.
La presenza di in Santa Maria di questo ed altri cimeli di arte francese del duecento…viene a confermarci la tesi della fondazione della nostra chiesa da parte di una colonia di monaci cistercensi di origine francese che nel secolo XII venne a stabilirsi in Amaseno (San Lorenzo), succedendo ad una preesistente comunità benedettina”.
(Pannello illustrativo sull’Angelo di Amaseno – Foto G Pavat sett 2017)
(L’Angelo di Amaseno – Foto G Pavat sett 2017)
Luccio Truini, artista amasenese, nella presentazione della “Monografia dell’Angelo” (2002);
“L’Angelo di Amaseno, dai lineamenti puri, su cui la luce scorre leggera, calma e sinuosa, senza infrangersi in forme aspre e dure ci scruta con lo sguardo gemmato e penetrante, ci infonde maestosità e ci guida con la sua dolce benedizione. Bisogna immaginare per aver fede; ed immaginando il lontano millecento, è curioso e dolce pensare al giorno in cui l’Angelo arrivò in questo piccolo borgo di pochissime anime, pensare alla cerimonia commemorativa del suo arrivo e alla sguardo reverenziale dei fedeli incolti che guardavano quello splendido gioiello; il loro stupore, credo, doveva essere paragonabile allo sguardo curioso dei bambini di fronte ad un tesoro splendente ed affascinante. Certo che tutti vorrebbero che l’Angelo si trovasse ancora ad Amaseno. Ma il pregio dell’arte è la universalità: essa parla a tutti senza difficoltà perché non usa nè voce né scrittura. L’Arte ha la lingua delle emozioni perché svela l’essenza delle cose”.
Francesco Sapori, critico d’arte in “La lampada accesa Studi sull’arte antica con illustrazioni” (1921):
Tra i più antichi oggetti di pregio artistico i quali quali arricchiscono il Museo di Palazzo Venezia, merita particolare attenzione un Angelo Lemosino di rame in isbalzo con le ali aperte sopra un fondi di smalti bulinati. Esso fu scoperto da un segretario delle antichità Belle Arti in un armadio di sacrestia della Chiesa di Amaseno…Essa dovette possedere un tempo dei tesori che furono compagni delle ascetiche e signorili pratiche del culto dei monaci cistercensi. Il tempo e la sorte hanno risparmiato la preziosa tavoletta che non è stata ancora studiata dalla critica e che posso, quindi, contemplare con occhi tranquilli
Dal secolo XII al XIV fiorirono specialmente a Verdun, a Liegi, a Colonia e a Limoges, delle scuole d’artefici che praticarono gli smalti opachi e traslucidi…. Coppe gemmate, legature di Evangeli, croci astili e calici, vasi sacri, corone votive, candelieri, pastorali, amuleti, cofani per le reliquie dei santi, furono smaltati da pazienti ed abili artisti, dei quali si sono smarriti i nomi.
Quest’Angelo stringe in silenzio sul petto il libro chiuso della sua storia…. Immobile come le figure tombali del duecento, l’Angelo tiene la mano destra sul petto con due dita distese quasi benedicendo e regge, con la sinistra, un volume. Questa tavoletta può essere stata il coperchio di un reliquiario o lo sportello di un tabernacolo o anche una pace pasquale…. Dinanzi ad esso la nostra gioia è tanto più intensa, quanto più remoto è il tempo dal quale ci fu tramandato. Ed è rimasto ora, per chi lo intende, un fulgido ricordo, che può valere una fulgida speranza”.
Ecco, ora l’Angelo è qui, ad Amaseno. Sia pure per un breve periodo. Il capolavoro è tornato a casa dopo cento anni. Cerchiamo di apprezzare il gesto della Soprintendenza che ha concesso questo privilegio.
Ringrazio tutti coloro che si sono prodigati perché questo evento si verificasse: Giuseppe Filippi, La Soprintendenza nazionale e provinciale, il sindaco di Amaseno Antonio Como, il Parroco di Amaseno Don Italo Cardarilli, i giornalisti Marco Bravo e Lara Celetti.
E all’Angelo voglio dire: Bentornato nel tuo Paese.
(Alberico Magni. Storico)
(Pannello illustrativo sulla Rocca castri o castello di – Foto G Pavat sett 2017)
L’”Angelo di Amaseno” sarà esposto sino al 1 ottobre 2017 presso il Museo Civico-Diocesano “Castrum Sancti Laurentii“, sito in piazza del Castello ad Amaseno (FR).