L’enigmatica lapide del barone Alberto Barnekow
di Guglielmo Viti
L’incomprensibile messaggio del barone Alberto Barnekow non può che affascinare sia per il misterioso contenuto delle frasi sia per le stupefacenti immagini che l’accompagnano. Fra quelle dipinte, quella che attira immediatamente l’attenzione è quella realizzata dentro il grande tondo in cui il barone si raffigura vestito in modo curioso mentre abbraccia e si confonde con l’araba Fenice (Immagine in basso)
Quello che è raffigurato è descritto nella lapide sottostante (immagine di apertura) e non è solo il racconto di un fatto ma è la documentazione di un’esperienza straordinaria realmente accaduta il 18 gennaio 1863.
L’anno prima il barone aveva vissuto un’incredibile avventura: aveva avuto l’apparizione dell’Immacolata Concezione.
Chi più lontano di lui, ricco, nobile, svedese, ufficiale degli Ussari, cresciuto con gli ideali della rivoluzione francese alla corte del generale di Napoleone e re di Svezia Bernadotte, che aveva partecipato e condiviso la Repubblica Romana, poteva avere una visione simile ed in più ricevere dieci messaggi dalla Vergine?
Fatto sta che il barone vede il 27 novembre 1862 l’Immacolata Concezione, come lui stesso raccontava in una lapide oramai scomparsa, che gli lascia dieci messaggi in francese, svedese, italiano.
L’anno dopo questa apparizione Alberto Barnekow vive l’esperienza straordinaria di una trasformazione mistica, una metamorfosi incredibile che raffigura e racconta sulla facciata di quella che lui stesso chiamerà “Tribuna Albertina” (Casa Barnekov ad Anagni-FR. NDR)
Per spiegare il dipinto, cosa rappresenta in realtà e capire cosa realmente è accaduto, dobbiamo esaminare la lapide sottostante il grande tondo parola per parola, perché ogni parola ha un suo preciso significato anche se apparentemente sbagliato. La lapide recita :
SPIRITO SANTO DIO INNIPOTENTE ED ETERNO
IN TRASFIGURAZIONE DI AQUILA ERNIKO
DISCESO AD
ALBERTO DI BARNEKOW
CONFERENDOLO
INCANCELLABILE PODESTÁ MAXIMUS
CON XVII SENTENSE DI GRAZIA IN EPIFANIA DI
NSGC
ALL’OTTAVARIO XV IANUARII AN. MDCCCLXIII
NEL TERZO MESE DOPO L’ANNUNZIAZIONE
E LA CONSACRAZIONE DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE DI MARIA SS.
Cominciamo dall’inizio: SPIRITO SANTO DIO ONNIPOTENTE.
Abbiamo più significati in questa prima indicazione del protagonista del fatto miracoloso, l’artefice di tutta l’opera. Intanto è lo Spirito Santo messo subito in evidenza, così come sarà messo in evidenza nella grande lapide che il barone scriverà in seguito e come viene messo in evidenza sull’architrave della Porta Magica di Roma. (Immagine in basso)
Tutto il processo che vedremo è un processo alchemico, una trasformazione in profondo della natura stessa della sostanza, della persona , una trasformazione che passa dall’uomo mortale al divino immortale e perfetto per l’Eternità.
Questo principio alchemico di evoluzione è raccontato in modo completo sulla cornice della Porta Magica dell’ex Palazzo Palombara in piazza Vittorio a Roma attraverso frasi e simboli che solo gli “addetti ai lavori” possono capire.
Sull’architrave, (immagine sopra) in posizione dominante è scritto RUACH ELOHIM ovvero Spirito Santo , ma perchè è l’unica frase in ebraico?
Perché in ebraico ha anche il significato di spirito divino, soffio vitale, quello che gli alchimisti chiamano anima mundi o il “logos” del Vangelo di Giovanni o il “Nous” di Eraclito, la sapienza divina, l’intelligenza suprema, l’anima del cosmo di Giordano Bruno:
“Così quanto allo Spirito divino per una terza persona, non ho possuto capire secondo il modo che si deve credere, ma secondo il modo pitagorico, conforme a quel modo che mostra Salomone, ho inteso come Anima dell’universo, ovvero assistente all’universo”
(Atti del processo a Giordano Bruno).
(Immagine sopra; il monumento a Giordano Bruno a Campo dei Fiori a Roma)
Ma nelle lapidi di Casa Barnekow è scritto prima Spirito Santo e poi Dio onnipotente ed eterno, è lo Spirito Santo che è Dio e questo ci porta indietro alla grande questione del “filioque” avvero quell’intrigatissimo dibattito sulla natura dello Spirito Santo che diede vita nel 1054 al grande scisma d’oriente da cui si generarono la Chiesa cattolica e la Chiesa greco-ortodossa (Immagine in basso)
In che consiste la questione del “filioque”?
Per i cattolici lo Spirito Santo nella Trinità divina discende da Padre e dal Figlio (filioque in latino vuol dire “e dal figlio”), come viene recitato nella preghiera del “Credo”, mentre per gli ortodossi la divinità dello Spirito Santo discende direttamente da Dio attraverso il figlio.
In un certo senso per gli ortodossi la divinità dello Spirito Santo e quella del Padre e quella del figlio sono sullo stesso piano di “autorevolezza” per la loro natura; mentre per i cattolici c’è una importante differenza visto che lo Spirito Santo discende dal Padre ma insieme al figlio, Gesù ed il suo “rappresentante” in terra ovvero il Papa.
Quindi in Barnekow, (immagine sopra) da bravo luterano, lo Spirito Santo è Dio senza nessuna intermediazione e nello stesso tempo soffio vitale, anima mundi, il principio di tutte le cose, il Nous eracliteo e cioè :
“La legge universale che regola secondo ragione e necessità tutte le cose”.
Ė il “Logos, Verbo” che fu in principio secondo Giovanni : “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.”.
A conferma di quanto fin qui scritto abbiamo in alto, sopra il grande tondo, una scritta che recita : “beato che ascolta”, ma di questo ne riparleremo subito dopo a proposito della trasfigurazione.
Così entriamo subito nell’atmosfera di un’esperienza alchemica che si fa evidente nel procedere nel racconto.
Nella lapide segue “ in trasfigurazione” ovvero durante la trasfigurazione di Alberto Barnekow. La trasfigurazione, secondo la tradizione cristiana, è un termine preciso per indicare un fatto preciso ed unico ovvero la trasfigurazione di Gesù quando
“…sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli (Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni). Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime, nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche….Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube : “Questi è il Figlio mio prediletto : ascoltatelo”.
( Marco, 9,2-8).
(Immagine sopra; la “Trasfigurazione”, realizzata da Raffaello poco prima di morire. La parte inferiore venne completata da Giulio Romano. Oggi è esposta nella Pinacoteca Vaticana – Wikipedia)
Nel tondo Alberto Barnekow si rappresenta vestito di bianco con il volto rapito mentre si libera in cielo e dall’alto la scritta : Beato chi ascolta.
Riportando il testo del VI messaggio dell’Immacolata Concezione in cui ripete ascoltami, ascoltami, ascoltami, comprendiamo chi è il beato della scritta e chi si identifica con lo stato di prescelto da Dio in questa trasfigurazione.
Ma, a questo punto, mi fermo un attimo sul particolare della veste perché ci da modo di affrontare un principio molto importante per tutto il messaggio di Barnekow ovvero il riferimento in tutti gli affreschi e gli scritti di Casa Barnekow alla Città del Sole di Tommaso Campanella.
Nel testo di Campanella è scritto : (gli abitanti della Città del Sole) “Vesteno dentro camisa bianca di lino, poi un vestito, ch’è giubbone e calza insieme , senza pieghe e spaccato per mezzo, dal lato e di sotto, e poi imbottonato. Ed arriva la calza sia al tallone, a cui si pone un pedale grande come un bolzacchino (tipo di stivale), e la scarpa sopra. E son ben attillate che quando si spogliano la sopraveste, si scerneno tutte le fattezze della persona. Veston tutti di bianco...”.
Questa descrizione aiuta finalmente a capire il perché di questo curioso abbigliamento; Alberto Barnekow si immedesima in un membro dell’ideale Città del Sole, un membro “perfetto”.
Il testo della lapide prosegue con un : “di aquila erniko”. (Immagine in basso).
Innanzitutto quel “di” non si deve riferire alla trasfigurazione ma è un “di” di appartenenza alla Spirito Santo e quindi la frase intera va letta in questo modo :
“Lo Spirito Santo in forma di aquila erniko mentre Alberto di Barnekow si trasfigura, disceso..”.
Segue infatti “disceso” nel senso di venire giù dall’alto del cielo e lo Spirito Santo che discende dal cielo come aquila erniko. Erniko al maschile non è un errore, non ci sono errori, se non voluti, in Casa Barnekow, ma si fa riferimento all’aquila dello stemma ernico cioè quello di Anagni, (immagini in basso) antichissima capitale degli Ernici, ovvero l’araba Fenice così come nello stemma da lui stesso dipinto in alto sulla parete a sinistra del pianerottolo di accesso alla scala di Casa Barnekow.
Siamo certi dell’identificazione dell’aquila dello stemma ernico con la fenice dall’esame del primo stemma che abbiamo di Anagni risalente con ogni probabilità a Bonifacio VIII ora murato sulla facciata principale del Palazzo Comunale, “Palazzo d’Iseo”.
Ė chiaro che l’uccello rappresentato con il becco allungato come una cicogna, dal ricco piumaggio ed con una coda esageratamente lunga corrisponde in modo esatto alla descrizione che si è sempre fatta della Fenice.
La Fenice sta sopra un leone, simbolo della Roma imperiale, simboleggia la rinascita di Anagni come nuova Roma. Sappiamo bene quanto Papa Bonifacio VIII (immagine in basso) amasse identificarsi con Giulio Cesare nell’immaginare una nuova Roma a capo di un nuovo impero cattolico retto dai Pontefici.
Ma, allora, leggiamo bene l’immagine e rileviamo che Alberto Barnekow si sta quasi confondendo con la Fenice, un’ala sembra appartenergli.
Questa discesa, quindi, diventa un’incarnazione, quasi una mutazione fisica di due entità e nel processo mistico che Alberto sta vivendo questa ha il preciso significato di fissazione per l’eternità di questa evoluzione.
Nella trasformazione alchemica tre sono le fasi importanti : la NIGREDO ovvero lo stato della materia mortale, imperfetta ; l’ALBEDO ovvero lo stato in cui la materia si sublima e diventa immortale e perfetta e Barnekow lo rappresenta con la veste bianca ; la RUBEDO ovvero lo stato in cui la materia oramai immortale e perfetta lo rimane in eterno ed è rappresentato dalla Fenice che immortala la rinascita e resurrezione.Quindi Alberto Barnekow si è “divinizzato”, lui stesso è stata la Pietra filosofale che ha permesso questo processo alchemico.
Ma cosa ha voluto ottenere lo Spirito Santo con la sua discesa?
Lo dice il barone : “ gli ha conferito l’incancellabile potestà maximus”. La trasformazione mistica lo autorizza ad essere PODESTÁ MAXIMUS ed anche per capire a cosa si riferisce questa autorità dobbiamo far riferimento alla Città del Sole :
“il Podestà ha cura delle guerre e delle paci e dell’arte militare…così il Potestà saperà l’arte cavalleresca, fabricar ogni sorte d’armi, come di guerra, machine , arte militare ecc…Ma tutti questi officiali han d’essere filosofi, di più, ed istorici, naturalisti ed umanisti. Poi bisogna che sappia tutte l’arti meccaniche perché ogni due giorni se n’impara una, ma l’uso qui la far saper tutte, e la pittura…”.
Inoltre anche il rafforzativo MAXIMUS proviene dal testo di Tommaso Campanella, e Barnekow lo riporta al maschile così come viene citato nella Città del Sole. Lo stesso vale anche per il termine BELLO con cui il barone chiama il Re erniko nel piccolo tondo.
Alberto Barnekow ha il mandato, la facoltà, l’autorità di governare sia militarmente che politicamente, può guidare la comunità anagnina così come l’Immacolata Concezione gli ha rivelato nell’ottavo messaggio;
“solo chi segue il mio Alberto si salverà e nisuno (in dialetto ciociaro per indicare il popolo anagnino NDA) senza di lui”.
Alberto Barnekow è pittore, filosofo, ufficiale degli Ussari, “anagnino per origine divina”, ed è per questo che è un predestinato ad essere PODESTÁ.
Ma non basta questa sua autorità non può essere cancellata da nessuno, è INCANCELLABILE. Ed è incancellabile perché proviene direttamente dal conferimento dello Spirito Santo che è Dio.
(Immagine in alto; la Lapide di Barnekov)
Ma come è avvenuto esattamente questo conferimento?
Ė avvenuto con “XVII sentense di grazia”.
Questo riferimento a XVII sentense di Grazia è il vero rebus di tutta la lapide, che significa?
In passato molti studiosi si sono limitati a scrivere “frase incomprensibile” e lo rimarrebbe se non si usasse la giuste chiave interpretativa.
Alberto Barnekow per evitare problemi con lo Stato Pontificio, allora Anagni faceva ancora parte dello Stato della Chiesa, spesso confondeva le acque dando la possibilità di più interpretazioni.
In questo caso esiste un “Libro delle sentense” di Pietro Lombardo che fu un testo-base per la teologia ortodossa cattolica, ma in questo testo non c’è alcun riferimento al numero XVII.
Dobbiamo far riferimento al “Corpus Hermeticum” di Ermete Trismegisto per riuscire ad avere tutti gli elementi che ci aiutino a comprenderne il senso.
Il Corpus Hermeticum è diviso in XVII libri con brevi trattati chiamati in greco λογοι che si traduce anche con sentenze.
Nel Corpus è scritto:
“Dio è il bene( Spirito Santo) non per titolo onorifico ma per natura. Giacchè la natura di Dio è una sola cosa : il bene; ed entrambi non sono che un’unica specie dalla quale prvengono tutte le altre specie. Buono è colui che da tutto e non riceve niente; e DIO DÁ TUTTO E NON RICEVE NIENTE: dunque Dio è il Bene e il Bene è Dio.”
(Corpus IIB,16)
Ecco che con XVII sentenze di Grazia si intende il dono di Dio della Grazia, un dono gratuito senza pretendere nulla in cambio ed è tramite questo dono che Barnekow può avere il titolo di Podestà così come accadeva per i re e gli imperatori ma il barone, a differenza di quest’ultimi, non riceve la “corona” del comando per la grazia di Dio, tramite il Papa, ma direttamente dallo Spirito Santo – Dio tramite sempre la Grazia e nessuno potrà mai togliere questo potere, nemmeno la scomunica, perché il titolo è “incancellabile” .
(Immagine sopra; Ermete Trismegisto- Wikipedia)
(Immagine sopra; l’Alchimista con l’Atanor, il “forno alchemico” – Archivio IlPuntosulMistero)
Una dichiarazione del genere non può essere divulgata in modo esplicito e facilmente comprensibile se non da chi conosce il Corpus. Vi sono nel Corpus molti altri riferimenti a questa concezione del rapporto diretto con Dio ed è per questo che Barnekow indica il numero XVII e cioè tutto il Corpus.:
“Ascolta, o figlio, come stanno le cose su Dio e sul tutto. Dio, il mondo,il tempo,il divenire. Dio crea l’eternità, l’eternità il mondo, il mondo il tempo, il tempo il divenire…Vi sono, dunque tre esseri : Dio -il Padre e il Bene-il mondo e l’uomo. Il mondo viene all’essere come figlio di Dio, l’uomo come figlio del mondo e, per così dire nipote di Dio…Niente infatti esiste che egli non sia.”. Il principio che la Grazia di Dio è un dono che abbiamo fin dalla nascita “in epifania di Nostro Signore Gesù Cristo” ovvero in virtù della venuta al mondo di Gesù e del suo sacrificio, che nessuno può togliere o donare e che solo la volontà del singolo può rimuovere ritorna nel II messaggio dell’Immacolata : “chi rifiuta la Grazia di Dio perde la Grazia di Dio..”.
Rileggiamo ora la frase in modo chiaro:
“INCANCELLABILE PODESTÁ MAXIMUS IN VIRTÙ DELLA GRAZIA DI DIO BENE ASSOLUTO DATOCI DA DIO A SEGUITO DELLA VENUTA AL MONDO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO”.
Un principio di indipendenza che minaccia profondamente il potere, anche temporale, del Papa.
Segue un altro enigma di difficile soluzione : la data. Perché il barone ha voluto nascondere la data in una serie di riferimenti di difficile interpretazione se collegati tra loro?
La risposta sta nell’analisi e nella decifrazione dei vari riferimenti in rapporto non tra di loro ne alla data ma ad Alberto Barnekow.
L’ottavario 15 gennaio 1863 vuole indicare la ricorrenza del giorno 8, giorno importante per Barnekow, giorno in cui ricorre l’anniversario (ottavario) della Consacrazione del dogma dell’Immacolata Concezione avvenuta per volere del Papa Pio IX il giorno 8 anche se dell’anno 1854, quindi un giorno legato all’Immacolata. Il terzo mese, invece, dopo l’annunciazione e la consacrazione dell’Immacolata Concezione di Maria SS. è il terzo mese dal novembre 1862 ovvero il mese in cui è avvenuta l’annunciazione e la consacrazione di Alberto Barnekow da parte dell’Immacolata Concezione di Maria SS., colui che si definisce “annunziato e consacrato”.
(Immagine sopra; il Barone davanti alla Vergine)
Il barone aveva scritto la definizione “annunziato e consacrato” su una lapide oggi scomparsa in cui raccontava l’episodio dell’apparizione della Vergine avvenuta proprio nel mese di il giorno 27 dell’anno 1862 :
”ALBERTO di BARNEKOW, ANAGNINO ORNATO, ANNUNZIATO E CONSACRATO, DALLA MADONNA DEL POPOLO ERNIKO, DISCESA DAL CIELO IN ANAGNI XXVII NOVEMBRE ANNO MDCCCLXII CON IMMACOLATA CONCEZIONE, SUO SACRO MANTO E MANTELLA, PROFERENDO IRREVOCABILI PAROLE DIVINE IN LINGUA FRANCESE SVEDESE ITALIANA”.
Ecco il perché di un così tortuoso e difficile modo di indicare una data: il riferimento a due eventi egualmente importanti legati all’Immacolata Concezione ma distanti tra loro e messi sullo stesso piano di importanza che non poteva essere certo accettato dal Pontefice.
L’intero racconto di Barnekow si comincia a delineare e ad avere una spiegazione del contenuto sia epigrafico che pittorico.
Si apre un’orizzonte culturale e filosofico ben gestito del barone che ci lascia comunque attoniti e stupiti.
“Lo stupore è commozione davanti all’irrazionale” (Cesare Pavese) e cosa c’è di più irrazionale, commovente, reale, affascinante, coinvolgente, possibile, di una così intensa esperienza mistico-esoterica che ha ancora molto da raccontare.
(Guglielmo Viti – archeologo)
– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.
(Immagine in basso; Casa Barnekow ad Anagni)