Immagine di apertura: La medicina del tempo che fu sosteneva che mediante la trasfusione di sangue si potessero trasferire le peculiarità del “donatore”, ossia la docilità dell’agnello al posto dell’aggressività di chi riceveva il prezioso rosso fluido vitale…
Papa Innocenzo VIII, la “Sindrome di Dorian Gray” e il “mistero” dei corpi incorrotti.
di Roberto Volterri
come sangue che fuor di vena spiccia…
(Dante, Purgatorio, IX. V. 102)
“… Come nell’ autunno del 1490 così anche nell’ anno seguente Innocenzo VIII era stato più volte travagliato dalla febbre e da un dolore al basso ventre; tuttavia l’arte del celebre medico Giacomo di San Genesio lo aveva ancora una volta guarito. Ma dal marzo 1492 il pontefice, ormai nel sessantesimo anno di età, era nuovamente infermiccio…”.
- Immagine sopra: Giovanni Battista Cybo (1432 – 1492), papa Innocenzo VIII.
I soliti “si dice…”, che anche all’epoca imperavano, sostenevano che un medico ebreo avrebbe raccolto il sangue di alcuni fanciulli cristiani per dare nuova vita al Papa già su letto di morte.
Così scrive Ludwig von Pastor (1854 – 1929) nella sua “Storia dei Papi” (III volume) e fino a questo punto la vicenda rientrerebbe nell’ordine naturale delle cose…
Quale Papa dei tempi che furono non ha mai avuto – anche per ragioni “anagrafiche” – qualche “acciacco”, qualche problema con una salute resa malferma dal lento ma inesorabile trascorrere degli anni e da una medicina che ancor aveva molto da imparare da Madre Natura?
Ma la vicenda si complica alquanto quando – siamo verso la metà di Luglio del 1492 – leggiamo che…
“… lo si credette in fin di vita, ma la sua tenace costituzione resistette ancora per ben otto giorni, senza però che si nutrisse alcuna speranza di ristabilimento. Ogni arte medica si addimostrò vana…”.
Cosa fare davanti a così importante personaggio?
Come agire dopo che neppure “… la lancia con cui Longino aprì nella crocefissione il costato del Salvatore…”, dal Papa stesso conservata, era riuscita ad alleviare le sue sofferenze?
3-4 Immagine sopra; monumento funerario di papa Innocenzo VIII, in Vaticano. Quella che si vede nella sua mano sinistra dovrebbe essere la raffigurazione della miracolosa “Lancia di Longino”. Immagine in basso: la “Heilige lance” conservata a Vienna. Anche questa è ritenuta quella con cui Longino trafisse il costato del Cristo sulla croce…
5. Immagine in basso;a chi volesse approfondire l’enigma della Lancia di Longino di papa Innocenzo VIII e della Heilige Lance di Vienna, si consiglia la lettura del nuovo libro scritto dall’autore di questo articolo assieme a Giancarlo Pavat.
Forse ricorrere, come sosteneva Tertulliano nella sua “Apologia del Cristianesimo”, all’assunzione di sangue umano, come sarebbe avvenuto in tempi ormai lontani quando c’era chi si dissetava con il sangue dei gladiatori più valorosi caduti nell’arena, cercando così di assumere anche le doti di coraggio che li caratterizzavano?
L’idea che le trasfusioni di sangue potessero bilanciare gli “umori” che si pensava governassero l’equilibrio del corpo umano – teoria avanzata da Ippocrate di Kos (460 a.C – 377 a.C.) – costituiva uno dei rimedi a cui la medicina del tempo ancora ricorreva, nulla sapendo, però, di “gruppi sanguigni”, di “Rh positivo” e via dicendo. Anzi, il sangue era stato quasi venerato dalla comunità dei medici proprio per un suo ipotizzato potere curativo, miracoloso e quasi “magico”. Qualche tempo dopo si arrivò addirittura a sostenere che in una trasfusione diretta, da animale a uomo, si potessero trasferire anche le caratteristiche tipiche dell’animale.
Ad esempio, la docilità di un agnello avrebbe potuto essere trasferita ad un uomo dotato di eccessiva aggressività!
Ma si pensava che si potessero trasferire anche le energie tipiche della giovane età degli esseri umani sostituendole all’inerzia, alla stanchezza fisica e mentale degli anziani…
L’inesorabile scorrere del Tempo incide inesorabilmente e, anno dopo anno, il corpo e la mente degli esseri umani mostra un lento ma un irreversibile invecchiamento.
Il “fantasma” del Tempo è infatti sempre presente e tutti gli uomini vorrebbero riparare l’usura che il mitologico Kronos apporta ad essi, sempre munito di un’inquietante clessidra e di un’ancor meno rassicurante… falce.
- Immagine sopra: Kronos, signore anche del Tempo che inesorabilmente scorre, munito della clessidra e dell’inquietante falce…
Oscar Wilde (1854 – 1900) e il suo immortale romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”, pubblicato nel 1890, erano ancora molto di là da venire. L’idea di mantenere immutata la propria condizione fisica vedendo invecchiare un proprio ritratto è affascinante ma rimane solo nella finzione letteraria del grande poeta, drammaturgo e giornaliste irlandese. Al massimo ha dato lo spunto per teorizzare sulla “Sindrome di Dorian Gray”!
Il von Pastor a questo punto ci ricorda che Stefano Infessura (1435 – 1500) – annalista e professore di Diritto Romano, ma da alcuni studiosi ritenuto… poco affidabile – nel suo “Diario della città di Roma” aveva annotato qualcosa a proposito della necessità di “… far “scannare” tre fanciulli sui dieci anni…” per portarne il sangue al moribondo Papa “… come l’unico mezzo per conservare la vita…”
“… Siccome il Papa respinse quel sangue, il malvagio medico si diede alla fuga…” aggiunge a questo punto von Pastor e poi, assalito da qualche lecita perplessità, prosegue…
“… Se questo racconto fosse fondato si avrebbe un fatto importante a provare che gli Ebrei usavano il sangue umano a scopo medicinale. Se non che i dispacci precisi d’ambasciata degli agenti mantovani ancora inediti e da me presi in esame non dicono niente di simile. Nemmeno nelle relazioni del Valori si fa parola di questo. Un relatore che riferisce esattamente ciò che il Papa prese come medicina non avrebbe certo mancato di ricordare un tale orribile spediente…”.
E, infine, tranquillizzato su un’altra improbabile “congiura” ebraica a danno della comunità cristiana, così, mestamente, conclude…
“… Dopo un’agonia di cinque giorni Innocenzo VIII morì nella notte dal 25 al 26 luglio 1492. Egli trovò la sua ultima dimora in San Pietro.”
Il “mistero” dei corpi incorrotti di Santi e Beati
“Come la carne gloriosa e santa…” poté resistere per anni, per decenni, per secoli all’ineluttabile disfacimento dei corpi dopo la ben poco desiderata visita di Nostra Signora Morte, è una domanda che non trova ancora risposta, è una domanda che abbiamo voluto utilizzare come incipit, ‘disdicevolmente’ parafrasando un dantesco verso tratto dal XIV Canto del “Paradiso”.
Quando in un individuo qualunque il cuore cessa di battere definitivamente, non è affatto detto che i complessi fenomeni biochimici che fino a quel momento gli hanno consentito di vivere si arrestino del tutto e simultaneamente, Ad esempio, inizia un processo di coagulazione del sangue che, non circolando nelle vene e nelle arterie, causa un abbassamento della temperatura corporea e, non subito, anche il rigor mortis. Le cellule non ricevono più l’ossigeno necessario alla loro vita, i mitocondri – organelli preposti alla respirazione cellulare, costituiti da piccole sacche contenenti enzimi respiratori e costituenti la centrale energetica delle cellule – non producono più l’Atp, ovvero l’Adenosina trifosfato presente nella quasi totalità delle reazioni metaboliche degli organismi viventi, ne segue la produzione di enzimi lisosomiali, basi essenziali per la crescita di batteri e funghi che danno origine alla decomposizione del corpo e alla produzione di Putrescina e Cadaverina, composti organici fonte del caratteristico odore di chi è ormai nelle braccia della Nera Signora con la falce. Quando il corpo muore, i batteri che sono sempre presenti nelle viscere di ciascun essere vivente iniziano infatti il processo di decomposizione, a meno che fattori esogeni o endogeni non ne interrompano l’attività enzimatica permettendo ai tessuti di conservarsi a lungo, forse indefinitamente.
Insomma, entro poco più di un anno, nei casi normali, rimarranno solo strutture anatomiche decomposte e dopo una decina di anni forse soltanto le ossa testimonieranno dell’esistenza di chi su questa nostra terra ha amato, odiato, sofferto, in definitiva, ha vissuto.
Ma nel misterioso Regno di Madre Natura non sempre le cose vanno così…
- Immagine sopra: La Nera Signora che attende al varco ogni essere vivente…
Nelle infinite chiese che costellano il territorio del nostro Bel Paese non è di certo infrequente incappare in teche di vetro contenenti il corpo incorrotto, o quasi, di un Santo avvolto in sontuosi paramenti che lo rendono ancor più carismatico agli occhi dei fedeli. Davanti a quei corpi che appaiono in parte o del tutto quasi non aggrediti dai normali processi tanatologici, il fedele prova quasi un sentimento di paura, di incredulità ma anche di fede nella Grazia Divina.
Perché, egli forse si chiede, il corpo della Beata Anna Maria Taigi, terziaria dell’Ordine della Santissima Trinità e beatificata da papa Benedetto XV nel 1920, sembra del tutto incorrotto?
Anche se sembra immerso in una colata di paraffina, esso appare un più che realistico simulacro di una pia donna addormentatasi nel sorriso della morte…
- Immagine sopra: Un inquietante primo piano del volto della Beata Anna Maria Taigi conservato a Roma nella chiesa di San Crisogono.
Sembra del tutto esente dalla decomposizione post mortem…
Anna Maria Riannetti nasce il 29 Maggio 1769 in una umilissima famiglia senese, famiglia che a seguito di qualche disastro finanziario del padre, farmacista, è costretta a trasferirsi a Roma e a lavorare come domestici. Anna Maria nel 1790 sposa tal Domenico Taigi, domestico presso i potenti Chigi, ha sette figli in parte deceduti in tenera età, e si dedica alle cura della sua famiglia ma anche dei poveri e poi viene aggregata al terz’ordine secolare dei trinitari scalzi.
Un anno dopo il matrimonio, fino alla,f ine dei suoi giorni, le appare la Madonna e percepisce di continuo una sorta di “sole” luminosissimo con al centro la figura del Cristo, una croce e la corona di spine. Ha numerose visioni di eventi che ancora si debbono verificare e la sua esistenza è costellata da fenomeni di natura soprannaturale. Insomma un’intera vita dedicata al Bene in ogni sua manifestazione terrena. Forse il suo corpo incorrotto è testimonianza del suo destino a salire agli onori degli altari…
E quale spiegazione razionale dare ad alcuni casi di incorruttibilità come quello di Santa Cecilia martirizzata nell’anno 177 d.C. e riesumata oltre quattordici secoli più tardi, nel 1599, senza che il suo fragile corpo mostrasse alcun segno di decomposizione e, secondo alcuni testimoni, anche esalante un particolare profumo di fiori? Durante i lavori per il restauro della chiesa a lei dedicata a Roma, in Trastevere, sembra che ella sia stata rinvenuta incorrotta proprio nella curiosa posizione assunta al momento della morte, con la testa girata per la decapitazione, tre dita della mano destra a indicare la Santissima Trinità e un dito della sinistra a indicare l’Onnipotente. Il suo corpo così composto è stato poi immortalato dallo scultore Stefano Maderno (1566 – 1636) in una statua che è considerata una tra le più famose dell’epoca barocca in Roma.
- Immagine sopra: Immortalato da Stefano Maderno, il corpo incorrotto di Santa Cecilia fu rinvenuto esattamente come si era addormentata nel sonno eterno della morte.
- Immagine sopra: Particolare delle mani della statua del Maderno in cui è sono più evidenti le tre dita della mano destra a indicare la Santissima Trinità e un dito della sinistra a indicare l’Onnipotente.
L’incorrotto volto del ‘Papa Buono’…
Nel 2001 in Vaticano grande è la sorpresa nel constatare che il volto di Angelo Roncalli, Giovanni XXIII, a trentotto anni dalla morte, appare pressoché intatto.
Aperta la bara, conservata fin dal 6 Giugno 1963 in una cripta delle grotte vaticane, egli in effetti appare quasi perfettamente conservato. Soprattutto il volto sembra quello di un uomo che si sia appena addormentato.
- Immagine sopra: Il volto del ‘Papa Buono’, Giovanni XXIII, appare perfettamente conservato, forse anche grazie all’intervento di illustri medici poco dopo il suo decesso.
In realtà, almeno in questo caso, nel 1963 fu il professor Gennaro Goglia ad intervenire per rallentare al massimo i processi degenerativi che sono stati descritti all’inizio dell’articolo.
”Sul volto del Papa – ha ricordato ’illustre medico. N.d.A. – c’era ancora l’olio che lo scultore vi aveva spalmato per impedire che la creta aderisse alla pelle. Accanto, vestiti con un’ampia casacca bianca, c’erano i fratelli Gusso – suoi fedeli camerieri privati. N.d.A. – una suora e il professor Mazzoni, distrutto dalla fatica. Issammo il bidone con il liquido su un trespolo, praticammo un piccolo taglio nel polso destro e infilammo l’ago. Avevo paura che potesse uscire il sangue, che il liquido potesse provocare rotture nella pelle. Pensavo con terrore dove avremmo potuto gettare il sangue di un Papa che era già considerato santo. Ma tutto procedette bene. Alle cinque del mattino del 4 giugno l’operazione era finita. Il liquido aveva raggiunto ogni capillare, bloccando il processo degenerativo. Iniettammo qualche litro nell’addome del Papa, distrutto dal cancro, per annientare tutti i batteri”.
Il bidone ricordato dal professor Goglia conteneva di certo sostanze chimiche a base di Aldeide formica, sostanze che, forse anche con l’intervento della divina benevolenza, hanno egregiamente contribuito alla conservazione del corpo di Papa Roncalli, beatificato da Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000.
(Roberto Volterri)
Tutte le immagine sono state fornite dall’autore.
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In questo libro, che rappresenta una sorta di spin-off di Archeologia dell’Impossibile, l’aspetto della Biologia che più viene affrontato, oltre ad alcuni strani temi legati alla dimensione del sacro, è la Teratologia, ovvero lo studio delle molteplici anomalie morfologiche che riguardano, in particolare, l’ostetricia, l’anatomia patologica e alcuni campi della zoologia e della botanica. Vi avventurerete nei meandri di una strana villa, al confine con la Liguria, in cui operò un geniale (o folle?) medico di origine russa alla perenne ricerca di qualcosa che potesse avvicinare l’Uomo all’eternità. L’insondabile mistero dell’evanescente confine tra la vita e la morte, insieme agli esperimenti ai quali si dedicarono Luigi Galvani e Giovanni Aldini nel tentativo di correlare le attività biologiche con i nascenti studi sull’elettricità, di certo vi coinvolgerà totalmente.