Quello che state per leggere è un articolo un po’ diverso dal solito. Sebbene prenda spunto dalle ricerche di uno dei ricercatori italiani di tematiche “di confine” più osannati, letti (e pure discussi) del momento, in realtà di occupa di un argomento non solo sui generis ma decisamente profondo perché va a toccare nervi sensibili e delicati come quelli della Fede e del rapportarsi dell’Uomo con il Trascendente.
L’autore è il nostro amico Marco La Rosa, scrittore, ricercatore, autore di libri che “fanno pensare“, che spesso sono pesanti macigni gettati nel tranquillo stagno del conformismo culturale e scientifico. Ed il protagonista è un personaggio storico di indiscutibile e notevole levatura mentale che sconvolse i sapienti della propria epoca: Marcione di Sinope.
Greco nativo della città di Sinope (attuale Sinop, sulla costa settentrionale della Turchia, oggi certamente sconosciuto ai più, fu un Cristiano capace di pensare con la propria testa e di porsi domande che crearono inquietudine e turbamento ma, come dimostra La Rosa nel suo lavoro, sono quanto mai attuali e pressanti.
Abbiamo deciso di pubblicare questo articolo (di cui non anticipiamo nulla per non sciupare il piacere della lettura) sia per far riscoprire e conoscere Marcione da Sinope, sia perché vogliamo sperare che si possa suscitare un interessante e costruttivo dibattito.
Sebbene si tocchino (come si accennava poc’anzi) argomenti “delicati”, La Rosa lo fa con grande con grande serietà, rispetto e garbo. Lungi dall’utilizzare argomenti storici o archeologici “di confine” per attaccare (come fanno in molti in questo periodo) la Chiesa di Roma o la Religione Cattolica e la Fede Cristiana tout court.
La Rosa pone all’attenzione alcune evidenze storiche, indiscutibili, relative al pensiero di un uomo vissuto poco meno di duemila anni fa, ma che seppe essere modernissimo. Vuole invogliare ad una riflessione, aprire un dibattito, senza offendere la sensibilità di alcuno.
Aldilà di come la si possa pensare, parafrasando Voltaire, riteniamo che le opinioni, le idee, ipotesi, vadano sempre sentite e analizzate Anche discusse ed eventualmente confutate, ma sempre nei modi e nei termini della convivenza civile, della Libertà di espressione e di pensiero. Rifuggendo ipse dixit e Verità precostituite. Soprattutto in Tempi come i nostri in cui c’è chi, in nome di una religione, vorrebbe prevaricare gli altri, imponendo una propria intollerante visione del Mondo, dell’Uomo (e della Donna), della Fede e del vivere comune.
Buona lettura.
LA REDAZIONE.
L’IMPORTANZA STORICA (E PROFETICA ?) DI “MARCIONE DA SINOPE”, ALLA LUCE DELL’ATTUALE CRISI “VETERO TESTAMENTARIA” IN ATTO NELLA CHIESA CATTOLICA.
di Marco LA ROSA
“Io dividerò la vostra Chiesa e causerò una divisione al suo interno che durerà per sempre”. (Marcione di Sinope 140 d.C. alla Chiesa di Roma sotto Papa Pio I).
Marcione ( dal greco greco: Μαρκίων; Sinope, 85 circa – Roma, 160) è stato un vescovo e teologo greco antico, fondatore della dottrina cristiana che prende il nome di “marcionismo”, considerata eretica dalla chiesa primitiva. L’ipotesi che il primo a redigere un canone del Nuovo Testamento sia stato Marcione, sviluppata da Adolf von Harnack, è tuttora oggetto di dibattito tra gli studiosi. Adolf Harnack, (Dorpat, 7 maggio 1851 – Heidelberg, 10 giugno 1930), tedesco baltico è stato un teologo e storico delle religioni tedesco ed uno dei più rilevanti teologi protestanti e storici del cristianesimo della fine del XIX ed inizio del XX secolo.
Ritornando a Marcione bisogna sottolineare che i suoi insegnamenti furono rilevanti ed influenti nel cristianesimo del II secolo, continuando poi ad essere molto considerati anche nei secoli successivi.
Ciò fu percepito come una notevole minaccia dai Padri della Chiesa, in particolare dalla Chiesa di Roma, che poi emerse vittoriosa dalla lotta contro le altre correnti dei primi secoli venendo confermata nel Concilio di Nicea del 325 d.C.. Erroneamente incluso nella corrente gnostica, Marcione appoggiò in pieno la dottrina di Paolo di Tarso (San Paolo NDR), che sottolineava come la salvezza non fosse ottenibile solo attraverso la Legge, e la portò alle sue estreme conseguenze: secondo Marcione esistevano due figure rilevanti nella storia umana, il cosiddetto Dio degli Ebrei, autore della Legge e dell’Antico Testamento, e il Dio Padre di Gesù Cristo, che aveva mandato il proprio figlio per salvare gli uomini, ma solo il secondo era il vero Dio da adorare e che portava la salvezza. Rifacendoci quindi agli studi di Harnack è decisamente auspicabile che fu proprio il Vescovo Marcione a redigere il primo canone cristiano di cui si ha notizia, che comprendeva dieci lettere di Paolo e un vangelo (quasi sicuramente quello secondo Luca ma epurato di alcune parti), denominato poi il Vangelo di Marcione.
Contemporaneamente quindi Marcione rigettava la Bibbia ebraica, non considerandola ispirata dal vero Dio.
Non discuteremo qui dell’ormai superata e confutata teoria di Epifanio di Salamina la quale sosteneva che Marcione di Sinope non fosse in realtà un Vescovo ma un laico espulso dal proprio Vescovo (vedasi pertanto Tertulliano). Marcione arrivò a Roma durante una sede vacante, “dopo la morte di Igino” ed inoltre è verosimile che Marcione fosse già vescovo consacrato poiché un laico non sarebbe stato in grado di disputare coi presbiteri sulle Sacre scritture come faceva lui, né avrebbe potuto dichiarare poco dopo il suo arrivo:
“Io dividerò la vostra Chiesa e causerò una divisione al suo interno che durerà per sempre”.
Un laico non avrebbe potuto, inoltre, fondare un movimento così esteso, la cui caratteristica principale era l’episcopalismo (L’episcopalismo è una forma di governo della Chiesa che prevede una struttura gerarchica caratterizzata dalla presidenza di vescovi), che verrà ampiamente esercitato soprattutto nel Medio Evo e fino al Concilio Vaticano Primo, convocato da Papa Pio IX con la bolla Aeterni Patris del 29 giugno 1868.
IL MARCIONISMO:
Il marcionismo fu un movimento cristiano “dualista” (una concezione filosofica o teologica che vede la presenza di due essenze o principi opposti ed inconciliabili), del II secolo che prende appunto il nome da Marcione di Sinope. Si hanno notizie dei seguaci di Marcione, diffusi soprattutto in Medio Oriente, fino al V secolo. Le idee di Marcione influenzarono sia Mani (Mardinu, 215 – 276 d.C. fu un profeta e predicatore iranico, fondatore del Manicheismo) che i pauliciani (erano una setta di asceti sorta in Armenia nel VII secolo che prendevano il nome dal patronimico Paul-ik, ovvero il “figlio di Paolo” perché i membri pensavano di vivere secondo il vero insegnamento di Paolo di Tarso) e quindi anche i manichei medievali. Il Marcionismo venne condannato dai suoi numerosi oppositori come eresia, e combattuto tramite un cospicuo numero di opere apologetiche, la più celebre delle quali è l’Adversus Marcionem di Tertulliano, un trattato di cinque volumi scritto nel 208 circa. Gli scritti di Marcione e dei suoi seguaci sono ufficialmente andati perduti o distrutti, anche se testimonianze controverse ne segnalano la presenza certa negli inaccessibili archivi vaticani. il Marcionismo, è stato spesso classificato come una dottrina gnostica, in realtà era un movimento a sé stante, lontano da tutte le altre correnti cristiane dei primi secoli e come tale non può essere ricollegato a nessun’altra tradizione. Il Marcionismo si caratterizza per vari aspetti teologici ed esegetici che lo hanno reso un movimento unico nel suo genere. Le idee di Marcione sono state spiegate da lui stesso nell’Antitesi, un’opera teologica ormai perduta ma spesso citata da altri autori. La premessa necessaria e fondamentale per comprendere il Marcionismo è il fatto che, per Marcione, gli insegnamenti di Cristo sono incompatibili con le azioni del Dio dell’Antico Testamento. Qui subentra il “dualismo” in precedenza citato e cioè : la presenza di un primo Dio giustiziere e iracondo dell’Antico Testamento, che è allo stesso tempo una sorta di “Creatore”, mentre il secondo Dio del Vangelo, sconosciuto prima dell’arrivo di Gesù, è solo amore e pietà.
Pertanto Marcione rifiutava completamente la tradizione ebraica e l’Antico Testamento, interpretandolo alla lettera (o meglio effettuando la prima “lettura in chiaro” di cui si abbia notizia) e identificando nel Dio d’Israele una falsa divinità o meglio un essere (comunque molto potente) ma malvagio e propugnatore del male, che si limita ad applicare punizioni severe per ogni mancanza da parte dell’uomo, che ha creato (?) pieno di difetti e capace di qualsivoglia ripugnanza. Egli considerava quindi un Dio (essere?) crudele e dispotico quello della vecchia Alleanza, mentre interpretava in maniera del tutto originale gli insegnamenti di Gesù, ritenendo che il Dio predicato da quest’ultimo sia un Dio “straniero”, lo stesso (secondo l’idea di Marcione) a cui si riferiva Paolo parlando con gli ateniesi nell’agorà, il quale, essendo un Dio d’amore e pace, incline alla misericordia e al perdono, deve essere per forza una divinità diversa da quella d’Israele. Marcione non riusciva a conciliare le personalità di questi due personaggi, arrivando perciò a considerarli come divinità opposte: la prima, ingiusta, è il creatore dell’Adam, cui si contrappone il Dio d’Amore predicato da Gesù (il salvatore secondo Marcione), che libera l’uomo dal peccato tramite la nuova Alleanza. Oltre tutto Marcione vedeva in Paolo la salvezza della cristianità, essendo quest’ultimo l’unico apostolo ad aver accantonato la legge mosaica per sottolineare l’universalità del messaggio di Cristo.
I marcioniti sostenevano che il Dio ebraico (conosciuto da alcuni gruppi gnostici come Yaldabaoth) è inconsistente, geloso, rabbioso e perpetratore di massacri, e che il mondo materiale creato/ideato da lui è difettoso, un luogo pieno di sola sofferenza. Questa figura di “dispotico creatore”, per i marcioniti, doveva essere necessariamente un incompetente o un maligno demiurgo. Fin dall’inizio Marcione è stato aspramente criticato dagli altri vescovi per le sue teorie, al punto di essere scomunicato. Nonostante ciò i marcioniti hanno mostrato una notevole capacità di diffusione e di resistenza alle dure repressioni cui sono stati soggetti.
Per la Chiesa primitiva Marcione ha rappresentato un gravissimo pericolo, dal momento che, con la sua teologia e interpretazione del Vangelo, rischiava di minare la coesione e le basi stesse della Chiesa. Nulla rimane dei libri dei marcioniti e la loro memoria è stata a lungo offuscata attribuendo loro posizione manichee e comportamenti antisociali.
La riflessione che scaturisce da questa breve disamina della misconosciuta figura (per la stragrande maggioranza dei cristiani) di Marcione da Sinope, mi riporta alla produzione letteraria e divulgativa contemporanea dello studioso e traduttore di ebraico antico Mauro Biglino (foto in basso).
“Nella Bibbia non c’è traccia di Dio”. “L’antico testamento non parla di Dio, ma parla di un individuo che ha stabilito un patto di alleanza con un popolo”.
Concetto davvero analogo a quello di Marcione, che come Biglino interpretava alla lettera (= leggeva in chiaro) i passi delle scritture dell’antico testamento e pertanto si contrapponeva alla Chiesa di allora, proponendo di stralciare completamente gli antichi canoni dalle scritture considerate sacre per i cristiani e recidendo di fatto ogni connessione tra Gesù e gli antichi Patriarchi Biblici.
Ecco dunque l’attualità profetica di Marcione, che pur vivendo in un’epoca culturale molto distante dalla nostra, ci testimonia come una “lettura in chiaro” dell’Antico Testamento era possibile allora come oggi. Pertanto anche le logiche conclusioni che trae Mauro Biglino adesso attraverso i suoi saggi, non sono poi troppo distanti da quelle che duemila anni fa traeva il Vescovo Marcione.
E’ questa una strada corretta non solo dal punto di vista semantico? Non lo so con certezza, ma devo sicuramente evidenziare che, come ci viene indicato sopratutto da tutta la corposa produzione delle “confutazioni” su Marcione, redatte dal secondo al quinto secolo d. C. e molte altre (anche successive) andate perdute, le sue considerazioni avevano allora molto seguito, proprio come oggi Mauro Biglino.
Saranno quindi solo voci ? Oppure si dimostrerà vero che la Chiesa Romana dopo duemila anni (ed un altro potente “scrollone” moderno) si accinge a compiere ciò che un Vescovo poi scomunicato, profetizzava/auspicava nel 140 d.C. ?
(Nella foto sopra: Marco La Rosa)
Bibliografia:
Adolf von Harnack, Marcione. Il Vangelo del Dio straniero, Marietti, 2007.
Giovanni Magnani, Cristologia storica, p.145, 2002, Pontificia università Gregoriana.
Epifanio di Salamina, Panarion adversus omnes haereres, XLII, II
Quinto Settimio Fiorente Tertulliano Adversus Marcionem
Mauro Biglino: La Bibbia non è un libro sacro, Uno Editori, 2013
Mauro Biglino: La Bibbia non parla di Dio: uno studio rivoluzionario sull’Antico Testamento, Mondadori, 2015.
CHI E’ MARCO LA ROSA.
Marco LA ROSA (Parma), studioso di antiche civiltà. In oltre venticinque anni di ricerche, perseguendo tenacemente il principio della “interdisciplinarità”, ha raccolto, studiato e divulgato scoperte scientifiche, archeologiche e della conoscenza in generale. Dal 2008, attraverso il blog marcolarosa.blogspot.it e con l’aiuto del biologo Matteo Zavattaro, è stata creata una rete di esperti di ogni campo che si comunicano e scambiano informazioni sulle ultime frontiere della conoscenza, da distribuire a chiunque lo desideri, Il tutto seguendo un filo di pace e di comprensione auspicato tra gli uomini.
Un viaggio fra archeologia impossibile e contraddizioni scientifiche, verso l’intuizione di un Uomo Universale. Risultato di una cooperazione interdisciplinare trasversale, il libro conduce il lettore fra scoperte immensamente antiche e riscoperte moderne, in un percorso circolare documentatissimo che rivela un Cosmo ciclico estrema¬mente ordinato, nel quale la vita è ovunque e sorge spontanea, perché è l’essenza dell’Universo stesso. L’evidenza di moltissimi indizi o reperti archeologici – finora considerati “anomali”, o semplicemente ignorati o screditati perché troppo “scomodi” per l’archeologia ufficiale – assieme alle molte testimonianze storiche di antichi testi, fanno emergere il quadro di una Storia dell’Uomo diversa. Se a ciò si aggiungono le molte incongruenze della attuale scienza, allora diviene del tutto evidente che l’Uomo è ben altro che un “caso” dell’evoluzione, e viene da molto, molto lontano, nel tempo e nello spazio
Nel 2014 (foto in alto) ha vinto il PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO per il libro “L’UOMO KOSMICO”, (OmPhi Labs 2014) (foto in basso).
Da non perdere anche:
” IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL’HOMO SAPIENS”
di Marco LA ROSA
(EDIZIONI OmPhi Labs).