Immagine di apertura: l’inquietante sguardo demoniaco della testa dell’autonoma realizzato da Manfredo Settala (1600 – 1680) .
Automi ‘diabolici e ‘divini… a sua immagine e somiglianza
di Roberto Volterri
“E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza…”
Genesi 1,26-28
“Se ogni strumento riuscisse a compiere la sua funzione o dietro un comando o prevedendolo in anticipo, come si dice delle statue di Dedalo o dei tripodi di Efesto… e le spole tessessero da sé e i plettri toccassero la cetra, i capi artigiani non avrebbero davvero bisogno di subordinati, né i padroni di schiavi”.
Aristotele! Politica I A, 4, 1253b
Un‘demoniaco’ automa a Milano…
Inizierei questo breve excursus tra stranissimi meccanismi in qualche modo fatti, per così dire… “a Sua immagine e somiglianza” con una sorta di terrorizzante ‘robot’ in parte ancora visibile a Milano…
Nella cosiddetta Capitale Meneghina, presso il Castello Sforzesco è oggi possibile ammirare uno stranissimo ‘Demonio’ consistente, in realtà, in ciò che rimane di un automa realizzato nel XVII secolo da Manfredo Settala, figlio del medico e scienziato Lodovico di manzoniana memoria.
2. Immagine sopra: Manfredo Settala (1600 – 1680). Infaticabile collezionista di “mirabilia” e costruttore egli stesso di strani ‘automi’ come quello illustrato in queste pagine.
3. Immagine sopra: Frontespizio di un antico libro che magnifica ogni “mirabilia” esposta nel “Museo & Galeria adunata dal sapere e dallo Studio del Signor Canonico Manfredo Settala”.
4. Immagine sopra: L’automa realizzato da Manfredo Settala nel suo sogghignante splendore di ‘demonio’ incatenato’.
Manfredo aveva infatti radunato nel suo studio, insieme a statue e quadri di grande valore artistico, anche una notevolissima collezione di curiosità, ove ai naturalia si affiancavano i mirabilia e gli artificialia.
Nei locali della canonica di San Nazaro, tranquilla e isolata, aveva poi allestito un piccolo ma attrezzatissimo laboratorio, dove passava le giornate a progettare e realizzare i più disparati meccanismi, lavorando al tornio, fondendo metalli, costruendo specchi ustori e strumenti ottici di precisione, tanto da venire definito come un novello Archimede.
Lì realizzò numerose macchine del ‘moto perpetuo’, tra le quali quella ove una piccola sfera rotolava lungo una scanalatura, per poi risalire grazie ad una molla e successivamente scendere, più o meno all’infinito.
Oppure – siamo realisti! – soltanto per alcuni mesi, avendola egli dimenticata in moto, prima di partire per un soggiorno di ben tre mesi a Venezia…
‘Moto Perpetuo’ a parte, vari studiosi fecero visita al Museo Settala e tra essi anche Charles de Brosses (1709 – 1777), magistrato, filosofo ed uomo politico francese, il quale, durante una visita a Milano nel 1739, non perse l’occasione di recarsi ad ammirare la strana collezione di mirabilia, rimanendo particolarmente colpito dall’automa meccanico raffigurato in queste pagine, ovvero “…Un cassettone dal quale esce all’improvviso una spaventosa faccia di demonio che si mette a sghignazzare, a cacciare la lingua e a sputare in faccia ai presenti!“.
Quasi una visione da horror movie anni Settanta!
- Immagine sopra: Ciò che resta del ‘demoniaco’ automa realizzato da Manfredo Settala e ancora visibile a Milano al Castello Sforzesco.
Manfredo Settala morì il 6 febbraio 1680, e sei giorni dopo ebbe un sontuosissimo funerale in San Nazaro, ove per tanti anni era stato canonico.
Incredibilmente, la data del suo funerale coincise con l’inizio della dispersione di quasi tutto il magnifico materiale del suo Museo di ‘mirabilia’. Infatti nella chiesa venne allestito un sontuoso catafalco barocco, addobbato con numerosissimi oggetti prelevati dal Museo stesso.
Oggetti che – tranne il ‘demoniaco automa’ e poco altro – ad esequie terminate, purtroppo non tornarono più al loro posto….
6. Immagine sopra: un realistico disegno dei cosiddetti “naturalia” appartenente alla collezione del Marchese Manfredo Settala.
7-8. Immagini in alto e in basso: un più realistico Tetraodontite, più noto come ‘Pesce palla’, appartenente alla più modesta collezione dell’autore di questo articolo.
Il geniale Marchese Settala – ai suoi tempi soprannominato “nuovo Archimede” – aveva allestito anche un efficiente laboratorio dove egli stesso realizzava strumenti e apparecchi dei quali aveva sentito parlare o aveva letto nella sua fornitissima biblioteca. E nel suo ‘antro’ realizzò anche un prototipo di quelli che egli immaginava fossero stati proprio i misteriosi “Specchi ustorii” di Archimede.
9. Immagine in basso: In alto un prototipo di uno specchio ustorio realizzato da Manfredo Settala.
10. Immagine sopra: un’antica raffigurazione dell’esperimento di Archimede per incendiare le vele delle navi nemiche.
Manfredo Settala morì il 6 febbraio 1680, e sei giorni dopo ebbe un sontuosissimo funerale in San Nazaro, ove per tanti anni era stato canonico. Incredibilmente, la data del suo funerale coincise con l’inizio della dispersione di quasi tutto il magnifico materiale del suo Museo di ‘mirabilia’. Infatti nella chiesa venne allestito un sontuoso catafalco barocco, addobbato con numerosissimi oggetti prelevati dal Museo stesso.
Oggetti che – tranne il ‘demoniaco automa’ e poco altro – ad esequie terminate, purtroppo non tornarono più al loro posto…
11. Immagine sopra: La Wunderkammer di Settala in una incisione di Cesare Fiori. Della collezione della Wunderkammer si è salvato decisamente poco. Alcuni pezzi scomparvero già durante il funerale dello stesso Settala. Infatti, come si è visto, per rendergli omaggio venne realizzato un imponente catafalco decorato con diversi oggetti della sua incredibile collezione. Altre dispersioni si sono verificate con l’arrivo di Napoleone a Milano e i relativi saccheggi. Poi con i passaggi di mano fra gli eredi e, ancora, con i bombardamenti degli angloamericani del 1943. L’ultimo smembramento risale al 1970, quando la Pinacoteca Ambrosiana cedette la parte naturalistica della collezione al Museo di Storia Naturale e vendette alcuni pezzi ad altre istituzioni. Il terrificante Automa-demonio è visibile attualmente nella Collezione di Arti Applicate al Castello Sforzesco.
Il “Messia Meccanico” di John Murray Spear
In una tranquilla Domenica del 16 Settembre 1804 nasce a Boston uno stranissimo personaggio intenzionato a creare nientemeno che una sorta di ‘Messia Meccanico’ un ‘Automa Divino’.
Il nostro curioso personaggio risponde al nome di John Murray Spear e insieme a suo fratello Charles è nato in una famiglia profondamente religiosa, aderente alla Chiesa Universalista.
Dopo una non breve attività di ‘stretta osservanza’ in ambito religioso, Spear sotto l’influenza della prima moglie Sophronia, annuncia di essere in contatto con spiriti di illustri defunti, tra i quali Thomas Jefferson (1743 – 1826), nientemeno che il terzo Presidente degli Stati Uniti e Benjamin Franklin (1706 – 1790) – uomo poliedrico, scienziato, giornalista, politico, inventore e uno tra i maggiori protagonisti della Rivoluzione americana.
I suoi eterei ospiti sarebbero appartenuti ad una sorta di oltremondano ‘Congresso degli Spiriti’ intenzionato a risollevare le sorti di questa sciagurata umanità fornendo ad essa ogni sorta di informazioni ‘tecniche’ affinché possa venire alla luce un vero e proprio tecnologico ‘Messia Tecnologico’.
12. Immagine sopra: John Murray Spear.
13. Immagine in basso: Beniamino Franklin, rispettivamente costruttore e ‘progettista’ (dall’Aldilà…) del ‘Messia Meccanico’
Così in una sorta di leggera trance più o meno autoindotta egli avrebbe ricevuto suggerimenti per addentrarsi in letture scientifiche in ambito medico e tecnologico che comprendevano istruzioni per realizzare l’irrealizzabile ‘’moto perpetuo’, una macchina pensante, una nave elettrica e una rete telepatica… intercontinentale.
Neppure il grande Nikola Tesla avrebbe osato tanto!
Ma la sua più grande realizzazione è uno strano ‘automa’, un curioso meccanismo composto di parti elettriche e meccaniche che avrebbe dovuto incarnare la ‘Nuova Forza Motrice’, ovvero una sorta di ‘Spirito Santo’ tecnologico, un nuovo ‘Messia’ destinato a destare l’umanità intera da un ‘demoniaco’ torpore, portandola a nuova vita…
Il progetto dell’Automa Divino…
Ma poiché – come sosteneva il Metastasio – “adeguarsi al tempo è necessaria virtù”, anche il nostro ineffabile John Murray Spear si adegua subito ad un’epoca in cui la tecnologia comincia a fare i primi seri passi e l’elettricità fa intravedere anche all’uomo della strada di quali ‘miracoli’ sia capace l’umano ingegno.
Così il ‘Messia Meccanico’ non nasce in una stalla e non viene riscaldato dall’amorevole fiato di un bue e di un asinello, come vorrebbe la tradizione cristiana ormai consolidata ma forse non del tutto rispondente al vero.
No, questo stranissimo, tecnologico ‘ponte’ tra la Terra e il Cielo, tra l’Immanente e il Trascendente nasce in una sorta di laboratorio denominato High Rock Cottage, con l’aiuto di un fantasmatico gruppo di ‘spiriti’, gli ‘Elettrizzatori’ – tra i quali figura, come detto, anche un ‘mago’ dell’elettricità come Benjamin Franklin! – e di eclettici personaggi in carne ed ossa, quali il reverendo Hewitt, editore del giornale New Era, di matrice spiritista, Alonzo Newton, editore del New England Spiritualist e di una donna chiamata la ‘Maria della Nuova Legge Divina’.
14. Immagine sopra: High Rock Cottage, i laboratori dove venne realizzato da Spear l’Automa di Dio.
La vera identità di quest’ultimo personaggio non è stata mai definitivamente chiarita, ma forse era la non affatto eterea ma ‘tangibilissima’ moglie di Spear…
Per infondere nello strano macchinario, che fra poco esamineremo, lo ‘Spirito Vitale’ viene attuato un processo comprendente quattro distinte fasi che hanno inizio con Fratello Spear mentre entra in uno stato alterato di coscienza e trasmette i ‘piani di costruzione’ della macchina suggeritigli dal Gruppo degli Elettrizzatori ovviamente situato… nell’Aldilà.
Naturalmente la costruzione del ‘Messia Meccanico’ richiede il canonico tempo di nove mesi – una ‘gestazione in piena regola, dunque! – e in quel lasso di tempo Spear riceve centinaia di ‘rivelazioni’ su quali materiali usare, su come assemblarli e collegarli tra di loro. A Spear e ai suoi collaboratori non viene dato – dall’Onnipotente? Dalla loro mente obnubilata dall’uso di sostanze psicotrope? – un progetto intero ma, come poi egli stesso afferma, il ‘Messia Meccanico’ è costruito pezzo per pezzo, congegno per congegno, circuito per circuito come una sorta di divino… albero di Natale da realizzare passo dopo passo. Spear è totalmente digiuno di qualsiasi cognizione tecnica o scientifica ma ciò forse rappresenta un vantaggio poiché egli non si pone mai il problema di ‘razionalizzare’ ciò che sta costruendo e procede step by step senza capire quasi nulla di quel che realmente fa. Il ‘Messia Meccanico’ viene costruito utilizzando moltissime parti in rame e altrettante in zinco – una sorta di ‘Pila di Volta’ dunque? – la qual cosa ci farebbe subito pensare alla creazione di innumerevoli coppie bimetalliche atte a fornire a chissà quale ‘circuito’ una certa differenza di potenziale, una tensione elettrica per trasformare l’informe meccanismo in qualche cosa di apparentemente ‘vivo’.
Purtroppo non esiste una vera e propria raffigurazione di ciò che Spear & C. realizzarono nel loro laboratorio, non abbiamo quindi alcuna foto della cosiddetta New Motive Power, della Nuova Forza Motrice, del miracoloso strumento meccanico che avrebbe rappresentato l’ultimo “dono del Cielo all’Uomo”, secondo una definizione dell’eccentrico personaggio.
15. Immagine sopra: Un altro ritratto dello stranissimo “Progettista” di “Automi Divini”.
16. Immagine in basso: la torre-laboratorio denominata High Rock Cottage dove fu costruito l’Automa Divino, meta di “religiosi” pellegrinaggi…
17. Immagine sopra: Interno di un cassetto del “Messia Meccanico” di John Murray Spear mostrato nella foto successiva in tutta la sua improbabilissima realizzazione. C’è una strana commistione di tecnica e simboli religiosi…
18. Immagine sopra: Più o meno fantasiosa ricostruzione di quello che potrebbe essere stato il “Messia Meccanico” realizzato da Spear su ‘progetto’ proveniente dal ‘mondo degli spiriti’.
Ma da qualche descrizione si arguisce che il ‘Messia’ appare come una sorta di grande tavola da cui emergono delle aste metalliche con delle sfere di acciaio contenenti dei magneti. Insomma uno stranissimo coacervo di elementi atti a creare elettricità e magnetismo statici che ci porterebbe alla memoria anche qualche curiosa apparecchiatura di un altro ‘stregone’ della Scienza: Ed Ledskalnin e il suo Coral Castle. Ma questa è una storia ben diversa e ci torneremo in futuro…
All’apparecchio arriva energia anche tramite una sorta di ‘parafulmine’ che attinge dall’elettricità atmosferica. Di certo un suggerimento fornito dall’Aldilà dal geniale Benjamin Franklin, inventore del parafulmine!
Non mancano anche contenitori di speciali composti chimici e un provvidenziale ‘collegamento a ‘terra’ nel caso l’energia… ‘divina’ (o, meglio, atmosferica) sia eccessivamente prodiga di scariche ad alto voltaggio capaci di ‘crocifiggere’ Spear e collaboratori.
C’è anche un sistema di ‘inalazione e respirazione’ che forse fornisce sostegni ‘psicotropi’ agli utilizzatori…
Pare che chi si avvicini al ‘Messia Meccanico’ percepisca una sorta di ‘vibrazione’ che dovrebbe elevare la condizione spirituale di ogni individuo.
Cosa questa che accade anche allo strambo inventore mentre ne sperimenta il funzionamento, dando origine – così almeno affermano i presenti – ad una specie di ectoplasmatico ‘ombelico luminoso’ che lo unisce al cuore del ‘Messia Meccanico’ stesso.
Ė proprio allora che quel personaggio che abbiamo prima denominato la Nuova Maria percepisce i primi sintomi della ‘divina gravidanza’…
Un ‘tecnologico’ Dies Natalis…
Gli ‘spiriti’ – in una vera e propria iniziale “Conceptio Domini” (Matteo 1,18-25) e successiva miracolosa nascita “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” in accordo con quanto descritto nei Vangeli (Matteo 1,18-25)! – istruiscono Sophronia, la moglie di Spear, affinché – il 29 Giugno del 1854 – ella possa partecipare alla fase finale dell’esperimento.
Il giorno dell’appuntamento ella si distende sul pavimento, per due ore, davanti alla strana ‘Macchina’. Quando si rialza, sembra abbia percepito qualche ‘segno’ e la ‘Macchina del Messia’ si sarebbe ‘animata’ per qualche secondo.
O almeno così riferiscono i soliti fedeli presenti all’esperimento…
John Murray Spear proclama allora che ‘Il tempo della liberazione è finalmente giunto e che la Macchina si muove!”.
In realtà tali ‘movimenti’ appaiono appena percepibili, ma – è ovvio! – il neonato ‘Messia Meccanico’ proprio perché ‘neonato’ mostra tutte le difficoltà di movimento dovute alla tenerissima età!
La Nuova Maria provvede a fornire all’infante tecnologico ogni materna attenzione ma i progressi del ‘divino’ meccanismo appaiono notevolmente lenti, deludendo anche parte dei suoi primitivi estimatori. Qualcuno avanza la ‘blasfema’ ipotesi che i ‘movimenti’ siano dovuti soltanto a normalissime oscillazioni delle sfere metalliche appese alle aste che escono dal piano del tavolo.
Ma, si sa, i miscredenti, gli ‘infedeli’, gli individui blasfemi sono esistiti da che mondo è mondo e quindi non c’è da meravigliarsene!
Il fantasmatico gruppo degli ‘Elettrizzatori’ – da un qualche, lontanissimo Altrove – suggerisce allora che un cambiamento d’aria farebbe bene al divino ‘neonato’: detto fatto la ‘Macchina del Messia’ viene smontata e ricostruita nella cittadina di Randolph, nello stato di New York dove usufruirebbe di ‘condizioni elettriche locali’ molto più favorevoli.
Quasi un ‘evangelico’ viaggio da Nazareth a Betlemme…
Ma il trasferimento non giova di certo alla tecnologica ‘divinità’ poiché, per una serie di sfortunati eventi e anche perché essa è additata come ‘frutto del Demonio’, viene smembrata in varie parti che vengono pian piano disperse. Così non sapremo mai in cosa consistesse con esattezza la supposta ‘divinità’ creata da questa sorta di mistico Dottor Frankenstein che rispondeva al nome di John Murray Spear.
19. Immagine sopra: Il libro – purtroppo non disponibile in lingua italiana – in cui si raccontano le mirabolanti vicende di John Murray Spear e del suo ‘Automa di Dio’, quasi una creatura tecnologicamente vicina al ‘mostro’ del Dr. Frankestein!
Ciò che Spear ha realizzato nel suo laboratorio di High Rock appartiene di fatto all’eccentricità che caratterizza i personaggi che in un libro di recente arrivato alla seconda edizione ampliata ho definito “Stregoni’ della Scienza”, ma ciò non dovrebbe sembrare eccessivamente strano, poiché è quello il momento in cui cominciano ad apparire nuove tecnologie, si avviano quasi avveniristici processi di industrializzazione e la ‘Scienza’, nella sua più ampia accezione del termine, può apparire come un reale ponte tra la Materia e lo Spirito.
Spear passa il resto della sua esistenza divulgando il suo pensiero in conferenze sullo Spiritualismo e – si sa, unire l’utile al dilettevole contribuisce fattivamente alla salvezza delle anime… – quando gli ‘spiriti’ che egli ascolta predicano il ‘libero amore’, nel 1859 ha un erede in carne ed ossa da un’altra compagna, Caroline Hinckley, per poi passare definitivamente nel nebuloso Altrove da cui avrebbe ottenuti i suoi ‘progetti’ dell’inverosimile ‘Macchina del Messia’.
Ė il 5 Ottobre del 1887.
(Roberto Volterri)
Tutte le immagini sono state fornite dall’autore.
Seconda edizione notevolmente ampliata de “Gli stregoni della Scienza” (Eremon Edizioni)
Nikola Tesla, Giuseppe Calligaris, Ferdinando Cazzamalli, Raffaele Bendandi, Marco Todeschini, Guido Cremonese, Pierluigi Ighina e vari altri ‘eccentrici’ ricercatori. Cosa hanno in comune questi personaggi? Essi, senza dubbio alcuno, potrebbero essere considerati degli ‘stregoni’ della Scienza, forse degli eretici ‘geni incompresi’, in bilico tra la tecnologia e la scienza di stretta osservanza e quegli affascinanti territori di confine dove una creativa ‘follia’ si sposa – spesso con incredibili risultati! – con ciò che già sappiamo dell’Universo che ci circonda. Scopriremo così i primi esperimenti per la prevenzione dei terremoti ad opera di Raffaele Bendandi; conosceremo come ottenere elettricità dai mirtilli e le prime ricerche per la cura della sclerosi multipla ad opera di Giovanni Mancini e entreremo nel misterioso mondo di Coral Castle e del suo costruttore Ed Leedskalnin. Ogni Capitolo di questo libro, è arricchito da un’Appendice Sperimentale che consentirà al lettore di ripetere e rivivere le iniziali esperienze di questi solitari, eretici e a volte misconosciuti studiosi.
Per informazioni o ordini: 800082897