Presentiamo IN ESCLUSIVA, lo studio fatto dal ricercatore salernitano Dino Coppola a proposito di un singolare manufatto visibile in un pittoresco paesino della Ciociaria. Si tratta di un mascherone che scruta i passanti dall’alto di uno spigolo di un palazzo attorno al quale aleggia una sinistra leggenda (leggenda?). Ma quanto riportato alla luce ed evidenziato da Coppola è ancora più complesso e non meno affascinante.
IL “MAMMOCCIO MARTINI” DI CASTRO DEI VOLSCI (FR)
di Dino Coppola
L’Itinerario del Mistero di venerdì 30 settembre 2016, organizzato a Castro dei Volsci (FR) dall’associazione culturale “ViviFrosinone – ViviCiociaria”, capitanata da Alex Vigliani, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e con la Pro-loco, e con partecipazione dello scrittore Giancarlo Pavat e del Mistery Team de IlPuntosulMistero, mi ha portato a descrivere un volto lapideo ubicato su un importante palazzetto privato del paesino ciociaro; Palazzo Martini. Su un lato del palazzo si trova quello che in paese è chiamato il “Mammoccio Martini”, ossia il volto di un essere barbuto con le orecchie da elfo, sormontato da quello che sembra essere un uovo con rispettivamente a destra e sinistra una falce di luna.
(Nelle immagini in apertura e qui sopra; il Mascherone del cosiddetto “Mammoccio martini” a castro dei Volsci (FR) – foto G. Pavat)
In questa zona dell’Italia la parola mammoccio viene utilizzata come termine dialettale per bambino, infante. Questo ci dovrebbe portare a pensare che il “Mammoccio Martini” sia il bambino Martini. Ora, sebbene il volto sia posto ad un’altezza di circa 8-9 metri, sono pur sempre ben riconoscibili gli elementi quali barba, fronte rugosa, orecchie grandi ed a punta. Senza nulla voler togliere alla fantasia degli antichi abitanti del luogo, resta tuttavia difficile pensare che la parola mammoccio intendesse in questo contesto bambino.
Nasce dunque la necessità di analizzare l’etimologia delle parole mammoccio e Martini.
Mentre il termine Martini è di evidente derivazione, in quanto trattasi del nome della famiglia che abitava in passato tale palazzo, l’analisi del termine “mammoccio” rappresenta una sfida più interessante.
Etimologia del termine “mammoccio”
Secondo quanto riportato sul sito www.calitritradizioni.it/mammocci.asp, il termine Mammoccio sarebbe “etimologicamente riconducibile al latino “moimones” (indicante maschere con sembianze diaboliche), e, per esteso, a “mamutones”, parola che genericamente indica qualunque tipo di maschera.” Allo stato attuale non sono riuscito ad individuare la fonte che supporta l’origine latina del termine. Ciononostante, mi è sembrato comunque opportuno seguire la traccia del vocabolo moimones. Assumendo che la “s” finale della parola moimones sia solo il suffisso per formare il plurale della medesima, ho effettuato una ricerca per il termine “moimone”. Il “Dittionario Volgare et Latino […]” di Orazio Toscanella (1568) riporta nella sezione dedicata ai termini spagnoli da riportare in italiano volgare quanto segue:
e, dallo stesso testo:
ossia, il termine spagnolo Gatto paus. viene tradotto in italiano volgare con “moimone”, mentre partendo dall’italiano, il termine spagnolo Gatto paus. viene tradotto Maimone, gatto maimone.
Dal testo “Continuation der vollständigen Hauß- und Land-Bibliothec – Erster Theil. Das Erste Buch. Vom Ackerbau / Säe-Werck / Wiesen/ und Hopffen-Gärten”, capitolo I, edito nel 1701 si evince che il termine “Gatto paus.” viene tradotto in tedesco con Meer-Katz, in latino con Cercopiteco, in italiano con Gatto Mammone ed in francese con Marmot, così come è indicato alla pagina 728.
Si potrebbe dunque presupporre che il termine moimone (maimone o mammone) afferisca ad una scimmia.
E’ evidente che il termine Gatto, in concomitanza con la definizione Gatto paus., possa indurre in confusione.
Pertanto era necessario analizzare tale termine. Così ho cercato il termine “Gatto paus.” rinvenendolo nel testo “Tesoro de la Lengua Castellana, o Espanola.” (http://fondosdigitales.us.es/fondos/libros/765/16/tesoro-de-la-lengua-castellana-o-espanola/). La spiegazione che ne dà è la seguente:
Quindi, secondo gli elementi che compongono il nome, per quanto riguarda il Gatto paus. trattasi di una scimmia caudata.
In conclusione;
Considerata la ricostruzione fin qui effettuata, si potrebbe giungere alla seguente conclusione: Per quanto riguarda la faccia lapidea del Palazzo Martini di Castro dei Volsci non ritengo si possa intendere il termine mammoccio come sinonimo dialettale di bambino. Piuttosto ritengo si tratti di una definizione popolare, avente accezione dispregiativa per la “bruttezza” del viso oggetto della presente ricerca, assimilandolo appunto ad una scimmia (moimone, maimone) o, viste le dimensioni comunque ridotte, ad una scimmietta, il che potrebbe giustificare l’aggiunta del suffisso –occio.
Lungi dal voler essere questa una interpretazione definitiva, invito i lettori a voler partecipare alla ricerca. In special modo sono benvenuti i commenti degli abitanti locali di Castro dei Volsci, i quali potranno senz’altro fornire ulteriori informazioni relative al proprio dialetto ed all’eventuale significato del termine mammoccio.
(Dino Coppola).
(Immagine sotto: Il “Mammoccio Martini” a Castro dei Volsci – foto G. Pavat)
(Immagine sopra: alcuni membri del “Mistery Team” a Castro dei Volsci il 30 settembre 2016. Da sx Dino Coppola, Giulio Coluzzi, Giancarlo Pavat e Marco Di Donato).