Inizia con questo articolo la collaborazione con un nuovo autore che siamo onorati di avere sia tra i nostri lettori che tra i nostri corrispondenti. Lorenzo Sironi, giovane con la passione per la scrittura, per la pittura e per la fotografia, ci guiderà alla scoperta di un mondo affascinante e certamente poco noto per non dire del tutto sconosciuto alla maggior parte di noi. Il volto arcano e, perché no, un po’ inquietante di quello che riteniamo uno dei paradisi (turistici) in terra. Benvenuto quindi a Lorenzo Sironi e buon viaggio nelle……..
ISOLE MISTERIOSE
BLACK SEYCHELLES
La storia di Charles Dorothée Savy
di Lorenzo Sironi*
Immaginatevi le Seychelles…
Il Paradiso Terrestre ( così è stato soprannominato da antichi esploratori e odierni viaggiatori).
Destinazione perfetta per le lune di miele, come è stato per George Clooney e la coppia reale William e Kate.
Mare cristallino, piante cariche di frutti esotici e gustosi, colline in fiore decorate da villaggi simili a presepi e musica reggae ventiquattro ore su ventiquattro.
Questa è la realtà che vedono molti turisti. Ma le Seychelles non sono solo questo.
La sera, dalla foresta si alzano nuvole violacee che si stagliano contro il cielo ora blu elettrico, in parte oscurato dal profilo nero delle colline.. i galli e le chiocce, che hanno razzolato liberamente per i cortili sporchi, all’ombra di auto arrugginite, rientrano da soli nei pollai vecchi e rotti, mentre gli stormi di uccelli variopinti cedono il passo alle volpi volanti.
Quando piomba il buio, le valli nere rimbombano delle eco delle mute di cani randagi che si contendono con ferocia qualche sfortunata preda. Uscire di casa a piedi, la notte, in mezzo a questi colli, non può che essere dettato da urgenze, ed è necessario portare con sé una torcia e un bastone .
È immerso in questa atmosfera che un mio amico creolo mi racconta una storia incredibile… La vita e la morte del gigante Charles Dorothée Savy.
Purtroppo il racconto della vita di Charles è stato trasmesso solo oralmente, perciò molti fatti sono andati irrimediabilmente persi, e probabilmente altri sono stati aggiunti nel corso degli anni, da generazioni di passaparola: l’unico elemento tangibile dell’esistenza del gigante è la lapide nell’antico cimitero di Bel Air.
Charles nasce sotto una cattiva stella a metà Ottocento (non esiste una data certa), in una famiglia di pescatori estremamente povera, nell’isola principale delle Seychelles, Mahé, a quel tempo periferia dell’Impero Britannico. La maggior parte della popolazione è sottoposta a una schiavitù piuttosto dura, abolita nel 1836 ma di fatto rimasta ben radicata per altri decenni, imposta dai latifondisti di discendenza europea, i grand blancs.
Ciò che rende speciale Charles è anche ciò che lo condannerà a una terribile fine: all’età di 14 anni misura già 19 piedi, ovvero due metri e settanta.
Non ci sono prove reali della sua incredibile altezza e forse non è nemmeno importante avere le sue misure esatte; ciò che conta in questa storia è che era davvero un gigante, anche paragonandolo a uomini completamente sviluppati.
Questa sua caratteristica unita ad un’incredibile forza fanno di lui un gran lavoratore, molto apprezzato dal suo villaggio.
Ma si sa, l’ammirazione e la diversità possono portare a dicerie che poi diventano sospetto e diffidenza.
Ed è esattamente questo che porterà Charles a una fine tragica: un omicidio gratuito e assurdo nella sua irrazionalità.
Nessuna versione della storia riporta suoi atteggiamenti aggressivi o eccessi di rabbia… ma nonostante ciò, il suo aspetto fisico e il suo incredibile sviluppo che non accenna minimamente ad arrestarsi porta la gente ad essere terrorizzata da lui sempre di più.
Mi sembra di vederli, i membri del suo villaggio, nei loro vestiti bianchi domenicali immacolati ma scadenti, osservare in silenzio Charles, mentre al termine della messa devono cedere il passo all’uscita dalla chiesa prima ai grand blancs, poi alle loro belle amanti creole vestite all’europea, e infine ai loro figli meticci, illegittimi.
Li vedo chiusi nelle loro capanne la sera, i cospiratori, mentre la brezza marina che attraversa le piantagioni di cannella e di banani ne fa danzare le foglie, rinfrescando i futuri omicidi dopo una giornata a pescare sotto un sole cocente.
Lo avvelenano.
Decido di visitare la sua tomba.
L’antico cimitero di Bel Air si arrampica su di una collina ricca di piante secolari. Una strada tortuosa la divide da un campo di basket frequentato da diversi ragazzi. Il rumore del pallone che batte sul cemento e quello delle radio delle macchine di passaggio fanno un grande contrasto con la misticità di questo luogo sacro.
Mentre cerco la tomba di Charles passo in rassegna i nomi sulle lapidi… è curioso il fatto che Charles, nato povero, vissuto da povero e morto assassinato in una guerra tra poveri sia stato seppellito in questo posto, che ospita le spoglie delle prime famiglie importanti dell’isola: quelle di governatori inviati prima dal re di Francia e poi dalla regina Vittoria, quelle di importanti commercianti di spezie e di ricchissimi pirati.
Charles non ha trovato pace neanche dopo la sua morte: il 12 dicembre 1862 una terribile frana, conosciuta dai creoli come “ Lavalas”, colpirà con una forza inaudita la piccola capitale,Victoria, e coprirà quasi completamente il cimitero di Bel Air, le cui cicatrici sono ben visibili ancora adesso: il terreno è irregolare, a causa delle buche create dai massi che rotolando distruggevano ciò che incontravano, molte tombe sono sprofondate e sporgono solo in parte dal suolo, altre invece sono andate quasi completamente distrutte, ridotte in mille pezzi, con gli epitaffi diventati dei tetri puzzles.
E scopro che stiamo uccidendo Charles una seconda volta: i pochissimi turisti che visitano queste antiche tombe, sconfitti dalla canicola, si siedono su di esse; lattine e altri rifiuti vengono lasciati sulle lapidi rotte, incredibilmente viene venduto amore nei punti più riparati, e diversi creoli si nascondono qui, nella pancia di un’enorme tomba divisa completamente in due dalla furia di Lavalas, ad assumere sostanze stupefacenti pesantissime, come la krokodil.
Mentre scrivo, fuori è buio. Si sta avvicinando una pioggia fortissima.. e sento il rumore del vento tra le foglie di banani e di palme che culla e consola Charles.
*Lorenzo Sironi
Nato il 15 aprile 1990 a Saronno (VA), laureato in “Turismo, culture e territorio” all’università IULM di Milano, ha sempre avuto una grande passione per la scrittura; quella per la pittura e per la fotografia l’hanno portato a esporre in diverse mostre. Ama le realtà nascoste, il non detto, i silenzi densi di significato e il sesto senso. Scovare misteri e leggende è uno dei suoi più grandi interessi, e Milano e le Seychelles, posti dove vive, ne sono ricchissimi. Ritrarre personalità interessanti, con una penna e taccuino, o con una macchina fotografica o con un pennello, è ciò che mi gli dà più soddisfazione. Il suo giradischi è l’oggetto dal quale non si separerebbe mai. lorenzosironi90@gmail.com;