Immagini satellitari hanno confermato la presenza una città perduta nel Sahara, nella parte sudoccidentale in Libia.
In seguito alla caduta di Gheddafi molti archeologi hanno cominciato l’esplorazione dell’eredità pre-islamica
del Paese, a lungo ignorata. Usando satelliti e foto aeree per identificare le rovine in una delle zone desertiche più inospitali, un team britannico ha scoperto più di 100 fattorie fortificate e villaggi con strutture simili a castelli e diverse città, perlopiù risalenti ai primi 500 anni della nostra Era.
Queste città perdute vennero costruite da un’antica civiltà conosciuta come Garamanti, il cui stile di vita e la
cui cultura erano molto più avanzati di quanto suggeriscano le antiche fonti.
Il team, dell’Università di Leicester, ha identificato le rovine di mattoni di fango dei complessi fortificati, con mura ancora in piedi di circa 4 metri di altezza, con tracce di canali, cimiteri, sistemi di campi
annessi, pozzi e sofisticati sistemi di irrigazione.
Un’indagine del terreno effettuata agli inizi dell’anno ha confermato la datazione pre-islamica e una notevole conservazione. L’evidenza suggerisce che il clima non sia cambiato negli anni, in questa regione, e che questa terra inospitale, con precipitazioni pari a zero, una volta fosse densamente costruita e coltivata. Si tratta di paesaggi eccezionali, sia nelle caratteristiche sia nella preservazione.
Quello dei Garamanti, almeno stando a quanto sta emergendo dalla sabbie libriche, era uno stato organizzato, con città e villaggi, un linguaggio scritto e arte avanzata. I Garamanti furono pionieri nello stabilire oasi e nell’aprire il commercio trans-sahariano.