Proseguiamo a pubblicare in esclusiva, le sintesi degli interventi dei relatori al I° Convegno Nazionale DANTE ESOTERICO E I MISTERI DEL MONTE CACUME, tenutosi a Patrica (FR) Sabato 9 marzo 2019.
“Monte Cacume… un Klippe, lancetta di un orologio cosmico”
di Ivan Coccarelli.
Monte Cacume oltre a rappresentare una singolarità dal punto di vista morfolologico, lo è anche dal punto di vista geologico…
Monte Cacume infatti è un KLIPPE (parola tedesca che significa scoglio); è una struttura geologica che è parte isolata di una falda sovrascorsa. Una falda, per effetto dell’erosione, prima apre delle finestre tettoniche e poi lascia delle parti isolate chiamate klippen. Klippe è il termine geologico quindi per definire il particolare assetto tettonico-strutturale del settore sommitale di questo monte …
In una sequenza di rocce sedimentarie (deposte orizzontalmente), le rocce più vecchie giacciono al di sotto delle più recenti; nel caso di Monte Cacume diversamente, perforando idealmente dalla sommità verso il basso, troviamo in profondità rocce più giovani di quelle superficiali! Perché accade ciò?
(Immagine di apertura: Tramonto sul Monte cacume, immagine a lato: Ivan Coccarelli impegnato in misurazioni rpesso il monolite de “Il Guardiano”).
La causa sono i movimenti tettonici. La Terra non é un semplice corpo solido in equilibrio statico ma è un pianeta in equilibrio dinamico costituito da diversi «involucri» con caratteri chimico-fisici diversi attraversati da flussi energetici e di materia. La crosta terrestre in particolare è in continuo mutamento;
Il «motore» è legato ai moti convettivi interni originati dal flusso di calore terrestre: i continenti si comportano come zattere che galleggiano in una pentola con acqua in ebollizione; riguardo la fonte di energia che attiva tali processi, essa si localizza all’interno del nostro pianeta e non è il calore originario residuo, dopo un lungo raffreddamento, del calore di uno stadio primordiale in cui la terra sarebbe stata una massa di materia interamente fusa ! In realtà la più importante fonte del calore terrestre è rappresentata dagli isotopi radioattivi naturali: Uranio 238, il Torio 232 ed il Potassio 40.
È in definitiva l’energia racchiusa in tali atomi che liberata attiva i processi tettonici ed ha ad esempio prodotto l’innalzamento di quei sedimenti marini che nel mesozoico si accumulavano nel fondo di un grande mare chiamato Tetide: è tale energia che ha prodotto i nostri monti.
La crosta oceanica è meno spessa di quella continentale e in corrispondenza delle dorsali oceaniche i magmi risalgono in superfice e solidificano; tale fenomeno provoca l’espansione degli oceani che fungono da «nastro trasportatore» delle placche e dei continenti… ovviamente la superficie del pianeta terra rimane costante, quindi in altri punti della terra (le fosse oceaniche) la crosta terrestre deve sprofondare nel viscere della terra. In questo gioco di movimenti può accadere che quando una crosta oceanica viene completamente riassorbita nel mantello terrestre (mentre un altro oceano si sta aprendo in un altro luogo), la crosta continentale (più leggera di quella oceanica) che fa parte della stessa «zolla» può scontrarsi con un altro continente: dallo scontro nascono le catene montuose …
I sedimenti, in particolare, che formano Monte Cacume ed i Lepini si depositarono milioni di anni fa, al tempo dei dinosauri (oltre 65 M.A), in un mare chiamato Tetide che esisteva molto prima che si formasse la penisola italiana; erano «materiali» carbonatici che costituivano antiche scogliere marine tropicali costruite da coralli (celenterati) ed accumuli di «conchiglie» (molluschi). Tali organismi dopo la loro morte hanno creato pacchi sedimentari spessi anche migliaia di metri! Alcuni di questi organismi si sono estinti alla fine del Cretaceo (65 milioni di anni fa) contemporaneamente ai dinosauri, come le rudiste: singolari molluschi bivalvi a valve asimmetriche … non dimentichiamo anche alcuni foraminiferi (organismi unicellulari, protozoi ameboidi marini con cellula rivestita da un guscio solido) come le Alveoline del klippe di Monte Cacume (Sellialveolina vialli, Cisalveolina lehneri …).
Questi organismi con i loro gusci hanno formato complessi ‘edifici’ in continua crescita; ma come hanno potuto produrre chilometri di sedimenti? … perché il fondale marino sotto il loro peso sprofondava lentamente! … È un fenomeno simile a quello di un’imbarcazione, soggetta alla spinta di Archimede, che viene caricata sempre più di materiali (la litosfera solida diversamente «galleggia» sul mantello più denso e parzialmente fuso a comportamento plastico …). Una volta spinti in profondità poi i sedimenti sottoposti a enormi pressioni si sono litificati (Diagenesi) e trasformati in rocce.
Quando poi la placca africana si è scontrata con quella europea, la Tetide si è chiusa e questi sedimenti sono stati compressi, innalzati ed attualmente formano le nostre montagne tra cui i monti Lepini e Monte Cacume! Ma dei materiali rigidi come le rocce sottoposti a spinte come possono innalzarsi sino a migliaia di metri sul livello del mare e formare anche pieghe, quasi come fossero costituiti da «pasta dentifricia» ?
La rigidità di un materiale è una proprietà fisica che dipende anche dalla «durata» delle forse a cui è sottoposto: un calcare rigido sottoposto ad una spinta continua nel tempo di milioni di anni non si comporta più da materiale rigido ma risulta praticamente plastico!
E’ questo che è accaduto per il KLIPPE di M. Cacume! … esso rappresenta il residuo di una falda carbonatica (interessata da fitte pieghe coricate ad asse N-S) di età cretacica (oltre 65 M.A.), ora posta su sedimenti argillosi (Argille Caotiche poste su un ampio ripiano tra gli 800 e 900 m s.l.m.) più recenti (circa 10 M.A.) che gli donano anche la caratteristica presenza di una serie di sorgenti poste alla base del cucuzzolo carbonatico (che si comporta da serbatoio di acqua essendo caratterizzato da numerose fratture superficiali che permettono alle acque di penetrare) proprio al contatto con tali materiali argillosi impermeabili!… alla base della massa calcarea del klippe, al contatto con le argille, si sviluppano infatti sorgenti di trabocco.
Ma oltre ad essere una singolarità dal punto di vista geologico, Cacume sembra avere altere peculiarità come quella di essere una “lancetta” di un orologio cosmico …
Anticamente non esistevano gli orologi e per avere un’idea dell’ora gli uomini osservavano il movimento del Sole durante il giorno. Per gli appartenenti alle primitive società semi-nomadi paleolitiche, che fondavano il loro sostentamento sulla caccia e sulla raccolta di vegetali selvatici, momenti fondamentali della giornata devono certamente essere stati l’alba e il tramonto ed istante di grande importanza il mezzodì; quest’ultimo risultava essere il momento in cui si doveva decidere di interrompere la battuta di caccia e riprendere la via del ritorno. Essi avevano infatti il grave problema sia di ritornare ai rifugi o ai primitivi accampamenti, prima che facesse buio, per potersi riparare dalle intemperie e dalle fiere, sia di evitare di tornare troppo presto, e quindi con scarso bottino; a mezzodì si poteva esser certi che la distanza di cui ci si era allontanati partendo all’alba poteva essere ripercorsa all’indietro prima del tramonto.
In particolare ci si accorse che, nell’istante che divide a metà l’intervallo di tempo tra l’alba e il tramonto, l’ombra di un albero o di un bastone piantato nel terreno è più corta che in qualsiasi altro istante del dì. Venne allora costruito il primo rudimentale gnomone.
Successivamente nel Neolitico comparvero le prime civiltà stanziali e le attività agricole: vi fu allora la necessità di misurare le stagioni per definire il momento della semina, aratura, raccolto, ecc. (necessitava avere un calendario e conoscere in anticipo le “variazioni stagionali di durata del dì”).
Gli uomini del neolitico quindi innalzarono in molte località enormi pietre che permisero loro di prevedere i cambiamenti di stagione, individuando le direzioni del sorgere e del tramontare del Sole nei giorni di Solstizio e di Equinozio; nei luoghi ove sull’orizzonte non esistevano riferimenti particolari, gli uomini utilizzavano allineamenti di sole pietre, diversamente se sull’orizzonte vi erano riferimenti era sufficiente per l’allineamento una sola pietra o un solo punto di osservazione.
Vennero quindi realizzati in un passato remoto singolari allineamenti di pietre cercando sull’orizzonte elementi morfologici che fungessero probabilmente per gli uomini del Neolitico da “lancette di orologi cosmici” (Pointers of Cosmic Cloks) per definire lo scorrere del tempo e delle stagioni: monte Cacume sembra essere proprio una “lancetta di un orologio cosmico”.
All’inizio della primavera e dell’autunno, in particolare, un osservatore posto nei pressi della località “Peschieta – Colle Cardarilli” a Ceccano, vede tramontare il Sole dietro il cucuzzolo di Monte Cacume, che si localizza esattamente ad occidente; data la sua particolare morfologia, quest’ultimo, visto da tale località, potrebbe aver rappresentato per le antiche popolazioni indigene un ottimo riferimento per la registrazione del ciclo stagionale (lancetta di un orologio cosmico).
(Immagine a lato: Ivan Coccarelli durnate la il suo interevnto all’evento patricano del 9 marzo 2019).
La presenza di numerosi massi calcarei reperibili sul dosso carbonatico di Ceccano, materia prima per la realizzazione di allineamenti astronomici, e l’esistenza di una limitrofa area fluvio-lacustre (Fiume Sacco) e boschiva, fattore estremamente favorevole allo sviluppo di attività antropiche preistoriche e di insediamenti stanziali, fanno nascere l’ipotesi, per il dosso collinare ceccanese, di “Centro neolitico sacro-astronomico”.
(Ivan Coccarelli)