Prosegue la pubblicazione degli interventi presentati durante il I Convegno nazionale “Dante esoterico e i misteri del monte Cacume”, tenutosi a Patrica (FR) il 9 Marzo 2019.
Il Monte Cacume e il Guardiano Megalitico
Nuove evidenze sull’orologio cosmico
di Roberto Adinolfi
PREMESSA
All’inizio della primavera e dell’autunno, in particolare, un osservatore posto nei pressi della località “Peschieta – Colle Cardarilli” a Ceccano, vede tramontare il Sole dietro il cucuzzolo di Monte Caccume, che si localizza esattamente ad occidente; data la sua particolare morfologia, quest’ultimo, visto da tale località, potrebbe aver rappresentato per le antiche popolazioni indigene un ottimo riferimento per la registrazione del ciclo stagionale (lancetta di un orologio cosmico).La presenza di numerosi massi calcarei reperibili sul dosso carbonatico di Ceccano, materia prima per la realizzazione di allineamenti astronomici, e l’esistenza di una limitrofa area fluvio-lacustre (Fiume Sacco) e boschiva, fattore estremamente favorevole allo sviluppo di attività antropiche preistoriche e di insediamenti stanziali, fanno nascere l’ipotesi, per il dosso collinare ceccanese, di “Centro neolitico sacro-astronomico”
Ecco la fascia localizzata ad Est di Cacume entro la quale è visibile il fenomeno .
Leggendo gli scritti di Ivan cominciai ad interessarmi a questo strano fenomeno secondo cui al tramonto dell’equinozio il sole si posiziona dietro monte Caccume.
Iniziai a fare lunghe passeggiate nel boschi circostanti, mi concentrai in una zona del paese che pur essendo vicina al centro non si era sviluppata ,se non ne gli ultimi anni.
Visto che da questo lato del paese è posizionato il cimitero pensai che ci potesse essere un retaggio arcaico per cui in quella zona ci fosse qualcosa di sacro o particolare.
Un giorno, semplicemente passeggiando, mi imbattei in un luogo che è difficile da definire e che qualcuno chiamerebbe magico, altri particolare, singolare. Io lo definisco semplicemente unico.
Salendo il fronte della collina, mi imbattei in un enorme faccione di pietra che sembrava porsi a guardia di qualcosa.
Il primo paragone che mi viene da fare per definire il sito di Ceccano è quello con Marcahuasi.
Marcahuasi è un altopiano di origine vulcanica, di superficie pari a circa 4 kilometri quadrati, situato a quasi 4.000 metri di altitudine nella provincia di Huarochiri, a est di Lima, Perù, sede di un insieme unico di enormi rocce granitiche. Tali formazioni rocciose e la loro particolare forma hanno origine dalla millenaria azione erosiva di vento e pioggia. L’esoterista Daniel Ruzo sostenne nel suo Marcahuasi: la historia fantástica de un descubrimiento (1974) che le formazioni rocciose erano opere scultoree di una civiltà prediluviana, i Masma, discendenti diretti di Atlantide.
Cominciai a confrontare le foto delle facce di pietra di Ceccano con quelle presenti a Marcahuasi.
Eccone riportati alcuni esempi , un ulteriore fattore che accumuna Ceccano e Marcahuasi è la concentrazione dei volti di pietra in area circoscritta di alcuni km.
Fuori da questa area non ci sono figure di pietra simili a quelle da me ritrovate nel sito megalitico di Ceccano.
Il sito megalitico di Ceccano è costituito da centinaia di pietre disseminate in un piccolo boschetto che nascode in ogni angolo una soprese.
La mia attenzione si è concetratta in questi anni in particolar modo su 3 elementi che presentano delle caratteristiche molto curiose e sono IL GUARDIANO , IL PICCOLO MENHIR e ROCCIA A FORMA DI V.
Il guardiano è forse l’elemento più curioso e complesso , salendo il fronte della collina venendo dalla valle dove sono presenti elementi come il fiume che lambisce la base collinare e il bosco di Faito , il guardiano si erge maestoso quasi a presidiare l’entrata di qualcosa.
Il primo interrogativo che ci siamo posti viste la forma della roccia è se questa potesse essere naturale oppure opera dell’uomo.
Il primo elemento che abbiamo analizzato è la sua posizione che è stata proprio la ragione che ha attirato la mia attenzione trovandosi proprio su questa linea su cui è visibile il fenomeno del tramonto dietro monte Caccume.
L’atro elemento è rappresentato dalla roccia che costituisce il Guardiano, anche in questo caso ci siamo accorti che non è così comune all’interno del territorio Ceccanese. La roccia che troviamo in questo luogo è un antica scogliera del miocene e si trova in un’area circoscritta che va dal nostro sito megalitico fino al centro di Ceccano ed è su questo tipo di roccia che è stato costruito il Castello dei Conti di Ceccano e l’antica Fabrateria Vetus, città volsca, già esistente nel 330 a.C..
Quindi i due elementi, la posizione su questa ipotetica linea E-W e la roccia del miocene si trovano contemporaneamente in unico luogo.
Passiamo ora alla forma del nostro Guardiano, la somiglianza con un volto umano potrebbe non essere scontata a causa di fenomeno di pareidolia (o illusione pareidolitica).
La pareidolia o illusione pareidolitica (dal greco εἴδωλον èidōlon, “immagine”, col prefisso παρά parà, “vicino”) è l’illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale.
Proprio per questo fenomeno a volte guardano il cielo vediamo delle nuvole che assomigliano a volti umani, animali o altri oggetti di uso comune.
Anche in questo caso la soluzione è molto semplice attraverso una ricostruzione 3d della roccia denominata il Guardiano si nota che non si può trattare di fenomeno di pareidolia perché la roccia è simmetrica quindi da qualsiasi punto la si guardi il volto è sempre visibile.
Se questo non bastasse, siamo riusciti, grazie all’amico Giancarlo Pavat, a portare a Ceccano uno dei più grandi esperti mondiali in questo campo che è Robert Bauval seguendo il link potrete vedere e sentire la sua opinione (Il pensiero di Robert Bauval sul “Vichingo” di Ceccano https://www.youtube.com/watch?v=syP0qhiKyaQ)
Quanto al PICCOLO MENHIR anche in questo caso siamo partiti dalla definizione classica della parole a confrontarlo con altri menhir disseminati in tutta Europa.
I menhir (dal bretone men e hir “pietra lunga”; in italiano anche “pietrafitta”) sono dei megaliti (dal greco “grande pietra”) monolitici (da non confondere con i dolmen, polilitici e solitamente assemblati a portale), eretti solitamente durante il Neolitico, che potevano raggiungere anche più di venti metri di altezza, come ad esempio il Grand Menhir rotto di Locmariaquer (nel Morbihan in Bretagna).
In questo caso il risultato è sempre lo stesso, una straordinaria somiglianza con importanti siti megalitici che ogni anno ricevono migliaia di visitatori.
L’ultimo elemento da me trovato solo successivamente perché ricoperto da una folta vegetazione è la roccia a forma di V.
Ha attirato la mia attenzione nel momento in cui ho osservato il paesaggio che si presentava alle sue spalle che è riportato in questa foto in cui sono chiaramente riconoscibili le nostre montagne Monte Caccume e Monte Gemma.
Usando dei semplici strumenti disponibili nella rete ho unito la posizione dl sito megalitico a Monte Caccume riscontrando alcune curiosità: ad una distanza relativamente breve di circa 7 km il sito risulta allineato ad un ipotetica linea E-W.
Se andiamo adesso ad unire 3 elementi il quadro sarà ancora più chiaro, mettendo insieme la roccia a forma di V ,monte Caccume e la posizione del sole in giorno dell’equinozio troviamo che l’ultimo raggio di sole nel giorno dell’equinozio passa su tre punti allineati Monte Caccume al centro della nostra Roccia a forma di V e sulla punta del piccolo menhir.
La possibilità che tale fenomeno possa essere naturale è molto remota, immaginate che per 2 punti passa una sola retta, nel nostro caso si parla addirittura di tre punti che si trovano ad una distanza di 7 km come precedentemente detto, se a questo aggiungiamo che il fenomeno è fissato anche nel tempo perché si ripete due volte l’anno nel giorno dell’equinozio , non può essere casuale.
Questa tesi è stata confermata dai diversi programmi utilizzati per simulare il fenomeno ma è stata anche vista dal vivo come testimoniano le foto riportate nei diversi periodi dell’anno.
La mia deduzione sta nel fatto che questo particolare sito poteva essere utilizzato in periodi antichi come un enorme lancetta che scandiva il passare delle stagioni e in particolare gli equinozi che rappresentano il passaggio nella primavera e nell’autunno.
(Roberto Adinolfi)