GLI ENIGMATICI AFFRESCHI DELL’EX CHIESA DI SAN FRANCESCO A BOVILLE ERNICA
di Marco Di Donato
Boville Ernica è un piccolo paese nel cuore della Ciociaria noto agli storici e agli appassionati per la presenza del famoso “Angelo di Giotto” ossia l’unico mosaico al mondo fatto su di un disegno del grande artista fiorentino.
Ma in questo articolo non parleremo di quest’opera d’arte – proveniente dalla ex Basilica Costantiniana di Roma – e conservato all’interno della Chiesa di San Pietro Ispano, ma bensì di un particolare affresco presente nell’ex Chiesa di San Francesco sempre nel Comune di Boville Ernica (Fr).
La Chiesa di San Francesco venne fondata nel XIII secolo ed oggi è sede di un museo civico: al suo interno sono presenti resti di alcuni meravigliosi affreschi di scuola giottesca nonché un organo del XVII secolo sui cui sportelli sono raffigurate le immagini della Madonna e di San Francesco. Di recente sono state scoperte alcune croci patenti di colore rosso (da molti note con l’appellativo di “croci templari”) rinvenute durante dei lavori di restauro.
La nostra attenzione si sofferma però su di un affresco che raffigura una Madonna avvolta in una mandorla luminosa contornata da una serie di simbologie o per meglio dire, come ci riferisce San Giovanni nel cap. 12 dell’Apocalisse: “una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi”.
Infatti, come si vedrà dalla foto, troviamo una Madonna (o donna vestita di sole) con una mezza luna sotto ai suoi piedi e tutto intorno una serie di simbologie. Non è possibile fare una descrizione completa di tutti gli emblemi affrescati in quanto mancano quelli presenti nella parte destra (da chi guarda) del dipinto.
Partendo dall’alto vediamo la figura di Dio che con la mano sinistra regge il mondo e con la destra impartisce la benedizione: nelle lingue anglosassoni e germaniche, la parola “destra” e “giustizia” – quest’ultima intesa come “diritto” – sono scritte e/o proferite nella stessa maniera e nella simbologia cristiana, Dio impartisce le benedizioni con la mano destra inteso quale simbolo di rettitudine. Ci troviamo pertanto dinnanzi ad un segno positivo. Le scene successive affrescate fanno invece riferimento ad episodi della vita di San Francesco. Ma quel che più colpisce sono i simboli presenti attorno l’affresco della Madonna.
Innanzitutto vediamo sul lato sinistro il Sole e su quello destro la Luna.
Questi due simboli hanno un profondo significato molto noto agli appassionati di tale tematica, in quanto rappresentano il simbolo maschile e femminile. Ma non solo: il sole (e scusate il gioco di parole), dal punto di vista cristiano indica la luce e quindi la rilevazione, mentre la luna indica la luce nella notte che con il suo crescere illumina i miscredenti. Questi due simboli sono segni di potere ed erano venerati già nell’antichità classica. In chiave cristiana il sole e la luna si riferiscono alla bellezza di Maria – che la tradizione acclama come tota pulchra – ossia piena di santità. Inoltre, nel Cantico dei Cantici – un libro del Vecchio Testamento scritto da re Salomone, figlio di Davide, il quale aveva chiesto a Dio, come dono, la sapienza – troviamo la seguente frase: Quae est ista quae progreditur … pulchra ut luna, electa ut sol …? ossia “Chi è questa che viene avanti … bella come la luna, fulgida come il sole …?”. Giusto per dovere di narrazione si evidenzia che il Cantico dei Cantici è un libro presente all’interno della Bibbia e che parla di amore tra uomo e donna. Questo libro appare diverso dagli altri ma, senza entrare troppo nel dettaglio, si può affermare che tale opera parla non solo alla nostra mente e volontà ma anche ai nostri sentimenti.
Continuando ad esaminare il lato sinistro dell’affresco, troviamo una porta con sotto scritto “Porta Coeli”. Questo simbolo, così come quelli successivi, si rifanno sia alle litanie mariane o anche dette lauretane – ossia le invocazioni fatte al termine del rosario, sia a frasi del Cantico dei Cantici e dell’Antico Testamento.
In questo caso, infatti, abbiamo: “Porta del Cielo. Prega per noi.” nelle litanie lauretane, ma anche: “Terribilis est locus iste! Haec domus Dei est et porta coeli” ossia “Questo è un luogo terribile! Questa è la casa di Dio e la porta del Cielo” che si rifà al sogno di Giacobbe il quale riferisce di aver avuto in visione una scala che saliva verso il Cielo: parliamo dell’Antico Testamento.
Sotto la “Porta Coeli” troviamo la “Fons Signatus” che letteralmente indica la fonte sigillata (signum è il sigillo). Rappresenta la fedeltà e la pudicizia intese come caratteristiche della Madonna e quindi come fonte che irrora i giardini. Anche in questo caso troviamo nelle litanie lauretane troviamo la frase : “Fonte della nostra gioia. Prega per noi.” Ma non solo, in un passo del biblico Cantico dei Cantici vi è la frase: “Hortus conclusus soror mea, sponsa, hortus conclusus, fons signatus” ossia “Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata”.
Sotto la “Fons Signum” troviamo “l’Oliva Spectosa” ossia l’olivo maestoso che rappresenta uno dei numerosi appellativi di Maria. Quest’appellativo lo troviamo nel cap. 24 del libro di Siracide – un libro dell’Antico Testamento non accolto dalla Bibbia ebraica ma presente in quella cristiana, ove la Sapienza proclama il proprio elogio. Tali elogi sono quindi riferiti alla Madonna: “Quasi cedrus exaltata sum in Libano, et quasi cupressus in montibus Hermon. Quasi palma exaltata sum in Engaddi, et quasi plantatio rosae in Iericho. Quasi oliva speciosa in campis, et quasi platanus exaltata sum iuxta aquam in plateis, che vuol dire “Sono cresciuta come un cedro sul Libano, come un cipresso sui monti dell’Ermon. Sono cresciuta come una palma in Engàddi e come le piante di rose in Gerico, come un ulivo maestoso nella pianura e come un platano mi sono elevata. (Sir 24, 13-14)”.
Con il termine “Oliva Spectosa” ci riferiamo all’essere stesso dell’oliva e a quel simbolo della misericordia che rappresenta l’olio che fuoriesce dall’oliva, così come la grazie e misericordia che fuoriesce dalle mani della Madonna.
Altro interessante elemento presente in questo affresco è il “Quasi Cedrus“, strettamente collegato al simbolo precedente e al libro di Siracide. Con la cui espressione viene intesa l’anima del giusto, paragonata al cedro del Libano per la sua incorruttibilità. Il cedro del Libano è infatti il legno più forte e resistente presente al mondo. Si narra che con il legno del cedro del Libano vennero erette le colonne del Tempio di Salomone. Rappresenta inoltre sinonimo di potenza e forza. Anche nel Cantico dei Cantici si fa menzione al “quasi cedrus” e alla Torre del Libano, situata nella gola del Libano presso Emath.
Altro interessante simbolo qui presente è il giglio, emblema regale riferito alla Madonna per la sua purezza assoluta. E ancora una volta, nel Cantico dei Cantici, troviamo questo simbolo allorquando, all’affermazione dell’amata di essere come un fiore di campo, l’amato risponde: “sicut lilium inter spinas sic amica mea inter filias” ossia “come il giglio tra le spine è la mia amica tra le altre ragazze”.
Sotto al giglio troviamo una sorta di borgo con torri e cupola ed un giardino recintato. Se da un lato possiamo pensare al fatto che le torri indicano l’inaccessibilità al male, riferita a Maria e alla sua concupiscenza ossia la verginità, mentre la cupola indica la “domus sapientiae” ossia la casa della sapienza, non possiamo non pensare, anche in questo caso, al Cantico dei Cantici e al passo biblico che si riferisce alla città Santa di Gerusalemme definendola come una sposa ornata che attende il suo sposo. Per quanto riguarda il giardino, ritorniamo a quanto descritto alla “Fons Signatus” allorquando si fa riferimento a Hortus conclusus ossia “Giardino chiuso tu sei” riferito alla verginità della Madonna che non è stata fecondata da seme umano.
Di fianco al simbolo del giardino (hortus conclusus) troviamo un simbolo che a primo acchito potrebbe indurci in errore in quanto è facile ritenere che si tratti di uno specchio. In realtà è un tabernacolo ed anche in questo caso ci vengono incontro le litanie lauretane: “Tabernacolo dell’eterna gloria. Prega per noi” e il Cantico dei Cantici con particolare riferimento al Tabernacolo di Cedar, santuario di Dio, inteso come sacramento universale di salvezza.
Il simbolo attiguo al tabernacolo è un drago a 7 sette (nella foto si contano solo 6 teste, ma di fatto sono 7 in quanto una è stata semicancellata ma è ancora visibile il collo). Questo simbolo fa riferimento a un passo dell’Apocalisse di Giovanni e alla descrizione di un grande drago rosso con 7 sette e 10 corna con un diadema sopra ogni testa. Tale allegoria è strettamente collegata a tutta l’immagine dell’affresco. Infatti, come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, la Madonna viene indicata come una “donna vestita di sole” e quindi come simbolo celeste, mentre il drago rappresenta la simbologia terrestre e viene identificato con il serpente. Nel capitolo 12 del libro dell’Apocalisse, Giovanni così scrive: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.” Subito dopo, Giovanni parla di un enorme drago rosso che voleva divorare il figlio appena nato (il Messia) il quale venne portato in cielo per proteggerlo mentre alla donna le venne preparato un rifugio ove difenderla.
Infine, l’ultimo simbolo che vediamo è il “Templum Dei” ed anche qua ci vengono incontro le litanie : “Tempio dello Spirito Santo. Prega per noi.”
In estrema sintesi possiamo affermare che attraverso l’uso della simbologia, in questo affresco sono presenti un sunto delle litanie liturgiche riferite alla Madonna nonché alcuni libri del Vecchio Testamento, uno su tutti il Cantico dei Cantici. Un libro, questo, per il quale San Bernardo di Chiaravalle – fondatore insieme a Ugo di Payns dell’Ordine dei Cavalieri Templari nonché colui il quale scrisse la regola dell’Ordine Templare – fece la più grande opera di ricerca – racchiusa nei Sermoni – che rappresenta una vera e propria opera unica nel suo genere e tutt’oggi mai imitata sul Cantico dei Cantici.
Ad ogni modo tutta la Chiesa di San Francesco a Boville merita una visita, non fosse solo per gli interessanti affreschi di scuola giottesca presenti che, se da un lato non presentano particolari caratteristiche dal punto di vista simbolico, restano comunque una delle più interessanti rappresentazioni di un’arte ormai persa nel tempo.
Marco Di Donato