Gli infiniti misteri del Sator
di Roberto Volterri
“…O qui perpetua mundum ratione gubernas terrarum coelique Sator, qui tempus ab aevo ire iubes, stabilisque manens das cuncta moveri.”…
…scrive Severino Boezio – in carcere – nel suo “De consolatione philosophiae’.
Anche lo sfortunato segretario di Teodorico, nel celebrare la ‘Provvidenza’ che saggiamente governa il Cielo e la Terra, aveva forse in mente il ‘Sator’, il ‘Seminatore’, dell’omonimo misterioso ‘quadrato’ che ha fatto versare fiumi di inchiostro ad esoteristi, enigmisti, filologi e storici?
SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS
Cosa significano, cosa celano queste semplici ma, contemporaneamente, enigmatiche parole rinvenute dall’archeologo Matteo Della Corte – nella versione più antica e completa – a Pompei, il 12 Novembre del 1936?
2. “…nel 1925, il famoso archeologo ciociaro Amedeo Maiuri (nato a Veroli nel 1886 a morto a Napoli nel 1963, a cui è intitolato il Museo Archeologico di Ceprano) scoprì tra le rovine di Pompei, nella cosiddetta “Casa di Paquio Proculo”, un graffito che riproduceva il “Quadrato Magico”. Essendo però la frase incompleta e semicancellata, non fu subito riconosciuta.
Undici anni dopo, sempre nella città distrutta dal Vesuvio, il grande pompeianista Matteo Della Corte (Cava dei Tirreni 1875 – Pompei 1962), rinvenne un altro “quadrato”, all’interno della cosiddetta “Grande Palestra”. Questa volta l’iscrizione era completa e perfettamente leggibile. Con l’unica differenza che la prima parola in alto era “ROTAS” e non “SATOR”” (da Giancaro Pavat “Nel Segno di Valcento” – Edizioni Belvedere 2010) .– dis G Pavat 2009
3. Immagine sopra: SATOR della chiesa di Campotosto (L’Aquila)
Letteralmente – in una mia libera ma sufficientemente attendibile traduzione – “Il Seminatore Arepo Tiene sotto il suo governo le Opere [del Creato] con l’eterno Ruotare dei Cieli”.
“Arepo, Arepo – avrebbe ora detto il manzoniano Don Abbondio – chi era costui?”
Verosimilmente proprio… ‘nessuno’, ma su questo ‘nome’ torneremo più avanti.
Il ‘SATOR’ – d’ora in avanti lo chiameremo così – è un ‘quadrato’ con cinque lettere per lato, per un totale di venticinque lettere, che si fa ‘ufficialmente’ risalire ai primi anni dell’Era Cristiana – sicuramente a prima del 79 d.C., anno dell’eruzione che seppellì Pompei – poiché non si conoscono versioni anteriori a quella scoperta nel 1925, nella città campana, graffita sul colonnato meridionale della casa di Publio Paquo Proculo, edificata in piena età neroniana.
In realtà, su questa prima, incompleta versione si leggono solo solo alcune lettere: ‘..ENET, ..REPO, ..ATOR’.
Undici anni dopo, l’archeologo Della Corte rinvenne il graffito completo su una colonna della cosiddetta ‘Grande Palestra’, datato all’Età Augustea. ‘Edizione’ – diciamo così – posteriore è quella rinvenuta ad Aquincum, in Ungheria, su un frammento di laterizio databile ai primissimi anni del II secolo d.C.
Ma anche in Mesopotamia il ‘nostro’ magico Quadrato fece la sua comparsa tra la metà del secondo e la metà del III secolo d.C. Infatti, a Dura Europos, lungo le rive dell’Eufrate furono rinvenuti, nei primi anni Trenta, quattro ‘SATOR’, di cui uno non in latino ma scritto con lettere greche.
4. Immagine sopra: SATOR di Corinium Donuborum, l’attuale Cirencester (UK)
5. Immagine sopra: Il SATOR di Siena
Un ‘SATOR’, databile al III o IV, secolo fu rinvenuto nella seconda metà dell’Ottocento presso l’antica Corinium Donuborum, l’attuale Cirencester (UK) e un altro ‘magico’ Quadrato è stato rinvenuto nel 1960 a Roma, sotto la basilica di Santa Maria Maggiore.
In papiri e amuleti egiziani copti troviamo alcuni ‘SATOR’ in cui le ormai notissime parole sono state misteriosamente modificate in ‘SADOR’, ‘ARODA’, ‘DANAD’ ‘ADORA’, ‘RODAS ’, scritte quasi sempre non in forma ‘quadrata’ ma linearmente: compaiono sulle cosiddette ‘Bende della Giustificazione’ (Lefafa Sedek), sul ‘Baluardo della Croce’ (Hasura Maskal), sulla ‘Lingua di Giacobbe’ (Lassana Ya’agob) e sulla ‘Rete di Salomone’ (Marbata Salomon).
Anche i Magi non ‘sfuggirono’ al ‘SATOR’, vedendo modificati i loro nomi da Gasparre, Melchiorre e Baldassarre in ‘ATOR’, ‘SATOR’ e ‘PERATORAS’: in un codice greco – secondo il ‘De rebus sacris et ecclesiasticis exercitationes libri XVI ’, degli inizi del XVII secolo – vengono infatti riportate queste ‘magiche’ parole che, eseguendo particolari rituali, avrebbero preservato dal morso dei serpenti!
In Italia, oltre a quello di Pompei – forse il più antico – e a quello di Roma, sono stati rinvenuti ‘SATOR’ a Montecassino, a Magliano dei Marsi, a Verona, a Siena, a Campiglia Marittima e, in una curiosa versione, a Valvisciolo, in provincia di Latina.
Ma su questo particolare Quadrato…’circolare’ torneremo più avanti.
6. Immagine sopra: SATOR di Campiglia Marittima (LI)
In Germania sono stati rinvenuti ‘SATOR’ a Halberstadt, a Rosenheim, a Oberaudorf e a Hamersleben, mentre in Francia lo troviamo a Bergfried, nel castello di Chinon, nel castello di Jarnac e a Puy.
7. Immagine sopra: Sator all’ingresso di una chiesa di Grenoble (Francia)
Il ‘SATOR’ varcò anche l’Oceano Atlantico: arrivò, infatti, sia nell’America del Nord che in Brasile, utilizzato come amuleto.
A proposito del suo uso ‘magico’, ricordo inoltre che nel ‘Carme delle scolte modenesi’ contenuto nel Codice O.I.4, Decretorum Collectio dell’Archivio Capitolare di Modena, sul foglio 165, in corrispondenza del margine destro della pagina si leggono, dall’alto in basso e allineate le parole
‘ROTAS OPERA TENET AREPO SATOR’.
Inserite qui con la solita valenza ‘apotropaica’?
Essa è infatti una frase ‘bifronte’ – che ha, cioè, lo stesso significato leggendola da sinistra a destra e viceversa – preceduta da un’altra frase con le stesse caratteristiche:
‘ROMA MURO LUCEAS SUMMUS SAECULORUM AMOR’,
molto simile ad analoga ‘bifronte’ riportata su una tegola – datata al II secolo d.C. – rinvenuta in Ungheria, ad Altofen (oggi Buda):
‘ROMA TIBI SUBITO MOTIBUS IBIT AMOR’.
Quest’ultima appartiene ad un più ampio distico palindromico – provate a leggerlo integralmente da destra a sinistra – attribuito a Sidonio Apollinare, vescovo di Averna nel V secolo d.C., in cui il palindromo appena citato veniva preceduto da “SIGNA, TE SIGNA, TEMERE ME TANGIS, ET ANGIS…”, che tradotto integralmente significherebbe
“ Sègnati, sègnati pure: tu mi affliggi e mi tormenti senza necessità; giacchè mediante il mio movimento, giungerai presto a Roma, mèta del tuo desiderio”.
Frase, questa, attribuita a Satana in persona mentre si lamentava per dover fungere da ‘cavalcatura’ per San Martino, diretto a Roma, il quale ‘accelerava’ l’andatura del ‘Principe delle Tenebre’ a suon di …’segni della Croce’!
Ma per tornare nell’Europa dei primi decenni del secolo appena trascorso, vorrei ricordare come addirittura la multinazionale Nestlè lo adottò – curiosamente – in campo pubblicitario sotto forma di anagramma: ‘ORO TE PATER, ORO TE PATER, SANAS ’, inteso come preghiera ‘apotropaica’, col significato di ‘Ti prego, Padre, ti prego, sanami’.
Torniamo al nostro ‘laterculus’, al ‘SATOR’ e al suo impiego come espressione artistica.
Come non ricordare, infatti, un intrigante romanzo intitolato ‘Avalovara’ in cui lo scrittore brasiliano Osman Lins (1924 – 1978) inserì il ‘SATOR’ come fulcro di una vicenda, ambientata nel II secolo a.C. dove le azioni si dipanano tra ‘geometrie arcane’ e concezioni dello spazio-tempo ante litteram?
E come poter non menzionare sia il compositore austriaco Anton von Webern che nella ‘II Cantata Opera 31’ utilizzò la struttura del ‘magico’ Quadrato per una composizione in cui fosse messo in risalto il concetto di ‘simmetria musicale’, sia il musicista tedesco Gümbel con il suo ‘Sator, Arepo I: variazioni su un Quadrato Magico per flauto e soprano’, sviluppatosi anche in due successive opere tutte incentrate sul ‘laterculus’?
Continuiamo la nostra ricerca…
Ho rinvenuto un significativo passo di una tragedia di Lucio Anneo Seneca (4 a.C.- 65 d.C.), l’Oetaeus, in cui Ercole viene definito “Seminatore degli Dei”…
“ Hercules Sator Deorumm, cuius excussum manu
utraeque Phoebi sentiunt fulmen domus,
secure regna: protuli pacem tibi,
quacumque Nereus porrigi terras vetat ”…
… la qual cosa ci riconduce immediatamente a una delle più usuali interpretazioni del ‘Quadrato Magico’ – quella che identifica nel ‘Sator’ il ‘Creatore’ – e ci fornisce, forse, lo spunto per confermare la sua origine che lo collocherebbe in epoca anteriore al 79 d.C. (eruzione di Pompei), con una ‘matrice’ legata ai primitivi cristiani, i quali potrebbero aver tratto ‘ispirazione’ proprio da espressioni simili a quelle dell’educatore di Nerone o a quelle del massimo poeta della romanità, Virgilio (70-19 a.C.) che accenna al ‘Sator’ come ‘ Padre degli uomini’…
“Olli subridens hominum Sator atque deorum
vultu, quo caelum tempestatesque serenat…”
(Eneide, I, 254-255)
Oppure questi versi ci suggeriscono una ‘matrice’ completamente ‘pagana’?
Può darsi, ma proseguiamo ancora.
Come dicevo, molti sono stati gli storici, gli archeologi e gli enigmisti che hanno tentato di trovare la definitiva ‘chiave di lettura’ di questo misterioso ‘Quadrato magico’.
Abbiamo già visto qualche interpretazione e utilizzo del SATOR come, ad esempio, ‘amuleto’ con cui ‘difendersi’ nelle più disparate occasioni: vediamo ora quella che è apparsa come l’interpretazione più attendibile.
Almeno ad una certa ‘corrente di pensiero’…
Dunque, nel 1925 Sigurd Agrell e Felix Grosser – indipendentemente uno dall’altro – intuirono che le venticinque lettere che compongono il Quadrato di cui ci stiamo occupando potevano nascondere la preghiera dominicale più cara ai cristiani perchè insegnata loro da Gesù stesso: il Paternoster.
Tale ipotesi fu poi avallata anche dal medievalista Arsenio Frugoni.
8. Immagine sopra: L’interpretazione “ufficiale” del Sator: il Paternoster a cui si aggiungono l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine dell’umana esistenza. Sarà veramente questa?
Videro infatti che disponendo come illustrato in una figura che correda l’articolo tutte le venticinque lettere si poteva ottenere una ‘croce’ oltre alle lettere ‘A’ e ‘O’ significanti l’Alfa e l’Omega dell’Apocalisse di San Giovanni.
D’altra parte, come scrisse il poeta latino Ausonio “…Omega et Omicron graecum compensat romula vox O...”, per cui cadeva anche l’obiezione che i greci avrebbero traslitterato nella lettera Omicron – e non nell’Omega – la latina ‘O’!
Sembrava, dunque, un’intuizione eccezionale che dava conferma della presenza cristiana nella Pompei dei primissimi anni della nostra Era e che attestava l’uso della lingua latina nella liturgia di quei primi seguaci del Cristo.
Ma ‘qualcosa’ non ‘quadrava ’ (è il caso di dirlo!) e quel ‘qualcosa’ fu messo in luce da un gesuita, padre De Jerphanion: egli obiettò che l’interpretazione del SATOR come Paternoster non poteva essere sostenuta poichè se si accettava la datazione all’84 d.C. dell’Apocalisse non si poteva contemporaneamente sostenere che almeno cinque anni prima – prima cioè del 24 Agosto del 79 d.C.– qualcuno avesse inserito nel Quadrato il concetto di ‘Alfa’ e ‘Omega’ intesi come ‘inizio’ e ‘fine’ di tutte le cose, come onnipotenza del Signore – il Sator, il Seminatore – sul Cosmo intero.
Ma qui mi permetterei di obiettare che attuali ‘scuole di pensiero’ sostengono che l’Apocalisse giovannea dovrebbe essere attribuita ad un ignoto autore se risalisse all’epoca di Domiziano (81- 96 d.C., quindi dopo il 79!) ma potrebbe anche essere veramente opera dell’apostolo Giovanni se fosse stata redatta in epoca neroniana (54 – 68 d.C.), epoca questa perfettamente ‘compatibile’ con i rinvenimenti pompeiani.
Ma non ‘compatibile’ con l’opinione di un altro ‘contestatore’: lo storico Jerome Carcopino sostenitore dell’impossibilità di una presenza cristiana a Pompei prima del fatidico 79 d.C. e fautore della tesi che alcuni fossores – scavatori clandestini – avventuratisi tra la ‘città morta’ dopo la catastrofe avessero avuto tempo e voglia per incidere le ‘magiche’ venticinque lettere sulle colonne della casa di Publio Paquo Proculo!
A ribattere (indirettamente) al Carcopino ci ha pensato l’amico Giancarlo Pavat nel suo “Nel Segno di Valcento” (Edizioni belvedere 2010):
“…..il Quadrato (ovvero il SATOR NDA), che da quel momento venne chiamato anche “Latercolo Pompeiano”, era speculare a quelli conosciuti sino a quel momento. Come è noto, la città campana venne sepolta dall’eruzione nel 79 d.C. ed i due quadrati vennero scoperti sotto gli strati di ceneri e detriti. E non fu notata alcuna traccia di precedenti scavi, magari di saccheggiatori. Questo per fugare i dubbi su una improbabile incisione degli stessi dopo la distruzione della città. Su molti libri e pubblicazioni si trova scritto che proprio la presenza del “Sator” a Pompei, confuterebbe l’ipotesi della sua origine “cristiana”. Si afferma, infatti, che non c’erano cristiani nella città vesuviana. Questo perché, sino ad oggi, a Pompei, non sarebbero state trovate tracce del loro culto. Anche gli scritti dell’apologeta cristiano Tertulliano (160-220 d.C.) confermerebbero tale assenza. Infine si riporta la diceria, messa in giro dagli stessi cristiani di Roma, che le città campane sarebbero state punite da Dio per il loro pervicace permanere nell’idolatria pagana. Asserzioni assolutamente non condivisibili. Vediamo per quali motivi. Non solo San Paolo soggiornò e predicò a Pozzuoli, ma, ad Ercolano, anch’essa annientata dalla furia del Vesuvio, assieme Stabia e ad Oplonti, l’archeologia ha scoperto indubbi indizi Cristiani. Quindi non si vede perché non dovessero essere presenti anche a Pompei. Le ricerche e gli scavi hanno portato alla luce alcuni anelli, cinque per l’esattezza, di cui quattro ad Ercolano ed uno a Pompei, con incisi un pesce ed una colomba. Simboli (anche se non esclusivamente) Cristiani. Nel 1952, è stata la volta di un’anfora greca recante un segno del tutto simile al cosiddetto “Monogramma di Costantino” di cui abbiamo parlato nel capitolo 4. Da rammentare, poi, la “croce” […] oggi scomparsa, trovata nel XIX secolo. Quanto a Tertulliano, ecco il suo noto passo; “Sed nec Tuscia iam atque Campania de christianis querebantur, cum Vulsinios de caelo Pompeios de suo monte perfudit ignis” (“Apologeticum” di Tertulliano, Xl, 8 – a cura di A. Resta Barrile – Mondadori, 1994). “Allora né la Tuscia, né la Campania avevano motivo di lamentarsi dei Cristiani, quando vennero distrutte dal fuoco proveniente dal cielo, Volsinii (l’odierna Orvieto) e dal suo monte (il Vesuvio); Pompei”. Secondo me […] la frase va presa alla lettera. Ovvero che nessuno accusò i Cristiani per quelle due catastrofi. E non che non c’erano Cristiani in Toscana (la Tuscia) e a Pompei. Inoltre non scordiamo che non è affatto detto che Tertulliano fosse realmente informato sulla situazione dei Cristiani a Pompei, visto che scriveva nel II° secolo d.C., oltre cent’anni dopo la fine della città”.
9. Immagine sopra: il libro di successo di Giancarlo Pavat, “Nel Segno di Valcento” – Edizioni Belvedere 2010
E l’enigmatico Arepo che abbiamo già incontrato all’inizio di questo nostro ‘viaggio’ all’interno di un Quadrato che – fra poco – vedremo diventare anche…’circolare’?
Per cercare di dimostrare che il nome Arepo attestasse un’origine non cristiana, non pompeiana del SATOR intervenne nei primissimi anni Cinquanta il francese Gaston Letonnelier sostenendo che AREPO rappresentava il tempo futuro del verbo celtico repha, nel significato di ‘aiutare’.
Perciò, secondo l’ineffabile francese, la lettura corretta del Quadrato doveva essere…
‘SAT – OR-ARE – PO-TEN(tia) ET- OPER(a) A – ROTA S(ervat)’, cioè ‘La potenza e l’azione della preghiera è sufficiente a salvare dalla ruota’, in pratica a preservare dalla tortura della ‘ruota’, d’altra parte non applicata neppure nella Roma neroniana!
Alle inevitabili obiezioni mosse al Letonnelier dai vari studiosi interessati al SATOR, Carcopino suggerì allora che AREPO potesse derivare dal celtico ‘arepennis’ – un’antica misura utilizzata per misurare i campi – da lui interpretato come ‘aratro’, anche poichè certi antichi strumenti per arare i campi possedevano un timone a forma di ‘T’.
La ‘T’ di TENET posta al centro del nostro oggetto di studio.
D’altra parte, insisteva Carcopino, in alcune epigrafi cristiane rinvenute nel territorio dell’antica Lugdunum – oggi Lione – il vescovo Ireneo aveva imposto, per ragioni di ‘prudenza’, l’impiego sulle tombe di simboli al posto della Croce: l’aratro, appunto.
Ovviamente nacquero immediatamente moltissime altre… ‘interpretazioni’: linguisti dotati di irrefrenabile fantasia si avventurarono verso l’iberico arepos – con il significato di ‘instancabile’ – verso il finnico aurinco – il ‘sole’ – o addirittura verso il greco àrrepos, tradotto con ‘inalteratamente’.
Non mancò, naturalmente, l’aramaico – la lingua parlata anche da Gesù – con il termine repha, tradotto con ‘guarire‘!
Il nostro ‘viaggio’ potrebbe continuare quasi all’infinito: non avendone la possibilità mi limiterò ad accennare sia all’esistenza – in Italia – di un curioso SATOR ‘circolare’ graffito nell’intonaco del muro della parte ovest del chiostro dell’Abbazia cistercense dedicata ai Santi Pietro e Stefano a Valvisciolo (Latina), sia ai tentativi effettuati – a lungo, troppo a lungo! – da chi scrive per verificare la possibilità che il ‘magico’ Quadrato del SATOR potesse interpretarsi come un matematico Quadrato Magico d’ordine cinque.
10. Immagine sopra: Il Sator circolare del chiostro dell’Abbazia cistercense di Valvisciolo (LT) – dis G. Pavat 2009
Dunque, a Valvisciolo è ancora visibile un graffito ottenuto con quattro ‘corone circolari’ concentriche e un cerchio diviso in cinque settori circolari, in cui è possibile leggere – sia lungo la circonferenza, sia radialmente – le venticinque ‘magiche’ lettere. Credo sia l’unica raffigurazione così palesemente ‘anomala’ del Quadrato che ha fatto versare fiumi di inchiostro. Ed è anche l’unica raffigurazione in cui non è, ovviamente, possibile ‘leggere’ la ‘croce’ al centro del Quadrato, originata dalle due parole TENRT intersecantisi sulla lettera ‘E ’.
Perchè fu graffito in questa forma che crea qualche perplessità sull’interpretazione in chiave ‘cristiana’ del SATOR?
Perchè – in forma circolare – salvo a Valvisciolo e a Aosta non è stato mai rinvenuto in altre località?
11. Immagine sopra: Sator circolare di Aosta
L’unica cosa certa, riguardo il SATOR ‘circolare’ di Valvisciolo, è che la zona – in particolare San Felice Circeo – fu ‘frequentata’ dai Cavalieri Templari nella prima metà del XIII secolo e che il SATOR appare abbastanza diffuso in altre aree dominate dai Cavalieri del Tempio, come, ad esempio, a San Felice del Molise (Campobasso) dove, sopra il campanile della chiesa dedicata a Santa Maria Ester, campeggiano le venticinque ‘magiche’ lettere.
San Felice del Molise fu dominata dai Cavalieri di Malta ai quali, nel 1312, Papa Clemente V devolse con l’enciclica ‘Ad providam’ – dopo averne decretato la soppressione nel Concilio di Vienne con l’enciclica ‘Vox in excelso’ – i beni dei più enigmatici Cavalieri appartenenti all’Ordine fondato da Hugo di Payns nel 1120. Non quindi affatto improbabile che il Quadrato appartenesse proprio ad una Mansio templare.
Ma cosa ‘legherebbe’ i Templari al ‘nostro’ SATOR?
I Templari erano degli abili crittografi e mi piace ipotizzare che usassero anche il SATOR – forse nelle sue varie ‘permutazioni’ di lettere – per ‘criptare’ messaggi o ‘simboli’ geometrici che dal SATOR stesso potrebbero trarre origine se si dimostrasse che esso può ricondursi ad un vero e proprio Quadrato Magico…
“…Abbiasi un quadrato suddiviso in un certo numero di quadrelli, come una scacchiera. Collocando in ciascuna casella un numero, senza ripetizioni, in modo da avere la medesima somma [ detta ‘costante’ del Quadrato. N.d.A.] sia addizionando per colonna, dall’alto in basso, sia per riga, cioè da sinistra a destra – e viceversa – sia per diagonale, si avrà un Quadrato detto Magico.”.
Così l’ingegner Italo Ghersi definì, in un pregevolissimo volumetto del 1921 intitolato ‘Matematica dilettevole e curiosa’, i Quadrati Magici.
Nei Quadrati Magici, se si uniscono in successione – con segmenti di retta – i numeri che lo compongono, si ottiene una ‘poligonale’ che ha per estremi il numero più basso e il più alto.
Come si vede dalle pagine del libro le eleganti figure che ne scaturiscono suggeriscono a volte l’idea di un ‘labirinto’ o, comunque, di un ‘percorso’ da seguire.
Altri Quadrati Magici forniscono figure riconducibili a simbologie molto simili a quelle proprie del pensiero ‘ermetico’, ‘magico’.
12 Immagine sopra: Una pagina dell’interessantissimo volume dell’ingegner Ghersi – pubblicato nei Manuali Hoepli nel 1921, ma ripubblicato in seguito – in cui sono raffigurati ‘diagrammi’ che si ottengono collegando tra di loro le cifre dei Quadrati Diabolici, versione up-to-date di quelli Magici.
‘Pensiero’ non certo estraneo alla tradizione templare.
Possiamo ipotizzare che il SATOR – trovando la giusta sostituzione di lettere con numeri – possa fornire qualche criptico ‘messaggio’, qualche ‘simbolo’ in grado di aggiungere una ‘tessera’ in più all’enigmatico ‘puzzle’ legato ai non ancora del tutto conosciuti Cavalieri Templari?
Confesso: ci ho provato a lungo, per anni, tentando anche non con la semplice sostituzione di lettere con numeri secondo la naturale sequenza S=17, A=1, T=18, O=13, R=16, ma ricorrendo alla Gematria, ad alfabeti ‘segreti’, a ‘codificazioni’ utilizzate in campo militare, ecc. ma, soprattutto, utilizzando il Computer per… accelerare i tempi.
Non ci sono riuscito o, almeno, non ho ottenuto i risultati che mi sarei atteso.
Chissà che i lettori di questo articolo…
E, per concludere, riporto – a puro titolo di curiosità – alcuni anagrammi del SATOR frutto dell’ingegno di validi enigmisti, anagrammi che – per una sorta di ‘esoterica’ par condicio – appaiono ora ‘in odor d’incenso, ora…’in odor di zolfo’…
“O PATER , ORES, PRO AETATE NOSTRA ”
(O Padre, prega per la nostra età).
“ORA, OPERARE, OSTENTA TE, PASTOR ”
(Prega, opera e mostrati, o Pastore).
“SATAN, ORO TE, PRO ARTE A TE SPERO ”
(O Satana, ti prego, io spero nel tuo artificio).
“SATAN, TER ORO TE OPERA PRAESTO ”
(O Satana, ti prego per tre volte, opera subito).
13-14 Immagini sopra e sotto: Quadrato Magico di Villa Albani, a Roma. A destra, l’epigrafe in cui si evidenzia come la somma ottenibile in orizzontale, in verticale e in diagonale sia sempre pari a 369.
(Roberto Volterri)
15. Immagine sopra: la “Pergamena di Nettuno” con, in basso a destra, il SATOR – foto Italo Biddittu 2009
IL SATOR DELLA PERGAMENA DI NETTUNO
Nell’estate del 2009 si diffuse la notizia del rinvenimento di un ulteriore esemplare di SATOR disegnato su una antica pergamena rinvenuta nell’Archivio dell’Antiquarium di Nettuno, vicino a Roma. Si interessò alla scoperta anche Giancarlo Pavat che l’anno dopo ne parlò nel suo già citato libro “Nel Segno di Valcento” (Edizioni Belvedere 2010)
“ [—] il curatore dell’ “Antiquarium Comunale” di Nettuno, Arnaldo Liboni ha mostrato a Italo Biddittu una pergamena da lui casualmente scoperta (era stata utilizzata come copertina di un fascio di atti notarili settecenteschi). Il noto archeologo appena l’ha vista mi ha immediatamente telefonato, coinvolgendomi in un’altra, ennesima affascinante avventura e ricerca. Infatti, nella parte inferiore del manoscritto (risalente al XVII secolo) l’ignoto estensore, oltre ad alcune “croci” ha disegnato enigmatici simboli: Si riconoscono un “triangolo” con i nomi di Dio, due “circonferenze” inscritte una nell’altra, un “Nodo di Salomone Cruciforme” ed un “Quadrato del Sator”. La scoperta di Liboni è importante già di per sé, trattandosi di una nuova ed inedita raffigurazione del “Palindromo” nella versione “classica”; quella che inizia appunto con la parola “Sator”. Ma la pergamena affascina anche per ulteriori motivi. E qui è sceso in campo il dottor Vincenzo Tranelli […].
Per Tranelli le complicate grafie antiche, soprattutto se cinquecentesche o seicentesche (come appunto quella della “Pergamena di Nettuno”, come si è deciso di chiamare il documento), sono un vero e proprio invito a nozze. Quindi, ovviamente su autorizzazione ed in accordo con lo stesso Liboni e l’ “Antiquarium” nettunense, è iniziato il lento lavoro di traduzione. Roba da perderci gli occhi. Ma il testo principale della pergamena, scritto ovviamente in un latino seicentesco, una volta compresa la grafia, non ha presentato particolari difficoltà. Si tratta di quello che viene definito “Esorcismo minore”, ovvero un rito codificato dalla Chiesa Cattolica per proteggere animali o cose. Contiene invocazioni a Gesù, alla Vergine, ad una serie di Santi (compresi i Re Magi) e l’intero “Padrenostro”. Il problema, vero e proprio rebus, sono le frasi e le parole accostate o inserite nei simboli a cui accennavo poc’anzi. Sono state usate lettere prese da vari alfabeti, sicuramente quello greco, forse il copto e l’ebraico. Ma pure simboli zodiacali e formule magiche da talismani. Un coacervo di simboli, lettere, parole, un mistero che al momento di andare in stampa, non eravamo ancora riusciti a dipanare. Ma un aspetto sembra certo. Nella “Pergamena di Nettuno”, il “Quadrato magico” è stato utilizzato per fini magici, esorcistici, di scongiuro. Che conferma quanto si sapeva sul suo uso in Età Moderna. Ad esempio nel XVIII secolo, in Germania, il Principe Elettore di Sassonia impose ai propri sudditi di incidere il “Palindromo” sui piatti e taglieri in legno dove veniva riposto il pane. Nel caso di incendio questi piatti con il “Sator” dovevano essere gettati tra le fiamme perché le avrebbero estinte. Un impiego, come spesso si è riscontrato anche per altri simboli, ormai lontanissimo dal significato e valore originario. Probabilmente del tutto sconosciuto al misterioso compilatore. Che sospettiamo trattarsi di qualche monaco, di buon livello culturale, forse non troppo ortodosso, anche se certamente si mosse con estrema cautela. Farsi trovare con un simile testo, contenente simboli non troppo apprezzati dalla Chiesa della “Controriforma”, e parole intellegibili, scritte non si sa in quale idioma (speriamo non del tutto inventato, sullo stile della “Lingua ignota” escogitata dalla santa e mistica del XII secolo Ildegard von Bingen, altrimenti sarà impossibile tradurlo), portava dritti dritti al rogo”.
16. Immagine sopra: Particolare del SATOR presente nella “Pergamena di Nettuno” – foto Italo Biddittu 2009
PROSSIMAMENTE………
17-18 Copertina nuovo libro…A FIL DI SPADA…..
E PER SAPERNE DI PIU’……..
IL NUOVO LIBRO DI CLAUDIO FABBRI