(Immagine sopra: il Santuario del Crocifisso a Bassiano ; immagine in basso: panorama del borgo medievale – foto G Pavat 2018)
I MISTERI DEL SANTUARIO DEL CROCIFISSO DI BASSIANO PROTAGONISTI DI UN PROGRAMMA TELEVISIVO
I^ parte
di Giancarlo Pavat
Continuano, da parte della “Endeca Produzioni“, i sopralluoghi in diverse località del Basso Lazio relativamente alla realizzazione di un programma dedicato alla simbologia del mistero che andrà in onda su SKY il prossimo autunno/inverno. Il programma, che si svilupperà in otto puntate, nasce da un’idea del regista Donato Lupo e del conduttore Raffaele Marallo, i quali si stanno avvalendo della collaborazione dello scrivente, nonché del “Mistery Team” de Ilpuntosulmistero.it, e dell’associazione culturale ViviCiociaria guidata da Alex Vigliani.
La “Endeca Produzioni” ci ha chiesto di predisporre un elenco di paesi e località del Basso Lazio che ben si prestassero a diventare protagoniste della serie. Ho segnalato località di cui mi sono occupato nelle mie ricerche e nei miei libri e che custodiscono diversi enigmi, misteri e curiosità legati alle antiche simbologie.
Domenica scorsa il sopralluogo si è svolto nel suggestivo borgo medievale di Bassiano, sui Monti Lepini, in provincia di Latina. Località di cui ebbi modo di parlare diffusamente nel mio libro del 2010 “Nel Segno di Valcento” (edizioni Belvedere di Latina) Particolare attenzione è stata posta al Santuario del Crocifisso e alla chiesetta di San Nicola di Bari nonché a particolari manufatti recanti simboli esoterici presenti nel centro storico. In questa sede verrà illustrata la cifra iconografica presente nel suggestivo Santuario del Crocifisso, che deve il nome al celebre e sconvolgente Crocifisso ligneo scolpito nel 1673, dal bassianese Fra’ Vincenzo Pietrosanti (1624-1694) e che si trova in località “Selva Oscura”, poco lontano dal centro abitato di Bassiano.
(Immagine in basso: l’impressionante Crocifisso scolpito da fra’ Vincenzo Pietrosanti da Bassiano – foto Donato Lupo 2018)
Il sito è decisamente affascinante e davvero unico nel suo genere. Trae origine da una caverna che, tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, diede ricetto agli “Spirituali”, perseguitati da Bonifacio VIII (pontefice dal 1294 al 1303) che non gradiva le loro accuse di aver traviato il vero Messaggio Evangelico. I “Fraticelli”, oltre a costruire il romitorio, affrescarono la cavità con dipinti ancora oggi visibili. Gli affreschi riconducibili ad un lasso temporale che va da XIV al XV secolo. Qualcuno è ancora più tardo.
Ma secondo una radicata tradizione locale, in quel complesso ipogeo avrebbero trovato rifugio anche i Cavalieri Templari fuggiaschi da Valvisciolo o dalle altrettanto vicine Ninfa e Sermoneta. ma sebbene, tale circostanza sia riportata anche da diversi cartelli turistici non esistono prove certe che ciò sia davvero avvenuto. Il sottoscritto nutre seri dubbi che si tratti di un fatto storico. Nemmeno gli affreschi, nonostante alcuni siano certamente “particolari”, aiutano in tal senso.
(Immagine sopra: l’affresco con la Madonna con il Bambino e Sant’Onofrio – foto G Pavat 2018)
Il primo affresco che si incontra, si trova sulla parete esterna, a fianco della ripida scalinata che conduce al Santuario. Si tratta di una “Madonna con il Bambino”, raffigurati assieme a Sant’Onofrio. L’anacoreta del V secolo d.C., vissuto in solitudine nel deserto egiziano e rappresentato con barba e capelli lunghissimi, tanto da sembrare, se non fosse per l’aureola che gli circonda il capo, un “Homo Selvaticus”.
Varcato l’ingresso si entra in un cortile con un piccolo portico. Il quale, a sua volta, consente di accedere ad una cappella, chiamata “delle Palme” da un dipinto trafugato negli anni sessanta, durante il periodo di abbandono del Santuario seguito alla morte dell’ultimo eremita.
Vi si ammira una “Maria lactans” (o “Madonna che allatta”) di ignoto artista quattrocentesco ma di ottima qualità anche se, purtroppo, danneggiata dalla caduta di brani di intonaco.
Da segnalare anche un “San Giacomo Maggiore” del XVI secolo, attualmente staccato dal muro, con tanto di bordone da pellegrino nella mano destra ed il Libro nella sinistra.
Prima di arrivare alla grotta affrescata, è possibile visitare un altro ambiente ipogeo, caratterizzato da un a grande affresco con la Crocifissione, la Vergine sulla sinistra e San Giovanni sulla destra e, particolare e curioso, quattro angeli in volo che raccolgono in altrettante coppe il sangue di Gesù che stillante dalle ferite. L’iconografia e quelle coppe o calici, hanno fatto venire alla mente di alcuni ricercatori il Santo Graal, arrivando ad ipotizzare collegamenti tra le celebre reliquia e il Santuario del Crocifisso. A parte il fatto che (come ripeto spesso) il termine “Graal” è un invenzione letteraria del poeta Chrétien de Troyes vissuto nel XII secolo (tra l’altro nella sua opera, rimasta incompiuta a causa della morte, “Le Roman de Perceval ou le conte du Graal”, parla di “un Graal ” e non de “il Graal”, inoltre non usa l’aggettivo “Sacro” o “Santo”), l’iconografia che compare nel Santuario del Crocifisso non è affatto strana o misteriosa. Ma è piuttosto diffusa nell’art sacra medievale occidentale. Un esempio per tutti: la bellissima “Crocifissone” dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. In questo capolavoro gli angeli in volo attorno alla Croce sono addirittura dieci; alcuni si stracciano le vesti per la disperazione per il sacrifico di Cristo e tre reggono, appunto, altrettante coppe, in cui raccolgono il sangue che sgorga dalle ferite alle mani e al costato.
(Immagine a lato: affresco della Madonna che allatta – foto G Pavat 2018)
(Immagine sopra: affresco con San Giacomo Maggiore del XVI secolo – foto G Pavat 2018 – immagini in basso: a sx Crocifissione del Santuario del Crocifisso con i quattro angeli che raccolgono il sangue di Gesù che stillante dalle ferite – foto G Pavat 2018; a dx: la celebre Crocifissione di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova . foto wikpiedia)
Imboccato un corridoio in penombra, si arriva finalmente alla grotta degli affreschi. Sorpresa e stupore colgono chi vi entra per la prima volta. Con le stalattiti che ancora pendono dalla volta, le stalagmiti che si innalzano dal fondo le pareti affrescate sfruttando anche sporgenze e rientranze. Quando visitai il sito, oltre dieci anni fa, la situazione era disperata. C’erano ponteggi e impalcature in legno ma le pitture apparivano danneggiate, sbiadite. L’acqua prodotta dallo stillicidio dell’ipogeo stava cancellando quelle incredibili testimonianze d’arte e fede. Fortunatamente in questo periodo di tempo qualcosa è cambiato. E, una volta tanto, in senso positivo. Infatti domenica scorsa, quasi tutti gli affreschi ci si sono presentati in tutto il loro splendore grazie ad un attento e salvifico restauro.
(Immagini sopra e sotto : la grotta affrescata come si presentava nel 2010 – foto G Pavat 2010)
(Immagine sopra: ecco come si presenta oggi la caverna affrescata – foto M Tiberia 2018)
Scopriamoli assieme partendo dal lato destro (per chi entra nell’ipogeo). Il primo affresco è una “Madonna in trono col Bambino” di matrice bizantina.
(Immagine a sx: Madonna in trono col Bambino” affrescata su un parete dell’ambiente ipogeo – foto G Pavat 2018)
A seguire una “Santa coronata” (ma non martire, perché non c’è la “palma del martirio”), con veste rossa ed avvolta in un mantello d’oro, che regge con la mano sinistra un vasetto e a cagione di questo particolare è stata indentificata dagli storici dell’arte con “Maria Maddalena”. In basso, a sinistra per chi guarda l’affresco, si nota una piccola figura inginocchiata. Trattasi del committente dell’opera, presumibilmente un ex voto.
(Immagine a dx: Maria Maddalena – foto G Pavat 2018)
Bellissima una “Annunciazione” che evoca modelli stilistici di Pietro Cavallini (1240-1330). Accanto è stata realizzata una “Crocifissione” con i due Giovanni.
Il Battista che regge un cartiglio con la scritta “Ecce/ qui tol/ pec/ cata/ Mun/ di”, e l’Evangelista. Ai lati della Croce si scorgono un sole ed una luna. Come ho scritto “Nel Segno di Valcento“; “sebbene sia certo il loro significato simbolico, è comunque di complessa decifrazione“.
A sinistra della “Crocifissione”, ecco un piccolo affresco, purtroppo molto danneggiato, il cui significato che tutt’ora oscuro, quasi incastonato tra le sporgenze della caverna. Si riconosce un uomo sopra una scala che, colpito da una freccia, sta per cadere nel vuoto ma viene afferrato da un Angelo. Si è molto discusso attorno a questo affresco. Alcuni hanno voluto interpretarlo come un allegoria della persecuzione che i Templari subirono a partire dagli arresti all’alba del tragico venerdì 13 ottobre 1307.
Ma si tratta, appunto, di interpretazioni che risentono della già citata tradizione locale che vorrebbe gli appartenenti all’Ordine del Tempio nascosti in quelle cavità tra quelle boscose e impervie montagne.
Fine Prima parte.
(Giancarlo Pavat)
(Immagine sopra: l’“Annunciazione” affrescata nella caverna, che evoca modelli stilistici di Pietro Cavallini – foto G Pavat)
(Immagine sopra: la “Crocifissione” con Giovanni Battista a sx e Giovanni Evangelista a dx – immagine sotto: l’affresco con l’uomo che, colpito da una freccia, sta per cadere da una scala ma viene afferrato da un Angelo – foto G Pavat 2018)
Tutte le foto, se non altrimenti specificato, sono di Giancarlo Pavat.
(Immagine sopra: alcuni partecipanti al sopralluogo; da sx Giancarlo Pavat, il regista Donato Lupo e Mario Tiberia del “Mistery Team” fotografati all’interno della caverna affrescata)