Immagine di apertura: Villa Mondragone, a pochi chilometri da Roma. Qui, da Wilfred Voynich forse fu rinvenuto, casualmente, il manoscritto che porta il suo nome.
Il “Manoscritto Voynich”
C’erano una volta molti fogli di pergamena dense di misteri …..
di Roberto Volterri
Il Manoscritto Voynich – definito a ragione il “Libro più misterioso del mondo” è stato realizzato utilizzando centodue fogli – per un totale di duecentoquattro pagine – di pergamena di capretto, ottenuta con una lavorazione abbastanza semplice, prodotta mediante coltelli e altri utensili in uso all’epoca, completata da un processo di essiccazione naturale e seppiatura ottenuta mediante uso di pietra pomice nella fase finale del processo.
In origine – abbiamo osservato con attenzione alcune parti della legatura tramite dettagliate immagini ad alta risoluzione – questo “Libro dell’Abisso” dovrebbe essere stato composto da almeno centosedici fogli, quattordici dei quali sembra siano stati smarriti.
Oppure “trafugati” da chi lo ha avuto tra le mani non appena il “Voynich” arriva a Roma per una possibile decifrazione?
La datazione del manoscritto è stata ottenuta mediante analisi al Radiocarbonio da un’equipe austriaca che – con ragionevole approssimazione – ne avrebbe determinata la nascita in un periodo compreso tra il 1420 e il 1460.
Oggi il manoscritto è conservato presso gli archivi della Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale catalogato sotto la sigla MS408, Università a cui è stato donato dal mercante di libri di New York Hans Kraus che lo aveva acquistato nel 1961 da Ann Nill , segretaria dell’antiquario statunitense di libri rari di origine russa Voynich (1865 –1930).
Il Manoscritto Voynich deve il suo nome proprio al suo scopritore Wilfrid Michael Voynich, mercante di libri rari, di origine russa ma naturalizzato inglese.
L’antiquario, nel 1912 lo avrebbe acquistato – forse per mezzo di un “contatto” avuto con il gesuita Joseph Strickland (1864-1915) – da una comunità di ecclesiastici… in bolletta.
Suvvia, stiamo scherzando, ma in realtà se i pii gesuiti che occupavano nei primi decenni del XX secolo la splendida Villa Mondragone avessero avuto cospicui fondi per le onerose operazioni di ristrutturazione e restauro del loro luogo di contemplazione e preghiera, adesso, molto probabilmente, non avremmo avuto la possibilità di scrivere queste righe poiché il “Voynich” avrebbe avute scarse possibilità… di venire alla luce.
- Immagine sopra: veduta di Frascati – Roma
Villa Mondragone è oggi una splendida e ampia costruzione a pochi chilometri da Roma, tra Frascati e Monte Porzio Catone, utilizzata dalla Università di Roma II per lo svolgimento di congressi scientifici e manifestazioni altamente culturali.
Tra queste ultime, ad esempio, proprio il “Voynich 100” congresso, al quale ho partecipato, tenutosi il 23 Settembre del 2012 in occasione del centenario della “scoperta” del misterioso manoscritto da parte del fortunato antiquario.
- Immagine sopra: Quasi tutti i partecipanti al Congresso Internazionale “Voynich 100”, tenutosi a Villa Mondragone (Frascati) nel 2012.
Come accennato, nei primi decenni del Novecento, i gesuiti di Villa Mondragone sembra avessero necessità di parecchi fondi a loro indispensabili per i restauri e, in un sol blocco, avrebbero venduti al Voynich molti pregiati volumi che da tempo immemore rischiavano di ammuffire irrimediabilmente nelle cantine del “convento”.
Tra i vari libri, Voynich avrebbe acquistati anche gli oltre cento fogli di cui ci stiamo occupando, pensando di poter far decifrare lo stranissimo testo da qualche esperto crittografo…
Le pergamene potrebbero essere finite a Villa Mondragone per scampare al Regio Decreto N° 3036 emanato il 7 Luglio del 1866, in cui si disconoscono alcuni fondamentali diritti fino ad allora appannaggio di ordini, corporazioni e congregazioni religiose.
Ma come sarebbe arrivato da quelle parti il misterioso manoscritto?
Verosimilmente potrebbe essere giunto a Roma per opera del medico e reale bibliotecario Johannes Marcus Marci il quale svolgeva le sue importanti funzioni a Praga, presso la corte di Rodolfo II, appassionato di studi alchemici, di ogni “stranezza” che possa riuscire a collezionare e, in cuor suo, convinto che il “Voynich” sia stato scritto nientemeno che da Ruggero Bacone, il “Doctor Mirabilis”!
4 – 5. Immagine sopra; Johannes Marcus Marci, uno dei personaggi che ruotano intorno alla comparsa del Manoscritto Voynich presso la corte di Praga e forse autore del suo invio a Roma per una possibile traduzione da parte di qualche esperto crittografo. Compreso l’ineguagliabile gesuita Athanasius Kircher. Sotto il francescano Roger Bacon, il “Doctor Mirabilis”, eclettico uomo di scienza del XIII secolo. A torto ritenuto autore del “Voynich”.
Molte di queste notizie vengono confermate da una lettera accompagnatoria rinvenuta tra le pagine del manoscritto e datata “Praga 19 agosto 1665”.
Johannes Marcus Marci, a sua volta, aveva acquistato le pergamene dall’alchimista Georg Baresch…
Il frate francescano Roger Bacon (1214 – 1294) fu, in effetti, un dottissimo studioso di filosofia e teologia, considerato come una sorta di padre della ricerca empirica per la notevole importanza da lui data alla sperimentazione, alla quasi ossessiva osservazione dei fenomeni che Madre Natura pone ogni giorno sotto gli occhi di chi si dedica alla Scienza nelle sue più ampie manifestazioni.
- Immagine sopra: Wilfrid Michael Voynich (1865 – 1930).
Ma Ruggero Bacone è anche ritenuto molto vicino alle cosiddette “tradizioni occulte” e all’inesauribile desiderio dell’Uomo di “trasmutare” sé stesso tramite particolari pratiche alchemiche – dominio questo dei veri “alchimisti” – oppure i metalli “vili”, piombo in primis, in metalli “nobili”, in oro, “Grande Opera” a cui si dedicavano i cosiddetti “spagirici”.
Poi, pochi anni dopo la “scoperta” del “Voynich” uno stimato professore di filosofia medievale, William Newbold, giunge alle stesse conclusioni cui era arrivato l’eclettico imperatore di Praga…
Ebbene sì, il mistero è definitivamente risolto: Newbold annuncia al mondo intero che l’indecifrabile Manoscritto Voynich è stato scritto proprio da Bacone in un latino “modificato” ad arte e che non è affatto strano il fatto che nel manoscritto sembrano presenti particolari nozioni di carattere medico, botanico, astronomico.
Non si riconosce, forse, proprio a Bacone la facoltà di presagire future, mirabolanti scoperte ed invenzioni molto, troppo, “anacronistiche” per un uomo del XIII secolo?
”… Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti che un’intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo a imprimere ai carri incredibili velocità senza l’aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate, capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli…”.
È proprio il “Doctor Mirabilis” a scrivere quanto sopra nel suo trattato “De secretis operibus artis et naturae” ma è lo stesso Bacone a “prevedere” che…
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“… Vi sono poi altre invenzioni riguardanti più da vicino la natura [..] e queste sono di differenti specie. Alcune hanno la bellezza della sapienza con diversi aspetti utili, come bagni continui molto adatti all’uso dell’uomo, che non richiedono alcun artificio tecnico, oppure lampade che fanno luce in continuazione, senza spegnersi…”.
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“… Bagni continui…”?
Intendeva forse le strane raffigurazioni di leggiadre fanciulle che nel “Voynich” sembrano intente a godersi salutari abluzioni in curiose vasche e tubi percorsi da acque calde e fredde?
- Immagine sopra: Una delle molte pagine del “Voynich” che illustrano curiosi bagni di leggiadre fanciulle in acque di colore verdastro: forse perché nell’acqua erano disciolti infusi di piante con particolare effetto terapeutico?
Poi, non contento di aver preceduto Michel de Notredame nel “prevedere” eventi molto al di là dal verificarsi, Bacone afferma, senza tema di essere smentito, che…
“… Si possono costruire strumenti per navigare senza rematori in modo che le navi, sia per mare che lungo i fiumi, siano condotte con la guida di un solo marinaio ad una velocità maggiore che se fossero piene di rematori. Così pure si possono costruire carri che si muovono ad una velocità straordinaria senza essere trainati da animali; di questo genere pensiamo dovessero essere i carri falcati con i quali combattevano gli antichi. Si possono fare anche congegni per volare, in modo che un uomo seduto nel centro della macchina azioni un congegno per mezzo del quale delle ali costruite artificialmente battono l’aria, come se si trattasse di un uccello che vola [..] Si possono pure fare strumenti per camminare sul fondo del mare o dei fiumi senza pericoli per la propria vita. Alessandro Magno era solito far uso di questi strumenti per scrutare i segreti del mare…”.
Molto, molto bene! Il “caso è risolto”! Il misterioso “Manoscritto Voynich” è stato scritto da Ruggero Bacone.
Parola di Rodolfo II di Praga e dell’illustrissimo professor William Newbold!
Peccato che tutto ciò non risponda affatto a verità, poiché lo stesso Newbold si accorge, poco dopo aver illuminato tutti gli altri “decifratori” con le sue apodittiche affermazioni, che le infinitesimali, quasi impercettibili, “annotazioni” che egli crede di aver individuate nell’attenta “lettura” del manoscritto altro non sono che… crepe createsi durante i secoli nei fogli di pergamena!
Tutto da rifare, quindi…
Ora tralascerei le molte altre “intuizioni” avvicendatesi dal 1912 ad oggi, le “decifrazioni” ottenute anche mediante l’impiego di sofisticati software, le “definitive” teorie avanzate anche nel corso dell’interessantissimo Congresso di Villa Mondragone,
passando invece alla disamina di alcune raffigurazioni – a dire il vero in stile un po’ “naif” – con cui l’anonimo redattore delle pergamene ha illustrato la sua strana opera.
Forse quanto leggerete ora può apparirvi come l’ennesima teoria che tutto spiega, forse alcune ipotesi vi potranno sembrare più avventate di quelle udite a Villa Mondragone nell’estate del 2012 ma chissà che esse non si avvicinino alla verità ben di più di quanto non sembri. Nella peggiore delle ipotesi potrebbero costituire la base di partenza per ulteriori vostre indagini nelle aree geografiche indicate più avanti e – perché no? – anche nei dintorni dell’Urbs aeterna, di Roma, dove potrebbero essere ancora custodite le molte pagine risultanti mancanti dopo il loro arrivo presso i gesuiti, presso l’eclettico Athanasius Kircher sul quale indagheremo un po’ più avanti…
- Immagine sopra: Il gesuita Athanasius Kircher, un vero “tuttologo” del XVII secolo, si cimentò senza successo e molto fugacemente nella decifrazione del Manoscritto Voynich.
All’epoca un certo numero di fogli scomparvero e non vennero mai più ritrovati…
Il Manoscritto Voynich e insolite cure termali in terra d’Ungheria
Indubbiamente il tanto discusso Manoscritto Voynich invoglia a fare le più ardite riflessioni sul significato di alcune sue strane raffigurazioni.
Piante conosciute insieme ad altre appartenenti forse ad una sorta di criptobotanica, costellazioni a noi ben note che fanno bella mostra di se insieme a rappresentazioni della volta stellata che non sembrano poter rientrare in nessun testo di astronomia ammantano, da oltre un secolo, di un’indefinibile aura di “mistero” il manoscritto che l’Università di Yale (USA) ha quasi sbrigativamente denominato solo e soltanto MS408.
Poca cosa, in verità, per un reperto che ha fatto scorrere i classici fiumi di inchiostro sulla sua presunta origine, sul suo misterioso (o misteriosi?) autore e sulla lingua in cui appare redatto.
- Immagine sopra: Raffigurazioni di carattere astronomico-astrologico nelle pagine del “Voynich”.
- Immagine sopra: Due bellissime pagine del Manoscritto Voynich con raffigurazioni di piante, alcune conosciute altre mene. Forse nel “Libro più misterioso del mondo” vengono descritte terapie attuabili in determinate configurazioni astrali e con l’utilizzo di determinate piante officinali?
Ma quel che più ha colpito la nostra “fantasia” di ricercatori dell’insolito sono le ormai famose gentili e leggiadre fanciulle che sembrano trastullarsi in mezzo a fiotti di acqua scaturenti da insolite tubature, mentre si attardano nel crogiolarsi in curiose vasche colme di uno strano liquido verdastro…
Poichè il viso delle improvvisate Naiadi appare improntato ad un enigmatico, serafico, sorriso mentre le loro gote sono sempre abbellite da una sorta di… “fard” o rese ancor più vive grazie ad un rossore naturale dovuto al piacere tratto dall’immergersi parzialmente in un liquido – verosimilmente acqua ma… con qualcosa in più – abbiamo pensato subito a insolite cure termali, ad un “centro benessere”.
Insomma ad una “SPA” molto ante litteram!
- immagine sopra: Allegre fanciulle, improvvisate “Naiadi”, immerse in un liquido verdastro, compaiono in numerose pagine del “Manoscritto Voynich”. Cosa stanno facendo? Forse insolite “cure termali” nei dintorni del Lago Balaton…
Ma perchè tutto ciò?
Qui il lettore dovrebbe seguirci in una breve dissertazione – ben poco “accademica” state tranquilli! – su un curioso castello raffigurato nel Manoscritto Voynich, su insolite abitudini alimentari in auge in terra ungherese nei dintorni del Lago Balaton, su dettagli architettonici legati alle merlature dei castelli edificati nel XIV secolo – decennio più, decennio meno… – e su possibili problemi d’ordine ginecologico che potrebbero aver afflitto qualche nobil dama vissuta da quelle parti…
In una delle pagine del “Voynich” è infatti raffigurato un castello che potrebbe far pensare ad una costruzione ancora visibile in Ungheria: il castello di Sumeg.
12. Immagine sopra: Il castello di Sumeg, in Ungheria
Nel “nostro” manoscritto, in realtà, viene raffigurata una circoscritta area geografica non lontana da un lago e il castello che vorremmo identificare in quello di Sumeg (ma non solo…) viene presentato con il metodo noto come “occhio di uccello”, ove esso – o altro edificio degno di nota – viene posto al centro dell’area interessata.
Quello che identificheremmo con il Lago Balaton è raffigurato in alto, sulla sinistra, e quel che appare strano sembra mostrare delle onde alle quali l’ignoto autore del “Voynich” deve avere dato una certa importanza al fine di fare identificare proprio nel Balaton lo specchio lacustre raffigurato.
Sumeg ebbe inoltre un ruolo importante durante il lungo periodo dell’occupazione turca e fu l’unico castello a rimanere sotto il controllo delle truppe ungheresi tanto che anche varie autorità ecclesiastiche vi si trasferirono dal 1553 al 1762.
In realtà furono gli Asburgo, più che i Turchi, a dargli il colpo di grazia nel 1713 per poi ricostruirlo con criteri architettonici che ne modificarono la struttura e – purtroppo! – anche sostituendo le originarie merlature “ghibelline” – ma sì, quelle a “coda di rondine” che al Liceo avete studiate nel corso di Storia dell’Arte… – con altre molto più simili a quelle “guelfe”, squadrate.
Un vero peccato perchè i merli “ghibellini” appaiono ben visibili nel castello raffigurato nel “Voynich”!
- Immagine sotto: il castello raffigurato nel Manoscritto Voynich
- Immagine sopra: Merlature “guelfe” nel Castello di Sumeg (immagine in basso) hanno sostituito quelle “ghibelline” (immagine in alto) raffigurate nel castello visibile nel “Manoscritto Voynich”
Non lontano dal castello, come già accennato, si trova i lago Balaton – verosimilmente raffigurato nella pagina 158 del manoscritto – e tutta l’area è tuttora considerata sede di importantissime stazioni termali le cui acque hanno fama di fare letteralmente “miracoli” riguardo a numerosissime patologie.
Anche dell’apparato riproduttivo femminile…
Il lago Balaton deve il suo nome al termine slavo “blatna” che significa acquitrinio, ma nonostante l’indecoroso epiteto, fin dall’epoca medievale ha avuto ampia notorietà proprio per la presenza di fonti e bagni termali. L’area paludosa che lo circonda dà spazio anche alla presenza di rare piante, alcune delle quali non sono state del tutto identificate.
Sono forse le piante che nel “Voynich”, nella sezione cosiddetta “botanica”, non hanno trovato una corretta identificazione? Forse sì, forse no, forse…
Un’altra particolarità delle aree circostanti questo lago è la presenza dei cormorani, uccelli che nidificano sulle piante che nascono nelle zone più calde e accoglienti dei numerosissimi canneti.
Ora sappiamo che il cormorano veniva cacciato e trasformato in appetitose leccornie che allietavano la mensa di Rodolfo II di Praga, a causa delle presunte proprietà curative delle sue carni. Proprio quel Rodolfo II, “alchimista” (molto) dilettante e dalla cui corte partì per Roma il Manoscritto Voynich…
Ma il cormorano viene raffigurato anche nel “Voynich”!
- Immagine in alto i Cormorani raffigurati nel “Manoscritto Voynich” e in basso, immagine 16, un Cormorano inattesa di tuffarsi per il suo pasto quotidiano a base di pesce…
Di solito si afferma che tre “indizi” formano una “prova”: probabili merlature “ghibelline”, acque termali e cormorani ci stanno aiutando in questa inedita e difficile ricerca che soprattutto negli ultimi tempi ha prodotto molti altri indizi sul luogo ove ebbe origine il misterioso “Manoscritto Voynich”.
E anche quando…
(Roberto Volterri)
- Tutte le immagini sono state fornite dal prof. Roberto Volterri.
Dall’introvabile Necronomicon all’intraducibile Manoscritto Voynich
Tra i “Libri dell’Abisso” non potevamo non annoverare anche l’intraducibile (fino ad ora…) “Manoscritto Voynich”, definito come “il libro più misterioso del mondo” e catalogato come MS408 presso la “Beinecke Rare Book and Manuscript Library” dell’Università di Yale. Insomma, scoprirete, pagina per pagina, i “misteri” che da un secolo aleggiano intorno a questi stranissimi “Libri dell’Abisso”, ripercorrerete le ricerche degli autori, forse troverete altri indizi, altre “tracce”, altri “misteri”…
Il castello potrebbe essere quello di Marostica inferiore. Coincidono le diverse forme dei merli frontali e laterali. Sia la forma del campanile sullo sfondo.