Il Labirinto della Cattedrale di San Martino a Lucca nelle foto di Marco Gerardi.

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Il nostro amico di Roma, Marco Gerardi, ci ha inviato alcune foto che ha scattato al celeberrimo labirinto della Cattedrale di San martino a Lucca.
Gerardi è stato tra i partecipanti, nell’agosto del 2012, alla spedizione, guidata dal ricercatore e scrittore Giancarlo Pavat, sull’isola svedese di Gotaland a caccia di labirinto preistorici.

Come si ricorderà da questa avventura è nata sia la Mostra Fotografica tenutasi ad Alatri (FR) nell’inverno 2012-2013 che, soprattutto, il libro di Consolandi, Pascucci e Pavat: “Gotland. Alle radici del labirinto” Burp 2013).

Ritenendo di fare cosa gradita ai nsotri lettori, pubblichiamo le foto di Marco Gerardi accompagnate da un breve testo sul labirinto di Lucca, tratto dal libro di Giancarlo Pavat “Nel Segno di Valcento”, Edizioni Belvedere Latina 2010.

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“Uno dei più celebri esemplari di quello che impropriamenmte viene chiamato “Chartres-type”, è scolpito sopra una lastra marmorea murata sulla facciata (presso il pilastro a fianco della Torre Campanaria) della Cattedrale di San Martino a Lucca.

Ad onor del vero, il labirinto lucchese è più vicino alla versione di Villard de Honnecourt (XIII secolo) che a quella del pavimento della Cattedrale gotica di Chartres. Infatti, la circonferenza centrale non ha la forma di “Rosa esalobata”, manca la “corona raggiata” esterna ed i meandri sono ad angolo retto.

E’ piuttosto piccolo, a confronto con gli altri due “gemelli”. Il raggio del cerchio esterno misura appena 50 cm. Lungo il lato destro della lapide si legge una frase in latino.
“Hic quem creticus edit Dedalus est laberinthus de quo nullus vadere quivit qui fuit intus ni Theseus gratis Ariadne stamine vintus”
“Questo è il labirinto costruito dal cretese Dedalo, dal quale nessuno che vi entrò potè uscire tranne Teseo grazie al filo d’Arianna”.

Aldilà dell’evidente riferimento alla mitologia classica, probabilmente la frase contiene un messaggio allegorico. Senza l’aiuto del “Filo d’Arianna” è impossibile uscire dal labirinto.

Ma questo è valido per quelli “multicursali”, non per un dedalo “unicursale” come quello di Lucca. Dove, se si vuole uscire, basta fare dietro-front e ripercorrere la medesima via. Dopotutto non ve ne sono altre.

La frase potrebbe non riferirsi, quindi, a quel determinato labirinto o, meglio, essere stata impressa nella pietra successivamente e non avere nulla a che fare con la motivazione originaria della realizzazione del manufatto ed alla sua posa in opera.

Ma quando è stato scolpito e perchè? La cattedrale di Lucca venne eretta nel 1070 per volere di Papa Alessandro II (al secolo Anselmo da Baggio, pontefice dal 1061 al 1073) e di Matilde di Canossa (1046-1115), al posto di una chiesa più antica, risalente al VI secolo.
Delle strutture originarie in stile romanico, è giunta sino a noi la facciata. Dovuta alla valenza artistica dei “Maestri Comacini” Guido e Guidetto, che la completarono nel XIII secolo.

Nei secoli dell’Età di Mezzo, Lucca e la sua cattedrale furono non soltanto un luogo di sosta lungo la “via Francigena”; ma, proprio come Chartres, frequentate mete di pellegrini; che vi si recavano per venerare il cosiddetto “Volto Santo”. Un Crocifisso molto particolare; Cristo è vivo e con gli occhi aperti, rivestito di una tunica legata ai fianchi con un cordone. Secondo la tradizione il Crocifisso sarebbe giunto il “Venerdì Santo” del 782 d.C., nel porto dell’antica città di Luni a bordo di una nave senza nocchiero. Autore dell’opera sarebbe il discepolo di Gesù, Nicodemo. Tranne il volto, realizzato invece dagli angeli. Quindi un immagine “acheropita”, “non fatta da mano umana”. Come la “Veronica” oppure il “Velo di Manoppello”.
Le moderne analisi hanno datato il Crocifisso ad un periodo compreso tra l’XI ed il XII secolo, lavoro ascrivibile ad un maestro lombardo. E’ stato citato persino da Dante Alighieri nel versetto 48 del XXI Canto dell’Inferno.

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(Nella foto: Marco Gerardi e il labirinto di Lucca)

In città prosperavano numerosi “Ospitali” tenuti dai Cavalieri del Tau di Altopascio, dai Giovanniti e dai Templari.
Questi ultimi possedevano una “Domus” dedicata a San Pietro, di cui non è sopravvissuto nulla, situata presso quella che ancora oggi si chiama “piazza della Magione”.

Il labirinto potrebbe risalire al periodo di costruzione della facciata. In questo caso sarebbe anch’esso attribuibile ai “Maestri Comacini”, e perciò coevo di quello francese. Ma nulla esclude che possa essere molto più antico.
Allegoria o sorta di segnavia, di “memento”, proprio per i pellegrini?”

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