Il misterioso incidente aereo del 25 maggio 1932 alla “Femmina Morta”, Veroli (FR); di Alex Vigliani.

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(Immagine 1: Il monumento eretto dai Verolani  a ricordo del tragico evento. L’allora Podestà di Veroli Scaccia Scarafoni scrisse in merito alla tragedia:  “Il 25 maggio 1932, nelle montagne di Veroli, perirono tragicamente quattro aviatori Francesi, in seguito a rottura dell’apparecchio che li trasportava. Cotanta disgrazia addolorò moltissimo la buona popolazione di Veroli, la quale prese viva parte al lutto che colpiva la Nazione francese e le famiglie dei caduti, adoperandosi con slancio ammirevole per tutte quelle opere che bisognò compiere, in mezzo a gravi disagi, allo scopo di restituire alla Francia i resti dei suoi figli. Tanto il governo francese, quanto le famiglie dei caduti, ammirati e riconoscenti verso questa popolazione, vollero, con segni tangibili, dimostrare la loro gratitudine, elargendo somme per la pubblica beneficenza e per opere pubblica utilità. Questa amministrazione, traducendo in atto il desiderio dell’intera cittadinanza, fece erigere un modesto ricordo sul luogo del disastro, ricordo che venne poi inaugurato alla presenza di funzionari dell’ambasciata di Francia presso il Re, con l’intervento delle locali autorità amministrative e politiche”).

IL MISTERIOSO INCIDENTE AEREO DEL 25 MAGGIO 1932 SUI MONTI SOPRA VEROLI.

COINCIDENZE, MISTERI, SUGGESTIONI SULLA “FEMMINA MORTA”.

di Alex Vigliani

Quanta storia, quanti destini si sono intrecciati tra le asperità montane della Ciociaria, nelle sue verde valli o nei suoi centri cittadini. A ogni passo ne è piena questa terra!

E così, poco prima di giungere sulle alture di Prato di Campoli, Veroli, piena Ciociaria ai piedi dei 2000 metri dei monti Passeggio e Pizzo Deta c’è un sentiero, segnalato da una classica bacheca di legno, che porta a una radura con un laghetto nel mezzo.

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(Immagine 2: Prato di Campoli – Veroli)

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(Immagine 3:  Giancarlo Pavat a Prato di Campoli indica in lontananza il Pizzo Deta, 2.041 metri slm)

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(Immagine 4: Il dottor Patrizio Ricciotti e Giancarlo Pavat sulla vetta del Pizzo Deta, 20.041 metri slm.)

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(Immagine 5: Giancarlo Pavat con la bandiera della sua città di origine, Trieste, in vetta al Monte Passeggio, 2.064 m.slm., sullo sfondo il Pizzo Deta)

Qui c’è un cippo con un’elica conficcata e una targa. Il luogo, che si raggiunge seguendo le indicazioni per “Ca(s)cata di lupo”, fu difatti teatro, il 25 maggio del 1932 giorno di Santa Salome, di un terribile incidente aereo che vide perire i due coniugi Suzanne Sarah Picard e Alfred Isaak Lang Willar – cugino di Louuis Dreyfus – mentre erano in viaggio verso Marsiglia. Con loro i due assi del cielo Marcel Francois Goulette temerario della grande guerra e autore di grandi imprese e l’astro nascente dell’aviazione, suo secondo, Lucien Moreau.

In ricordo dell’incidente, da qualche giorno dopo la tragedia, il posto e il lago a esso attiguo presero il nome di “Fossa Susanna”.

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(Immagine 6: I nomi delle vittime dell’incidente del 25 maggio 1932 incisi sul cippo posto sul luogo della tragedia).

Tuttavia nell’immaginario collettivo sono stati tanti i quesiti e ancor più le suggestioni per una vicenda che per casistica numerica e fatalità ha stimolato, e di molto, l’immaginazione di tanti.

La prima curiosità di questa vicenda che finì per porre Veroli al centro del mondo, riguarda forse il fatto più attinente e reale, verità storica inconfutabile al netto degli intrecci politici possibili, plausibili o meno. Pochi giorni prima dell’incidente aereo, difatti, i due coniugi, ci racconta Stefano Magliocchetti nel suo libro “La Femmina Morta”: erano scampati al naufragio del transatlantico francese “Georges Philippar”, il cui improvviso incendio, al largo delle coste della Somalia, mai chiarito quanto alle cause, trascinò in fondo all’oceano un noto giornalista, Albert Londres, autore di inchieste internazionali molto scottanti, ma non Alfred e Suzanne che, ottimi nuotatori, non solo riuscirono a raggiungere una nave sovietica accorsa in aiuto (o che li seguiva secondo altre tesi), ma anche a mettere al sicuro la loro macchina fotografica, con la quale, dalla nave sovietica, scattarono numerose foto alla nave francese che affondava.

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(Immagine 7: Il laghetto di “Fossa Susanna)

A rimestare nel torbido con intrecci da libro giallo ci sarebbero le amicizie passate di Lang Willar con Trockij, si parla addirittura di un ministero delle finanze offertogli, che fanno il paio con le competenze del padre di Suzanne tra i fondatori de L’Humanité, quotidiano del partito comunista francese e, quindi, non solo benestanti coniugi – comunque con aderenze con la finanza mondiale – in viaggio di ritorno verso Marsiglia.

Un’altra teoria, affascinante e cinematografica, tuttavia poi screditata dal figlio stesso della coppia, li vorrebbe spie al servizio della Francia e depositari di chissà quali segreti oltre a quelli riferibili all’affondamento della Philippar di cui, erano, lo ricordo, testimoni e ovviamente superstiti.

4 Georges Philippar

(Immagine 8: Il transatlantico francese “Georges Philippar” – foto: Wikipedia)

Tutto qui? Nemmeno per sogno. La fantasia, nel fitto bosco dei misteri, tra le radure degli Ernici che pure erano state crocevia di storie brigantesche, vanno a rincorrere casistiche numeriche di sicuro suggestive.

Innanzitutto la data della morte: 25 maggio giorno in cui ricorrono i festeggiamenti per la Santa Patrona di Veroli: Santa Sàlome, la quale si rammenta negli scritti, prima di andare a morire a Veroli si era recata a Marsiglia (l’aereo come detto era diretto nella città francese) con una sua ancella di nome Sarah – secondo nome di Suzanne.

Una coincidenza, chiaro, ma abbastanza forte da stimolare la fantasia.

5 S Maria Sàlome

 (Immagine 5: Santino con  Santa Maria Sàlome, Patrona di Veroli)

Come se non bastasse, come se il destino o chi per lui non avesse ancora giocato tutte le sue carte, il corpo della povera Suzanne Sarah sarà ritrovato in località “Femmina Morta”, luogo già così denominato ancor prima dell’evento.

Il luogo appare di sicuro carico di emozioni. Immerso nel silenzio, con un piccolo acquitrino a rendere il paesaggio degno di un serial e, forse, anche per questo luogo di viaggi immaginari tra misteri e casualità.

Ultima nota, forse tra le più importanti di tutta la vicenda, a recarsi per primo sul luogo del disastro fu un uomo umile, tale Giovanni Scaccia detto “Ciambeghetta” da Veroli, il quale ebbe la dignità, la lealtà e di certo l’onore di non toccare nulla dei tanti gioielli e denari che i coniugi stavano trasportando verso Marsiglia e che giacevano sparsi tutto intorno, tra gli alberi e le radure insieme ai pezzi dell’aereo e ai corpi straziati.

Chi erano i due grandi aviatori periti e quale importanza hanno avuto nella storia?

Goulette, nativo della città di Charmes, nella Lorena, era sopravvissuto non solo alla Prima Guerra Mondiale ed agli ardimentosi combattimenti, affrontati con coraggio e disprezzo per il pericolo, ma anche alle imprese aviatorie degli ultimi suoi 15 anni di vita, durante i quali riuscì a trasvolare, con il suo Farman, il deserto del Sahara e buona parte dell’Africa, fino a mete all’epoca impensabili o, comunque, di notevole difficoltà.

Lucien Moreau, nato a Bellaing, piccolo paese di provincia, ancora più a nord, nella Francia, destinato a rinverdire gli allori del mitico Roland Garros, altro aviatore caduto nella Grande Guerra, e dallo stesso Marcel Goulette, insieme al quale, per la prima volta, si era imbarcato per percorrere la difficile rotta da Parigi a S.Vito dei Normanni e poi Salerno, Roma, Livorno, Genova, fino a Marsiglia, ove avrebbe sbarcato il prezioso carico dei coniugi Lang-Willar.

(Alex Vigliani)

Fonti:

“Il mistero dei Monti Ernici. la “Femmina Morta””  di Stefano Magliocchetti

Racconti orali, Forum dei Monti Ernici.

Sito: Associazione “La Vetta di Veroli”.

Referenze foto:

Immagine: 1. Francesca Mattiello – Immagine 2, 3, 4 e 5: Giancarlo Pavat – 6 e 7: Forum dei Monti Ernici – Immagine 8: Wikipedia.

Si ringrazia Alex Vigliani e www.ascoltalaciociaria.com;

6 Copertina del Libro La femmina morta

(Immagine 6: Copertina del libro “Il mistero dei Monti Ernici. la “Femmina Morta”” di Stefano Magliocchetti)

 

 

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