Il XVII secolo fu un epoca di aspri contrasti in tutti campi delle umane vicende. La Scienza, che l’Umanesimo prima ed il Rinascimento poi, avevano riportato ai livello Ellenistici, si stava scontrando con la Riforma Protestante e con al Controriforma Cattolica. Una Fede cieca, svincolata dal principale comandamento predicato da Gesù Cristo, quello dell’amore per il prossimo, e l’assoluta certezza di essere nel giusto, in quanto Dio era dalla propria parte, scatenava diuturnamente persecuzioni ed orrori d’ogni genere. La Chiesa Cattolica inaugurò l’Anno Giubilare del 1600 bruciando sul rogo a Campo dei Fiori il profeta della libertà di coscienza e di pensiero, Giordano Bruno. Ma nemmeno i Paesi Europei dove ave a trionfato la Riforma e che si erano liberati dai lacci della Curia di Roma, non scherzavano in fatto di censure, persecuzioni e roghi. Come dimostra la tragica fine di Miguel Serveto su un altro rogo acceso nella Calvinista Ginevra.
Un epoca di luci accecanti, di sfolgoranti realizzazioni artistiche e scientifiche, del trionfo del Barocco, dell’edificazione del Scienza Moderna, e di ombre cupe e profonde, come le carceri in cui venivano gettati coloro che “davano fastidio” all’Ordine Costituito. Fosse laico o confessionale.
Non stupisca, quindi, che in un simile periodo storico, fatto di incertezze, miserie, epidemie e violenze d’ogni sorta, la gente comune, il popolino trovasse rifugio nella religione non scevra da un buona dose di superstizione. Miracoli o presunti tali sembravano verificarsi un po’ ovunque. Ritratti Marinai che muovevano gli occhi, o piangevano o sanguinavano, apparizioni angeliche o demoniache. Ad onor del vero, spesso la Chiesa intervenne con decisione ( e di frequente con durezza forse fuori luogo) per stroncare sul nascere dicerie, truffe e falsi vergognosi. Altre volte , più indulgente, sebbene non convinta della veridicità del racconto del fatto portentoso, tollerava il nascere di devozioni popolari, magari non ratificate da proclamazioni ufficiali da parte del Pontefice.
Altre volte ancora, su un avvenimento particolare, che comunque riguardava una conversione, si sedimentavano altri fatti inesplicabili, che non solo rafforzavano la convinzione della realtà dell’evento soprannaturale ma finivano per assurgere una importanza maggiore, tale da soverchiarlo ed oscurarlo.
È quanto si verificò in un piccolo paese arroccato a circa 475 mslm sui Monti Ausoni, oggi in provincia di latina; Lenola.
All’epoca dei fatti che stiamo per raccontarvi si trovava sul confine tra due stati sovrani.
Lo Stato della Chiesa ed il Regno di Napoli. Lenola apparteneva a quest’ultimo. Anzi ad essere più precisi apparteneva al Regno di Spagna in mano a Filippo II d’Asburgo, il “Re triste”. Infatti il sud della penisola, che nei secoli precedenti era stato conteso tra Svevi e Angioini; tra questi ultimi e gli Aragonesi, ed infine tra i Francesi e gli Spagnoli, dalla Pace di Chateau-Cambrèsis (che aveva sancito la perdita della libertà dell’Italia e l’egemonia spagnola che durerà sino al 1715, quando subentreranno gli Austriaci) era diviso nei due Vicereami di Napoli e di Sicilia. Filippo II era appunto Re di Napoli. Ma in suo nome governavano, con pugno di ferro, funzionari inviati da Madrid. Un quarto del territorio napoletano era in realtà in mano ad enti ecclesiastici. La cosiddetta “Manomorta”. Terre lasciate improduttive come lo erano le rimanenti, divise in pochi latifondi, di cui se ne disinteressavano i nobili proprietari ritiratisi in sontuosi palazzi a Napoli. E’ proprio in questi periodo, anche a causa del ripristino del feudalesimo voluto da Filippo II, che il declino del Mezzogiorno d’Italia, che sotto i Normanni e gli Svevi era stato un faro di Civiltà nel Mediterraneo, si fece inarrestabile ed irreversibile. Le radici di molti dei problemi che ancora oggi soffocano il Sud, vanno ricercati proprio in quel periodo.