Vi si arriva facilmente. Cartelli che indicano la direzione per raggiungere il Santuario della “Madonna del Colle”si trovano già all’uscita dei caselli della A1 di Frosinone (per chi viene da Roma) e di Ceprano (FR) (per chi viene da Napoli). Per giungervi dalla provincia di Latina, invece, si percorre al statale 637 (Frosinone- Gaeta) in direzione di Vallecorsa finché si incontra il centro abitato. Seguendo la segnaletica si arriva al Santuario.
Un’ampia spianata davanti alla facciata funge da belvedere sulla sottostante vallata. E’ persino possibile vedere il punto in cui la Madonna sarebbe apparsa a Gabriele Mattei, ai piedi della cosiddetta “Scalinata della pace”, oggi inclusa nell’impianto urbano.
Raggiunto il sagrato, in mezzo al piazzale s’erge un busto marmoreo di Mattei, voltiamoci lentamente verso la chiesa ed alziamo lo sguardo al cornicione che taglia orizzontalmente la semplice ma elegante facciata del Franco. A destra delle tre fiamme scolpite a tutto tondo nella pietra, simboleggianti la Fede dei Lenolani, sarà impossibile non vedere un…cipresso, che ancora oggi svetta invitto contro il Tempo, contro ogni logica e ragione.
Si tratta proprio dell’ultimo superstite dei rami di cipresso che i Lenolani avevano inchiodato al cornicione per abbellimento nel 1628.
E’senza radici! E non solo ha resistito a quasi quattrocento anni di intemperie, siccità, persino ai proiettili di artiglieria della Seconda Guerra Mondiale che bersagliarono il Santuario nella tragica giornata del 22 maggio del 1944, ma fruttifica. I piccoli strobili si possono raccogliere quando cadono ai piedi della facciata..
Ma da dove trae nutrimento non avendo appunto radici?
Siamo davvero di fronte ad un avvenimento soprannaturale?
Tempo fa, la grande teologa e studiosa delle religioni Adriana Zarri (riferendosi però ad un altro, ben più celebre, miracolo; quello della liquefazione del sangue di San Gennaro a Napoli) ebbe a dire:
“Uno dei criteri di credibilità di un miracolo è la ragionevolezza., la sua comprensibilità, il suo significato. Un non senso non potrebbe mai essere prodigioso perché Dio non si diverte a fra giochetti incomprensibili, ma offre segni di una chiara leggibilità”
Sembra di risentire la celebre frase attribuita ad Einstein “Quando ha creato l’Universo, Dio non ha giocato ai dadi”.
Quindi il fenomeno (o miracolo, se di questo si tratta) dei cipressi di Lenola è scientificamente spiegabile?
Questo significherebbe che non si tratta più di Fede. Ragione e Scienza non possono spiegare e “giudicare le cose di Dio”. Pascal diceva che la Fede ha le sue Ragioni che la Ragione non ha.
A questo punto non rimane che sentire, allora, che cosa dicono la Ragione e la Scienza? Chiamate a cimentarsi con un fenomeno, tutt’ora visibile a chiunque (non dimentichiamolo), che apparentemente contrasta con tutto quello che sappiamo delle leggi che regolano la Natura e le forme di vita sul nostro Pianeta.
Apriamo una parentesi per scartare subito l’ipotesi che in realtà i rami di cipresso non siano quelli del 1628. Ma vengano continuamente sostituiti con altri verdi e freschi.
Proviamo ad inchiodare ad una pietra, sul cemento o sull’asfalto, un ramo staccato da qualsiasi albero e vediamo dopo quanto avvizzisce e si secca. Quante volte avrebbero dovuto fare la sostituzione nel corso di quasi quattro secoli? E soprattutto chi? E per guadagnarci cosa? Visto che nessuno ha mai incassato il becco di un quattrino per far vedere i cipressi.
Già i cipressi. Oggi, al momento in cui scriviamo, aprile 2012, è visibile, come documentano le foto allegate a questo articolo, soltanto un ramo inchiodato sul cornicione in travertino della facciata del Santuario.
Ma sino ad una decina di anni fa, di cipressi ce n’erano due! Come è testimoniato, oltre che da libri e pubblicazioni che si sono occupati dell’enigma, pure da alcune fotografie che io stesso scattai nell’inverno del 2000.
In una atmosfera surreale, degna della brughiera de “La Furia dei Baskerville” e non certamente di un paese mediterraneo; con le nuvole basse provenienti dalla Piana di Fondi e dal Mar Tirreno intente ad avvolgere il Santuario, si notano perfettamente i due cipressi. Uno a destra ed uno a sinistra siulla facciata
Ricordo di essere tornato diverse volte alla “Madonna del Colle”. Nel settembre del 2005 scattai altre foto ed il cipresso di sinistra none c’era più.
Da un pieghevole disponibile presso lo stesso Santuario leggiamo quale fu il parere nel giugno 2002 del “CNR (Consiglio nazionale delle Ricerche) – Istituto per la protezione delle piante”, in merito al mistero dei cipressi. Relazione che, tra l’altro spiega che fine ha fatto il cipresso di sinistra.
“La pianta posta a sinistra di chi guarda la facciata è ormai completamente dissecata (quindi venne poi definitivamente tolta NDR). Il reperimento sul fusto di piccole gocce di resina ancora fresca stanno ad indicare che la morte della pianta è avvenuta in tempi recentissimi (…) Non avendo trovata sulla pianta nessun segno di malattia pensiamo che il disseccamento e la morte sia dovuto a causa naturale (vecchiaia). Per quanto riguarda la pianta situata sulla parete destra del cornicione, questa è ancora viva, sebbene interessata da numerosi disseccamenti della chioma e di una grossa branca. (…) Riteniamo già evento miracoloso il fatto che i due cipressi abbiano potuto vivere per tanto tempo in una condizione trofica così difficile”.
Non è il caso di fare ulteriori commenti. Ma solo di rinnovare l’invito a raggiungere Lenola (merita una visita a prescindere dal mistero dei cipressi). Fermarsi sul sagrato, davanti a quella facciata e ricordarsi le parole del personaggio letterario creato solo l’anno prima dell’inizio degli avvenimenti miracolosi su quella collina; Amleto.
“Ci sono più cose nel cielo e nella terra, di quante ne immaginino i sogni della vostra filosofia”
(Atto I – Scena V)
GIANCARLO PAVAT