MOLISE MISTERIOSO. IL RITO DELL’UOMO CERVO A CASTELNUOVO AL VOLTURNO
di Paola Caramadre
Il suono ritmato di tamburi, le fiamme alimentate da fascine e un clima di tensione che incendia l’atmosfera. Una miscela di sensazioni ancestrali che fa ripiombare la piccola piazza di Castelnuovo al Volturno in un tempo remoto affidato alla tradizione orale. Si è rinnovata la tradizionale pantomima dell’uomo cervo in questo antico borgo custodito dalla vetta del monte Marrone. Al calare delle tenebre l’atmosfera rassicurante animata di ballate popolari cede il passo al ritmo dei tamburi.
Bastano pochi istanti, le luci si spengono e sulla scena irrompono le janare guidate dal maone. Suoni di campanacci e urla cadenzate sono l’assaggio della rappresentazione che si perde nella notte dei tempi. La figura simbolica del cervo che spaventa e distrugge si precipita sulla piazza tra la folla assiepata che guarda con lo stesso spirito di millenni lontani.
Il rito che cade nell’ultima domenica di carnevale si ricollega a tradizioni pagane forse i lupercalia dei romani forse il ver sacrum dei sanniti, sono gli spiriti dell’inverno, fame freddo sofferenza e fatica, a dover essere sacrificati alla terra perche possa tornare ad essere fertile. E in questo luogo perduto tra le montagne gli spiriti del male sono personificati dal cervo.
La danza d’amore con la cerbiatta non basta a placare la rabbia del poderoso animale.
Arriva allora il mago Martino che riesce a fermare in catene le fiere. Ma e’ solo una tregua. Poi la forza distruttrice riemerge e alla fine e’ lo sparo del cacciatore ad imporre la morte alle bestie. Ma e’ solo apparente.
Il cacciatore, figura sciamanica, restituisce la vita e libera dagli spiriti del male il cervo e la sua compagna che tornano bel bosco. E tornano alla vita senza timori i pastori e le popolane e tra il crepitio del fuoco il contadino sparge semi di grano.
(Paola Caramadre)
Foto e video Antonio Nardelli