Immagine di apertura: La leggenda dei Leoni del Duomo di Salerno nell’interpretazione di Marisa D’Annibale (2021).
LA LEGGENDA DEI DUE LEONI E ALTRE STORIE ATTORNO AL DUOMO DI SALERNO
di Alfonso Di Virgilio
“Quei di Salerno il lor lunato golfo,
gli archi normanni, tutta bronzo e argento
la porta di Guïsa e di Landolfo
aveansi in cuore, e l’arte e l’ardimento
onde tolse lo scettro ad Alberada
Sigilgaita dal quadrato mento.”
(Gabriele d’Annunzio)
2. Immagine sopra: “I Leoni del Duomo di Salerno mettono in fuga gli invasori saraceni” – elaborazione grafica del disegno di G. Pavat 2021
Il Duomo di Salerno rappresenta uno dei monumenti più importanti della provincia a sud della Campania. Il titolo di cattedrale che gli viene attribuito è soltanto di carattere onorifico, poiché essa è innanzitutto la “cattedrale primaziale metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio Magno”.
L’attribuzione a San Matteo, in particolare, è dovuta ad un evento che si confonde tra i poco nitidi confini della leggenda e della storia, poiché lo stesso santo, sepolto in Etiopia nella città di Velia, apparve in sogno ad una donna indigena chiamata Pelagia, e a suo figlio, un certo monaco detto Atanasio, chiedendo con insistenza di essere disseppellito da quel posto. Allora il giovane monaco decise di portarlo fino a Costantinopoli, ma siccome non riuscì a partire dal porto di Amalfi, le sue spoglie furono portate in giro per il Cilento e raggiunsero Salerno il 6 maggio del 954 d.C.
Il complesso che oggi appare al visitatore è un miscuglio di rifacimenti che richiamano i più svariati stili: dal romanico al barocco il Duomo di Salerno è una testimonianza evidente dello scorrere impetuoso dei secoli, ma anche del passaggio di popolazioni che hanno occupato questa ridente cittadina.
In particolare, il campanile risente dello stile arabo normanno, con sovrapposizioni di cubi e tiburio a cupola, tipico dei campanili della Costiera Amalfitana.
Tutto il Sud Italia, Sicilia compresa, ha subito numerose aggressioni da parte dei saraceni, predoni e corsari provenienti dai paesi musulmani. L’esaurirsi della spinta musulmana dopo la conquista della Sicilia, completata nel 902, non significò la fine degli attacchi all’Occidente: bande armate provenienti dalle regioni islamizzate dell’Africa settentrionale e dalla Spagna, continuarono razzie e saccheggi, costituendo emirati, come quelli di Bari e Taranto, che fungevano da punti di partenza per incursioni in tutta Italia. Là dove non riuscirono a stabilire dominazioni territoriali ampie, crearono degli insediamenti fortificati, detti “ribat”, da cui far partire feroci attacchi ai territori circostanti.
Gli attacchi saraceni alla città di Salerno, ma anche quelli normanni (prima della definitiva conquista con Roberto il Guiscardo nel 1076), furono così numerosi da portare l’“Opulenta Salernum”, come era scritto sulle monete battute all’interno della città, ad un periodo di forte ridimensionamento economico.
3. Immagine sopra: la leggenda dei due Leoni guardiani del Duomo di Salerno vista da Federico Farnesi (2021).
LA LEGGENDA DEI DUE LEONI GUARDIANI
In uno degli attacchi saraceni, secondo numerose leggende, la popolazione salernitana si rifugiò tra le mura della chiesa, ed è qui che trovò riparo e difesa da parte di due felini davvero particolari.
4– 5. Immagini sopra: la Leonessa (a sx) e il Leone (a dx) a guardia dell’ingresso del Duomo di Salerno.
La facciata esterna del Quadriportico del duomo, di stile barocco, conserva ciò che resta della chiesa originale: una porta ricca di decorazioni fitomorfe che alludono alla Passione di Cristo, oltre che a rappresentazioni animali, come quella della scimmia, simbolo della cacciata dell’eresia o di colombi che mangiano datteri, simbolo dell’anima che gode di piaceri ultraterreni o, in chiave simbolico cristiana, di un’anima che gode del nutrimento dello Spirito Santo.
Tra le tante figure spiccano però due grossi leoni, una coppia formata da un maschio e una femmina adulti, quest’ultima che allatta un esile cucciolo pendente dalla mammella.
Il complesso scultoreo posto ai lati dell’ingresso del Quadriportico sta a significare da un lato la potenza della Chiesa, quella del leone maschio, mentre l’aspetto materno della leonessa che allatta il piccolo rappresenta la Carità.
6. Immagine sopra: i due leoni a guardia dell’ingresso del Quadriportico del Duomo di Salerno.
La leggenda vuole i due leoni protagonisti della difesa del popolo salernitano tra le mura della chiesa. Infatti, proprio in una delle tante scorrerie saracene, la popolazione spaventata trovò riparo tra le mura della cattedrale. Nell’ultimo accenno di pietà collettiva il popolo chiese fortemente di essere liberato da quella piaga che faceva vittime sia le città che le abazie, ma anche numerose donne che venivano rapite in cambio di pesanti tributi in denaro.
Allora i due leoni di pietra presero vita e cominciarono a sbranare i pirati mettendoli in fuga precipitosa verso le imbarcazioni al porto.
Il tentativo di ingresso nel luogo sacro fu reso vano da qualcosa di sovrannaturale che oltrepassava la normale aspettativa degli incursori.
Secondo una variante più diffusa della leggenda, la popolazione chiese aiuto a San Matteo e fu proprio il Santo protettore amato dai salernitani che fece sì che le due fiere prendessero vita e cominciassero a sbranare il nemico.
SAN MATTEO CON DUE FACCE
Ancora oggi la statua del santo protettore, realizzata nel 1606 da Michelangelo Naccherino, è situata sotto un doppio altare che copre il sepolcro.
L’opera scultorea si compone di due statue gemelle, due San Matteo posti l’uno di spalle all’altro, in modo che il volto del santo sia visibile da ogni angolazione della cripta. Quasi a raffigurare un Giano bifronte che rivolge lo sguardo sia passato che al futuro; ma in questo caso l’opera bifronte sta ad indicare le due vite di San Matteo, quella da pubblicano prima e quella da apostolo dopo.
È proprio la peculiarità di questa statua che ha fatto sì che nascesse il detto popolare di “San Matteo con due facce”, che ha dato origine al dispregiativo secondo cui i salernitani hanno una “doppia faccia” come il loro santo protettore.
LA FARFALLA DEL SEPOLCRO DI GUGLIELMO II
Avere un posto in cui far riposare in eterno i resti mortali assieme al potente santo fece gola a molti. Fu proprio Guglielmo II, duca di Puglia e Calabria (1095–28 luglio 1127; da non confondersi con Guglielmo II detto il Buono, re di Sicilia, morto a Palermo nel 1189), che nel 1125 si volle far costruire un mausoleo funebre nella cattedrale. Quasi come un macabro presagio il duca morì due anni dopo in circostanze misteriose.
Secondo il cronista Romualdo Guarna, Guglielmo sarebbe morto per cause naturali. Mentre secondo altri sarebbe stato assassinato.
La sua cara moglie Guaidalgrima precipitò nella disperazione più profonda e in segno di lutto si tagliò i suoi capelli biondi e in lacrime li pose sul sarcofago dell’amato.
Se non si crede alle leggende in cui gli oggetti prendono vita, basta andare il 4 agosto in questo affascinante duomo. Secondo questa tradizione, infatti, proprio quel giorno, anniversario del triste evento, potreste vedere una farfalla dorata uscire dal sarcofago del duca e volare tra le colonne per poi svanire!
(Alfonso Di Virgilio)
- Immagine sopra: “I Leoni del Duomo di Salerno mettono in fuga gli invasori saraceni” – elaborazione grafica del disegno di G. Pavat 2021.