Immagine di apertura; Rezsos Seress (1899 – 1968), il depresso musicista che avrebbe origine alla tragica sequela di suicidi dopo l’ascolto della sua canzone“Gloomy Sunday”, ovvero “Triste domenica”.
La maledetta canzone del suicidio
di Roberto Volterri
Non credo ch’a veder maggior tristizia…
(Dante, Inferno, XXIX, 58)
“Gloomy Sunday”, una tristissima Domenica…
Vi dicono nulla le parole “Szomorú vasárnap“?
No? Buon per voi che non conoscete neppure una parola della complicata lingua ungherese! E ora vedrete il perché…
Tradotta nella lingua inglese, l’espressione “Szomorú vasárnap“ divenne “Gloomy Sunday”, ovvero il titolo di una strana, tragica, canzone composta e cantata nel 1933 dal musicista ungherese Rezső Seress insieme al connazionale László Jávor.
Letteralmente il titolo della canzone significa “Triste Domenica” o, se vogliamo, anche “Tenebrosa Domenica”.
E tenebrosi sono proprio gli eventi che – al di là di ogni ragionevole dubbio sulle ‘leggende metropolitane – hanno costellato da sempre la vita – e la “morte”… – di questo brano musicale.
Fatti i debiti scongiuri, incrociate le dita e pronunciate le apotropaiche parole che in questi casi male non fanno, vediamo come si svolsero i fatti a partire da quei primissimi anni Trenta.
“Ė una notte buia e tempestosa…”, no, mi correggo, è solo un tristissimo pomeriggio domenicale in una Parigi del 1933.
Il musicista Rezso Seress (1899 – 1968) ha fatto la sua ennesima lite con la fidanzata di turno a causa dei suoi continui fallimenti nel complicatissimo mondo musicale.
Così, in preda a cupi pensieri, forse covando in animo suo qualche idea di abbandonare per sempre questa valle di lacrime, il trentaquattrenne Rezső dà vita – o… “morte”? – ad una canzone che di lì a poco tempo seminerà lutti e disperazione.
2. Immagine sopra;Rezső Seress(1899 – 1968).
Quasi in ossequio ad una “demoniaca” Legge del Contrappasso in cui l’intenso, disperato desiderio di emergere da parte del musicista sfocia in un altrettanto disperato desiderio di scomparire da parte degli innumerevoli sventurati che ebbero modo di ascoltare la sua canzone in cui egli parla del suicidio come unico mezzo per esternare l’amore profondo per la sua amata…
3. Immagine sopra; Questo suggestivo dipinto di Vincent van Gogh rende in modo inequivocabile l’idea di depressione, di tristissima giornata”…
4. Immagine sopra; Alcune battute tratte dallo spartito di “Gloomy Sunday”.
Non osiamo riportarlo tutto…
Ma se volete canticchiarla, eccovi accontentati nella traduzione inglese (è meglio che sia così!)…
Gloomy Sunday
Sunday is gloomy
My hours are slumberless
Dearest the shadows
I live with are numberless
Little white flowers
Will never awaken you
Not where the black coaches
Sorrow has taken you
Angels have no thoughts
Of ever returning you
Wouldn’t they be angry
If I thought of joining you?
Gloomy Sunday
Gloomy is sunday,
With shadows I spend it all
My heart and I
Have decided to end it all
Soon there’ll be candles
And prayers that are said I know
But let them not weep
Let them know that I’m glad to go
Death is no dream
For in death I’m caressin’ you
With the last breath of my soul
I’ll be blessin’ you
Gloomy Sunday
“Parlarne bene, parlarne male…”
Budapest, primi mesi del 1936.
Joseph Keller, umile calzolaio forse afflitto da una cupa depressione, da un “male oscuro” dovuto ad una probabile condizione di indigenza, sceglie la via più breve per risolvere ogni suo problema e passa volontariamente a miglior vita lasciando un biglietto di addio in cui riporta alcune strofe di “Gloomy Sunday”.
Ė il primo triste episodio di una lunga catena di suicidi legati – in un modo o nell’altro – alla canzone di Rezső Seress.
Ne seguiranno, infatti, molti, troppi, altri…
Soprattutto in Ungheria, in particolar modo mediante annegamento nel Danubio.
Tutti i suicidi vengono trovati con una copia del testo della canzone apportatrice di sventure, tanto che le autorità ungheresi proibiscono la diffusione di “Gloomy Sunday” via radio e nei locali pubblici.
Viene quasi proibito il solo parlarne…
La calunnia è un venticello…
Gloomy Sunday
Parlarne bene o parlarne male, l’importante è parlarne”, affermerebbe senza tema di essere smentito qualsiasi pubblicitario dei nostri giorni.
Così, ben presto si diffonde la sinistra fama di “Triste Domenica”, mentre la canzone, i suoi testi, la sua musica incuriosisce moltissimi appassionati melomani – forse quelli più scettici verso la dimensione “occulta” dell’esistenza – e Seress diventa ben presto un musicista di successo. Ė quel che voleva!
Spinto da tali favorevoli circostanze, fiero di essere finalmente diventato “qualcuno”, egli riprende i contatti con la ex fidanzata nel disperato tentativo di una possibile riconciliazione.
Neppure la “Maledizione di Tuthankamen” avrebbe potuto sortire effetti così nefasti, poiché pochi giorni dopo il colloquio con Rezso Seress ella si suicida con il veleno, lasciando accanto al suo corpo senza vita alcune parole tratte dalle strofe di “Gloomy Sunday“!
Superati i confini della terra d’Ungheria, l’aura maledetta della canzone si diffonde in gran parte d’Europa…
Così, a Berlino, un giovane appassionatosi alla vicenda della strana canzone, ne richiede l’esecuzione durante un concerto di una band locale. Viene accontentato, ma l’effetto della musica e delle parole è per lui letale poiché nella sua mente – forse condizionata anche dalle leggende fiorite attorno al tristissimo brano – sorge l’idea che egli debba distruggere la canzone che ormai “gli è entrata nella tesra”.
Non trova soluzione migliore che “farla uscire”… sparandosi un colpo di pistola alla tempia.
Leggende metropolitane o meno, la fama “sulfurea” di “Gloomy Sunday” colpisce ancora, poiché, ancora a Berlino, una ragazza si impicca e nella sua stanza è ben visibile una copia del testo della canzone.
A Londra, viene chiamata la polizia dai vicini di una donna che ascolta a tutto volume “Gloomy Sunday”.
Ma la donna, da qualche ora, non ascolta più nulla poiché ha ingerito una massiccia dose di psicofarmaci e ormai è in un lontanissimo “Altrove”…
5. Immagine sopra; I quotidiani dell’epoca dettero ampio risalto alla sinistra fama acquisita da “Gloomy Sunday”, collegando episodi suicidiari con l’ascolto della triste melodia.
Anche il nostro solare “Bel Paese” viene colpito da quella che ormai viene definita “la canzone ungherese del suicidio”.
Norma Bruni, semplice colf bolognese al servizio di un funzionario dell’EIAR, ovvero l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche – così si chiamava la RAI all’epoca – viene notata, nei primi Anni Trenta, mentre si dedica al suo lavoro cantando qualche canzone in voga a quei tempi.
6. Immagine sopra; La cantante Norma Bruni insieme al collega Michele Montanari negli studi dell’EIAR, nel 1941.
Invitata ad esibirsi in una sala da ballo di Bologna, la nota anche il maestro Sergio Ala che le dà lezioni di canto, certo di un futuro successo della giovane.
Nel 1939, a Torino, si svolge un concorso bandito dall’EIAR per reclutare voci nuove da lanciare nel mondo della musica. Norma Bruni arriva in finale, viene apprezzata dal maestro Pippo Barzizza e finalmente incide le sue prime canzoni di successo.
Molto probabilmente i lettori di questo libro un po’ più… attempati ricorderanno un celebre brano intitolato “Silenzioso slow”, più conosciuto con “Abbassa la tua radio per favor…”, da una delle ricorrenti strofe della canzone.
Ebbene, è stata proprio Norma Bruni a portare al successo tale melodia, ma non è per questa notissima canzone che la ricordiamo in queste pagine.
No, la Bruni – pur avendo incise oltre quaranta canzoni in soli tre anni, pur avendo partecipato con l’orchestra del notissimo direttore Cinico Angelini – notissimo per… gli “attempati” di cui sopra! – pur avendo tentato di rientrare a pieno titolo nel mondo dello spettacolo nel primo dopoguerra e nonostante sia apparsa anche in alcune opere di prosa nella nascente televisione italiana, viene qui ricordata unicamente perché anche a lei la funesta “Gloomy Sunday” si avvicinò accompagnata dalla “Nera Signora”.
Corre l’anno 1970 e il regista televisivo Maurizio Corgnati – per inciso marito della cantante Milva – fa partecipare la Bruni alla trasmissione “Gli amici del bar”.
Fin qui nulla di strano, poiché nel mondo dello spettacolo è estremamente variegato il successo, è ondivago l’apprezzamento che questo o quel regista nutre verso il “divo” o la “diva del momento.
Al settimo cielo per essere rientrata nel mondo che a lei appare più congeniale, Norma Bruni ha la poco brillante idea di cantare, durante la seconda puntata del nuovo programma, la canzone “Triste Domenica”, nella versione italiana.
Mai scelta fu più sfortunata: forse perchè particolarmente emozionata per il quasi inatteso successo, forse per ragioni ben lontane dall’aura sulfurea della canzone, la sventurata Norma Bruni esce dagli studi di registrazione della RAI e poco dopo… si sente male.
La ricoverano d’urgenza, passano appena due settimane e la cantante raggiunge inesorabilmente chi da tempo l’aveva preceduta nell’avvicinarsi alla nefasta armonia, alle sue deprimenti strofe, allo stato d’animo che aveva spinto Rezso Seress a comporla.
Muore il 3 Gennaio del 1971. La prima (tristissima) Domenica dell’anno…
Un caso, ovviamente!
Di recente, Manuel Carrera ha realizzato un documentario su Norma Bruni e ha pubblicato il libro “Norma Bruni: una ‘voce di carne’ nell’Italia in guerra” (Edizioni Nuova Cultura).
La Legge del Contrappasso…
E lo sfortunatissimo Rezso Seress ,che fine ha fatto?
Lo avevamo lasciato frastornato dall’ennesima delusione, dopo il suicidio dell’ex fidanzata, la quale aveva avuto la poco brillante idea di ascoltare il brano musicale che aveva decretato l’immeritato successo del suo ex amato bene.
Ebbene, mentre pian piano svanisce l’aura sulfurea di “Gloomy Sunday”, mentre la canzone viene proposta di continuo senza che succeda nulla di strano, il mondo dello spettacolo si dimentica del suo autore e Seress ritorna un’altra volta nell’oscuro mondo delle cosiddette “meteore”, qui personaggi ai quali la fama arride solo per il tempo necessario a farli uscire dall’anonimato.
Per poi farli ripiombare nella più cupa disperazione…
Forse dimentico del giorno della settimana in cui aveva avuta la tetra ispirazione per comporre la sua “Triste Domenica” Seress, sceglie un Lunedì di Gennaio del 1978 per lanciarsi nel vuoto, dal suo balcone posto all’ottavo piano di un grigio palazzone di Budapest.
Sic transit gloria tristitiae!
7. Immagine sopra; Ritaglio di giornale che annuncia la morte per suicidio di Rezső Seress.
8. Immagine sopra; Un classico “vinile” a 78 giri di “Gloomy Sunday”, la “famosa canzone ungherese del suicidio”, come riporta il sottotitolo…
A San Antonio, nel Texas, un ragazzo di sedici anni stava ascoltando l’album dei Pink Floyd The Wall ed è caduto in un stato di trance.
Senza preavviso, improvvisamente, egli ha aggredito e pugnalato a morte brutalmente sua zia. Secondo il rapporto della polizia, questo ragazzo non assumeva droghe, ma ascoltava ossessivamente quel certo tipo di rock. Il giovane dichiarò che la musica lo aveva ipnotizzato e di non ricordare nemmeno l’omicidio! E quale spaventoso pericolo se si prendono in considerazione le parole inoculate in una giovane mente impressionabile!
Il 26 ottobre 1984, il diciannovenne John McCollum si sparò alla testa mentre stava ascoltando il brano di Ozzy Osbourne Suicide Solution («La soluzione suicida»), dal suo LP Blizzard of Ozz («La bufera di Ozz»; Jet Records 1980).
9. Immagine sopra; copertina del LP “Blizzard of Ozz” (“La bufera di Ozz”; Jet Records 1980):
«Evil thoughts and evil doings/ Cold, alone you hang in ruins/ Thought that youd escape the reaper/ You cant escape the master keeper/ […] Where to hide, suicide is the only way out»
(«I cattivi pensieri e le cose cattive/ Freddo e solo, sospeso sulle rovine/ Pensi di essere sfuggito al mietitore/ Tu non puoi scappare al maestro custode/ […] Dove nascondersi, il suicidio è l’unica via d’uscita»)
Fu trovato morto con ancora le cuffie dello stereo!
L’Institute for Bio-Acoustics Research Inc. (IBAR) venne incaricato di indagare sul brano in questione.
Non troppo sorprendentemente, essi trovarono un messaggio subliminale preconscio il cui contenuto non compariva nel testo del pezzo sulla cover del disco. Il messaggio subliminale è al dritto, ma parzialmente coperto da un assolo di chitarra e in un primo momento non viene colto dall’ascoltatore.
Tuttavia, tale messaggio «è abbastanza udibile e il suo significato e la vera intenzione divengono chiari dopo l’ascolto reiterato».
Qual’è il contenuto di tale messaggio?
«Ah no people… you really know where’s it… you got it… why try, why try? Get the gun and try it! shoot, shoot, shoot, shoot…»
(«Ah nessuno… tu sai dov’è veramente… prendila… perché provare, perché provare? Prendi la pistola e prova! Spara, spara, spara, spara…»)
Nel dicembre del 1985, a Reno, nel Nevada, i diciottenni Raymond Belknap e James Vance, dopo avere ascoltato più volte il brano dei Judas Priest Beyond the Realms of Death («Oltre i regni della morte»), dal loro LP Stained Class («Classe disonorata»; CBS 1978), si sono calati fuori dalla finestra della camera da letto e si sono recati nel cortile di una chiesa vicina.
Belknap si è puntato un fucile da caccia alla testa, ha premuto il grilletto e si è letteralmente spappolato il cranio. Appena Vance ha visto Belknap morto sul terreno, ha preso a sua svolta il fucile.
10. Immagine sopra; copertina del LP Stained Class dei “Judas Priest”
«C’erano tonnellate di sangue – raccontò in seguito – Era come se il fucile lo avesse cosparso di unto. C’era così tanto sangue che riuscii a malapena a trovare l’arma. La ricaricai e, come sapete, capii che era il mio turno, e mi fermai a riflettere. Stavo pensando a tutto ciò che c’era da vivere, a com’è bella la vita davanti ai tuoi occhi, e al fatto che non avevo più la situazione sotto controllo […]. Il mio corpo fu costretto a farlo e io andai avanti e feci partire il colpo».
Vance sopravvisse – anche se rimase sfigurato – alla ferita da sparo, ma cadde in coma per overdose nel novembre del 1988 e morì alcuni giorni dopo.
I genitori addolorati fecero causa ai Judas Priest.
La denuncia affermava:
«Il testo suggestivo, combinato al battito continuo e alla ripetitiva intonazione ritmica della musica, ha incitato, incoraggiato, aiutato, indotto e affascinato la parte lesa a credere che la risposta alla vita era la morte».
Secondo i consulenti tecnici che hanno analizzato l’album dei Judas Priest, erano stati inseriti messaggi subliminali e backmasking.
Essi trovarono un messaggio subliminale che ripeteva per sei volte le parole «do it» («fallo»).
Disse l’avvocato Kenneth McKenna:
«Essi hanno letteralmente obbedito ai comandi della musica e del testo».
Il sedicenne Dennis Bartts, di Center Point, nel Texas, confidò al suo migliore amico di aver «progettato di incontrare Satana».
Egli si recò nel campo di football del liceo, portando con sè il suo walkman. Una volta giunto sul posto, Dennis ascoltò il brano Highway to Hell («Autostrada per l’inferno») degli AC/DC... e si impiccò al palo della porta.
Non esiste una spiegazione razionale che giustifichi un tale comportamento, tranne l’influenza «satanica».
11. Immagine sopra; copertina del LP Highway to Hell («Autostrada per l’inferno») degli AC/DC.
Nel corso della trasmissione 20/20, mandata in onda dall’emittente televisiva ABC, il giornalista Tom Jarriel ha detto:
«Il messaggio satanico è chiaro, sia sulla copertina dell’album che nei testi delle canzoni, e raggiunge le giovani e impressionabili menti».
Nel libro Satanism in America («Il satanismo in America»), che è stato approvato dalla National Criminal Justice Task Force on Occult Related Ritualistic Crimes («Unità Operativa di Giustizia Criminale sui Reati Correlati al Ritualismo e all’Occulto»), il satanismo hard-core viene definito «una sotto-cultura in rapida crescita tra gli adolescenti d’America».
(Roberto Volterri)
– Le immagini sono state fornite dall’autore