Isole misteriose.
L’isola del Disco
Volante:
L’avvistamento di Trindade nel 1958
di Giancarlo Pavat
In giro per il mondo di isole misteriose, senza scomodare la più celebre, che pur non essendo mai esistita ha dato il nome al famoso romanzo di Jules Verne, se ne trovano davvero tante. Generalmente sono molto piccole e remote. Quasi sempre disabitate o comunque off-limits per diversi motivi all’insediamento umano. Il fatto di essere “misteriose” il più delle volte è da ricondurre proprio alla difficoltà di poterle visitare, in altri casi lo si deve alla presenza di località o siti archeologici o naturalistici “sui generis” o sui quali non è stata fatta luce dai ricercatori. Infine esistono isole e isolette apparentemente normali, sulle quali, però, si sono verificati avvenimenti inesplicabili.
Nel novero di queste ultime dovrebbe figurare anche l’isoletta di Trindade (Ilha da Trindade in lingua portoghese) posta nell’Atlantico meridionale, alle coordinate di 20°31′30″ di latitudine Sud e di 29°19′30″ di Longitudine Ovest.
L’isola fa parte dell’arcipelago di Trindade e Martim Vaz, distante circa 1.200 km dalle coste dello Stato brasiliano dell’Espírito Santo a cui appartiene amministrativamente.
L’arcipelago ha una superficie totale di 10,4 km² e una popolazione davvero esigua, visto che si parla di soli di 32 abitanti, tutti appartenenti alla base della marina militare carioca della baia “Enseada dos Portugueses”.
Oltre a Trindade (che con un’area di 10.1 km², è la più grande), le altre isole sono Martim Vaz (che con i suoi 0.3 km² è la seconda isola dell’arcipelago per estensione), Ilha do Norte, Ilha da Racha, Rochedo da Agulha e Ilha do Sul.
Tutto l’Arcipelago ha evidenti origini vulcaniche. Si tratta infatti di barriere coralline emerse sopra la superficie oceanica a seguito di attività plutoniche. L’elevazione massima è il Pico do Desejado di 620 metri slm..
Altre cime sono, a nord-ovest, il Pico da Trindade (590 m.slm.) e il Pico Bonifacio (570 m.slm.). Sulla costa occidentale si innalza il Pico Monumento (270 m.slm.). Sulla punta sud-est dell’isola, sorge il Vulcão do Paredão (217 m), costituito da un cono piroclastico con flussi di lava che risalgono all’Olocene. Altre formazioni vulcaniche minori si trovano nel Morro Vermelho (515 m.slm.), area nella parte centro-meridionale dell’isola.
A scoprire l’arcipelago di Trindade e Martim Vaz fu, nel 1502, il navigatore portoghese Estêvão da Gama (cugino del celebre Vasco da Gama, ovvero del primo europeo a navigare fino in India doppiando Capo di Buona Speranza in Africa).
Le isolette entrarono, quindi, a far parte dell’Impero coloniale portoghese di cui rimasero parte integrante sino alla proclamazione dell’indipendenza del Brasile nel 1822.
Tra i visitatori celebri va annoverato l’astronomo inglese Edmund Halley (1656-1742), proprio quello che ha dato il nome alla famosa (o famigerata) Cometa. L’insigne scienziato vi sbarcò nel 1700 rivendicando l’arcipelago alla Corona Britannica.
Successivamente, per sei anni, dal 1890 al 1896, a Trindade sventolò davvero l’”Union Jack”. Gli Inglesi la ribattezzarono “South Trinidad”, per distinguerla dall’altra isola di Trinidad; la colonia caraibica che assieme all’isola di Tobago, forma oggi uno stato indipendente: Trinidad e Tobago, appunto.
Poi, nel 1896, dopo un accordo diplomatico, Trindade venne ceduta al Brasile.
Questo arcipelago probabilmente non sarebbe mai balzato agli onori delle cronache se non fosse stato per un curioso avvenimento verificatosi il 16 gennaio 1958.
Si tratta dell’avvistamento di un disco volante ad opera di numerose persone a bordo della nave “Almirante Saldanha” della Marina Militare brasiliana, impegnata in ricerche scientifiche per l’Anno Geofisico Internazionale. L’avvistamento è entrato a far parte del gotha dell’Ufologia anche perché vennero scattate alcune fotografie che, per la prima volta, vennero dichiarate autentiche da un ente statale, ovvero la stessa Marina brasiliana.
L’episodio è riportato da numerosi libri che trattano di Ufo e alieni ma molto spesso manca la conclusione della vicenda che getta ombre decisamente inquietanti.
Ne parla anche Judith Schalansky nel suo bel libro “Atlas de abgelegenen Inseln” del 2009 (edizione italiana “Atlante delle isole remote”, Bompiani 2014).
“La mattina del 6 gennaio 1958, poco prima che la nave per le ricerche oceanografiche “Almirante Saldanha” levi l’ancora, Almiro Barauna, uno dei civili a bordo, decide di scattare ancora alcune fotografie della costa meridionale di Trindade. Quindici minuti dopo le dodici, appare in cielo un oggetto chiaro e luminoso che si avvicina all’isola e si dirige verso Punta Crista de Galo con un volo ondulato, simile a quello di un pipistrello. Il disco volante luccica come se fosse di metallo ed è avvolto in una foschia verdognola e fosforescente. In preda all’agitazione, gli ufficiali e i marinai sul ponte indicano il punto abbagliante. Passano 30 secondi, prima che Barauna prenda finalmente la macchina fotografica, guardi attraverso il mirino e scatti due volte, poi l’oggetto scompare dietro la cima del Desejado. Qualche secondo più tardi, il veicolo spaziale, che evidentemente ha virato, è di nuovo visibile. Sembra più vicino e grande di prima. Sul ponte di comando regna il tumulto, Barauna incespica tra la folla ma scatta altre quattro fotografie, prima che l’inquietante oggetto volante, dopo circa 10 secondi, sparisca in un lontano banco di nuvole, questa volta per sempre”.
A parte qualche perdonabile errore (riporta la data del 6 invece che del 16 gennaio e, altrove, riporta che l’isoletta è stata scoperta da Vasco de Gama e non dal meno noto cugino Estêvão), l’autrice correttamente non esprime alcun commento sulla veridicità o meno dell’avvistamento. D’altronde il suo non è un libro di Ufologia, e tratta (con un pizzico di poesia) del misterioso avvenimento di Trindade per utilizzarlo come metafora dell’assoluta estraneità dell’isoletta al consorzio umano.
“L’isola è stata gettata nell’Oceano con il più grande arbitrio, è scavata in profondità, scoscesa e ostile. Succede di continuo che una persona sparisca durante una passeggiata senza lasciare tracce, trascinata via da onde alte metri, seppellita da una frana o inghiottita da un cratere. Nel cimitero le croci senza tombe ricordano gli scomparsi. Questo posto non è fatto per gli esseri umani!”
Quindi l’isola di Trindade, già aliena di per se, sarebbe stata la location per uno degli avvistamenti di dischi volanti meglio documentati della Storia.
Ma le cose andarono davvero così?
Non proprio.
Effettivamente l’8 gennaio del 1958 la nave scuola “Almirante Saldanha” salpò davvero da Rio de Janeiro per portare a Trindade un gruppo di scienziati e ricercatori.
Ed è vero che il 16 gennaio la nave era alla fonda davanti alle coste dell’isoletta.
La “Vulgata” dell’avvistamento corrisponde più o meno a quanto scritto dalla Schalansky, dubbi sulla versione “ufficiale” sorgono in relazione agli scatti fotografici e allo sviluppo delle immagini.
Questo sarebbe avvenuto con mezzi di fortuna nell’immediatezza dell’avvenimento su sollecitudine di un ufficiale di Marina. Il fotografo Almiro Barauna si rese conto che soltanto in tre fotografie compariva il misterioso oggetto volante, e le fece vedere agli ufficiali ed agli scienziati. Ma il comandante della “Almirante Saldanha” consigliò di non fare vedere a nessuno le foto senza l’autorizzazione della Marina Militare. Barauna acconsentì, cedette le immagini ma tenne per se i negativi.
Il 21 gennaio, l”Almirante Saldanha” ritornò a Rio de Janeiro e tutti i testimoni sbarcarono come se nulla fosse successo.
Circa due giorni dopo, un altro ufficiale della Marina si recò da Barauna, chiedendo anche i negativi che furono prontamente consegnati.
Passarono altri due giorni e la Marina Militare riconsegnò i negativi al fotografo con tanto di ringraziamenti, senza però avanzare alcuna spiegazione sull’accaduto. Fu allora che la notizia divenne di dominio pubblico tramite diversi giornali brasiliani.
Nonostante iniziali smentite e “no comment”, il 25 febbraio, la Marina Militare rese pubblica una dichiarazione nella quale le fotografie di Barauna venivano ritenute autentiche, senza però avanzare, anche questa volta, alcuna spiegazione. .
Da quel momento, come già sottolineato, la vicenda e le foto entrarono a pieno titolo nel novero di quelle che vennero considerate “prove certe” dell’esistenza dei dischi volanti intesi come oggetti non terrestri.
Ma non tutti la pensarono così.
Sin dalla prima metà degli anni ’60 qualche ricercatore avanzò dubbi sull’autenticità delle immagini. Ad esempio, nel 1963 Donald Menzel scoprì che Barauna era noto per essere molto abile nel “ritoccare” immagini fotografiche.
Inoltre Menzel scoprì che i testimoni dell’avvistamento non erano un centinaio, come sempre affermato anche dagli organi di informazione, ma soltanto due o tre. Venne proposta anche, come spiegazione dell’avvistamento, quella del possibile miraggio.
Ma ci vollero altri trent’anni perché si analizzassero direttamente ( e con nuove tecnologie) le fotografie. Il ricercatore Martin J. Powell notò che in almeno due immagini, l’oggetto assomigliava ad un velivolo dell’epoca ritratto frontalmente e in maniera sfocata. Ma non solo. Rilevò anche notevoli discrepanze tra le nuvole di queste due prime immagini e quelle della terza. La più famosa. Quella in cui si vede nitidamente il classico disco volante.
Nonostante la levata di scudi a difesa della genuinità delle foto di Barauna (si disse che le differenze tra le nuvole era dovuta a macchie sull’obiettivo), Powell proseguì sulla propria strada, proponendo una spiegazione anche per il terzo famoso (o famigerato) scatto. Le prime due foto ritraevano un vero aeroplano, mentre la terza era un abile contraffazione.
Nonostante quanto affermato da Powell avesse una sua logica, furono in molti a non prenderlo nemmeno in considerazione e l’avvistamento di Trindade continuò a fare bella mostra di se in numerose pubblicazioni ufologiche. Daltronde non sembrava vero di poter presentare delle foto di un Ufo con l’autorevole avvallo sulla loro autenticità addirittura di una Forza Armata. Visto che i Militari, a prescindere dalla nazione di appartenenza, sono sempre stati accusati di voler insabbiare tutto e celare la verità sui dischi volanti.
La svolta nelle ricerche in merito allo straordinario avvenimento a Trindade si ebbe nel 2010, quando Emilia Bittencourt, rivelò agli organi di informazione brasiliani (ad esempio è possibile consultare sul web l’articolo del 15 agosto 2010 sul sito in lingua portoghese (http://g1.globo.com) che Barauna (che era un suo parente e nel frattempo era deceduto 10 anni prima), durante una riunione di famiglia, aveva confessato che la foto in cui si vede perfettamente il “disco volante” era un falso. Il fotografo avrebbe persino mostrato il trucco; non aveva fatto altro che prendere due piatti, metterli uno sopra l’altro e fotografarli con la porta del frigorifero come sfondo e la giusta luce per dare veridicità al tutto.
Quindi la foto della prova dell’esistenza dei dischi volanti certificata addirittura da un ente militare sarebbe nient’altro che un colossale imbroglio?
Credo che non vi siano più dubbi in proposito anche se, per completezza di informazione, va registrata la presa di posizione di alcuni irriducibili “ufologi” secondo i quali false sarebbero non le foto scattate a Trindade ma le dichiarazioni dei parenti di Almiro Barauna.
Perché avrebbero dovuto mentire? Secondo i soliti “complottisti” sarebbero stati convinti da chi, da più di mezzo secolo sta facendo di tutto per celare la verità sui dischi volanti e sugli extraterrestri.
Come scrisse Aulo Gellio “Veritas filia temporis”. La Verità è figlia del Tempo (Noctes Atticae. Liber XII – 11,7)
Giancarlo Pavat in collaborazione con la Redazione de Il Punto sul Mistero.
Chissà quante foto falsificate sono ancora oggi spacciate per autentiche dagli ufologi. Oggi con le nuove tecnologie è possibile smascherare gli imbrogli ed è giusto che sia così, ma tutto ciò, non deve significare che l’ufologia sia tutta da buttare. Ci sono molti ricercatori seri e sicuramente molte foto o video sono veri.
Smascherare i falsi aiuta l’ufologia autentica.
Rosa.
Bell’articolo. Sono un appassionato di Ufo e ho letto vari libri sui dischi volanti. E’ vero anche io ho trovato su alcuni di questi il racconto dell’avvistamento dell’isola di Trindade, ma senza le ultime novità che di fatto qualificano l’avvistamento e le foto come un fake!
Grazie per aver fatto chiarezza.
Luca (Miro) – Roma.