Maria Tarnowska, quando il Diavolo è femmina! di Roberto Volterri.

Immagine di apertura; l’Hotel Gritti a Venezia e Maria Tarnowska.

 

Maria Tarnowska, quando il Diavolo è femmina!

 

di Roberto Volterri

 

Marija Nikolajevna Tarnowska si autodefinì

 “…vivente oggetto di lussuria che incarnavo di fronte alla società maschile di mezza Europa…”.

E non aveva tutti i torti!

Alta, slanciata, con un bel viso altero, meravigliosi occhi verdi che incantano chi la guarda, la contessa Tarnowska diviene ben presto la Circe di un bel romanzo scritto da Annie Vivanti nel 1912 e, in tempi a noi molto più vicini, ispira anche Enrico Groppali il quale le dedica il libro Il diavolo è femmina” (Mondadori, 2010).

 

 

2. immagine sopra: Marija Nikolajevna Tarnowska (1877-1949)  direttamente non uccise nessuno ma  fu causa di molti efferati delitti passionali…

 

                                                                              

3-4 Immagini sopra e sotto; Sopra:  Era l’epoca del feuilletton, del “romanzo d’appendice” pubblicato di solito a puntate su quotidiani o riviste domenicali e Annie Vivanti ne approfittò, invece, per dare alle stampe il suo romanzo “Circe”  incentrato sulla vita, sui torbidi amori e sulle morti causate dalla bella Contessa Tarnowska. In basso; il recente romanzo di Enrico Groppali.

 

Ma, finzione letteraria a parte, la Contessa Tarnowska, nella Venezia dei primi anni del Novecento è veramente una sensualissima “Circe” che riesce ad affascinare e poi a sposare il ricco conte Vassili Tarnowsky ed entrare quindi a pieno titolo a far parte del bel mondo di mezza Europa.

Maria ha trascorso una giovinezza un po’ turbolenta, sempre consapevole del fascino che riesce ad esercitare sugli uomini, meglio, molto meglio, se belli e ricchi. Uomini che, forse inconsapevolmente, si diverte a porre l’un contro l’altro armati” 

Quando è ancora adolescente, dopo aver terminato di studiare all’Istituto Poltavskij  dove la conoscono come demivierge”, ovvero… vergine ma non troppo  Maria conosce l’avvenente conte, di lei perdutamente innamorato.

Talmente innamorato che poco dopo il matrimonio, avvenuto il 15 Aprile 1894, deve già duellare con un’amante della moglie, tale Pavel Golenishev-Kutuzov-Tolstoj il quale, ovviamente, non è certamente l’ultimo della serie.

Tra le coltri dell’insaziabile contessa compare ben presto Stefan Borzhevskij il quale convive con Maria mentre il legittmo consorte abita a Kiev.

 

Per caso o per calcolo, una sera la Tarnowska invita i due uomini a cena in un ristorante. Lo strano incontro procede bene fino al momento in cui Stefan Borzhevskij, all’uscita dal locale, bacia non proprio fraternamente Maria suscitando l’ovvia violenta reazione del conte Tarnowsky che con un ben assestato colpo di pistola al collo del giovane amante della spregiudicata contessa.

Inevitabile arresto e arresti domiciliari per il conte mentre la Tarnowska si consola subito con il barone Vladimir Shtal il quale, per i suoi begl’occhi ha abbandonato la moglie e si è fatto convincere a stipulare un’assicurazione sulla sua vita.

Naturalmente in favore della scaltra contessa Tarnowska…

Dopo pochi giorni l’improvvido barone si spara un colpo di pistiola alla testa…

Con tutti questi “incidenti di percorso” il matrimonio d’interesse con il ricco – ma, anche lui ben poco fedele conte Tarnowsky – dura poco e Maria divorzia trovandosi all’improvviso in serie difficoltà economiche, difficoltà che le impediscono di continuare e vivere tra viaggi, lusso e gioielli, uniche ragioni di vita per una donna che è “fedele” solo al “dio denaro” e a nessun altro.

Bellissima, affascinante, sensuale ma sola, Maria deve vendere pellicce e gioielli ma non si perde d’animo e si trova un focoso amante senza il becco di un quattrino ma, contemporaneamente, si lega ad un altro amante, ricco e talmente stolto da volerla sposare, mentre non rinuncia affatto ad un altro spasimante, timido e da lei del tutto soggiogato.

 

 

Una partita a scacchi con la vita e… la morte

 

Per la bella contessa, la vita è una sorta di complessa, divertente ma rischiosa ”partita a scacchi” in cui – in un ideale scacchiera della vita – spostando lo sprovveduto spasimante Naumov, un alfiere”, da F1 a C4, portando  stessa, la Regina bianca”, da D1 a H5, avrebbe dato scacco matto  la morte!  al ricco conte Pavel Kamarowsky, il Re nero e suo secondo, ricco, compagno fermo ad attenderla in E8. 

Salvo imprevisti…

Così, ricca e libera, avrebbe potuto amare senza problema alcuno l’altro suo alfiere”, l’amante che più le sta a cuore, l’avvocato Dimitin Prilukov, anche lui in trepida attesa in albergo o. se vogliamo. nella “casella della vita” C1.

 

5. Immagine sopra; Lo“scacco del barbiere” in una delle possibili soluzioni. La Contessa Tarnowska, in pochissime “mosse”, basate sul suo sex appeal , riuscì nel suo intento e vinse la “partita”. Ma per poco tempo…

6. Immagine sopra; La “Regina”bianca, Maria Tarnowska

7. Immagine sopra; il “Re” nero, Kamarowsky

8. Immagine sopra; l’”alfiere” bianco, Nikolaij Naumov

9. Immagine sopra; l’altro “alfiere”, Prilukov

 

 

Ė il 4 Settembre 1907 e alcuni gondolieri attendono i loro clienti nello stazio di Santa Maria del Giglio, a pochissima distanza dall’Hotel Gritti.

 

10. Immagine sopra; Venezia, Hotel Gritti. A pochissima distanza da questo bell’albergo si svolse il dramma che decretò la fine di una virtuale e criminale “partita a scacchi”. Lo “scacco matto” vide la morte del Conte Pavel Kamarowski, secondo marito di Marija  Nikolajevna Tarnowska.

 

All’improvviso si odono quattro inequivocabili colpi di pistola…

Sembrano provenire dalla vicina Ca’ Maurogònato dove c’è il lussuoso palazzo del secondo compagno della trentunenne contessa Tarnowska.

Avvertiti dalle grida dei gondolieri, i poliziotti arrivano dove il russo conte Kamarowsky – il “Re nero” della nostra virtuale “partita a scacchi” – sta agonizzando sul pavimento ma ha ancora la forza di mormorare un nome, Naumov”.

 

La polizia indaga e interroga anche la cameriera del conte Kamarowsky e apprende che verso le otto del mattino al portone del palazzo aveva bussato un giovanotto che desiderava parlare con il nobile russo il quale, però, stava ancora tra le “braccia di Morfeo”. Il giovane insiste e si presenta per quel che è, un russo, un connazionale del conte e desidera incontrare proprio il Komarowsky per una cosa molto importante.

11. Immagine sopra; Il vero avvocato Prilukov in manette,  amante della contessa Tarnowska e istigatore dell’uccisione del conte Komarowsky ad opera dell’altro  amante, il debole dottor Naumov.

 

 

12. Immagine sopra; Il conte Pavel Komarowsky — il “Re nero” – ricco compagno della volubile  Maria Tarnowska, ucciso da uno  degli spasimanti della bella ”Circe” d’origine russa.

 

Il vociare sveglia il conte il quale si affaccia, va incontro al Naumov e lo vuole abbracciare poiché lo conosce da tempo.

Ma non ne ha il tempo, una pistola compare subito nella mano del giovane, una pallottola colpisce il ventre del conte, pone fine alla vita del Komarowsky e dà vita ad un processo che appassionerà tutta l’Europa.

Naumov”? Ma sì, Nikolaij Naumov, 23 anni, uno degli amanti della contessa – uno dei due “alfieri”, quello che è l’artefice dello “scacco matto” nella nostra partita a scacchi – quel Naumov al quale il cinquantenne conte Kamarowsky ha avuto la forza di chiedere perché mai gli abbia sparato, proprio lui, un suo connazionale che il conte ben conosce e dal quale sente dirsi “L’ho fatto perché non voglio che tu sposi Maria Tarnowska!”.

Ucciso il conte, Naumov sale su una gondola e scappa…

Ma scappare da Venezia a bordo di una gondola mossa da uno svogliato gondoliere non è facile e  Naumov deve prendere un treno che lo porterà lontano dalla “scacchiera”, lontano dall’Italia, forse verso l’Austria.

Così il giovane giornalista russomette fretta al rematore facendogli vedere una banconota di consistente valore, lo “sterco del Demonio” produce insperati risultati e Naumov riesce a prendere il treno che lo porterà a Verona e poi all’estero.

A Verona però, il giovane amante della diabolica contessa sarà arrestato.

13.  Immagine sopra; Il giovane e focoso medico russo Naumov – uno dei vari amanti della contessa Tarnowska – tratto in arresto prima che potesse prendere il treno verso l’Austria.

 

 

Internet è molto di là dal venire ma i telefoni e i telegrafi funzionano perfettamente e la notizia dell’uccisione del conte si diffonde in un attimo tra le varie istituzioni preposte alle indagini. Così non solo Naumov viene arrestato ma anche la contessa Tarnowska viene fermata per far chiarezza sia sull’ultima tragedia ma anche suisuoi numerosissimi trascorsi amorosi e in particolare su  qualche suicidio in onore di Cupido. Viene fermato anche il quarantacinquenne avvocato Demitin Prilukov, uno degli amanti della contessa.

Il focoso avvocato moscovita per amore della Tarnowska ha abbandonato carriera, moglie e figli e, poiché la nobil signora è abituata alla bella vita, ha speso in regali alla sua momentanea “altra metà del cielo” tutti i rubli che gli erano stati affidati dalla ingenua e numerosa clientela affinchè li investisse in profittevoli attività e non in piacevoli sollazzi tra le seriche lezuola della avvenente femme fatale.

Inoltre, l’avvocato Prilukov ha giocato la sua personale “partita a scacchi” inviando un telegramma di insulti alla contessa, ma firmandolo… Komarowsky – il marito della Tarnowska!  facendo così perdere la testa all’altro amante, il Naumov, e spingendolo all’omicidio dell’odiato conte.

Sesso, interessi economici, triangoli – o “quadrati”! – amorosi e qualche morto non potevano non suscitare la morbosa curiosità di tutta Europa.

Non esisteva ancora quella miriade di settimanali di gossip che intasa le nostre edicole, ma da mezzo mondo a Venezia arrivano subito inviati speciali e nell’inevitabile processo si notano alcuni VIP dell’epoca, tra i quali l’attrice Emma Gramatica e anche Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, il Duca degli Abruzzi, mentre tra i difensori dei vari imputati  spiccano principi del Foro quali  Francesco Carnelutti, Luigi Luzzatti e Eugenio Florian. Insomma il Gotha dei penalisti!

 

Il “Processo dei Russi”

 

 

“… Tutti gli imputati hanno scritto, durante la detenzione preventiva, dei voluminosi memoriali, narrando le circostanze della loro vita ante acta o esponendo le loro difese. Prilukov – non per niente avvocato – ha scritto ben quattordici volumi…”

 troviamo scritto sul Corriere della Sera del Febbraio 1910.

E anche

“…Ho appena il tempo di salutarla che già ella siede nella piccola poltrona dinanzi al tavolo: prendo posto alla sua sinistra: la guardo con attenzione ed ella di accorge della curiosità che suscita in me. Alta, di persona slanciata, dal profilo aristocratico, coi capelli castani a riflessi biondo-scuri, accuratamente pettinata, conserva dopo oltre due anni di prigionia quella bellezza di cui tanto si parla nelle carte processuali…” 

scrive – mentre il processo è in atto – un altro giornalista anche lui evidentemente  ammaliato dalla “Circe” russa.

14.  Immagine sopra; Uno dei vari giornali che a più  riprese descrissero minuziosamente tutta l’intera “pruriginosa”, vicenda veneziana.

15. Immagine sopra; LacontessaMaria Tarnowska, a  Venezia, mentre si reca in tribunale.

 

Ai primi di Marzo del 1910 inizia il processo e, molto regalmente, Maria Tarnowska arriva a bordo di  una nera gondola, nera come il suo elegantissimo abito, nera  come le nubi che si stanno addensando al suo orizzonte…

La location non è delle più adatte a sedurre l’universo maschile, ma con un’affascinante personaggio come la scaltra Maria le precauzioni non sono mai troppe e così Angelo Fucinato, Presidente della Corte che dovrà giudicarla, ogni giorno fa cambiare la scorta ad evitare che qualche sguardo troppo languido rivolto a delle giovani leve possa favorire indesiderabili fughe…

Passano circa cinquanta udienze e, verso la fine di Maggio, finalmente arrivano le sentenze che all’avvocato Dimitin Prilukov – il primo “alfiere” della nostra ideale partita a scacchi – faranno passare dieci anni nelle galere veneziane, mentre il povero Naumov  l’altro “alfiere”, vittima della  contessa ed esecutore dello “scacco matto” al Re nero – il povero Komarowsky se la cava con poco più di tre anni.

 

16.  Immagine sopra; Tutti i pezzi degli scacchi di una tragica partita giocata ai primi del Novecento nei palazzi del canal Grande. A sinistra, Naumov, furbescamente plagiato dalla contessa, al centro Maria Tarnowska, la “Regina”, a destra l’avvocato Prilukov e alla sua sinistra, seduta, anche la dama di compagnia di Maria, Elise Perrier, consapevole dei vari  intrighi.
Nel tondo, al centro in basso, il conte Komarowsky, il “Re nero” che  ebbe scacco matto dai signori dietro la balaustra del Tribunale.

 

 

 

17. Immagine sopra; Lo sprovveduto dottor Naumov,  autore dell’omicidio del conte  Komarowsky, nel Tribunale di  Venezia che lo condannerà a soli tre anni di carcere.

 

 

 

E la Regina”, ovvero la contessa che ha orchestrato ogni mossa, che fine ha fatto? 

La condannano a otto anni e quattro mesi da passare nel carcere di Trani, ma lì sconta solo metà della pena e nel 1915 viene rilasciata.

“… La donna che ha provocato la morte del conte Kamarowski a Venezia nel 1907, che ha trasformato in omicida il dottor Nikolaij Naumov, figlio del governatoredi Orel, che ha portato il  signor Prilukov, uno stimato  avvocato di Mosca, nella cella dei condannati, è stata graziata e rilasciata…”, scrive un giornalista su un numero di settembre del New York  Times.

Passano gli anni, svanisce come neve al sole la bellezza di un tempo e nel 1949 Maria Tarnowska, la “dark Lady”, la “puta assassina”, come la chiamavano le donne di Venezia, ormai settantaduenne, abbandona in povertà questa valle di lacrime.

 

 

 

18. Immagine sopra; Il bel volto della contessa Maria 
Tarnowska mentre si appresta ad 
entrare nel Tribunale veneziano 
che poi la condannerà ad oltre 
otto anni di carcere…

 

 

19-20. Immagini sopra e sotto; Due libri, uno del tempo che fu e un altro molto più recente, sulle torbide avventure amorose della contessa Maria Tarnowska.

(Roberto Volterri)

 

 

Dopo aver pubblicato “Archeologia dell’Impossibile”, “Archeologia dell’Introvabile” e “Archeologia dell’Invisibile”, Roberto Volterri ha ritenuto che potrebbero esistere condizioni intermedie a quelle appena elencate e ha pensato alla recente “Fuzzy Logic” una creazione del matematico Dr. Lofti Zadeh (1921 – 2017), professore all’Università della California, a Berkeley. All’inizio le sue idee trovarono ostacoli da parte dei suoi colleghi matematici ma oggi la “Logica sfocata” ha trovato ampio spazio in vari campi dell’umano scibile, dall’ambito giudiziario all’ormai onnipresente Intelligenza Artificiale. L’autore di questo libro ritiene che da parte degli “addetti ai lavori” possano essere individuati gli opportuni algoritmi ad essa applicabili in modo che essa possa trovare ospitalità anche nel campo della Storia e dell’Archeologia dove non sempre regnano le verità assolute…   (AMAZON EDIZIONI).

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Un commento:

  1. L’articolo che riguarda un fatto di cronaca nera di più fi in secolo fa potrebbe anche essere interessante. Ma quel titolo!!!!! Patriarcato puro.. Come nel Medio Evo. La donna è un emissario del Demonio. Dietro un delitto c’è sempre una donna. Di tutte le donne uccise non frega niente a nessuno. Che dire? Forse è il maschio un emissario del Demonio. Proprio in un periodo in cui ogni giorno donne di tutte le era vengono barbaramente trucidate da mariti, fidanzati, compagni, amanti, voi tirate fuori una storia di oltre un secolo fa. Dovreste vergognarvi. A mio parere ci sarebbero gli estremi per una denuncia di diffamazione di genere.
    Lucrezia

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