Inizia con questo articolo una nuova serie dedicata i monumenti megalitici del nostro Paese (e non solo) poco noti o del tutto sconosciuti al grande pubblico.
MONUMENTI MEGALITICI SCONOSCIUTI:
ESCURSIONE ALL’ARCO DI TREVI (FR), SUI MONTI ERNICI.
di Giancarlo Pavat.
Una delle peculiarità delle mie ricerche e di quelle del gruppo di amici riuniti sotto le insegne del “Mistery Team” de “Il Punto sul Mistero”, è che vengono svolte soprattutto sul campo. Ci si reca personalmente presso i siti che interessano; siano storici, naturalistici oppure caratterizzati da vicende o monumenti enigmatici. E per quanto possibile si cerca di far luce su ciò vi è di singolare o misterioso.
Ed è quello che si è fatto sabato 4 luglio, raggiungendo un singolare e poco noto monumento megalitico immerso in un ambiente naturale incontaminato e di rara bellezza.
Una giornata che si è concretizzata in una splendida escursione e nella visita ad una struttura in massi ciclopici che, al contrario delle più note muraglie megalitiche delle città del Basso Lazio, come Alatri, Ferentino, Veroli, Arpino, Arce, Segni, Sezze, Fondi, Norba, la Rocca dei Circei, è decisamente poco conosciuta.
Un monumento che (ma questo lo si è detto già, ahimè, troppe volte) in qualsiasi altro Paese del Mondo starebbe su francobolli, libri di testo, documentari, meta di turisti ed appassionati.
Si tratta del cosiddetto “Arco di Trevi”, chiamato in questo modo in quanto si trova nel territorio comunale di Trevi nel Lazio (FR), in mezzo ai Monti Ernici, contrafforti degli Appennini, a quasi mille metri di quota.
Per raggiungerlo, se si arriva da Frosinone, si attraversa il paese di Guarcino (a circa 625 m slm), mentre se si proviene da Roma, si passa per la località degli Altipiani di Arcinazzo.
Da Guarcino si percorre la SS 411 (Sublacense), che collega il paese ciociaro agli Altipiani di Arcinazzo. Al km 39,800, a circa 6 km da Guarcino (ed a 9 dal bivio x Arcinazzo), in località “Bocca di Selva”, a circa 930 di quota, si nota il cartello turistico che indica il monumento megalitico.
Si lascia l’autovettura e si prende la strada sterrata che attraversa una radura erbosa.
Si oltrepassa una recinzione e si prosegue lungo una amena valletta e dopo circa 15 minuti di camminata si arriva ad un ampio pianoro erboso.
Un cartello turistico indica l’Arco, la quota (977 m slm), e alcune mete successive, come la chiesetta di S. Maria della Portella e il Ponte romano detto di S. Gregorio.
Dal prato si prende a sinistra lo stradello in leggera salita e dopo qualche metro ecco apparire l’Arco in tutto il suo fascino enigmatico.
L’Arco sorge sul confine di quelle che in epoca preromana erano le terre degli Equi e degli Ernici.
L’atmosfera è in parte turbata dal fatto che lungo la strada sterrata che vi passa sotto, possono transitare dei fuoristrada. Ma durante la nostra escursione non ne abbiamo visto nemmeno uno.
L’Arco, quasi certamente romano, sorge su una struttura precedente e, probabilmente, molto più antica. Sorta di muraglia, formata da grandi blocchi quadrangolari posti in opera senza l’ausilio di malte o altri leganti. Il cemento che si nota qua e là è dovuto ad un discutibile restauro eseguito una decina di anni fa.
Non si sa assolutamente nulla di questo monumento. Non conosciamo l’epoca a cui risalga (qualche archeologo ha proposto il II secolo a.C., ma come succede anche per altre strutture megalitiche, altri ricercatori hanno spostato indietro nel tempo l’asticella della datazione), ignoriamo chi ne siano gli artefici e possiamo solo ipotizzare le funzioni.
Quelle pietre sono mute. Non un bassorilievo, una iscrizione, un simbolo, un petroglifo, mediante il quale parlarci attraverso i secoli….
Si è pensato che possa essersi trattato di un accesso attraverso una grande muraglia (a cui apparterebbero, appunto, i grandi blocchi di pietra) che segnava il confine in epoca arcaica tra il popolo degli Equi e quello degli Ernici.
Funzione che sarebbe continuata anche nei secoli successivi, compresa l’epoca romana e, addirittura il Medio Evo.
Una mulattiera e una strada basolata portava all’Arco salendo dal cosiddetto “Ponte di S. Gregorio”, struttura romana ancora oggi visibile, gettata attraverso l’Aniene, in prossimità dell’ antica Treba.
Ma ipotesi a parte, vale la pena di lasciarsi trasportare dalle suggestioni suscitate dal monumento e dall’ambiente naturale montano in cui è immerso,
di fatto è una sorta di immenso portale, aperto sulla Natura……sull’Infinito……
…avvolto dal silenzio e dal Mistero.
Socchiudiamo gli occhi e ascoltiamo il cinguettio dei piccoli abitanti del bosco, il lontano scampanio di animali al pascolo, il richiamo di qualche poiana, dominatrice delle immensità azzurre del cielo, profondo e terso nonostante la calda giornata estiva.
Nella faggeta, ci lasciamo cullare dallo stormire delle foglie, la voce del vento che scende dai giochi appenninici e ci sovviene la memoria di quando, presso antichi santuari, gli iniziati interpretavano il volere degli dei proprio dal sussurro del vento tra i rami.
Un mondo incantato, una Natura in cui l’Uomo non è il dominatore ma l’ospite. Gradito se l’approccio è rispettoso. Intruso se si calcano quei territori e quei sentieri con il piglio del conquistatore.
Comprensibile, quindi, che su questi monti e attorno a questa struttura megalitica siano sorte leggende e dicerie. Strane storie, vicende a volte inquietanti, che, a quanto pare, non sono retaggio del Passato ma continuano anche ai giorni nostri. Per saperne di più vedetevi il breve video che abbiamo realizzato in quella giornata e un articolo che sarà pubblicato a breve, sempre su questo sito.
Ma la nostra escursione non è finita all’Arco megalitico. Tornati al pianoro erboso siamo proseguiti verso la boscosa cresta del Colle dell’Obaco che si staglia all’orizzonte.
Siamo saliti lungo un sentiero non segnato, tra faggi, querce e cespugli di ginepro.
Dopo una ventina di minuti siamo arrivati alla cima del Colle dell’Obaco che si trova a circa 1150 m slm..
Dopo una rinfrancante sosta, siamo ritornati all’Arco e poi al punto in cui avevamo lasciato le autovetture, percorrendo il medesimo tracciato.
Scheda tecnica dell’escursione
Dislivello del percorso: 220 m.
tempo 1,15 h
carte:
IGM 151 II NO (Fiuggi).
IGM 151 I SO (Trevi nel Lazio).
A SEGUIRE UN BREVE VIDEO DELL’ESCURSIONE.