Grazie al tempestivo intervento dei Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, è stata sventata la definitiva sottrazione al demanio dello Stato di numerosi manufatti appena portati alla luce dai “tombaroli” – tra cui monete e strutture di edifici di età romana, 5 elementi architettonici in marmo e oltre 24.000 frammenti di terracotta – , nonché componenti elettronici ed utensili utilizzati per lo scavo clandestino (un sofisticato metal detector, apparecchi ricetrasmittenti, vanghe, badili etc.).
Il sito archeologico – finora sconosciuto ai mappali della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e collegato al vicino santuario di età romana dedicato al culto di Giunone Sospita (“la salvatrice”) – è ubicato nell’agro di Lanuvio.
Nel corso dell’operazione – ribattezzata con il nome “Giunone”- le Fiamme Gialle del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico del Nucleo Polizia Tributaria di Roma hanno anche sequestrato il fondo agricolo interessato dallo scavo, dell’estensione di circa 17 mila metri quadrati, sul quale insistono diverse strutture murarie monumentali “in opus reticulatum ed incertum” risalenti all’epoca tardo-repubblicana ed imperiale, riportate alla luce dai “tombaroli” in corso di scavo e subito messe in sicurezza dai militari.
All’interessante scoperta si è giunti a seguito degli accertamenti svolti nel corso di quattro distinte operazioni – dirette e coordinate dalle Procure della Repubblica di Roma e di Velletri – che, nei mesi scorsi, avevano portato al sequestro di oltre 500 opere ed alla denuncia di cinque persone, tutte italiane.
La presenza del sito archeologico aveva indotto i militari a ritenere che lo stesso potesse essere oggetto di scavi clandestini. E’ stato quindi avviato un costante monitoraggio del territorio con appostamenti notturni e l’utilizzo di sofisticati dispositivi tecnologici.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, subito interessata, ha attribuito grande rilevanza scientifica al sito ed ai reperti sequestrati, sia per la loro importanza intrinseca, legata allo stato di conservazione ed alle dimensioni, sia per la loro vicinanza all’importante Santuario di Giunone Sospita ed alla stipe votiva a questo collegata, rinvenuta dallo stesso Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico nel 2012.