Quando in cielo si scontrarono due Lune e un pianetino fantasma comparve vicino al Sole; di R. Volterri e G. Pavat.

 
 
Immagine di apertura; “Mondi in collisione”.

“più Lune già, quand’io feci ‘l mal sonno…”

(Dante, Inferno,XXIII, v.26)

Quando in cielo si scontrarono due Lune

e un Pianetino fantasma comparve vicino al Sole…

 

di Roberto Volterri e Giancarlo Pavat

Nato a in Russia, a Vicebsk, nel giugno del 1895, abbandonò questo mondo a Princeton nel Novembre del 1979,

Era un immaginifico, coltissimo medico e sociologo che sviluppò teorie controcorrente, molto “eretiche”, su probabili catastrofi cosmiche.

Nel suo libro più famoso, “Mondi in collisione” – pubblicato nei primi Anni ’50 – egli ipotizzava che il nostro sistema solare sarebbe nato da una catastrofe di gigantesca, quasi inconcepibile, portata avvenuta sul pianeta Giove, una sorta di “sole mancato”.

Il suo nome era Immanuel Velikovsky.

2. Immagine sopra; Immanuel Velikovsky, autore del  libro “Mondi in collisione”

3. Immagine sopra; Edizione moderna del contestatissimo libro di Velikovsky. Ma lo scienziato più conosciuto al mondo lo apprezzò moltissimo…

 

Naturalmente le sue idee, affascinanti ma in netto contrasto con quanto sostenuto da celebri astrofisici dell’epoca, non potevano non scatenare una vera e propria “catastrofe culturale” tra gli scienziati che si occupavano sull’origine dell’Universo, a partire dagli astronomi Harlow ShapleyPayne Gaposchkin i quali minacciarono la Casa Editrice  McMillan – “colpevole” di aver pubblicato il libro – di escluderla da qualsiasi altro contratto lavorativo con il mondo accademico ufficiale.

Si scatenò infatti una vera e propria battaglia in ambito scientifico per screditare del tutto l’eretico medico che aveva osato avventurarsi in campi di studio – chissà perchè… – a lui proibiti.

Già – dimenticavo! – Velikovsky non era un qualificato astronomo, all’Università non aveva studiato la fisica del Cosmo, non aveva pubblicato accademici studi sui corpi celesti che circondano questa nostra Galassia e le altre infinite Galassie che popolano l’Infinito.

No, egli era “soltanto” un coltissimo medico e sociologo la cui mente sconfinava spesso in campi della Conoscenza che gli venivano “proibiti” dagli addetti ai lavori.

Forse l’unica mente geniale che lo apprezzò fu “soltanto” quella del fisico più conosciuto al mondo, Albert Einstein con il quale Velikosvsky aveva collaborato per la rivista Scripta Universitatis atque Bibliothecae Hierosolymitarum, pubblicazione culturale che poi contribuì anche alla creazione della Università Ebraica di Gerusalemme. Cose da poco, insomma…

Infine, quando nel 1955 Einstein passò in un ipotetico lontano Altrove abbandonando questa “valle di lacrime”, sul suo comodino si trovò propria una copia di Mondi in collisione”.

Un “caso” ovviamente…

Se questi aspetti dell’umana incongruenza ci possono consolare, molte “strane” teorie proposte dal Velikosvsky sono ora accettate anche dal mondo accademico anche se si evita accuratamente  di riportare il nome di che le propose per primo. Capita…

Mondi in collisione” è corredato da una miriade di riferimenti bibliografici e prende spunto dall’ipotesi che molti degli eventi riportati dal Vecchio Testamento e da altri testi rintracciabili nella letteratura dell’antichità sarebbero avvenuti effettivamente e sarebberso stati causati da interazioni del pianeta Terra con altri corpi celesti del nostro Sistema solare

Nel suo libro Velikosvsky sostiene la teoria di un’inquietante instabilità  soprattutto per quanto riguarda Marte e Venere e riporta la spiegazione da un punto di vista prettamente scientifico di alcuni “miracoli” descritti nel Vecchio Testamento oltre a una quasi incredibile ricostruzione  di ciò che sarebbe avvenuto nell’evoluzione del nostro Sistema Solare.

La cosiddetta Scienza ufficiale non poteva tollerare questa “invasione di campo”!

Velikosvsky sosteneva infatti che in tempi storici,  circa 1500 anni prima della nostra Era, dall’immenso pianeta Giove si sarebbe staccato un grande frammento poi trasformatosi in una sorta di cometa con un ciclo di 52 anni, cometa che, durante sette secoli si sarebbe avvicinata progressivamente alla Terra causando tempeste elettromagnetiche, terremoti, immense inondazioni e cambiamenti climatici che avrebbero immensamente influito sulle culture, sulle tradizioni religiose e sui miti giunti fino a noi.

4. Immagine sopra; Non è improbabile che in tempi lontanissimi si sia verificato un impatto del genere tra due corpi celesti…

 

Secondo Velikovsky le Dieci piaghe d’Egitto ovvero acqua dei fiumi color “sangue”, invasione di insetti, pestilenzze, piogge di fuoco e tremendi terremoti sarebbero stati generati proprio dallo sconvolgimento degli equilibri gravitazionali nel nostro Sistema Solare.

 
5. Immagine sopra; Secondo Velikosky anche le piaghe d’Egitto sarebbero derivate da gravi turbamenti degli equilibri gravitazionali del Sistema solare…

 

Addirittura la stessa traversata a piedi del Mar Rosso con l’incredibile marea sarebbe stata provocata dall’attrazione della vicina cometa e le “folte tenebre nell’Egitto per tre giorni” sarebbero state la conseguenza da una variazione della rotazione terrestre!

Il famoso “miracolo” di Giosuè che intimò al Sole di fermarsi per diciotto ore sarebbe stato dovuto ad un riavvicinamento della cosiddetta “cometa”!

6. Immagine sopra; La biblica traversata del Mar Rosso in un dipinto ottocentesco

  

Ce n’era abbastanza per condannare ad uno “scientifico rogo” Velikovsky e i suoi seguaci!

Non contento di aver fatto passare innumerevoli notti insonni agli astronomi e agli storici dell’epoca egli sosteneva che la instabile “cometa” averbbe modificata la sua orbita urtando prima il pianeta Marte e poi “trasformandosi” nel pianeta Venere,  (guarda caso!) caratterizzato da un moto di rotazione che avviene in senso retrogrado, contrariamente a quanto accade per gli altri pianeti del sistema solare, con l’eccezione di Urano.

Il pianeta Marte avrebbe sfiorata alcune volte l’orbita terrestre fino all’ultimo avvicinamento avvenuto nell’anno 687 a.C.

Questa continua “carambola cosmica di mondi in collisione” avrebbe sconvolto l’alternarsi delle stagioni e lo scorrere del tempo fino a che l’anno solare si sarebbe stabilizzato negli attuali 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi…

Nelle straordinarie teorie di Velikosky esistono dubbi e valide ipotesi ad abundantiam

7. Immagine sopra; una visione di fantasia di un mondo con più Lune.

   La Terra con due Lune? E altri misteri cosmici…

 

Molto probabilmente, qualche milione di anni fa, di sera, guardando il cielo si sarebbero viste ben due Lune!

E se ciò fosse vero, secondo l’astronomo David Smith forse apparirebbe più semplice dare una spiegazione alla palese diversità delle due facce del nostro satellite, quella visibile e quella oscura, invisibile.

Pur se la Luna sta a una distanza dalla Terra di circa 380.000 km, guardandola possiamo vedere “mari”, pianure, rilievi più o meno importanti, mentre i satelliti ci hanno inviato foto dell’altro lato che appare tempestato di quelli che sembrano crateri di impatto.

8. Immagine sopra; A sinistra il lato della Luna visibile dalla Terra e a destra la faccia non visibile

 

Due scienziati americani, Martin Jutzie  e Erik Asphaug dell’Università di Santa Cruz, California (Usa) hanno poi, molto seriamente, avanzata l’ipotesi di due Lune gemelle.

Secondo i due astronomi, circa quattro miliardi di annifa – mese più mese meno – un altro pianeta, forse Marte, si sarebbe scontrato con la Terra gettando nello spazio un’infinità di grandi detritti che avrebbero dato origine alla Luna che noi conosciamo.

Ma l’urto sarebbe stao così violento  che i detriti si sarebbero uniti e avrebbero generato un altro più piccolo corpo celeste che avrebbe inizato ad orbitare insieme alla “sorella” maggiore, la Luna.

Secondo  David Smith, i due neonati corpi celesti, invece di fondersi in un unico satellite, si sarebbero successivamente trovati in uno dei cosiddetti “Punti di Lagrange” così denominati in onore del matematico Joseph-Louis de Lagrange, il quale ne calcolò la posizione nel 1772,

Sono chiamati anche “Punti di oscillazione”, ovvero punti dello spazio in cui due corpi dotati di considerevole massa, a causa l’interazione della rispettive forze gravitazionali, permettono a un terzo corpo,  dotato di massa abbastanza inferiore, di occupare una posizione stabile relativamente ai primi due.

Però, nel caso delle due Lune, l’equilibrio si sarebbe spezzato.

Quindi la Luna più piccola sarebbe sfuggita all’equilibrio gravitazionale creatosi e sarebbe entrata in collisione – “strisciando”, diciamo così” – con la Luna più grande, ma a velocità contenuta così da non dare origine ad un grande cratere da impatto, generando però la superficie dell’attuale faccia nascosta.

Un apposito progetto di ricerca denominato Gravity Recovery and Interior Laboratory, nel settembre del 2011 ha effettuato una sorta di mappatura della crosta lunare e della litosfera al fine di studiare le variazioni del campo gravitazionale, verosimilmente causate da un’anisotropa – ovvero non omogenea – struttura del suolo a varie profondità.

I risultati della ben difficile ricerca, una volta analizzati e verificati anche con succesive misure, potrebbero avallare l’ipotesi delle due Lune.

Però, l’onestà intellettuale dei ricercatori USA, li ha spinti ad ammettere che di prove  “Ne servono altre, per dimostrare che un tempo esisteva davvero una coppia di satelliti. La Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa ha già provveduto a dare informazioni fondamentali sulla topografia lunare. Gli studiosi possono anche contare sui dati chimici ed ambientali raccolti in passato dalla varie missioni Apollo. Però, non basta

9. Immagine sopra; un mondo con pianeti e Lune aliene.

 

SCRUTANDO I CIELI… VULCANO: IL “PIANETA FANTASMA”

 

 

Nei silenziosi ed immensi spazi del nostro Sistema Solare “circolano” diversi “oggetti” naturali (non stiamo parlando di sonde, razzi, satelliti, “spazzatura spaziale” , tutta roba artificiale, creata da creature intelligenti; spesso si fa per dire “intelligenti”). Si tratta di asteroidi di svariate, e spesso preoccupanti, dimensioni, comete provenienti da profondità inimmaginabili, e , forse, pianeti ancora sconosciuti (o quasi) alla Astronomia terrestre.

 

Fino al 1992  i manuali di astronomia affermavano che, attorno al nostro caro, vecchio, Sole, ruotavano 9 pianeti; Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone. Poi venivano elencati 4 “pianeti nani”; Cerere, situato nella parte centrale della “Fascia degli Asteroidi“, Haumea, Makemake, situati nella “Fascia di Kuiper” ed Eris collocato nel cosiddetto “disco diffuso“. Con questo nome viene indicata una regione periferica del sistema solare in cui si trovano diversi pianetoidi coperti di ghiaccio che fanno parte dei cosiddetti “oggetti transnettuniani”.

10. Immagine sopra; i pianeti del Sistema Solare, dal 2006 non sono pih nove ma otto (Archivio IlPuntosulMistero).

Poi, proprio in quell’anno,  gli astronomi iniziarono ad avere seri dubbi sullo status del nono pianeta, Plutone.

La scoperta, nel 2005, di Eris, pianeta nano che è il 27% più massiccio di Plutone, ha convinto gli astronomi a riconsiderare (dopo accese discussioni e dibattiti) la “definizione di pianeta”. Alla fine, l’anno dopo,  Plutone è stato declassato a “pianeta nano” della “Fascia di Kuiper“. 

L’ex Nono pianeta era stato l’ultimo, in ordine di tempo,  ad essere scoperto, il 17 febbraio 1930  da Clyde Tombaugh (1906-1997). 

Ma in realtà, poco meno di un secolo prima, la comunità scientifica internazionale si era entusiasmata per l’annuncio della scoperta di un’altro pianeta;  Vulcano.

Un pianeta che non troveremo di certo sulle mappe astronomiche, per che si tratta di un “Pianeta fantasma“!

 

11. Immagine sopra; L’ipotetico pianetino Vulcano orbitante intorno al Sole ma visibile… ogni tanto!

Tutto ebbe inizio nel marzo del 1859 in un paesino a circa 100 chilometri da Parigi: Orgeres-en-Beauce.

Vi esercitava la professione di medico Edmond Modeste Lescarbault  (1814-1894) che coltivava la passione per l’astronomia, tanto che nella sua casa, immersa nella campagna, si era costruito un piccolo osservatorio con un telescopio rifrattore di 95 mm..

 

12. Immagine sopra; una foto d’epoca che immortala l’osservatorio astronomico realizzato dal dottor Edmond Modeste Lescarbault nella propria casa nelle campagne di Orgeres-en-Beauce (Fonte Wikipedia).

Era il pomeriggio del 26 marzo 1859 e Lescarbault stava osservando il Sole con il suo telescopio, quando, ad un tratto, vide, vicino al bordo superiore sinistro del disco solare, un puntino scuro muoversi lentamente verso il basso. Lescarbault si rese subito conto che non poteva essere una macchia solare.

Il medico osservò quel misterioso punto per diverse ore, finché scomparve alla vista. 

 

13. Immagine sopra; medico Edmond Modeste Lescarbault  (1814-1894).

Inizialmente non diede importanza a quello strano avvistamento finché, nel dicembre dello stesso anno, venne a conoscenza di una teoria avanzata dal grande matematico e astronomo dell’Osservatorio di Parigi, Urbain Jean Joseph Le Verrier (1811-1877).

 

Le Verrier (su alcuni libri è possibile leggere anche Leverrier) era colui che nel 1846 aveva scoperto l’ottavo pianeta, Nettuno, e aveva osservato che Mercurio, si comportava in modo particolare e non secondo quanto stabilito da Isaac Newton. Secondo Le Verrier era come se la sua orbita fosse disturbata dalla presenza di un altro oggetto cosmico,  posto proprio tra Mercurio e il Sole

 

Lescarbault si rese conto che, forse, quel punto nero avvistato nel marzo precedente, poteva essere proprio l’oggetto celeste ipotizzato da Le Verrier.

14. Immagine sopra; Urbain Jean Joseph Le Verrier (1811-1877).
 

Subito, il medico di campagna decise di scrivere al celebre astronomo raccontandogli tutta la vicenda. Purtroppo non era al corrente di una cosa. Era all’oscuro del pessimo carattere e dell’immenso egocentrismo di Le Verrier.

Quest’ultimo, infatti, non appena ebbe modo di leggere la lettera, si precipitò (alla velocità consentita dai mezzi di trasporto dell’epoca, ovviamente!) a Orgeres-en-Beauce.

Appena arrivato, il collerico astronomo quasi aggredi il povero medico. Lo accuso’ di essere un impostore,  un mitomane, soprattutto per il fatto che, soltanto mesi dopo, aveva deciso di comunicare la sua (presunta) scoperta. 

Lescarbault spiegò che non l’aveva fatto in quanto non era più riuscito ad avvistare nuovamente quel punto nero. 

Alla fine Le Verrier, in un modo che più sgarbato non poteva essere, intimo’ al medico di illustrare in maniera dettagliata che cosa asseriva di aver visto attraverso il suo telescopio e di sottoporgli i calcoli astronomici da lui effettuati. Sembrava più un interrogatorio giudiziario che un confronto di idee e ipotesi  tra scienziati!

Lescarbault raccontò ogni particolare della scoperta e i calcoli effettuati. A Le Verrier per poco non venne un infarto quando venne a sapere che il medico aveva usato come cronometro un vecchio orologio che aveva soltanto la lancetta dei minuti!

Per il grande astronomo era la prova che Lescarbault era un impostore. 

Ma come poteva calcolare la determinazione dei secondi con un simile orologio?! 

Il buon medico di campagna non si scompose e spiegò che quell’orologio era da anni l’inseparabile e infallibile strumento della sua professione medica e che per calcolare i secondi usava una palla d’avorio che, legata con un filo di seta ad un chiodo, poteva oscillare. Posto a confronto con un orologio, quel pendolo rudimentale spaccava il secondo.

Non ancora convinto, Le Verrier chiese di vedere i calcoli fatti al momento della scoperta. Anche in questo caso sgrano’ gli occhi quando si rese conto che il medico, essendo sempre privo di fogli di carta, faceva i calcoli scrivendoli sul tavolo del suo laboratorio, che, una volta riempito, riverniciava.

Ma, nonostante questi sistemi non certamente scientificamente avanzati, al termine di quella vera e propria procedura inquisitoriale, il burbero scopritore di Nettuno,  non pote’ che convenire che  calcoli ed osservazioni di Lescarbault erano corretti e che aveva davvero avvistato un corpo celeste.

Le Verrier, il cui entusiasmo era (non a caso) alle stelle, annunciò urbi et orbi che l’oggetto osservato da Lescarbault non poteva che essere il “Pianeta fantasma“, da lui ipotizzato e a lungo cercato, responsabile delle anomalie dell’orbita di Mercurio.

Pianeta che chiamò “Vulcano“.

Ovviamente, vista la levatura culturale e scientifica e la fama di  Le Verrier,  tutto il mondo dell’astronomia applaudi’ entusiasta e si preparò ad osservare il nuovo arrivato nel novero dei pianeti del Sistema Solare, con strumentazioni certamente più avanzate e precise di quelle di Lescarbault. Il quale, nel frattempo ricevette l’onorificenza di Cavaliere della Legion d’Onore francese, su interessamento dello stesso Le Verrier.

L’anno dopo, nei giorni attorno al 26 marzo, primo anniversario dell’avvistamento di Vulcano, i telescopi di tutto il mondo erano puntati verso il Sole in attesa di vedere comparire quel piccolo disco scuro. 

Ma non successe nulla. 

Nessuna, pur piccola, macchiolina si staglio’ contro il disco infuocato della nostra Stella. 

E qualcuno cominciò a dubitare.

Ci fu qualche sporadica e dubbia segnalazione, ma tutte provenienti da astronomi dilettanti.  

I sussurri dubbiosi e di diffidenza divennero ben presto boati di disapprovazione e gli astronomi professionisti arrivarono a convincersi che Vulcano proprio non esisteva!

15. Immagine sopra; Mappa del Sistema Solare con l’orbita del fantomatico pianeta Vulcano. Litografia della XIX secolo di E. Jones e G.W. Newman.

 

 

Ormai la reputazione di Le Verrier era a pezzi. Nonostante lui continuasse a fare calcoli su calcoli in merito all’ordine di Vulcano (che, ricordiamolo, lui non aveva mai visto), cercando di convincere il mondo scientifico, nessuno gli credeva più. 

Morì il 23 settembre del 1877 a Parigi, tormentato dal  cruccio sull’esistenza o meno del fantomatico pianeta Vulcano.

 

Lescarbault, invece, poco mancò che togliessero la Legion d’Onore. Per tutta la vita continuò a dirsi convinto di aver davvero osservato per diverse ore un corpo celeste sconosciuto orbitante attorno al Sole.

Però, un anno dopo la morte di Le Verrier, accadde qualcosa che apparentemente sembrò rimescolare ancora una volta le carte. Un colpo di scena che riportò in auge (anche se per poco) la vicenda di Vulcano, che la stampa dell’epoca chiamava ormai “Pianeta da romanzo”.

Nell’estate del 1878, nelle “Badlands del Michigan (Usa), durante le osservazioni astronomiche in occasione dell’Eclissi di Sole, James C. Watson, dell’Università di Ann Harbor, vide “qualcosa” vicino al nostro astro coperto per pochi minuti dal disco della Luna.

Watson era uno stimato astronomo ed aveva al suo attivo la scoperta di diversi asteroidi, pertanto non era proprio l’ultimo arrivato.

Circa a metà dell’Eclissi, Watson notò improvvisamente che nella Costellazione del Cancro si potevano vedere due oggetti che non risultavano sulle carte astronomiche” Watson  cercò di attirare l’attenzione degli altri astronomi, compreso il celebre Simon Newcombe, ma ognuno era impegnato nelle proprie  osservazioni, e non gli prestarono attenzione. 

Solo tempo dopo Watson venne a sapere che pure altri colleghi avevano notato quelle due strane macchioline. In particolare il dottor Lewis Swift di Rochester nello Ststo di New York, che scrisse lettere a diverse autorevoli riviste scientifiche, spiegando che;

Durante la fase totale dell’ultima eclissi solare, osservata da Denver nel Colorado, ho avvistato un oggetto celeste non segnato sulle carte di Angelander, che a mio avviso corrisponde senza alcun dubbio al pianeta Vulcano che è stato cercato per molto tempo“.

Watson e Swift divennero celebri anche sulla stampa popolare, ma poco dopo la morte del primo, avvenuta nel 1880, la maggior parte degli astronomi affermò che aveva certamente scambiato la stella Theta Cancri per il fantomatico Vulcano.

 

La pubblicazione nel 1915 della Teoria Generale della Relatività da parte di Albert Einstein, permise di spiegare l’eccentricita’ dell’orbita di Mercurio (che aveva  fatto formulare a Le Verrier, l’ipotesi dell’esistenza di un pianeta internercuriale) con il fatto che era causata dal campo gravitazionale del Sole.

Da quel momento il “Pianeta fantasma” entrò negli annali dell’astronomia come il più clamoroso errore nella storia di questa branca della Scienza e non ne parlò più nessuno.

Forse ispirò pure il personaggio del vulcaniano Dottor Spok nella indimenticabile saga di Star Trek…

16. Immagine sopra; Il vulcaniano più famoso della Storia; il celeberrimo Dottor Spok della indimenticanile saga di Star Trek. Il suo pianeta Vulcamo, però, non si trova nel nostro Sistema Solare…

 

 

A questo punto rimane un ultimo interrogativo.

Che cosa vide davvero l”onesto e riservato  medico Edmond Modeste Lescarbault in quel lontano pomeriggio del 26 marzo 1859?

Perché non vi è alcun dubbio che “qualcosa” vide nei cieli. 

Forse la soluzione l’ha trovata nella seconda nera del XX secolo, uno scienziato statunitense  Henry C. Courten. Costui, dopo aver svolto attente analisi delle fotografie scattate in occasione delle eclissi solari del 1966 in Brasile e del 1970 in Messico e in North Caroline (USA), dichiarò di aver rilevato la presenza presso il Sole di numerosi e misteriosi puntini di tracce luminose. 

Secondo lui erano ciò che rimaneva di un piccolo pianeta disintegratosi. 

Forse anche Lescarbault, poco piu di cent’anni prima, aveva avvistato una di queste ultime vestigia di un mondo scomparso per sempre?

Forse.

Oppure, là fuori, da qualche parte vicino al Sole, orbita ancora, e forse orbitera’ sino alla fine di tutti i tempi, un piccolo pianeta fantasma.

 

(Roberto Volterri e Giancarlo Pavat)

17. Immagine sopra; gli autori di questo lungo articolo. a sx Roberto Volterri e a dx Giancarlo Pavat. 
Se non altrimenti specificato, le immagini sono state tratte dal professor Volterri. 

…LEGGERE FA SEMPRE BENE

 

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