Segni, un Arco chiamato Porta; di Maria Cristina Sinibaldi.

 

Immagine di apertura; la straordinaria struttura megalitica nota come “Porta Saracena” a Segni, in provincia di Roma (foto Giulio Coluzzi).

 

I MISTERI DELLE CITTÀ MEGALITICHE.

SEGNI: UN ARCO CHIAMATO PORTA

 

di Maria Cristina Sinibaldi

 

La suggestiva Porta Saracena di Segni (Roma) ha ancora tanti misteri e segreti da raccontare e sul popolo costruttore delle mura ciclopiche sappiamo poco. 

C’è un enigma storico da considerare in quanto quello che per noi è solamente antico, è invece la testimonianza di civiltà evolute e tecnologicamente preparate di un tempo remoto. 

Una cultura particolarmente arcaica ancor prima dell’età del bronzo. 

Altro elemento da prendere in considerazione è l’intenzionalità mistico/religiosa che i megaliti esprimono tramite gli orientamenti astronomici che suggeriscono una stretta connessione con la volta celeste, con lo scandire della quotidianità di coloro che li hanno costruiti, enormi massi come misuratori dei cambiamenti climatici/stagionali. 

Possiamo ben dire che si tratta della narrazione di una connessione stretta di vita degli uomini antichi con l’osservazione del cielo, con i suoi cicli e i suoi fenomeni insieme a tutte le sue competenze. 

 

2. Immagine sopra; Il sito megalitico dell’Età del Bronzo di Anundshog, presso Vasteras in Svezia. La “Barca di pietra” è orientata astronomicamente ( Foto G. Pavat 2013).

Tutto ciò riguarda quel complesso di conoscenze che i Babilonesi definirono Astronomia già allora considerata un insieme di vecchie conoscenze.   Le strutture megalitiche o come si vuol dire anche ciclopiche, in tutte le parti del mondo sono state pensate, regolate, erette all’interno di un pensiero consapevole ovvero – i templi sulla terra sono un riflesso dei segni del cielo – uno specchio, come sostiene Graham Hancock, un ponte di collegamento per carpire informazioni utili all’interno di un sistema scientifico di studio “dell’immortalità” di quell’Essenza invisibile di cui l’uomo è permeato.  Una Philosophia Perennis (come direbbe il professore Attilio Quattrocchi). 

Tali connessioni cielo/terra, uomo-corpo/anima ci riportano “all’Origine” in cui ritualità simbolismo e mitologia erano le linee guida di una sofisticata osservazione del cosmo, un sistema cosmologico che ha lasciato la sua impronta in tutto il mondo. 

3. Immagine sopra; Porta e cinta muraria megalitica del sito archeologico dell’antica Norba in provincia di Latina (Foto G. Pavat).

 

Sparsi sul pianeta templi, mura, porte, archi, sono sempre dedicati a divinità celesti ed il cielo è la loro sede.  Queste mura e templi considerano il tempo, la matematica, l’astronomia, i pesi e le misure in modo diverso da noi.  Terreno e costruzioni erano severamente allineati con i quattro Punti Cardinali stratagemma oggi ignorato. Individuare de direzioni del sorgere e del tramonto del sole, era di vitale importanza. 

La nostra stella sorge sempre verso Est e tramonta sempre ad Ovest.  In primavera-estate in direzione Nord/Est mentre in inverno in direzione Sud-Ovest. Questi allineamenti, in passato, sono stati fissati in terra da megaliti per computare, così, il tempo.   Equinozi e Solstizi momenti necessari per scandire semina e raccolto, tutta la relativa e complessa ritualità fa comprendere quanto fossero correlate tali misurazioni. 

Chiunque fossero i costruttori hanno da sempre trasmesso le loro conoscenze tramite un ordinato susseguirsi delle pietre con un senso della bellezza dell’ordine e della stabilità che ancora oggi è funzionante e ben visibile agli occhi degli uomini del terzo millennio.

Stessa consapevolezza, delle loro convinzioni metafisiche, impresse con incisioni su pietre e ossi o dipinte sulle pareti delle grotte e per millenni hanno conservato e trasmesso la loro visione delle conoscenze acacquisite.

Tali considerazioni sono valide anche per la città di Segni.

4. Immagine sopra; Panorama di Segni con la “Porta Saracena” (foto Maria Cristina Sinibaldi).

                       

Un Arco chiamato Porta Saracena

Non tanto grande né tanto possente.  Sotto di essa gruppi di persone con armamenti avrebbero avuto difficoltà a passare ancor peggio carri o macchinari.

Non massiccia e facilmente scavalcabile nonostante le sue tonnellate di pietra risulta snella allo sguardo del visitatore oserei dire elegante.

5. Immagine sopra; la megalitica “Porta Foca” a Segni (foto Maria Cristina Sinibaldi).

Non esprime né suggerisce chiusure o impedimenti (come Porta Foca ad Est della cinta muraria, porta di tipo “Sceo” simile alle descrizioni delle porte di Troia) piuttosto direi che esprime un libero passaggio e un punto d’incontro una sosta un’accoglienza! 

Vista da lontano appare come un piccolo tratto bianco immerso nel verde delle montagne intorno e lo spazio creato dall’arco un buco azzurro. Porta o (Arco) Saracena accoglie il visitatore, l’ospite, il cerimoniere e sembra accompagnare chiunque, tramite lo sbarramento a destra costituito dal grande muro, fino all’Acropoli il luogo sacro per eccellenza.  Il grande muro di destra assemblato mirabilmente, su una base di cruda roccia, ha una notevole pendenza. 

Una delle caratteristiche delle mura poligonali è proprio quella della loro costruzione su forti pendenze montagnose.  Questo muro è un perfetto incastro di pietre senza alcun tipo di malta, come senza alcun collante sono unite le pietre di Giza, come senza malta sono unite le pietre di Sacsayhuaman. 

Il muro, molto bello da vedere, ha particolari tecnici antisismici costituiti dagli enormi massi di svariate tonnellate collocati nelle zone più alte bloccando quelli più piccoli in basso, consolidando l’intera struttura dando solidità e stabilità, la gravità fa il resto.  Questo possente lungo muro indica la via per l’accesso all’Acropoli invitando a salire in alto verso il punto più importante della città, verso l’Origine di tutto, la parte Sacra quella collocata più vicino alle stelle. 

Un percorso importante una Via presumibilmente considerata Sacra e presumibilmente destinata a Riti e Processioni.  La ritualità, nei popoli antichi, ha da sempre assunto un ruolo fondante.

Ritualità di ringraziamento o invocazione sempre legate a principi astronomici.  

Tre porte costituivano l’accesso dentro le mura agli umani, agli animali e alle merci.  PortaMonache/a; ormai fagocitata dall’asfalto. 

Porta San Pietro; unico esempio di porta ogiva, di chiaro stampo simbolico femminile, come suggerisce la forma a V rovesciata ora purtroppo interrata.

Simbolicamente femminile come il nome dato alla scomparsa Porta Monache…forse un riconoscimento a vestali o figure femminili dedite alla cura delle cerimonie? Chissà. Infine la bellissima Posterula ultimo accesso in alto nelle mura prima dell’Acropoli. 

Porta Saracena o (Arco) invece è collocata alla metà, circa, del percorso “principale” quello che in origine iniziava ai piedi della montagna per finite sulla cima. 

Porta o Arco essa riceve non chiude.  Indica non sbarra.  Invita ad una sosta ad una ritualità di percorso, forse una processione rituale per arrivare in cima verso il Sacro.

6.  Immagine sopra; Panorama di Segni con la “Porta Saracena” (foto Maria Cristina Sinibaldi).

     

La scelta del luogo.

Gli antichi costruttori, oltre a pensare ed a soddisfare esigenze di sopravvivenza quotidiana, hanno sempre avuto il pensiero dominate verso coloro che sarebbero venuti dopo, convinti che i loro “principi” di equilibrio tra cielo/ terra potessero essere di esempio un insegnamento una verità da continuare e onorare.   

I popoli della terra sono stati sempre attratti e guidati verso particolari luoghi dove poter esprimere la loro sacralità, come se un “flusso energetico” li guidasse nella scelta.  I nodi elettromagnetici terrestri da sempre hanno attirato la percezione umana. Le tensioni di natura elettromagnetica (principio di Hartman) donano quel senso di magia ad un posto e quando le verghe si piegano e l’acqua zampilla… la vita esplode così che… la sorgente che emerge sarà protetta.   

7. Immagine sopra; il celeberrimo “Dolmen de la Chianca” a Bisceglie in Puglia (foto Giancarlo Pavat 2017).

Nei millenni è sempre stato così, dolmen e menhir hanno da sempre segnalato, difeso e costudito la potenza generatrice dell’acqua divinizzata ed associata simbolicamente alla Grande Dea Madre da dove tutto inizia. 

Da sempre l’energia universale dispensa vita, forza, prosperità attraverso l’acqua. I tanti luoghi con i loro muri, templi, porte, colonne, strade, diventano così determinanti ed importanti da essere considerati sacri ed oggetto di ringraziamento tramite ritualità a volte molto complesse e misteriose.  Chiunque entri in risonanza con tali luoghi è in grado di sperimentare una via di comunicazione interiore con lo Spirito del luogo.   Bisogna riconoscere che alcune montagne sono speciali e che sulla psiche umana hanno un grande potere di attrazione, diventano mete fisiche da raggiungere per alcuni ed obiettivi metafisici per altri.    La “Tradizione” ha individuato sette Grandi Principi universali  i quali determinano la sacralità di alcuni luoghi, in particolare le montagne: presenza di acqua, forte elettromagnetismo, l’uso di misure e geometriche specifiche, l’uso della pietra (il materiale più abbondante sul nostro pianeta) gli orientamenti astronomici ed infine il magnifico fattore umano. 

Le mura di cinta della Città di Segni, erette in un lontano passato, erano poste ovviamente a difesa degli uomini, dei loro animali, dei beni e a difesa delle sorgenti di acqua: vita e prosperità per tutta la continuità.    Porta Saracena o (Arco) suggerisce un luogo dove l’energia espressa, era ed è ancor oggi, di genere femminile.

8.  Immagine sopra; Panorama con la “Porta Saracena” (foto Maria Cristina Sinibaldi).

Un Genius Loci femminile di accoglienza, di permanenza ed ospitalità, di ritualità collettiva e di vita sociale e religiosa.    In questa zona situata ad ovest, a difendere il territorio intorno, i suoi abitanti e dei suoi luoghi sacri, ci ha sempre pensato la montagna con il grande strapiombo che termina con il burrone (una volta torrente) collocato a sinistra. 

Per sua natura la Vallata del Sacco, un ambiente paludoso, ha determinato un perimetro non adatto agli insediamenti, mentre l’ambiente boschivo delle montagne è stato favorevole alle attività umane e agli insediamenti stanziali.   Tutti elementi lì da millenni per “accogliere” con un  Arco e con una Via Sacra. 

Posti lì per “difendere” con lo strapiombo ed il burrone. La funzione di accoglienza, osservando la Porta Saracena (Arco) dall’alto è fortemente dominante. 

Porta Saracena non apre e non chiude nulla, bensì accoglie in uno spazio aperto in cui la connessione tra uomo e cielo è fortemente tangibile.  

La Porta è collocata ad Ovest immersa all’interno di un territorio verde e rigoglioso come già detto. 

 

9.  Immagine sopra; Panorama della cinta muraria e della “Porta Saracena” a Segni  (foto Maria Cristina Sinibaldi).

In autunno si può osservare il fenomeno naturale dell’Equinozio, quando il sole calando sotto l’orizzonte penetra completamente la Porta/Arco segnalando così visualmente un periodo particolare dell’anno solare.   

Equo giorno equa notte.  

La luce del sole diminuisce inizia così il periodo più buio dell’anno, il sole cambia il suo percorso, cambia il tempo, cambia il calore, cambia la luce a questo volere del cielo, accolto come segno nelle pietre a questi eventi celesti devono adeguarsi… anche gli uomini. 

(Maria Cristina Sinibaldi).

     

10. Immagine sopra; “Porta Saraceba” a Segni  al Crepuscolo (foto G. Pavat).                     
Spread the love

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *