Conoscenze perdute.
Skystone, la Pietra del Cielo.
E altre strane pietre…
di Roberto Volterri
Il dottor Angelo Pitoni – scomparso alcuni anni fa – era un geologo nato a Rieti, collaboratore della FAO ed esperto di pietre preziose.
Tralascio in queste poche pagine le notizie sulla sua più che avventurosa vita sia in ambito militare che dal punto di vista della sua professione istituzionale mentre, en passant, accennerei volentieri ad una strana ‘pietra’ – che verosimilmente ‘pietra’ non è – di cui posseggo un frammento e su cui ho eseguito alcune analisi per mezzo del Microscopio Elettronico a Scansione (SEM), collegato ad apparato per Microanalisi a Dispersione di Energia (EDS), con cui lavoro abitualmente in ambito universitario anche su reperti archeologici.
Frammento di ‘Skystone’ di proprietà dell’Autore. Il dottor Volterri ha eseguito analisi qualitative e quantitative su tale campione e in queste pagine vengono riportati i risultati. Non del tutto coincidenti con quelli di solito riportati in Internet…
Lascerei volentieri la parola al dottor Pitoni quando descrive sommariamente la scoperta di quella che egli chiamo ‘Skystone’ a causa del suo bellissimo colore blu, come il cielo, con caratteristiche venature biancastre, simili a sottili nuvole…
“… Nel 1990 ero in Sierra Leone, incaricato di valutare la consistenza di alcuni giacimenti di diamanti. Il problema era che gli indigeni che li scavavano non volevano nessun altro tra i piedi. Grazie a un collega, un nero americano che lavora lì, riesco a fare amicizia con alcuni capotribù e alla fine mi danno il permesso di fare qualche saggio, delle prospezioni. Sono lì che sto esaminando uno strato quando uno di loro mi fa: ”Ho capito cosa cerchi, tu cerchi gli angeli caduti”. E mi racconta che una antica civiltà di angeli si era talmente pervertita che Allah li aveva fatti precipitare sulla Terra, loro, il cielo e le stelle. Le stelle sono i diamanti. E il cielo? E quello mi porta a vedere un mucchio di roccia che affiora. Roba che pulita rivela di essere di un bell’azzurro cielo. Sul momento penso che si tratti di turchese. Comunque ne prelevo dei campioni per farli esaminare una volta tornato a casa…”
Di seguito entro appena nel merito delle ulteriori ricerche di Pitoni sugli ‘Angeli caduti’ e sulla sua scoperta di curiose statuette denominate ‘Nomoli’ e riporto invece la lapidaria affermazione del nostro esploratore dopo avere fatto analizzare campioni della ‘Skystone’ da alcuni laboratori specializzati…
“… I laboratori dell’università di Ginevra, quello di Roma, quello di Utrecht, quello di Tokyo, di Freiberg affermano tutti la stessa cosa: la pietra azzurra ”non esiste…”.
O, almeno, non esiste in natura poiché non sembra affatto una vera e propria pietra, un minerale conosciuto…
Grazie alle complesse apparecchiature di cui posso disporre per il mio lavoro, ho effettuato alcune analisi e delle fotografie ad alto ingrandimento del frammento di ‘Skystone’ in mio possesso.
Spettro di Microanalisi effettuata dall’Autore mediante un Microscopio Elettronico a Scansione e apparato per Microanalisi EDS. Come si vede la composizione è alquanto diversa da quella reperibile in Internet.
Analisi quantitativa relativa allo spettro precedente. L’abbondanza di Ossigeno (43,35%) – che tanto incuriosisce alcuni frequentatori di Forum sull’argomento – è dovuta alla presenza di ossidi vari. Nulla di strano.
Immagine a basso ingrandimento (125 X) della superficie della Skystone, ottenuta dal Roberto Volterri con Microscopio Elettronico a Scansione (SEM). Come si vede, la Skystone appare come un conglomerato non molto omogeneo, in cui abbondano ossidi vari (Calcio, Ferro, ecc.) insieme a elementi ‘inconsueti’, ad esempio il Titanio…
Spettro di Microanalisi effettuata presso altri laboratori (tratto da Internet). Immagine ‘restaurata’ dall’Autore.
… che mi sembiava pietra di diamante.
(Dante, Purgatorio, IX, v. 105)
Concluderei – senza volere o potere effettivamente arrivare veramente a… conclusione alcuna sull’origine, la natura, la stora delle ‘Skystones’! – con altre interessanti parole del dottor Pitoni relative agli ‘Angeli caduti’…
“… Ma torniamo in Africa. Dopo il ritrovamento della pietra azzurra chiesi al mio amico capotribù se nella stessa zona, la provincia orientale di Kono, per caso non avessero trovato anche gli angeli caduti. Come no? E mi fanno vedere una statuetta di un tizio piuttosto brutto, dal volto insolito. Mi dicono che li chiamano Nomoli e che ”sanno” che è meglio lasciarli in pace. E ogni volta che scavando per cercare i diamanti ne trovano una smettono immediatamente. Io spargo la voce che c’è un premio per chi mi segnala i Nomoli, e un premio doppio se mi chiamano quando ne trovano uno ancora da scavare. Così riesco ad arrivare sul posto dove gli indigeni hanno appena individuato una statua. Si tratta adesso di stabilire la stratigrafia e di datarla per riuscire a capire pressappoco l’età di queste sculture. Per fortuna in uno dei primi strati salta fuori un bel bastone lavorato, mentre sei strati più sotto, con ben evidenti le ricorrenze idriche, ecco un Nomolo di notevole fattura. Finalmente ho in mano qualcosa che che mi permetterà una datazione. A Roma faccio esaminare il bastone al dottor Gioli Guidi dell’Enea, che mi manda dal professor Giorgio Belluomini della ”Sapienza”. Dopo un po’ Belluomini mi chiama e mi fa: ”Quanto crede che sia antico questo bastone?”. Che so, 500 anni… ”Guardi, ho fatto tre esami e non ci sono dubbi, il bastone ha più o meno 2.500 anni”. Se lo strato del bastone corrisponde a 2.500 anni or sono, sei strati più sotto siamo al 12.500 avanti Cristo. Già 2.500 anni per l’Africa sono un’enormità. Ma il 12.500 dà le vertigini…”.
Mi fermo qui. Non rientra negli argomenti trattati in questo articolo lo studio sulla possibilità che altre evolutissime civiltà abbiano preceduto quelle a noi già note.
Mi è sufficiente aver fornito al lettore precise informazioni sulla composizione chimica della ‘Skystone’ in mio possesso, composizione che, a dire il vero, non corrisponde molto a ciò che in ‘rete’ si trova…
Il dottor Angelo Pitoni con uno dei ‘suoi’ Nomoli
Un’altra bella scultura appartenente ai cosiddetti Nomoli rinvenuti in Africa da Pitoni
Altri Nomoli rinvenuti nella Sierra Leone.
Eppur si muovono!
No, dal titolo di questo paragrafo non aspettatevi ora qualche riferimento al grande Galieleo Galilei, alla celebre controversia sui ‘massimi sistemi’ – geocentrico ed eliocentrico – e magari una parafrasi della nota frase “Eppur si muove!” che lo scienziato pisano… mai si sognò di pronunciare.
No, al termine di questo articolo dedicato alle stranezze del mondo litico e della chimica ad esso associata ci recheremo in uno dei luoghi più inospitali del pianeta, nella Valle della Morte, a circa 150 chilometri a nord-ovest della celeberrima Las Vegas, in California. Qui, in quella che viene definita, Racetrack Playa, ci sono delle strane pietre che sembrerebbero appartenere ad un curioso, per adesso inesplicabile, fenomeno ‘geologico’.
Senza che nessuno le tocchi, le sposti, agisca su di loro esse… si spostano.
O meglio, ogni due o tre anni si trovano sul terreno – affatto liscio, anzi con mille asperità – lunghe tracce rettilinee o anche con ‘curve’ a 90 gradi lasciate indubitabilmente dallo scorrere sul terreno di queste strane ‘sailing stones’ o ‘moving rocks’ come oggi vengono chiamate.
Esistono pietre che pesano ben poco – e allora i vari “Comitati per il controllo ecc.” invocano l’intervento di Eolo, ovvero di venti di una certa intensità in grado di farle spostare di qualche metro. Ma esistono anche pietre del peso di svariati chilogrammi che sembrano spostarsi ugualmente, infischiandosene dei “Comitati ecc.” e di qualsiasi (inesistente) tornado locale.
Di solito le pietre con la superficie molto rugosa compiono tragitti rettilinei, senza deviazioni, mentre quelle con la parte abbastanza liscia rivolta al suolo sembrano preferire evoluzioni un po’ più articolate. Non è raro trovare una pietra che è partita con un certo assetto e poi, al termine del ‘viaggio’, è stata rinvenuta in una posizione ben diversa, anche capovolta.
I ‘viaggi’compiuti dalle pietre della Valle della Morte possono anche essere differenti da pietra a pietra, poiché massi partiti da identica posizione iniziale possono assumere direzioni ben diverse e percorrere distanze notevolmente disuguali. Anche il tipo di roccia costituente le moving rocks non è mai lo stesso.
Ci sono pietre costituite da rossicce rocce ignee ricche di feldspati, ma ce ne sono altre – provenienti da altra zona della valle… – costituite da dolomite di colore scuro. Insomma ce n’è per tutti i gusti!
Anche le tracce lasciate sull’accidentato e aridissimo terreno appaiono molto diverse tra di loro, poiché per quanto riguarda la lunghezza si vedono solchi di pochi metri e solchi molto più lunghi, con larghezze che si aggirano su pochissime decine di centimetri e profondità di due o tre centimetri al massimo.
Valle della Morte, California. Una classica ‘moving stone’ con il caratteristico solco lasciato durante il suo viaggio che, però… nessuno ha mai visto compiersi.
Teorie, teorie, null’altro che teorie!
Fermo restando il fatto che nessuno ha mai assistito direttamente ai ‘viaggi’ delle strane pietre, ovviamente attorno ad esse sono fioccate le più strane teorie che vanno da quella che sostiene l’intervento umano per perpetuare locali rituali tribali degli indiani Panamint alla “Pro Loco” – definiamola così! – che mantiene vivo l’interesse per il fenomeno solo a fini turistici.
In mezzo a tali ipotesi estreme si collocano però anche ipotesi che fanno rcorso all’eventuale presenza di ghiaccio originatosi da quasi inesistenti piogge locali, ghiaccio che fungendo da ‘lubrificante’ ridurrebbe di molto l’attrito durante il soffiare di venti che in qualche circostanza – ad onor del vero – soffiano alla velocità di oltre 140 chilometri orari. Possibile ma non del tutto…
Naturalmente allo strano fenomeno geologico – ammesso che tale sia – si sono dedicati vari studiosi quali Allen Agnew e Jim McAllister fin dal 1948. Sette anni più tardi il geologo Gorge Stanley – valutando che la sola azione del vento sarebbe inadeguata a spostare pietre molto pesanti – chiama in causa, come accennato, un possibile, sottile strato di ghiaccio originatesi durante i mesi invernali.
Finalmente, tredici anni dopo, Dwight Carey e Robert Sharp pongono sotto osservazione diretta trenta ‘moving stones’, identificandole con lettere o, addirittura, nomi di fantasia.
Il monitoraggio dura ben sette anni e si scopre che la pietra chiamata (chissà perché?) “Nancy” – la più piccola – ha percorso ben 262 metri, ma a suo favore giocava il diametro di soli 6,35 centimetri, mentre la ‘medaglia di bronzo ‘ sarebbe potuta andare alla più grande di ben 36 chilogrammi.
Fuori concorso ‘correva’ l’obesa “Karen”, di ben 320 chili, che però… non si è mossa affatto!
Forse, stanca dei soliti e noiosi, viaggi rettilinei, questa ‘moving stone’ ha deciso di virare di novanta gradi e di ‘vedere’ altri panorami! Le condizioni del terreno, come si vede, farebbero escludere lo scivolamento dovuto ai soli venti locali. Salvo ‘aiuti’ dall’esterno…
Ovviamente – fenomeno genuino o meno – le pietre della Valle della Morte sono sottoposte alla sorveglianza dei locali ‘Rangers’ ad evitare, nei limiti del possibile, che essi si trasformino in suggestivi souvenirs. Anche perché, a volte, al termine di una traccia, la pietra… non è stata trovata mentre al suo posto erano ben visibili tracce di pneumatici. Si esclude che le ‘moving stones’ possiedano la patente di guida…
Forse è proprio vero che le teorie avanzate per cercare di dare una razionale spiegazione al curioso fenomeno – dai mai rilevati terremoti locali agli UFO – sono tante quanti i geologi, accademici o meno, che si sono cimentati per inventare le teorie medesime! Forse qualche sistema satellitare potrebbe risolvere definitivamente il problema, sempre che ne siano giustificati i costi e l’impegno da essi derivante…
Fine del ‘viaggio’! Dopo aver percorso insieme molte decine di metri cambiando anche direzione, queste ‘moving stones’ hanno deciso di fermarsi un po’ per ammirare il lunare paesaggio circostante. Poi, magari dopo un paio di anni, riprenderanno il cammino…
Queste due, invece, dopo qualche tempo di pacifica convivenza, hanno deciso di separarsi!
(Roberto Volterri )
Tutte le immagini sono state fornite dal professor Roberto Volterri
Potrebbe apparire strano cercare le “ultime tracce”, ossia il luogo dove potrebbero ancora esistere concreti elementi, reperti, testimonianze legati ad alcuni personaggi che hanno “fatto la storia. Potrebbe sembrare curioso cercare di ripercorrere ardui sentieri sui quali si sono incamminate generazioni di archeologi, ma non dimentichiamo che, in finn dei conti, anche l’omerica città di Troia appariva a tutti ‘leggendaria’ e ‘introvabile’, però a Heinrich schliemann, così facendo, non andò molto male! Anche se la vera Troia forse sta altrove…
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