Notti di luna piena, notti di spiriti, fantasmi, notti di mistero. Notti di donne magiche che da secoli animano l’immaginario collettivo e alimentano le fantasie popolari, notti di streghe, di anime nere che popolano i sogni di alcuni e gli incubi di molti. Sono loro, le streghe ad aver convogliato le paure collettive e nello stesso tempo le speranze di donne relegate a ruoli di comprimarie. l’emancipazione femminile, secondo alcuni, passa anche per queste figure femminili demoniache che hanno fatto della libertà e del non rispetto per le convenzioni la loro sfortuna. Da secoli, convivono accanto a vampiri e lupi mannari, nelle culture etnologiche di qualunque latitudine. Ma c’è un posto nel centro sud d’Italia dove le streghe hanno un ruolo fondamentale nel tessuto di tradizioni arcaiche. Nella fascia dei monti Aurunci le streghe hanno un altro nome: sono le janare, le lunari. Donne sterili secondo tradizione che nelle notti di luna piena assumevano poteri giunti fino a loro direttamente dagli Inferi. Donne normali in apparenza che con il favore dell’astro si trasformavano. E non certo in giovani fanciulle avvenenti.
Il loro potere era macabro. Le leggende, quelle narrate dagli anziani accanto al fuoco, sono intessute di queste creature iniziate che avevano la capacità di comunicare con l’oltretomba e che avevano l’abitudine di cospargersi il corpo nudo di un unguento che esse stesse preparavano in particolari notti dell’anno, solitamente in occasione del solstizio d’estate che nella tradizione popolare coincideva con la notte di san Giovanni. Intrise di questo balsamo miracoloso assumevano la forza di dieci uomini e avevano la facoltà di volare. E in queste scorribande al chiarore di luna non facevano altro che tormentare. secondo la tradizione, queste creature reali con poteri sovrannaturali si insinuavano nelle stalle dei contadini e una volta dentro straziavano i cavalli. Interecciavano le criniere e salivano in groppa agli animali facendoli correre all’impazzata fino a farli stramazzare sudati e stanchi. E al mattino gli stallieri trovavano le povere bestie esauste. Ma secondo altre tradizioni le janare facevano di peggio: nottetempo entravano nelle povere case di campagna per ghermire i bambini più piccoli che dopo l’incontro con queste misteriose donne restavano per sempre menomati, vittime di ignoti sortilegi dei quali non restava alcuna memoria nelle ignare vittime. Una delle ultime janare di cui la tradizione narra.
Ultima della sua specie si era sposata ma il marito fin dall’inizio della convivenza si era reso conto che qualcosa non andava. Ormai la prima guerra mondiale era alle spalle e a ridosso degli anni ’30 questa donna appariva strana. Il marito ossessionato dalle dicerie di paese decise di indagare. Una notte di luna piena non mangiò e non bevve nulla che le venisse offerto da sua moglie e si mise a letto fingendo di dormire. Ad un certo punto la donna si alzò di scatto e uscì dalla stanza, a quel punto, insospettito, il marito la seguì senza fare il minimo rumore nella casa isolata e la vide: davanti allo specchio, si spogliò e si cosparse il corpo di una crema, poi spalancò la finestra e uscì volando letteralmente nel cielo. L’uomo esterrefatto guardò la moglie nuda compiere evoluzioni al chiaro di luna e decise di passare all’azione. Svuotò completamente il barattolo e lo lavò con cura e al suo posto mise del miele e lo lasciò esattamente dove la moglie lo aveva adagiato.
Il mese seguente, al sorgere della luna piena, marito e moglie ripeterono esattamente quello che avevano fatto 28 giorni prima. Ma stavolta, la strega si slanciò dalla finestra e cadde. Il marito la raggiunse e la medicò riportandola a casa. Da quel momento la donna rimase claudicante ma perse i suoi poteri di janara compresa la sterilità tanto che ebbe tre figlie.
(Paola Caramadre)