UN “FIORE DELLA VITA” NEL PLÙTEO DI SAN GREGORIO MAGGIORE
di Marco Di Donato
La città di Spoleto ha una storia lunga e millenaria: ritrovamenti risalenti al X sec. a.C. e la cinta muraria in opera poligonale del III a.C., testimoniano una presenza attiva in questa città fin dal pre-romanico.
Per la sua centralità, Spoleto è sempre stata una città dai grandi passaggi e conquiste e, già nel IV sec. d.C., divenne sede episcopale sviluppando una solida organizzazione ecclesiastica.
Nel 570 d.C. divenne capitale del Ducato Longobardo i cui confini spaziavano dall’Adriatico est al Ducato di Benevento.
Nel 1155 fu distrutta da Federico Barbarossa e tale episodio creò i presupposti per una sua annessione allo Stato della Chiesa.
Spoleto, nei secoli, ha sempre mantenuto un aspetto tipico medievale ed infatti, passeggiando lungo i suoi vicoli è ancor oggi possibile ammirare tracce e luoghi che hanno segnato in maniera forte e decisa quel lungo periodo storico.
Tra questi luoghi ci piace annoverare la Chiesa di San Gregorio Maggiore.
Eretta verso la fine dell’XI sec sui resti di un precedente luogo di culto del IV sec, la Chiesa è dedicata a Gregorio, Santo e martire spoletino del 304 d.C.
Secondo la tradizione, l’originario edificio di culto sarebbe sorto grazie all’opera di una vedova di nome Abbondanza che nel IV sec. d.C. avrebbe raccolto il corpo del martire spoletino per seppellirlo nell’area cimiteriale appositamente creata dalla pia donna presso quel luogo ove oggi ha sede la Chiesa a lui dedicata.
Alcuni secoli dopo, e precisamente nell’VIII sec. un’altra donna, sempre di nome Abbondanza, rinnovò la primitiva Chiesa con elementi decorativi di grande pregio tipici di una scultura medievale spoletina legata al mondo longobardo.
La Chiesa, così come oggi la vediamo, venne eretta tra il 1079 ed il 1146 e si presenta con la facciata a due spioventi che si caratterizza per un bel portale, una trifora e tre nicchie a ogiva.
Sul lato sinistro del portico sorge la trecentesca Cappella degli Innocenti, decorata con scene che ricordano la storia della Chiesa e di Santa Abbondanza con al centro un pregevole fonte battesimale del Cinquecento.
All’interno è possibile ammirare interessanti affreschi, soprattutto quattrocenteschi, e nell’abside centrale, la cui pavimentazione è in parte ancora quella cosmatesca, sono visibili bellissimi affreschi del XII secolo che documentano la ricchezza della decorazione pittorica originale della chiesa e la fioritura artistica spoletina nel periodo romanico.
Sulla parte sinistra della porta di accesso vi è un plùteo oggi riadoperato come architrave.
Il pluteo è una lastra in pietra ricca di motivi ornamentali di grande pregio che veniva utilizzato come fiancata di un sarcofago o di un altare, ma anche come divisione tra vari ambienti di una chiesa quali l’area presbiteriale e la cantoria.
Questo pluteo, quasi sicuramente risalente all’VIII secolo è lungo circa 150 cm ed alto poco più di 60 cm.
Da una attenta analisi del manufatto è possibile notare che il lato sinistro è andato distrutto, ma risulta chiaro che lo stesso fosse speculare a quello destro.
Al centro di questa lastra vi è una grande croce palmata con bracci ancorati al cui centro è inciso un “Fiore della Vita”.
Il “Fiore della Vita” è un antichissimo simbolo risalente finanche al 3.000 a.C., rinvenuto tra i resti della Civiltà di Ur, ma anche in quella Egizia, così come nell’antica Cina e tra i Celti. Nel Medioevo venne utilizzato ben consci del simbolo che ne ripercorre e tra il XII e XIV secolo fu utilizzato anche dai Cavalieri Templari i quali erano soliti adornare Chiese e luoghi di culto.
Ai lati di questa grande croce con al centro il “fiore della vita”, è possibile vedere un animale dalla caratteristica forma zoomorfa che c’è chi indica essere un leone; ancor più a destra è possibile vedere un uccello, quasi sicuramente un pavone, che becca un grappolo d’uva, e all’estremità si vede un altro “Fiore della Vita” inscritto in una circonferenza .
Quello del pavone rappresenta il simbolo dell’orgoglio e vanità: trovarlo scolpito con la coda abbassata indica la rappresentazione del giorno, a differenza di quando lo si trova con la coda dispiegata che invece rappresenta la notte.
Come sopra accennato, il lato sinistro del pluteo è andato distrutto, ma è chiaro che anche su questo lato vi erano dei motivi ornamentali identici a quelli di destra; infatti è ancora possibile vedere parte del pavone che becca il grappolo d’uva.
Di grande interesse, come detto è il “Fiore della Vita” al centro della Croce in quanto ci porta una ennesima conferma del valore dato a questo antichissimo simbolo ed il vederlo raffigurato al centro della croce riporta subito all’analogia tra il significato intrinseco della croce e quello stesso della vita.
Ad ogni modo tutto il pluteo rinvenuto è ricco di elementi simbolici di grande pregio che lo rendono particolarmente affascinante e di rara bellezza, soprattutto per il periodo storico di richiamo.
Interessante è la circostanza per la quale, un pluteo dalle medesime sembianze, è presente in Abruzzo e precisamente a Raiano (AQ), ove nella locale Chiesa del paese vi è una lastra in pietra anch’essa risalente all’VIII secolo, pressoché identica a quello spoletino, la cui somiglianza iconografica e resa scultorea potrebbe farci pensare addirittura ad una medesima mano artistica.
Se vi è un collegamento tra questi due plutei e cosa li ha condotti così lontano l’uno dall’altro non ci è dato saperlo, quel che è certo è il loro ricco significato simbolico, nonché la loro particolarità che rappresentano una traccia indelebile di un passato che continua sempre più ad affascinarci.
Testo e foto Marco Di Donato.
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