Immagine di apertura: Aldo Bonassoli e il suo telescopio “elettrostatico”.
UN TELESCOPIO “ELETTROSTATICO”
UN RAGGIO “ULTRASONICO”
ED ALTRE AMENITA’
di Fiorenzo Zampieri
Correva l’anno 1961 e non da molto tempo era iniziata l’era spaziale. Tra russi ed americani era in corso la gara a chi fosse il più forte nella conquista dello spazio. Non c’era giorno che la stampa di tutto il mondo non desse notizia di qualche lancio di satelliti o capsule spaziali ed il cielo cominciava ad affollarsi di “lune artificiali”, orbitanti attorno alla Terra.
Fra tutti questi comunicati si inserì, inaspettata, la notizia che un giovane astrofilo dilettante riusciva, con un telescopio di sua invenzione e costruzione, a fotografare i satelliti artificiali durante i loro passaggio sopra il territorio in cui egli operava. La notizia, ovviamente, aveva destato curiosità ed incredulità per cui una frotta di giornalisti si precipitò a verificarne l’attendibilità.
Trovarono un giovanotto di 28 anni, che attrezzato di un telescopio autocostruito, tutte le notti di cielo limpido, dal terrazzo dello stabilimento dove lavorava, si dilettava a fotografare i corpi celesti, sia naturali che artificiali. Aldo Bonassoli, questo il suo nome, era un tecnico elettronico con la passione dell’astronomia, abitante a Lurano un paesino a pochi chilometri da Treviglio, in provincia di Bergamo.
Immagine sopra: Uno dei cinque satelliti fotografati dal Bonassoli
Già si era messo in luce nel 1957, quando dichiarò di aver fotografato il primo Sputnik russo, ma quello che riuscì a fare, nel 1961, aveva davvero dell’incredibile. Con il suo telescopio elettronico – il primo al mondo – ha fotografato ben cinque satelliti, in parte sovietici, in parte americani, nel momento esatto nel quale essi si incrociavano sotto l’asse della Luna.
UN PO’ DI STORIA
Immagine sopra: Eclissi totale di Sole del 15 febbraio 1961
Dalla costruzione del primo rudimentale cannocchiale, alla realizzazione di alcuni apparati elettrici applicati allo strumento stesso, sono passati alcuni anni, durante i quali però le soddisfazioni al Bonassoli non sono mancate. Infatti, gli sono pervenuti i riconoscimenti, rallegramenti ed incitamenti, da scienziati e tecnici americani di Monte Palomar, da astronomi inglesi, e da Osservatori astronomici di molte altre parti del mondo. Un fatto curioso che ne aumentò la notorietà si verificò quando dall’osservatorio di Arcetri, sopra Firenze, fotografando l’eclisse totale di Sole, avvenuta nel febbraio del 1961, trovò che in quegli scatti risaltava un particolare che nessuno aveva notato: pareva trattarsi di un corpo celeste sconosciuto vicino al Sole (un nuovo pianetino?).
IL TELESCOPIO
Immagine sopra: Aldo Bonassoli con il suo telescopio ed altre apparecchiature.
Ma come era costruito questo telescopio rivoluzionario? Bonassoli, ovviamente, senza scendere in troppi particolari, così lo spiega. – «Si trattava di aggiungere alle ottiche normali degli elementi elettronici che consentissero di captare, anche oltre l’atmosfera, tutti gli oggetti luminosi, in maniera nitida e chiara. E noto che l’immagine proveniente attraverso l’atmosfera giunge distorta al telescopio; per poterla captare perfettamente, occorre “eliminare l’atmosfera”, e questo si ottiene – spiega Bonassoli – direzionando in un unico punto i “fotoni”, così da ricevere distintamente gli oggetti. In pratica, l’apparecchio è formato di tre telescopi: il primo riceve l’immagine luminosa dell’oggetto e la trasforma in impulsi elettrici; tali impulsi vengono inviati nell’apparecchio generatore di “onde elettrostatiche” che hanno la proprietà di essere direzionali. Queste onde, convogliate nel secondo telescopio, vengono lanciate direzionalmente verso l’oggetto, producendo la ionizzazione dell’atmosfera e cioè formando un canale attraverso il quale le onde luminose dell’oggetto osservato penetrano nel terzo telescopio, colpendo un dispositivo ottico che tramite dei relais fa scattare l’otturatore di una macchina fotografica e l’ingranditore. Ne nascono così delle magnifiche fotografie»
RAGGIO LETALE E ALTRE INVENZIONI INCREDIBILI
Quanto Bonassoli è riuscito a costruire per l’astronomia potrebbe, però, far gola anche a qualche apparato militare. Infatti, ionizzando l’atmosfera, creando cioè quel canale attraverso il quale eseguire le fotografie, si potrebbe lanciare anche una scarica di energia verso oggetti in volo, in navigazione o verso qualunque altro bersaglio, con effetti disastrosi. Ed il nostro radiotecnico avrebbe pensato proprio a questo e già effettuato numerosi esperimenti in tal senso. In presenza di giornalisti, infatti, il Bonassoli è riuscito a mandare in fumo, con il suo occhio elettronico che emette raggi “ultrasonici” mortali, una bomboletta e due scatole di alluminio. Il tutto testimoniato da riprese TV e sotto il controllo di osservatori sbalorditi.
Questo fantomatico raggio darebbe anche altre meravigliose possibilità. Secondo Bonassoli, con un uso accorto di esso, si potrà dare la vista ai ciechi ed addirittura riuscire a vedere oltre gli ostacoli, come un muro o addirittura una montagna.
DAL 1961 AL 1984
Passato l’entusiasmo della novità, il mondo passò oltre e di Bonassoli e delle sue invenzioni non se ne parlò più. Fino al 1984, quando scoppiò lo scandalo, tutto francese, dell’aereo “annusatore del petrolio”.
E qui il nostro Bonassoli la fece davvero grossa! Riuscì con la complicità di illustri politici ed altri personaggi francesi a “vendere” il brevetto di una apparecchiatura che posta a bordo di un aereo, sarebbe stata in grado di “fiutare” nel suolo sorvolato, la presenza di giacimenti petroliferi. L’affare provocò un esborso di decine di milioni di franchi a fronte di una invenzione che alla fine risultò inesistente.
Bonassoli se la cavò per il rotto della cuffia in quanto essendo coinvolti politici di alto livello si preferì insabbiare il tutto con buona pace dei cittadini francesi e, sembra, con nessun vantaggio economico nemmeno per lo stesso tecnico italiano.
Ancora oggi, questa incredibile faccenda, rappresenta per la Francia uno smacco indimenticato, tanto che nei siti internet d’oltralpe ancora se ne parla con servizi d’informazione testuali e video ricchi di particolari.
(Fiorenzo Zampieri)
- Le immagini sono state fornite dal dott. Fiorenzo Zampieri.
Immagine sopra: Particolare della vignetta del quotidiano «Le Canarde Enchainé» che “aprì” lo scandalo.