Vele rotanti, avanti tutta!
Il Professor Marco Todeschini, lo studio della Gravità, l’“Effetto Magnus” e le strane “Rotonavi” dell’ingegner Flettner .
di Fiorenzo Zampieri
In tutte le enciclopedie, non solo quelle popolari, ma anche in quelle scientifiche, viene indicato in maniera piuttosto sintetica, uno scienziato, vissuto nel XIX secolo, Heinrich Gustav Magnus (1802 -1870), del quale vengono ricordati studi e scoperte sia di chimica che di fisica.
Fra le prime ricordiamo: la scoperta dell’Acido periodico eseguita tramite studi sulle combinazioni ossigenate degli alogeni, la scoperta del Cloruro platinoso ammonico (detto appunto Sale verde di Magnus) e nel campo della chimica fisiologica importanti ricerche sull’azione nell’ossigeno nel sangue.
- Immagine sopra: Heinrich Gustav Magnus (1802 – 1870), poliedrico studioso al quale dobbiamo la pratica applicazione dell’Effetto Magnus. Anche nello Sport e negli studi sull’Etere e la Gravità…
In fisica ottenne notevoli risultati nella determinazione della velocità di diffusione dell’Idrogeno, nelle leggi dell’induzione elettrica e dell’elettrolisi e nel campo della Termodinamica. Studiò e misurò il gradiente geotermico, l’ebollizione dell’acqua e delle soluzioni saline, la dilatazione dell’aria col calore e la tensione del vapore acqueo, contemporaneamente al fisico Henri-Victor Regnault (1810- 1878), la conducibilità termica dei gas, e numerose altre questioni, spesso strettamente connesse con applicazioni pratiche ed infine studiò i coefficienti di dilatazione del vapore acqueo e di varî gas.
Ma il suo lavoro, forse più noto, riguardò l’azione delle correnti fluide sui solidi rotanti (il cosiddetto Effetto Magnus) con la sua applicazione ai problemi balistici.
Questo fenomeno, pur essendo per molte ragioni sotto gli occhi di tutti, anche quotidianamente, risulta poco conosciuto e poco studiato, se non per alcune applicazioni ludiche o per sperimentazioni ancora non abbastanza approfondite.
Ma soprattutto potrebbe avallare quanto sostenuto dal professor Marco Todeschini a proposito dell’esistenza dell’Etere e dei suoi effetti sulle dinamiche dei corpi celesti.
3. Immagine sopra: Il Professor ingegner Marco Todeschini,autore de “La Teoria delle Apparenze” e “Psicobiofisica” in contrapposizione alle tesi della relatività einsteniana, rivalutò il concetto di “Etere” già arguito da Cartesio, ovvero di un fluido sottilissimo responsabile di ogni moto e fenomeno dell’universo, dal mondo atomico alla cosmologia, comprese anche le realtà biologiche e psichiche.
4. Immagine sopra: Due immagini tratte dal libro “Psicobiofisica” del professor Todeschini, in cui vengono evidenziate – da un punto di vista molto innovativo – le varie e complesse funzioni del corpo umano
Prima di arrivare, anche se molto en passant, ad una nuova concezione dell’Universo in base alla teorie del professor Todeschini, torniamo però all’Effetto Magnus…
In tutti i libri di divulgazione scientifica, si accenna all’Effetto Magnus per illustrare soprattutto la ragione per cui una sfera che ruota su sé stessa, lanciata nell’atmosfera, invece di seguire una traiettoria rettilinea, percorre una traiettoria curvata con direzione opposta al verso di rotazione.
Il fisico tedesco Heinrich Gustav Magnus (1802 – 1870) aveva studiato a fondo la traiettoria di un corpo rotante in un fluido – è l’aria è un fluido – in movimento.
Tale effetto è noto a tutti quelli che seguono il gioco del calcio (tiri “ad effetto”) o nel gioco del tennis o del base-ball (“top-spin”).
5 – 6. immagine sopra. Il pallone da calcio, ma anche qualsiasi sfera utilizzata in ambito sportivo, si muove “ad effetto” anche a seconda della inziale posizione del piede… del Totti di turno!
Pochi però sanno quali sono le ragioni fisiche che generano questo fenomeno. E molti non sanno che lo stesso fenomeno può essere utilizzato per ben più importanti e utili fini pratici che vedremo più avanti.
Effettivamente utilizzando solidi rotanti, non solo sferici, ma di varie altre conformazioni (cilindrici, ogivali, ad ala, ecc.) investiti dalle più diverse tipologie di fluidi (gas, aria, acqua, ecc.) o immersi in essi, si possono ottenere svariati tipi di fenomenologie ed applicazioni per utilizzazioni pratiche. Queste possono riguardare sia i settori energetici, navali, aeronautici, balistici, ecc.
Il primo che si adoperò per sfruttare realmente l’Effetto Magnus fu l’inventore tedesco ingegner Anton Flettner (1885 -1961) realizzando i primi prototipi di “vele rotanti” poiché aveva constatato che la pressione del vento su un disco rotante era molto più forte di quella esercitata su una vela classica.
Vele rotanti, avanti tutta! Ma non solo, per mare…
“ Dea veneranda un gonfiator di vela
vento in poppa mandò, che fedelmente
ci accompagnava per l’ondosa via…”
(Odissea, Libro X)
A chi va per mare, se scarso è il ‘vento di bolina’ e di quello ‘in poppa’ manco a parlarne… appare difficile affermare di essere giunti in porto! Porto dove, nel 1925, chi osservava il mare della Germania pensava di avere le traveggole!
Una strana nave, un veliero, che al posto delle tradizionali vele di tela si muove tramite due curiosi cilindri,
Ma non c’è da meravigliarsi troppo perché ciò che stanno vedendo è il risultato di lunghi esperimenti compiuti fin dal 1922 presso l’Università di Gottinga da uno stravagante, forse geniale, inventore Anton Flettner. Il quale, studiando l’effetto Magnus aveva notato che la pressione del vento su un cilindro rotante era molto più forte di quella esercitata su una classica vela di stoffa.
- Immagine sopra: L’ingegner Anton Flettner inventore delle ‘Rotonavi’, ma anche di altre geniali innovazioni tecniche applicate agli aerei e agli elicotteri.
Infatti, un corpo in rotazione – la pallina del golfista o le vele cilindriche del Flettner – trascina con sé uno strato d’aria (nel nostro caso) a contatto con esso e, a sua volta, lo strato in questione trascina un altro strato e così via.
Quasi una… ‘Matrioska fluidodinamica’!
Torniamo alle vele cilindriche…
Se esse hanno un moto di traslazione rettilinea e ruotano su un asse verticale, è come se venissero investite – sulle due superfici dei cilindri, a ‘babordo’ e a ‘tribordo’, a sinistra e a destra – da una corrente d’aria che si muove in senso opposto a quello di traslazione, creando intorno alle loro superfici un risucchio, come avviene in un’ala portante di un aereo, e sfruttando al massimo l’energia eolica.
In pratica le ‘Rotonavi’ del Flettner sono dotate di due piccoli motori che azionano i cilindri rotanti. Girando ad una velocità circa quattro volte superiore a quella del vento, le vele rotanti producono una velocità di crociera ben quindici volte superiore a quella consentita da vele in tela delle stesse dimensioni!
- Immagine sopra: Una “Rotonave” dell’epoca in cui visse e operò l’ingegner Anton Flettner
La pressione del vento sui due cilindri può essere variata facendoli ruotare a velocità diverse. Inizialmente la geniale (o folle?) idea del nostro inventore trova ampi consensi perchè gli esperti di navigazione sostengono che tale mezzo nautico è poco costoso, più veloce delle altre navi a vela ed è di facile manovra.
E – dulcis in fundo! – riesce ad avanzare anche in mezzo alle tempeste, mentre una nave ‘ortodossa’ deve per forza ammainare le vele per non rischiare di affondare!
Ma passano solo venti anni e la Baden-Baden, la ‘rotonave’ che ha effettuato parecchie traversate atlantiche da Amburgo a New York, superando tremende tempeste senza alcun problema, viene demolita…
Perché? Una delle ragioni addotte è che l’incessante vibrazione prodotta dai rotori e dai motori che li mettono in moto causano seri problemi meccanici alle strutture della nave. E poi, se vogliamo, anch’essa dipende dal vento!
Ma qualcuno, ai nostri giorni, non si è lasciato convincere da tali spiegazioni un po’ pretestuose – Edison penò anni ed anni prima di trovare il giusto filamento per la sua lampadina! – e ha installato su una sua imbarcazione la geniale invenzione del quasi misconosciuto ingegner Anton Flettner…
- Immagine sopra: C’è chi non ha dato retta alle teorie avanzate a suo tempo sulle caratteristiche ‘negative’ delle ‘Rotonavi’ e ha installato su questa piccola imbarcazione una ‘vela rotante’. Si vede che funziona bene!
Alcune applicazioni dell’Effetto Magnus riguardarono anche il campo aeronautico. In questo settore si provò a sostituire le ali dei velivoli con cilindri rotanti, ottenendo risultati incredibili in quanto gli apparecchi, così dotati, volavano per davvero.
Uno di tali velivoli fu il “Plymouth AA-2004” costruito per Zaparka nel 1930 da tre inventori americani, che ha eseguito un volo di successo su Long Island Sound – New York.
Un fondamentale e certamente non trascurabile problema di sicurezza non risolto fu quello che se i cilindri rotanti si dovessero fermare, anche mantenendo la spinta, il velivolo perderebbe la sua capacità di generare portanza e non sarebbe in grado di sostenere il volo…
- Immagine sopra: L’ingegner Flettner applicò con u certo successo l’Effetto Magnus anche in campo aeronautico.
L’Effetto Todeschini-Magnus, attivatore della Gravità
C’è stato, però, chi ha voluto affrontare la questione sotto l’aspetto puramente scientifico, razionale e profondo.
Costui è stato l’ing. Marco Todeschini (1899 -1988) di Bergamo, autore di una Scienza Unitaria denominata “PsicoBioFisica”, sorretta da una nuova concezione Spazio-Dinamica dell’Universo illustrata in una poderosa e vasta opera scientifica dal titolo “La Teoria delle Apparenze”, pubblicata per la prima volta nel 1949.
Non potendo, per ovvi motivi, riportare in queste poche pagine ed in maniera esaustiva, il pensiero scientifico dell’Ing. Professor Marco Todeschini, ci limitiamo a descrivere, in estrema sintesi – i classici “brevi cenni sull’Universo”! – quanto egli ha elaborato e scoperto sulla genesi dell’Effetto Magnus, e sulle sue implicazioni.
Anzi potemmo ridefinire quanto è stato fino ad ora esposto, non solo Effetto Magnus, ma più ampiamente “Effetto Todeschini-Magnus, attivatore della Gravità”
Ma cosa si intende per “Gravità”.
Dai testi di Fisica, in Meccanica classica, per “forza di gravità” si intende quella forza che si genera tra due punti materiali dotati di massa, e che fa sì che essi si attraggano con una intensità direttamente proporzionale al prodotto delle masse dei singoli corpi ed inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza, secondo la formula di Newton sulla Gravitazione universale.
Dove G è appunto la Costante di gravitazione universale che risulta essere pari a circa 6,67 .10 -11 Nm2/Kg2, mentre m1 e m2 sono le masse che reciprocamente si attraggono e r è la distanza tra le masse stesse.
In pratica, la Terra (m1) attrae la Luna (m2) così come la Luna attrae la Terra.
E ciò è ben visibile anche nel formarsi delle alte e basse maree caratteristiche, ad esempio, degli oceani ma anche, purtroppo, di Venezia…
Questa formula, a carattere assolutamente empirico, non ci dice però quale sia la vera “causa” di questo fenomeno, ma si limita a misurarne gli effetti e a darci la possibilità di prevederli, in maniera approssimata, con il calcolo.
Todeschini, invece, con la sua “Teoria delle Apparenze”, nella quale egli concepisce lo Spazio universale costituito da un fluido inerziale (Etere fluidodinamico), in cui si verificherebbe il cosiddetto “Effetto Magnus”, riesce a determinarne la causa attribuendola all’interazione fra le masse rotanti (atomi o pianeti) immerse in tale fluido ed il movimento dello spazio fluido, che genererebbe appunto, l’Effetto Magnus, motore dell’attrazione fra i corpi celesti.
12 – 13. Immagini sopra: Due fondamentali testi del Professor Marco Todeschini per avere una visione più ampia di alcuni ancor poco compresi fenomeni nell’ambito della Fisica, della Biologia, del cervello umano…
(Fiorenzo Zampieri)
- Tutte le immagini sono state fornite dal dott. Fiorenzo Zampieri.