Il mistero del Dodecaedro di Tongeren e altre metallurgiche stranezze…di Roberto Volterri

 

Immagine di apertura; il misterioso  Dodecaedro di Tongeren in Belgio.

Il mistero del Dodecaedro di Tongeren e altre metallurgiche stranezze…

 

di Roberto Volterri

 

 

Gallia, 54 a.C.

Un prigioniero dell’esercito degli Eburoni suggerisce che “…Tribus horis Atuatucam venire potestis; huc omnes suas fortunas exercitus Romanorum contulit…”.

2. Immagine sopra; Statua di Caio Giulio Cesare ai Fori Imperiali (foto G. Pavat).

Ebbene sì, in sole tre ore – annotò Caio Giulio Cesare nel Libro VI del suo ‘De bello gallico’ (chi non ha ‘sofferto’, al liceo, su questi ‘infiniti’ passi latini ?) – i soldati…

“…avrebbero potuto raggiungere la cittadina di Atuatuca dove le truppe dei Romani avevano ammassato tutti i loro averi”.

Ma se oggi cercassimo Atuatuca, difficilmente la troveremmo su qualsiasi atlante geografico. Dovremmo cercare invece Tongeren, il nome moderno di quella cittadina delle attuali Fiandre, nella provincia del Limburgo.

 

3. Immagine sopra; il Leone rampante rosso simbolo della provincia del Limburgo (elaborazione di G. Pavat).

 

Ma perchè cercarla ?

Forse perchè è la più antica cittadina del Belgio ? No di certo.

E allora, perchè gli appassionati di ‘miti, di ‘civiltà scomparse’, di ‘misteri archeologici’ dovrebbero interessarsi di una pur suggestiva località che in un lontano passato fu teatro di imprese belliche tra le truppe di Cesare, i Germani e popoli ormai quasi dimenticati come gli Eburoni – con il loro capo Ambiorix – o i Condrusi ?

4. Immagine sopra; la Basilica di Notre-Dame a Tongeren (Fonte Wikipedia).

 

Perchè a Tongeren – appunto l’antica Atuatuca Tungorum – nel centro storico, a breve distanza dalla bella Basilica di Notre-Dame c’è l’interessante Museo gallo-romano, edificato proprio su quello che fu il sito di una lussuosa villa romana, e qui in una vetrina è visibile un piccolo oggetto in bronzo – verosimilmente frutto dei locali ‘metallurgisti’ – datato al V secolo d.C., probabilmente celtico, (secondo altri, Romano!) sicuramente… incomprensibile !

É probabilmente un unicum: non mi risulta, infatti, che esistano altri oggetti identici a questo, anche se se ne sono trovati di simili in altri siti archeologici.

Si tratta di un Dodecaedro – uno dei cosiddetti ‘Solidi Platonici’, su cui torneremo più avanti – che mostra su ciascuna delle sue dodici facce un foro, di diametro diverso a seconda della faccia su cui è praticato.

 

5. Immagine sopra; altri Dodecaedri e Icosaedri scoperti in diti di epoca romana in Germania.
6. Immagine in basso; …. al  Dodecaedro di Tongeren hanno dedicato anche un monumento!

E, per complicare le cose, per complicare la vita di noi poveri archeologi, presenta una piccola sfera in corrispondenza di ciascuno spigolo.

Cos’era? A cosa serviva?

Forse era una sorta di dado per un gioco di cui non sono state tramandate le regole fino ai nostri giorni?

7. Immagine sopra; …..ancora il Dodecaedro di Tongeren in Belgio.

 

Abbastanza improbabile.

E poi, a cosa servirebbero le diverse aperture circolari ? E le sferette?

Allora è chiaro: era la ‘testa’ di un’arma simile ad una mazza !

Quasi impossibile. Non lo avrebbero realizzato cavo, quindi facilmente deformabile e poco… ‘offensivo’ nonostante la presenza delle strane sfere.

Finalmente abbiamo la soluzione: era il solito…’oggetto di culto’ con cui ogni archeologo in difficoltà – e a corto di ‘solidi’ argomenti – nasconde il proprio imbarazzo nello spiegare la presenza di oggetti, vari manufatti, prodotti dell’umano e antico ingegno che non trovano immediata (ma che fretta c’è ?) collocazione nell’universo delle nostre conoscenze.

Sarà, ma a me anche quest’ultima ‘spiegazione’ non convince del tutto: fornisce però lo spunto per ulteriori riflessioni.

Qualche ipotesi – solo ipotesi ! – forse mi è consentito avanzarla, almeno riguardo la possibilità che il ‘Dodecaedro di Tongeren’ sia stato concepito come oggetto legato in qualche modo al ‘mondo delle idee’, ad una concezione ‘magica’ del Cosmo intero, ad un tentativo di rappresentare il mondo reale per cercare, forse, di ‘influenzarlo’.

8. Immagine sopra; il filosofo greco Platone. Testa marmorea rinvenuta negli anni ’20 del XX secolo a Largo di Torre Argentina a Roma e conservato ai Musei Capitolini (Fonte Wikipedia).

 

Partiamo da molto lontano, da Platone.

I cinque Solidi Platonici

“…E li platonici assomigliano quattro solidi regulari a questi quattro elementi [Aria, Acqua, Terra, Fuoco. N.d.A.], et il quinto al Cielo…Il Dodecaedro al Cielo perchè come il cielo è più ampio di tutti gli elementi, et abbraccia ogni cosa, così il Dodecaedro è il più grande de cinque solidi chiusi intra una spera, et può circoscrivere ogn’uno de l’altri, come Hypsicle demostra nelli Anaphorici…”.

Così si esprime il matematico e filosofo Francesco Maurolico (1494 – 1575) nella sua ‘Cosmographia’ trattando dei ‘Solidi Platonici’.

9. Immagine sopra;  i cinque solidi platonici a forma di dadi, compreso il Dodecaedro, secondo da destra.

Ma perchè un solido regolare come un Dodecaedro veniva assimilato all’intero Universo ?

Perchè in antico ci si era già resi conto di quanto fossero rare figure solide dotate di simmetria, comparabili con i poligoni regolari della geometria piana.

Solo cinque sono i poliedri regolari che la geometria solida offriva a chi cercava strette analogie tra il mondo delle idee, l’universo matematico e l’Universo fisico.
Anche se Euclide, nel XII libro della sua opera ‘Elementi’, si mostra di opinione contraria, è a Platone che viene attribuita la scoperta – base della sua cosmogonia – dei solidi simmetrici che da lui hanno appunto preso il nome: il Cubo, il Tetraedro, l’Ottaedro, , il Dodecaedro e l’Icosaedro.

“… E prima di tutto, che Fuoco e Terra e Acqua e Aria siano corpi, è chiaro ad ognuno. Ma ogni specie di corpo ha anche profondità… Restava una quinta combinazione [dopo aver esaminato la composizione ‘geometrica’ degli altri ‘solidi regolari’. N.d.A.] e Dio se ne giovò per decorare l’Universo “, scrive Platone nel Timeo (XX, 55) associando la ‘quinta combinazione’ – il Dodecaedro – all’intero Creato o ad una sorta di etere che dovrebbe pervaderlo tutto.

Enorme fu la fortuna che questi cinque ‘Solidi Platonici’ trovarono nella cultura occidentale: Piero della Francesca ne trattò nel suo ‘Libellus de quinque corporibus regolaribus’ e il grande matematico Luca Pacioli affrontò l’argomento delle cinque figure solide regolari e della loro corrispondenza con alcuni elementi della Natura nel suo ‘De Divina Proportione’.

10. Immagine sopra; “Ritratto di Luca Pacioli” di Jacopo de’ Barbari del 1495. Il ritratto del grande matematico  italiano è conservato al Museo di Capodimonte a Napoli (Fonte Wikipedia).
Ovviamente Keplero e le due sue opere ‘Harmoniae mundi’, del 1619, e ‘Mysterium Cosmographicum’ di poco posteriore, opera nella quale si sforza di ‘giustificare’ i movimenti dei pianeti con le caratteristiche geometriche dei ‘Solidi Platonici’:

“…La Terra è la sfera che misura tutte le altre. Circoscrivi ad essa un Dodecaedro: la sfera che lo comprende sarà Marte. Circoscrivi a Marte un Tetraedro: la sfera che lo comprende sarà Giove. Circoscrivi a Giove un cubo: la sfera che lo comprende sarà Saturno…”,

e così via.

11. Immagine sopra; “Stelle”, xilografia del geniale artista olandese Maurits Cornelis Escher del 1948.  Qui il Dodecaedro diventa simbolo di trasformazione. Il solido centrale, cavo come quelli di Leonardo da Vinci, con all’interno camaleonti è un originale incastro di tre ottaedri.

 

I solidi geometrici ‘regolari’, i ‘Solidi Platonici’ – ma soprattutto il ‘nostro’ Dodecaedro – assursero quindi a ‘modello matematico’ per cercare un collegamento tra Macrocosmo e Microcosmo, poichè le idee che si avevano sull’infinitamennte grande si ‘riflettevano’, in alcuni casi, nell’infinitamente piccolo (o meglio, in quello che allora era considerato tale!), soprattutto in alcune manifestazione del ‘Regno Minerale’.

Per quanto riguarda il Dodecaedro, estremamente interessante appare infatti – al fine di poter avanzare qualche plausibile ipotesi, nell’ottica sopra esposta, riguardo il reperto di Tongeren – il constatare come nella Magna Grecia, soprattutto in Sicilia, fossero stati rinvenuti molti cristalli di Pirite con struttura quasi perfettamente dodecaedrica.

Cristalli a cui ci si potrebbe essere ispirati per aver conferma della stretta corrispondenza tra ‘ciò che è in alto’ e ‘ciò che è in basso’.

E ancor più interessante appare l’aver rinvenuto in alcuni siti archeologici italiani oggetti in forma dodecaedrica, databili al VI secolo a.C..

 

 

 

Un ‘ausilio didattico’ ?

Dunque, perchè non… ‘avere l’ardire’ di ipotizzzare che il ‘Dodecaedro di Tongeren’ abbia svolto un ruolo simile a quello del ben più famoso ‘Fegato di Piacenza’ utilizzato dagli aruspici etruschi per ‘divinare’ e verosimilmente per insegnare ai discepoli l’etrusca disciplina?

 

Perchè non ipotizzare che esso – se è attendibile la sua attribuzione alla cultura celtica – sia stato usato dai ‘sacerdoti’ per ‘spiegare’ ai discepoli l’origine del mondo osservabile, la struttura stessa del ‘Creato’?

Forse nei fori con diverso diametro del ‘Dodecaedro di Tongeren’ venivano introdotte sfere rappresentanti alcuni corpi celesti?
Forse esso era qualcosa di simile al curioso gioiello realizzato con fili d’oro che i ‘saggi’ tibetani – fin dal VI secolo a.C – utilizzavano per illustrare la nascita della ‘Materia’ dal ‘Caos primigenio’, il concetto di ‘Uovo Cosmico’, le due opposte ‘polarità’ del ‘Bene’ e del ‘Male’.

12-13. Immagini sopra; Il divertente ‘ausilio didattico’ usato nell’antico Tibet per illustrare la nascita dell’Universo.

Di più non saprei dire – al momento – riguardo lo stranissimo reperto del Museo gallo-romano di Tongeren, perciò ora ‘mi fermo’, pago di aver solleticato la curiosità scientifica dei lettori de ILPUNTOSULMISTERO e di aver proposto loro un altro dei moltissimi enigmi che offre l’archeologia.

Sperando solo che non ci accada quel che – secondo Giamblico – accadde al pitagorico Ippaso, il quale fu inghiottito dal mare perchè ritenuto… ‘reo’ di aver svelato il segreto della sfera circoscrittta a un Dodecaedro!

Per il momento il ‘mistero’ rimane. Perciò proseguiamo…

 

L’impossibile fibbia di Alluminio del III secolo d.C.

Cina.

III secolo d.C. In questa lontana parte del mondo si svolgono i solenni funerali del generale Chou Chu (265 – 316 d.C.) appartenente alla dinastia ‘Tsin occidentale’, dinastia che ebbe il merito di unificare, temporaneamente, i vari regni in cui si suddivideva il vastissimo territorio cinese.

14. Imnagine sopra; No, la strana, quasi impossibile fibbia in alluminio era del generale Chou Chu e non di questo simpatico personaggio, Ying Zheng, il Primo Imperatore della Cina, della dinastia Qin, vissuto molti anni prima (201 206 a.C.). Il ritratto del Primo Imperatore cinese è tratto da una raccolta di ritratti dei sovrani del “Celeste Impero” del XVIII secolo (Fonte Wikipedia).

 

I secoli passano e gli archeologi cinesi, verso la fine degli anni Cinquanta del XX secolo scavano il sito in cui è situato il sepolcro del valoroso generale.

Qui, tra ciò che resta dei sontuosi paramenti con cui Chou Chu venne sepolto, viene rinvenuta una strana fibbia.

Strana non tanto per la pregevole fattura, strana per l’incredibile materiale con cui venne realizzata.

Esami metallografici eseguiti presso l’Istituto di Fisica Applicata dell’Accademia delle Scienze cinese hanno infatti appurato che la fibbia è composta dal 5% di Manganese, dal 10% di Rame – e fin qui tutto appare normale – e dall’85% di… Alluminio!

E qui la vicenda rasenta veramente l’incredibile perchè il procedimento elettrolitico per produrre Alluminio dal minerale Bauxite è stato ideato nel 1808 e messo definitivamente a punto solo nel 1854!

La vicenda appare stranissima soprattutto perchè per ricavare Alluminio dalla Bauxite non solo sono necessarie alte temperature (prossime ai 960°C) – facilmente raggiungibili anche in antico – ma perchè richiede l’impiego di… corrente elettrica a bassa tensione ma ad altissima intensità di corrente, fino a 300.000 Ampère!

Quindi, come venne prodotto l’Alluminio dello strano reperto cinese?

La sua estrazione dalla Bauxite fu forse realizzata con un metodo che sfugge alla moderna tecnologia metallurgica?
Metodo, forse, ben più semplice ed economico…

(Roberto Volterri)

Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore. 

15. Immagine sopra; Il nuovo libro di Roberto Volterri! Acquistabile su Amazon.

“Dopo aver pubblicato “Archeologia dell’Impossibile”, “Archeologia dell’Introvabile” e “Archeologia dell’Invisibile”, Roberto Volterri ha pensato che potrebbero esistere condizioni intermedie a quelle appena elencate.
D’altra parte, in ambito prettamente scientifico oltre alla logica “booleana”, quella alla quale siamo abituati utilizzando solo due stati, OFF e ON, oppure 0 e 1, o ancora “Vero” o “Falso”, esiste anche la “Logica fuzzy”, nota anche come “Logica sfocata”, logica nell’ambito della quale a una qualunque proposizione è possibile attribuire un grado di verità “un po’ diverso” da quelli appena elencati, quali 0 e 1, Caldo o Freddo, ecc.
La Fuzzy Logic è una creazione del matematico Dr. Lofti Zadeh (1921 – 2017), professore all’
Università della California, a Berkeley. All’inizio le sue idee trovarono ostacoli da parte dei suoi colleghi matematici ma oggi la “Logica sfocata” ha trovato ampio spazio in vari campi dell’umano scibile, dall’ambito giudiziario all’ormai onnipresente Intelligenza Artificiale. L’autore di questo libro ritiene che – individuati gli opportuni algoritmi ad essa applicabili – essa possa trovare ospitalità anche nel campo della Storia e dell’Archeologia dove non sempre regnano le verità assolute…”

16. Immagine sopra; il professor Roberto Volterri, docente universitario e archeologo, non è di certo uno studioso da scrivania….eccolo in azione “underground” con Giancarlo Pavat nell’Emissario del Lago di Nemi (foto Bruno Ferrante 2024).

«C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realtà”.»

 

 

 

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