Immagine di apertura; Miniatura del XIII secolo con l’assassinio di Tommaso Becket nella cattedrale di Canterbury (Fonte Wikipedia)
Il mistero della Cripta di San Tommaso Becket
ad Anagni
di Guglielmo Viti
Anagni è sul serio una città magica, una città che regala sempre eccezionali sorprese, più la si conosce più si scoprono cose incredibilmente nuove, tesori di conoscenza nascosti, che ogni tanto escono dal cilindro della storia.
Sotto la Cattedrale di Santa Maria Assunta in Anagni c’è un monumento, sulla cui natura, origine, e scopo ne parleremo in altra occasione, che viene chiamato “Oratorio di San Tommaso Becket”, ubicato accanto alla splendida Cripta di San Magno chiamata “Cappella Sistina del Medioevo” per i suoi incredibili affreschi che, condividendo quanto supposto da Vittorio Sgarbi, ispirarono Giotto nella sua rivoluzione artistica.
2. Immagine sopra; la Cripta di San Magno (Fonte Wikipedia)
Anche la Cripta di San Tommaso Becket ha un patrimonio artistico di altissimo valore, quasi certamente precedente alle pitture della Cripta di San Magno, e che sono “un ciclo che imita la decorazione di San Pietro in Vaticano nel Medioevo” (Claudia Quattrocchi).
La Basilica Costantiniana voluta dal famoso imperatore fu sostituita completamente dalla nuova fabbrica di San Pietro nel XVII sec. e, naturalmente, tutte le decorazioni pittoriche andarono perse e, quindi, quelle della nostra Cripta sono fra le pochissime testimonianze della loro esistenza e fattura. Ecco allora dimostrato fin da ora quanto rispetto dobbiamo a questo monumento, ma c’è altro.
Cosa c’entra l’arcivescovo martire di Canterbury con Anagni?
Tutta la “colpa” è del papa Alessandro III. Una lunga storia ed una profonda stima tra il papa e il Santo inglese. Alessandro III non appena eletto si trovò a regnare in una Chiesa sempre in aperto conflitto con la Monarchia, a cominciare da Federico Barbarossa che verrà scomunicato nel 1160 proprio dalla nostra Cattedrale.
3. Immagine sopra; Spinello Aretino “Il Barbarossa si sottomette all’autorità di Alessandro III”- Palazzo Pubblico di Siena (Fonte Wikipedia)
Un’ anno dopo, sempre in conseguenza delle lotte con Antipapa nominati dall’imperatore, come Vitttore IV, canonizzerà il re inglese Edoardo II.
Nel 1164, dopo il Concilio di Claredon si avrà la rottura definitiva tra la Monarchia inglese rappresentata dal re Enrico II e la Chiesa rappresentata dall’Arcivescovo di Canterbury Tommaso Becket.
Tommaso Becket era stato precedentemente un convinto alleato del re diventando suo cancelliere.
A seguito, però, di forti dissapori sopraggiunti dopo la nomina vescovile, Tommaso Becket si rifugia in Francia per sei anni dal 1164 al 1170. A questo punto intervenne il papa Alessandro III che, avendo capito quanto fosse grave per l’equilibrio fra i due poteri, temporale e spirituale, questo stato di conflitto, prende decisamente la difesa di Becket contro il “tiranno” inglese.
In seguito, dopo la morte, descriverà Becket come “martire in cielo” ed il 21 febbraio 1172 dalla chiesa di Santa Lucia in Segni (nella Cattedrale di Santa Maria Assunta sempre di Segni erano in corso i lavori da parte dei Cosmati e Vassalletto) innalzerà Tommaso Becket agli onori dell’altare dichiarandolo Santo.
Poco dopo verrà ratificato il suo culto che contava già vari miracoli solo qualche giorno dopo la canonizzazione.
“Il Pontefice lo usa ai fini di una propaganda anti-imperiale, realizzando un ringagliardimento di quella che può essere definita ”seconda fase della Lotta per le Investiture”” (Claudia Quattrocchi).
Alessandro III istituisce un vero e proprio “Giubileo di Becket” per i pellegrini che si recavano ad onorare la tomba del Santo inglese a Canterbury.
Per gli anni successivi la morte di Becket, la Curia risiede stabilmente ad Anagni.
“Ed è proprio da Anagni che il Pontefice notizia l’orbe della santificazione di Becket e dell’istituzione del relativo dies natalis il 29 Dicembre. In anni in cui Roma è insicura per il Pontefice, ANAGNI NE DIVENTA IL ‘CENTRO’ di ogni attività connessa. Da qui si irradia il culto del martire cantuariense,
Questa vicenda, solo geograficamente distinta, viene inclusa ed esaltata entro uno schema “romano” di testimonianza e martirio del Sacerdote contro il Re”
(Claudia Quattrocchi).
Entriamo ora nei fatti relativi all’assassinio nella Cattedrale di Canterbury, abbiamo varie testimonianze oculari del delitto perché avvenne in presenza di numerose persone. Cinque cavalieri, sembra su incarico di Enrico II, riescono, grazie alla complicità di un dipendente della Cattedrale ad entrare da una finestra sfruttando la presenza di una scala.
L’arcivescovo Becket avendo sentito il fragore delle armi o, forse anche perché avvertito dell’imminente pericolo, si rifugia all’interno dell’edificio sacro accanto all’altare, sperando che il rispetto del luogo fermasse gli assalitori; così come farà papa Bonifacio VIII nel cercare la salvezza vestendo i paramenti sacri e sedendo sul trono.
La violenza, però, è cieca, e Hugo de Moreville, uno dei congiurati, sferra un colpo di spada al collo del Santo ed un altro, Guillelmo de Trachy, dà il colpo mortale.
In ogni caso i colpevoli sodali sono cinque, oltre ai due citati: Reginal Fitzurse, Riccardus Brit e Robert de Broc.
In realtà sembra che il re avesse augurato la morte del suo ex cancelliere in un momento di rabbia, in uno scatto d’ira al rifiuto diBecketdi ubbidire ad un ordine del sovrano, ma, comunque, il desiderio fu preso alla lettera.
In uno dei riquadri della Cripta, quelli relativi ai fatti del martirio, è rappresentato il Re mentre da un sacchetto, certamente soldi, ad un personaggio forse un intermediario o, forse, uno dei congiurati.
In un primo tempo, per altro brevissimo, il Re sembra sostenere i cavalieri omicidi tanto da invitarli a rifugiarsi in Scozia nel feudo di Hugo de Moreville.
La notizia, però, si divulga velocemente e crea uno scalpore tale da convincere Enrico II ad inviare i congiurati dal Papa per chiedere il perdono.
“Alessandro III, a quel punto, minaccia la loro condanna eterna a meno di una profonda penitenza. Il pubblico pentimento avviene proprio nella Cattedrale di Anagni”. (aut.cit).
Però, nonostante la loro penitenza, il Papa decretò che dovessero essere esiliati e combattere da Templari per 14 anni a Gerusalemme.
Sembra, inoltre, che per punizione furono condannati a “visitare i luoghi santi a piedi nudi e in cilicio e poi vivere in solitudine per il resto della loro vita sulla Montagna Nera vicino Antiochia“…
Dopo la loro morte i corpi furono sepolti a Gerusalemme davanti alla porta del Tempio”, secondo però un’altra versione furono sepolti nel refettorio dei Templari che divenne in seguito il Portico della moschea di Al-Aqsa.
Quindi questi assassini morirono da Templari!
A questo punto della storia ecco, finalmente il “Mistero della Cripta di San Tommaso Becket ad Anagni”.
Sopra il muro che incornicia un varco è rappresentato un cavaliere, sembra una sinopia anche se più marcata e colorata, che brandisce con la destra una spada e con la sinistra uno scudo.
5. Immagine sopra; La sinopia con il guerriero “crociato”, con tutta probabilità un Templare, presente nell’Oratorio di San Tommaso Becket ad Anagni (disegno tratto del libro “Nel Segno di Valcento” di Giancarlo Pavat . Edizioni Belvedere 2010).
Ė proprio lo scudo che ci conferma che il milite è un Cavaliere Templare, infatti lo scudo del tipo a mandorla con una croce al centro, tipico dei Cavalieri del Tempio.
Questa figura è identica a quella rappresentata sopra il celebre reliquiario medioevale (XIII secolo) di San Tommaso Becket conservato nel Museo della Cattedrale.
6. Immagine sopra; il reliquiario medioevale (XIII sec.) di San Tommaso Becket
Lo stesso abbigliamento, la stessa posa, la stessa spada ma con due differenze: l’elmo e lo scudo. Sull’elmo posso solo far notare che è dello stesso tipo di quello indossato dal personaggio dell’affresco della Cripta che ho citato mentre prende il sacchetto con i soldi dal Re.
Ma, allora, lo scudo è stato messo con lo scopo preciso di evidenziare che gli assassini di San Tommaso Becket erano Templari?
Perché evidenziare questa appartenenza anche se successiva al delitto?
Penso che questa immagine risalga a quando il Re di Francia Filippo IV il bello scatena una vera e propria persecuzione ai Templari che culminerà con i famosi processi e condanne. Le colpe loro attribuite furono moltissime e fantasiose.
I Cavalieri Templari, Cavalieri del demonio che adoravano idoli e facevano riti satanici, perché non accusarli anche dell’omicidio dell’Arcivescovo di Canterbury?
Quale luogo migliore della Cripta di Anagni, là da dove tutto ebbe inizio?
A suggellare ancora di più l’ispirazione del soldato da quello raffigurato nel reliquiario ci viene in determinante aiuto quel piccolo simbolo rappresentato in ambedue le rappresentazioni e che sembra raffigurare un “fiore”.
Questo “fiore” ricorda moltissimo il simbolo dei Rosacroce, ma non saprei aggiungere altro, per ora.
7-8. Immagini sopra e sotto; il piccolo “fiore” raffigurato sul reliquario e il presunto simbolo dei Rosacroce.
9. Immagine sopra; Lo strano simbolo presente a sinistra del guerriero della dinastia, che secondo Guglielmo Viti sarebbe simile al “fiire” del reliquiario.
Di fronte sull’altro lato dell’imbotto è raffigurato un “leone passante” simbolo della corona inglese e, sotto è chiarissima l’immagine del Martire di Canterbury, identica a quella del reliquiario, in attesa del carnefice.
Ricordo solo che questi affreschi sono databili alla seconda metà del XII secolo al periodo in cui regnò Alessandro III e quindi, contemporanei agli eventi narrati mentre il nostro Cavaliere è decisamente e chiaramente, successivo.
Il fatto tutto sommato incredibile è che San Tommaso Becket era particolarmente venerato dai Cavalieri Templari e, addirittura, esisteva un corpo, proprio dei Templari che si chiamava Ospitalieri di San Tommaso di Canterbury o Cavalieri di San Tommaso in Acan (Acri) confermato nel 1236 proprio dal papa anagnino Gregorio IX.
Ma tale fu l’identificazione dell’immagine di San Tommaso Becket con Anagni che il tragico episodio ritornerà raffigurato secoli dopo, gli ultimi decenni del XIX secolo, sulla facciata di Casa Barnekow.
10. Immagine sopra; la fotografia Alinari con i personaggi affrescati sulla facciata di Casa Barnekow.
Esattamente sugli scuri della bifora erano dipinte due figure che riusciamo a fatica a intravedere grazie ad una fotografia dei fratelli Alinari fatta quando la casa era ancora abitata dal barone Alberto Barnekow.
11. Immagini sopra; la fotografia dei fratelli Alinari che immortala Casa Barnekow.
Da un lato appare la figura di un soldato nella classica posa in procinto di colpire con una spada e dall’altro lato aspetta il colpo un personaggio in abiti sacri con il pastorale in mano; al di sotto la scritta Alberto Barnekow da una parte e dinastia Barnekow dall’altra
Non è questa la sede per raccontare del barone Alberto Barnekow, delle sue esperienze mistiche ed esoteriche, della sua filosofia alchemica e della sua storia che, poi, è la storia della casa ma soffermiamoci sulla scena rappresentata in finestra.
Appare evidente che si tratta dell’assassinio di Tommaso Becket, ne è chiara la struttura, ne sono chiari i costumi, ne sono chiari i personaggi.
Anche questa scena, per quanto è possibile leggere, trae ispirazione dall’iconografia tradizionale riportata nel reliquiario.
A conferma dell’identificazione della scena e dei personaggi sopra l’arco della scala di accesso c’è il ritratto di San Tommaso Becket oggi chiaramente identificato dai recenti restauri che, guarda caso, che caso non è, si contrappone a quello di San Magno, una vicinanza che ricorda i due ambienti sotterranei della Cattedrale. Ma cosa hanno in comune San Magno, San Tommaso Becket e Alberto Barnekow?
Non sono nati ad Anagni ma rappresentano l’anima, il DNA, di Anagni, sono “anagnini per origine divina” come riporta il barone in una lapide. Alberto Barnekow, in una piccola lapide, vanta anche la discendenza biologica da Alberto von Buxthoeven, che oggi è Sant’Alberto di Riga, che fu il fondatore di questa città nel 1201, che fondò e guidò i Cavalieri Portaspada, una specie di “Templari del Nord”, ed i Teutonici ecc..
13. Immagine sopra; il poeta-cavaliere tedesco Tannhauser con la veste dei Cavalieri Teutonici (disegno tratto del libro “Nel Segno di Valcento” di Giancarlo Pavat . Edizioni Belvedere 2010).
In questo continuo richiamo alla santità, intesa come raggiungimento della perfezione, che Barnekow si sente appartenere, insieme ai santi raffigurati, alla storia spirituale di Anagni dalla fondazione Ernica in poi. Tanto Becket è “anagnino” quanto lo sono i “precursori” del barone ritratti nei tre tondi sempre in facciata: il “bello” ernico, Erodoto, Cicerone… ma questa è un’altra storia.
(Guglielmo Viti)
NOTA DELL’AUTORE.
“Non ho potuto inserire in questo articolo foto mie del Reliquiario e della Cripta perchè quelli della Cattedrale non mi hanno autorizzato in quanto non condividono la linea editoriale del sito su cui scrivo e, quindi, ho mandato alla Redazione foto tratte da un vecchio libro ma in bianco e nero. È incredibile, ancora la censura delle idee….. “.
– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.
Buongiorno, seguo da anni questo sito e leggo sempre con interesse gli articoli del dottor Viti. Io sono di Roma ma i miei nonni erano di Anagni e quindi mi piace scoprire la storia della città di origine della mia famiglia.
L’ultimo articolo, quello sulla Cripta di S Tommaso Becket mi ha però lasciato perplesso. Ma non per i contenuti. Non conoscevo la vicenda e quindi non ho elementi per dire se quanto riportato dal dottor Viti sia plausibile. Quello che mi ha lasciato stupito è la polemica sulle immagini. Che francamente non capisco.
So che i proprietari di determinati oggetti storici o reperti (siano pubblici o privati) possono decidere se autorizzare o meno l’uso di foto degli stessi. E, se non sbaglio, eventualmente, farsi pagare le foto.
Quindi “quelli della Cattedrale” avevano e hanno tutto il diritto di permettere oppure vietare la pubblicazione delle foto. Ciò che mi ha colpito è la motivazione.
Credo che questo sito sia assolutamente pluralista e che pratichi la libertà di pensiero e espressione.
Chi segue ILPUNTOSULMISTERO avrà notato che spesso vengono pubblicati articoli su uno stesso argomento i cui autori la pensano in maniera diametralmente opposta.
Inoltre se qualcuno andasse a vedere CHI sono gli autori e la loro storia, vedrebbe che quasi tutti sono professionisti del mondo della cultura. Giornalisti, ricercatori storici, archeologi, artisti, storici dell’arte, insegnanti, docenti universitari.
Ovviamente ognuno la pensa in un certo modo ma se tutta questa gente pubblica su questo sito, vuol dire che lo ritiene serio e soprattutto che nessuno censurera’ i propri lavori e studi. In poche parole. Questo sito è LIBERO.
Una LIBERTÀ, evidentemente (stando almeno a quanto ci dice il dottor Viti) che ALTRI non sopportano e amano.
Siamo nel XXI secolo e il Mondo è ancora fin troppo pieno di intolleranti religiosi, politici, culturali. Non ce ne servono altri a casa nostra.
Marco (Roma)
Concordo con tutto.