(nella foto: Giancarlo Pavat e Marisa Uberti agli Altipiani di Arcinazzo)
LA TRIPLICE CINTA DELL’ACROPOLI DI ALATRI NON È ANTICHISSIMA.
MARISA UBERTI SMONTA LE PRESUNTE SCOPERTE DI ORNELLO TOFANI
Scricchiola l’impalcatura delle tesi e strombazzate “scoperte” presentate negli ultimi anni dallo studioso alatrense Ornello Tofani in merito alla ipotizzata antichità’ delle straordinarie mura in opera poligonale di Alatri in Ciociaria.
Come si ricorderà’ tutto è cominciato dalla scoperta nel 2009 di un esemplare del simbolo della Triplice Cinta (TC) su un masso posizionato sulla sommità megalitica dell’ Acropoli di Alatri nei pressi del cd “Pizzo Pizzale”. Tofani , dopo alcuni clamorosi “passi falsi” in merito alla TC (ad esempio annunciò ai media la presenza di aberrazioni magnetiche presso la TC, quando in realtà il comportamento dell’ago della bussola era dovuto alla presenza di un tondino di ferro come scoperto dall’archeologo Italo Biddittu e geologo Augusto Carè. A questo proposito si veda l’articolo sul sito www.luoghimisteriosi.it), annunciò di essere riuscito a retrodatare l’Acropoli a una decina di migliaia di anni fa, proprio grazie alla TC (che lui chiama inopinatamente “Templum” e che ritiene una sorta di astrolabio) che sarebbe stata allineata (guarda caso) con la costellazione di Orione così come si presentava all’ orizzonte alatrense, circa 10.000 anni fa.
Subito, da parte di molti (non solo archeologi “ufficiali” ma pure i cosiddetti “ricercatori di confine”) furono espressi scetticismo e dubbi in proposito, in particolar modo in merito alla datazione della TC. Troppo antica rispetto a tutti gli altri esemplari di questo simbolo rinvenuti in Italia, in Europa e nel bacino del Mediterraneo. I più antichi dei quali risalgono all’ Età del Ferro.
In particolare, uno dei massimi esperti italiani di TC, la scrittrice e ricercatrice bergamasca Marisa Uberti, dopo aver visto la TC scoperta da Tofani durante una sua visita ad Alatri, spiegò, appunto, che il fatto che il petroglifo fosse molto consumato non significava affatto che fosse molto antico. Ribadì che non ci sono prove che esistano Triplici Cinte più “vecchie” del periodo romano e che sarebbe proprio strano che solo quell’esemplare avesse un età così favolosa.
Altri dubbi vennero avanzati da altri ricercatori come Baldassarre, Copiz, Biddittu, Carè, Pavat ecc sulla originaria posizione del masso con il petroglifo. E’ evidente, infatti, che non bisogna essere archeologi, geologi o architetti per rendersi conto che il macigno risulta crollato dalla cinta muraria. Quindi, quando le mura erano integre, non si trovava certamente in quella posizione.
Alla luce del fatto che nel Medio Evo l’Acropoli era punteggiata da abitazioni, e che il masso era probabilmente visibile come oggi, è stato ipotizzato che la TC sia stata realizzata per fini ludici proprio in quel periodo storico. Altro che costellazione di Orione.
Ora, quello che sembra essere un colpo mortale per l’azzardata impalcatura messa su da Tofani (che dalla TC e sulla TC ha basato tutte le altre sue “scoperte”) arriva proprio dalla incontestabile esperta Marisa Uberti.
La quale, durante l’evento conclusivo del Premio Nazionale Cronache del Mistero 2014, svoltosi presso il residence Traiano Imperatore agli altipiani di Arcinazzo il 6 dicembre 2014, dopo aver ricevuto il Premio, davanti alla vasta e qualificata platea di ricercatori, archeologi, scrittori, scienziati, docenti universitari, divulgatori, registi ecc,; intervistata da Giancarlo Pavat, ha precisa domanda sull’antichità del simbolo della Triplice Cinta , seppur con l’encomiabile cautela che la contraddistingue, ha risposto spiegando che “L’antichità di questo elemento, di questi esemplari è molto discussa” ….”Lo stato di vetustà (della TC dell’Acropoli di Alatri NDR), il fatto che è molto consumata, non è una garanzia o un motivo per poterla considerare antica secoli prima di Cristo o, addirittura, come qualcuno vorrebbe sedici secoli prima di Cristo, NO. Lo stato di consunzione non ci dice nulla, perché abbiamo visto petroglifi di 50 anni come se ne avessero migliaia. Quindi non si può dire. Prendo atto della loro presenza in un determinato contesto però la datazione è difficile. Specialmente se non viene ritrovato un livello, uno strato archeologico che ci permetta incontrovertibilmente di dargli una cronologia”.
Lasciamo ad ogni lettore trarre le debite conclusioni. Invitandolo comunque a vedere sulla l’intervista integrale che Marisa Uberti ha rilasciato a Giancarlo Pavat, che la Perlawebtv ci ha gentilmente consentito di utilizzare.
LA REDAZIONE.
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Cortesemente sapreste indicarmi qualche libro serio sulle Mura di Alatri? Sono molto interessato all`argomento ma su internet ho trovato molto materiale dubbio. Leggo dal dibattito in corso su questo sito che molte affermazioni sulla antichita` delle mura non sono vere o verificate. Come si puo` fare per saperne qualcosa di certo?
Grazie. Flavio
Ciao, Flavio. Suggerirei, per il momento, la pagina
http://www.murapoligonali.it/pubblicazioni_eventi.html
L’argomento, come hai scritto, è molto interessante e, come sempre in quei casi in cui mancano certezze, suscita inevitabili dibattiti, che secondo me fanno bene alla Ricerca, a patto che si agisca con onestà di intenti, insieme per comprendere.
Complimenti alla ricercatrice Marisa Uberti… ho visto il video.. Pavat è stato “cattivello” a porle quella domanda…ma meglio così… conosco Pavat per aver assistito a suoi convegni o presentazioni di suoi libri ad Alatri…la sua onestà intellettuale e integrità di ricercatore non sono in dubbio…. anzi.. ad latri si dovrebbe fargli un monumento per quello che ha fatto per la citta’.
Evviva che ci sono persone come Pavat e come la Uberti…che per sola passione si impegnano in simili (onerose) ricerche….
Non concordo con Marco DD… su una cosa….purtroppo non è vero che tutti hanno accettato l’evidenza che le Mura di Alatri non siano opera dei Romani…potrei citare decine di archeologi che dicono l’esatto contrario… quindi la ricerca è ancora ben lontana da aver messo i classici punti sulle I. Purtroppo certe “sparate” ( e qui concordo con Marco DD) del “ricercatore” alatrense da lui citato, non aiutano certo una ricerca seria e credibile. Io, come si sarà capito, sono di Alatri e, non nego, che non sopporto che la storia della mia città, i suoi monumenti, le sue opere artistiche e d archeologiche, siano diventate oggetto di barzellette…. di Tofani e di coloro che gli tengono bordone. Ma come si fa a dar credito a certe sparate?
Gabriele.
Ti ringrazio moltissimo. Giancarlo (Pavat) non è stato cattivello, tiene alto il dibattito. In merito alle mura di Alatri, ho trovato questo documento ufficiale, è un disegno di legge del 1996 (Senato della Repubblica Italiana), dove le mura di Alatri sono dichiarate “pelasgiche”. Che qualcuno si ostini a volerle vedere di epoca romana può essere (voi vi abitate e dunque lo sapete meglio di me, che non sono del posto), tuttavia la tendenza è cambiata da tempo. i Romani hanno riutilizzato l’Acropoli, così come successivamente, ma la loro matrice affonda in chi vi era prima di loro. Ecco il documento, comunque, per chi fosse interessato, cui mi riferivo poc’anzi: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/2707.pdf
Quando si fanno ipotesi bisogna suffragarle con dati certi e non darle in pasto ai media come certezze assolute. Ma questo può capirlo solo chi è abituato a leggere e studiare, non chi illude la gente con le sue “illuminazioni” prive di fondamento.
Nulla quaestio sul fatto che le mura di Alatri non siano di epoca romana (ma questa non è una scoperta di Tofani).
Buongiorno, abito a Frosinone e seguo da tempo le scoperte, o sedicenti tali, relative l’Acropoli di Alatri. Non ho potuto essere presente per ragioni lavorative al Premio nazionale Cronache del Mistero ma sto seguendo tutte le News. Ebbene devo fare i complimenti alla signora Marisa Uberti per il coraggio e l’onestà intellettuale dimostrato. Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno e fa capire come certe “scoperte” siano il frutto di semplici supposizioni o sfrenate fantasie, prive di qualsiasi base plausibile. Ben vengano ricercatrici come la signora Uberti.. serietà e competenza…. ma anche “umiltà” di recarsi “sul campo” per verificare.. verificare.. verificare… qualcuno dovrebbe trarne lezione… ma ne dubito.
P.S. grazie anche al professor Baldassarre….. sono felice che anche lui sia stato premiato…. con le sue ricerche e i suoi libri è uno dei pochi a dire la verità sulle Città Ciclopiche…. altro che certi.. ricercatori… tipografi…
Buon natale a tutti.
Piero.
Gentile sig. Piero, la ringrazio davvero dell’apprezzamento e concordo sulla necessità di applicare onestà intellettuale e una metodologia di lavoro scrupolosa. La cautela è d’obbligo. Non entro nel merito della questione della datazione delle mura di Alatri, perchè – come ha scritto anche il sig. Marco DD – che non siano romane è accettato anche dagli archeologi ufficiali. Ciò che tengo a precisare, semplicemente, è che la presenza della Triplice Cinta sul blocco in oggetto non solo non è databile, all’attualità delle nostre conoscenze, ma è impossibile da correlare con gli autori delle mura megalitiche stesse (non ci sono dati!). Essa non può quindi essere strumentalizzata per avvalorare la loro antichità (sono due ambiti di studio, a mio avviso, differenti). Non per questo si deve smettere di cercare, di trovare risposte, anzi. Grazie dell’attenzione! Cordialmente, Marisa