Immagine di apertura; le Fasi lunari.
Che fai tu, luna, in ciel?
e già iernotte fu la luna tonda…
(Dante, Inferno, XX, v. 127)
di Roberto Volterri
… scrive l’angosciato ma geniale poeta Giacomo Leopardi, nel suo immortale ‘Canto notturno di un pastore errante dell’Asia’.
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
… egli sembra poi rispondersi, non certo appagato dal non poter dar risposta alle eterne domanda che l’Uomo, ed egli stesso, si pone…
dimmi: ove tende
questo vagar mio breve,
il tuo corso immortale?
Ma la Luna, la leopardiana ‘silenziosa Luna’ ha affascinato da sempre anche altri ingegni che hanno dedicato la loro esistenza a cercare di comprendere i ‘misteri’ che Madre Natura sembrava porre come ostacoli al progredire della Conoscenza.
“…Dal mese di Leneone, giornate grame, in cui periscono i buoi,guardati, e dai ghiaccioli che sulla terra dolorosamente si formano, al soffio di Borea.”…
… suggerisce, ad esempio, al viandante – agli inizi del VII secolo a.C. – il poeta greco Esiodo di Cuma Eolica nell’ultima parte delle ‘Opere e i giorni’, in totale 828 esametri dedicati ai lavori degli uomini e ai giorni ‘fasti’ e ‘nefasti’.
2. Immagine sopra; “Le Opere e i Giorni” di Esiodo, con traduzione latina a fronte.
3. Immagine sopra; Mosaico romano del III secolo d.C. raffigurante Esiodo (conservato presso il Rheinisches Landesmusuem Trier – la romana Trrviri) – (Fonte Wikipedia)
La seconda parte dell’opera – dal verso 765 in poi – consiste infatti in una sorta di curioso Calendario Astronomico-Lunare che fissava per ogni mese i giorni più adatti o non adatti all’esercizio delle varie attività umane: dalla semina alla raccolta dei frutti, dall’esercizio dell’attività giudiziaria alle scelta del miglior periodo per il taglio della legna.
Al giorno d’oggi noi non ci ‘guardiamo’ certamente dal ‘mese di Leneone’ – cioè la seconda parte di Gennaio e la prima di Febbraio, così denominato perchè in tale periodo si celebravano le Feste Lenee, in onore di Dioniso – però, a volte, ostentando un certo ‘distacco’, soprattutto in aree agricole si consulta ancora il classico ‘Lunario del Barbanera’, una sorta di ‘Opere e i giorni’ del XXI secolo.
4. Immagine sopra; Il celeberrimo Lunario del Barbanera, forse un Esiodo dei nostri giorni…
Vuole infatti la tradizione che, nel XVIII secolo, vivesse un cultore di studi astronomico-astrologici di nome Barbanera, nativo di Foligno, poi ritiratosi in meditazione e solitudine sull’Appennino, il quale iniziò a pubblicare il suo ‘Lunario’ nel 1762, apprezzato anche da Gabriele D’Annunzio che ebbe a scrivere :”
…il libro del mio capezzale è quello ove s’aduna il fiore dei Tempi e la saggezza delle Nazioni: il ‘Barbanera’. “.
Ma perchè la Luna ?
Perchè cercare di ‘armonizzare’ le vicende umane con il ‘ciclo’ di circa 29 giorni del pallido satellite naturale della Terra ?
Perchè, forse, è proprio la Luna che ha condizionato – in taluni casi più del Sole – le attività dell’uomo, i suoi cicli biologici, le sue credenze religiose, i suoi riti.
Ma come si muovono, il Sole e la Luna, in cielo?
Per il Sole i nostri lontanissimi progenitori non dovrebbero aver trovato ‘eccessive’ difficoltà.
Chi – nelle antiche comunità preistoriche – ebbe, o si prese, l’incarico di ‘regolare’ alcuni aspetti della vita organizzativa della comunità, si accorse che quanto più a lungo durava il passaggio di quella grande massa infuocata da un preciso punto al punto diametralmente opposto dell’orizzonte, tanto più calda era la ‘stagione’.
Si accorse anche – il solo supporlo appare altamente suggestivo! – che quando il Sole sorgeva esattamente in un preciso punto – il ‘nostro’ Est geografico, sempre lo stesso – e scompariva sempre in un altro preciso punto dell’orizzonte – l’Ovest – la durata della ‘luce’ era esattamente uguale a quella delle ‘tenebre’.
Aveva scoperto gli ‘Equinozi’ !
Ma ancora non lo sapeva….
Sapeva però che da quel rovente ‘disco’ che periodicamente appariva e scompariva poteva derivare la sua possibilità di sopravvivere, di riscaldarsi, di vedere i suoi simili, i suoi nemici, il territorio in cui viveva.
Quel ‘disco’ gli poteva perciò fornire un ‘calendario’ per gli avvenimenti che puntualmente si ripetevano: la crescita delle messi che spontaneamente crescevano nei campi, lo spostarsi degli animali da cacciare, l’ora dei pasti della comunità e – prima di tutto, forse – le ‘date’ delle cerimonie che costituivano fondamentale elemento di aggregazione per la comunità.
Il Sole divenne quindi non solo elemento per stabilire il momento in cui rendere omaggio alle divinità, ma ‘divinità esso stesso.
Ma per il Sole le osservazioni erano relativamente ‘semplici’.
Non così apparve per quell’altro ‘disco’ che appariva in cielo quando il suo ‘compagno’ – più caldo e luminoso – veniva ‘inghiottito’ dalle tenebre: la Luna.
Il modo di muoversi in cielo della Luna gli apparve ‘strano’, molto più strano di quello del suo più luminoso compagno.
Oggi abbiamo molte risposte alle domande che sicuramente si posero quei primi ‘curiosi della natura’. Innanzitutto il suo ‘ciclo’ gli apparve molto più breve : ogni 29 giorni e mezzo – periodo sinodico – le strane ‘forme’ che essi osservavano in cielo si ripetevano puntualmente.
Quell’astro cambiava forma! Forse era più ‘magico’ del suo ‘compagno’?
Avevano scoperto le ‘fasi lunari’!
5. Immagine sopra; La Luna, con le sue ‘fasi’ ha da sempre affascinato gli uomini e, in taluni casi, condizionato anche i suoi riti religiosi, la sua vita.
Ma ancora non lo sapevano…
Però ‘registrarono’ la loro scoperta.
L’archeologo americano Alexander Marshack rinvenne, infatti, su molte ossa datate al paleolitico superiore – cioè a 15.000 anni prima della nostra Era! – numerose ‘strane’ incisioni che sembrerebbero mostrare la sequenza delle fasi lunari!
Celebre è l’Osso di Ishango in cui Alexander Marshack avrebbe individuate incisioni che rappresenterebbero i sei mesi di un calendario lunare, contraddetto però dalla etnomatematica Claudia Zaslavsky che individuerebbe nelle incisioni le fasi lunari correlabili al ciclo mestruale.
6. Immagine sopra; L’Osso di Ishango.
E qualcosa di simile è stato rinvenuto all’interno dell’Antro della Sibilla a Cuma (Napoli).
L’orbita lunare non è in un piano fisso rispetto all’orbita terrestre, ma ‘ruota’ secondo uno schema che varia e si ripete ogni 18,61 anni. Inoltre due volte nel corso di quei 29 giorni e mezzo l’orbita della Luna interseca il piano apparente nel quale sembra ‘muoversi’ il Sole – l’eclittica – dando origine ai cosiddetti ‘nodi’.
Ogni tre completi ‘cicli’ lunari di 18,61 anni, cioè ogni 55,83 anni, lo schema dei ‘nodi’ è completato e il ciclo ricomincia.
Ma tutto ciò e altro ancora doveva essere scoperto più tardi: il nostro ‘curioso’ osservatore – che preferiamo non collocare in un preciso contesto cronologico – si limitò a notare che quel pallido astro influenzava le maree, che con le loro elevate escursioni di livello potevano risultare molto importanti, soprattutto per la navigazione notturna.
Ogni tanto poi il nostro ‘curioso osservatore’ – e le genti della sua comunità – vedevano il ‘disco’ notturno oscurato dall’ombra che la Terra vi proiettava interponendosi tra quel ‘disco’ e il suo rovente ‘compagno’.
Avevano scoperto le ‘eclissi di Luna ’!
Ma ancora non lo sapevano…
7. Immagine; Anche le eclissi lunari, con il pallido satellite che prima sembrava scomparire per poi riapparire ‘magicamente’ hanno spesso influenzato la mente degli uomini…
In un momento imprecisato della ‘Storia della Conoscenza’ qualcuno notò anche che il ‘mese lunare’ aveva la stessa durata del ‘ciclo ormonale’ della donna.
Il passo 0 fu inevitabile: ci si convinse che tra la Luna e l’essere femminile esistesse una precisa e stretta correlazione ‘magica’.
Era nata la ‘magia’… al femminile!
Ma ancora non lo si sapeva.…
Si iniziò, però, a dare un nome a tutto questo eterogeneo panorama di ‘conoscenze’.
Molto, molto indietro nel tempo – agli inizi del III millennio a.C. nella ‘terra tra i due fiumi ’, la Mesopotamia, sembra sia stato coniato l’etimo Mes per indicare il Mese, l’etimo Set per indicare i Sette giorni delle quattro fasi della Luna e l’etimo Anu per indicare l’Anno, o meglio l’Anello, il giro apparente che compie la Luna in un anno.
Ma senza risalire troppo indietro nel tempo, fermandoci alla Grecia classica e affidandoci a etimologie forse più attendibili, vediamo come i termini che indicano la misura del tempo – ciò che anima l’idea di ‘Calendario’ – possiedano ancora quasi tutti il prefisso Me, derivante dal termine Mène, con cui i greci designavano la Luna, corpo celeste le cui ‘trasformazioni’ caratterizzavano un periodo di tempo che aveva lasciata una ‘traccia’ indelebile nella vita e nell’immaginario dei progenitori.
Fin dall’alba dell’Umanità…
Nacque dunque Men, il Mensis latino, il nostro Mese, il termine Mensura (proprio dall’idea di misurare il tempo, il Mensis!); nacquero termini Moon e Month (Luna e Mese in inglese), der Mond e der Monat (la Luna e il Mese, in tedesco), Mami e Mas (Luna in sanscrito), Manu (in lituano), ecc.
Tutti termini che possiedono la stessa radice e che evidenziano la strettissima correlazione tra l’idea di ‘misura’ del tempo e il corpo celeste che della ‘misura’ costituiva la base: la Luna.
Il nostro solito ‘curioso osservatore’ – colui che in epoche successive sarebbe divenuto prima lo sciamano, poi il sacerdote , successivamente l’astrologo e infine… l’astronomo – si accorse che dopo dodici ‘lunazioni’, dopo il ripetersi per dodici volte delle stesse ‘fasi lunari’ anche le ‘stagioni’, il cadere e il rinascere delle foglie sugli alberi, le migrazioni degli uccelli, le piogge e la siccità si ripetevano: era nato l’anno lunare di 348 giorni, determinato da dodici cicli di 29 giorni ciascuno.
Era un po’ troppo corto.
Ma ancora non lo sapevano…
Esigenze derivanti dall’attività agricola spinsero l’antico ‘astronomo’ ad essere più preciso: non si poteva seminare e raccogliere i frutti della semina senza tener conto di quei 17 giorni che differenziavano il ‘ciclo celeste’ della Luna da quello dell’astro più luminoso, più caldo, più visibile – ma anche più difficile da ‘misurare’ perchè caratterizzato da un ‘ciclo’ ben più lungo – il Sole.
Il tempo di rivoluzione della Luna intorno alla Terra – il mese sinodico – che in realtà è di 27 giorni, 7 ore, 43 minuti, 11 secondi e mezzo fu ‘arrotondato’ a 28 giorni e le ‘lunazioni’ furono portate da dodici a tredici.
Ora sì che le vicende umane cominciavano ad essere ‘in sintonia’ con quelle ‘celesti’, poiché l’anno era diventato di 364 giorni: quasi identico al tempo impiegato dalla Terra a compiere una rivoluzione completa intorno al Sole!
Ma poichè da Esiodo siamo partiti, ad Esiodo torniamo brevemente.
Secondo l’astronomo Giovanni Schiaparelli – sì, proprio lo ‘scopritore’ dei tanto discussi ‘canali di Marte’ – il cosiddetto ‘Calendario di Esiodo’, ben descritto nel libro ‘Opere e i giorni’, stabilisce con esattezza i periodi da dedicare ai più importanti lavori agricoli determinandoli in base alle fasi lunari, alla levata eliaca di alcune costellazioni, ma anche ad innumerevoli considerazioni di carattere meteorologico e zoologico.
Come dicevo all’inizio di questo nostro breve ‘viaggio’, un vero e proprio ‘Barbanera’ molto ante litteram!
Esiodo dice che bisogna guardarsi dal freddo vento della Tracia, tipico del Mese di Leneone, in pieno inverno, stabilisce nel 19 (nostro!) Dicembre il Solstizio d’Inverno – il giorno più corto dell’anno – ed evidenzia come circa due mesi dopo, non appena si nota sorgere all’orizzonte notturno la stella Arturo, inizia la Primavera e arrivano i primi uccelli migratori…
8. Immagine sopra; la Luna influisce anche su altri esseri viventi (Archivio ilpuntosulmistero).
“… Quando, poi, Zeus avrà fatto passare sessanta giorni invernali dopo il Solstizio, ecco l’astro di Arturo, che lasciate le sacre correnti di Oceano, appare e sul far della sera per primo ed è il più fulgente di tutti…”
A metà Maggio (sempre il ‘nostro’ Maggio!) – dopo il tramonto del Sole – non appena si notano, all’orizzonte, le Pleiadi, si entra nel periodo della maturazione delle messi, mentre ai primi di Luglio, in coincidenza della levata eliaca della Costellazione di Orione può iniziare la mietitura…
“…Quando le Pleiadi, figlie di Atlante, si innalzano in cielo tu comincia il raccolto, e quando tramontano comincia anche a coltivare il campo. Esse invero per quaranta notti ed altrettanti giorni stanno nascoste, poi di nuovo col volgere dell’anno ricompaiono subito quando si affila la falce…”
9. Immagine sopra; “… Quando le Pleiadi, figlie di Atlante, si innalzano in cielo…”
E così via, in una curiosa ma interessantissima commistione di acute osservazioni sull’evolversi della Natura col ‘mutare’ delle ‘Lune’, di precisi riferimenti di carattere astronomico e di… semplice buon senso.
Fu, insomma, un vero e proprio Calendario Naturale – su base astronomica – a cui si ispirarono moltissimi analoghi calendari – i Parapegmi – che trovarono ampia diffusione soprattutto in Grecia, con l’aggiunta delle cosiddette Episemasie, cioè osservazioni di carattere meteorologico.
Osservazioni, quest’ultime’ che trovano incredibilmente conferma anche ai giorni nostri poiché vari meteorologi che, ogni giorno, dallo schermo televisivo ci informano sui ‘capricci’ del tempo hanno confermato – facendo forse eco a quanto pubblicato già agli inizi degli anni Novanta sul mensile ‘Scienza e Vita’ – come
”…nella ricorrenza di alcuni cicli lunari sono state individuate correlazioni con le oscillazioni climatiche della Terra…”,
correlate cioè alle oscillazioni periodiche del livello della superficie degli oceani che, a loro volta, intervengono sul riscaldamento delle acque superficiali in prossimità delle calotte polari, con parziale scioglimento dei ghiacciai e conseguenti ripercussioni sulla circolazione generale dell’atmosfera .
Tutto ciò con un andamento ciclico di circa 19 anni, pari cioè al ciclo lunare di 18,61 anni.
Ancora una volta Nihil sub… ‘Luna’ novum, dunque!
In tempi a noi molto più vicini, sono, inoltre, abbastanza note le osservazioni sull’influenza reale della Luna, delle fasi lunari sulle varie ‘entità biologiche’ – Uomo compreso, naturalmente! – che abitano questo sperduto pianeta chiamato Terra.
Specialmente in alcune specie marine è stata notata una specifica influenza sulla maturità sessuale perché correlata al ciclo delle maree.
Ad esempio, nel Ceratocephale osawai, nereide tipico dei mari giapponesi, la fecondazione è direttamente legata sia al Novilunio sia al Plenilunio. Nell’ mphrite ornata, un’anellide, le uova raggiungono la massima maturazione solo durante il Novilunio e il Plenilunio dei mesi di Giugno, Luglio e Agosto, mentre la Convoluta roscoffensis viene fecondata solo durante le alte maree della primavera.
10. Immagine sopra; Nereis limbata sembra apparire più… ‘romantica’ e ben disposta verso l’altro sesso solo durante di Luna Nuova.
Inoltre la Nereis limbata si accoppia solo durante il periodo di Luna Nuova tra Giugno e Settembre, mentre l’Eunice viridis, ‘grazioso’ verme marino diffuso nelle isole Figi e Samoa provvede alla fecondazione a Novembre, però esattamente, con stupefacente regolarità, la mattina del settimo, dell’ottavo o del nono giorno dopo il plenilunio.
11. Immagine sopra; l’ Eunice viridis – per gli amici ‘Palolo’ – sembra che controlli il calendario per dedicarsi ai riti della riproduzione…
12. Immagine sopra; Alcuni ricci di mare convolano a giuste nozze, in estate, solo durante le notti di plenilunio.
D’altra parte, anche il nostrano Centrochinus setons, un comune riccio di mare diffusissimo in area mediterranea, ‘si sposa’ esclusivamente in estate, ‘romanticamente’ solo durante le notti di Luna piena!
Forse anche i nostri lontanissimi progenitori avevano notato – anche se in modo estremamente superficiale e, ovviamente, poco ‘scientifico’ – le particolari influenze dell’astro notturno sui cicli vitali e cercarono di ‘sincronizzare’ parte di questi ultimi, alcuni aspetti della loro vita quotidiana, il loro tempo, sui cicli e sul tempo della Luna.
Fino a deificarla!
13. Immagine sopra; Statua della Dea Luna conservata a Roma, ai Musei Capitolini.
14. Immagine in basso: la dea Diana del Guercino (Archivio ilpuntosulmistero).
Lascerei ora le lunatiche abitudini ‘nuziali’ di alcune specie animali e – per concludere questo nostro ‘viaggio’ alla ricerca di un’alternativa misura del fluire tempo e dei ritmi vitali – vi rimanderei a ciò che scrisse l’immortale Omero nell’VIII secolo a.C.
“…Da lei, dal suo immortale capo, un diffuso chiarore si spande sulla Terra e una sovrumana bellezza appare sotto la sua luce…indossata la veste lucente, la divina Selene, …appare dopo il tramonto, al culmine del mese.”…
(Roberto Volterri)
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