L’ABBAZIA DEI MISTERI: IL GOLETO.
6^ PARTE.
di Marco Di Donato.
1. Simbologie medievali all’esterno della Cappella di San Luca.
Nel Medio Evo, i simboli rappresentavano una sorta di carta d’identità e veniva utilizzata come segno di riconoscimento.
Ma che cos’è esattamente un “simbolo”. Il termine che deriva dalla parola latina “symbolum”. A sua volta derivata dal termine greco “Symbolom”; con cui anticamente si indicava una tavoletta di terracotta.
Quando amici personali, soci d’affari, creditori o debitori, pellegrini o persone reciprocamente legate fra loro dovevano partire, se necessario, spezzavano in due parti un oggetto di legno o di argilla o di metallo: un’immagine, un anello, un dado, l’impronta di un sigillo… ed ognuno ne prendeva una.
In qualsiasi momento poi, per riconoscersi univano l’oggetto spezzato per fargli riprendere la sua forma originaria ed il suo significato.
Quindi, da sempre, il simbolo ha sempre rappresentato qualcosa che veniva eseguito non per mero gusto di chi lo realizzava, ma per uno specifico motivo: in pratica ogni simbolo ha un suo reale significato spesso legato anche ad una data appartenenza.
Inoltre, i simboli sono pure un sistema di comunicazione. Ovviamente decifrabile ed intellegibile soltanto a coloro sono in possesso delle “chiavi” per la comprensione. Quindi è un sistema di comunicazione iniziatico.
Tornando all’abbazia del Goleto, la Cappella di San Luca è una vera e propria fucina di simbologie, davvero molto rare e particolari.
All’esterno della Cappella, sotto il tetto e tutto intorno alla struttura, è possibile ammirare, anche se da lontano, alcuni motivi ornamentali di grande interesse e simbologia.
Simboli coevi con la costruzione dell’edificio e quindi risalenti alla metà del XIII secolo.
Di quel che resta ancora visibile è possibile osservare tre figure antropomorfe, una figura zoomorfa, alcune foglie di “Albero della Vita”, un “Fiore dell’Apocalisse”, decorazioni floreali, una “Rosa mistica”, una “Conchiglia di San Giacomo”, una “Mano di Dio”, ed una “Croce Patente”.
Altri pezzi sono andati cancellati e/o comunque non ben visibili.
Parlare nel dettaglio di tutte queste simbologie equivarrebbe a scrivere un intero libro e per tale motivo ci limiteremo solo ad una breve descrizione delle stesse, fermo restando che quanto esposto è frutto di ricerche e di pregressi lavori svolti da storici ed appassionati di questa tematica.
a. Figure zoomorfe ed antropomorfe
Già in un precedente paragrafo ho avuto modo di parlare delle figure zoomorfe e del loro significato apotropaico ossia atto ad allontanare gli influssi negativi.
Queste figure tipiche dell’età medievale è possibile vederle anche in altri luoghi di particolare interesse mistico e storico come, per l’appunto, la già citata Cattedrale di Anagni (FR) luogo a forte presenza Templare, la Chiesa Templare di San Bevignate (PG) o la Chiesa Ognissanti di Trani (BA) che, come reca un cartello nei pressi dell’ingresso, è indicata come “già dei Templari”, ed in effetti è certa la proprietà dei Templari fino all’anno 1312.
Ma oltre alle figure zoomorfe, quindi derivanti da immagini animali, sono state rinvenute lungo la facciata esterna della Cappella di San Luca, anche delle figure antropomorfe ossia riportanti un volto dalle fattezze umane.
Anche questa simbologia aveva la medesima funzione apotropaica di quella zoomorfa e gli artefici di queste simbologie le avevano realizzate sempre e solo con l’intento di allontanare gli influssi negativi.
Nel Medio Evo ogni simbologia aveva una sua precisa funzione, nulla veniva fatto al caso o per mero piacere dello scultore.
Vi erano poi gruppi di persone, magari appartenenti a determinati ordini, che utilizzarono queste simbologie per lasciare una vera e propria traccia della loro presenza in un determinato luogo. Traccia rimasta incisa sulla pietra e che, attesa l’assoluta carenza di documenti dell’epoca, risulta essere l’unico indizio di questa presenza.
Infine, appare doveroso sottolineare che tali simbologie sia zoomorfe che antropomorfe sono presenti anche sulla facciata della Cattedrale di Chartres in Francia. La “Cattedrale del Mistero” per antonomasia.
Abbiamo voluto citare di proposito questo meraviglioso “Luogo dello Spirito e del mistero” perché esistono una serie di incredibili coincidenze tra Chartres e la Chiesa di San Luca dell’Abbazia del Goleto, che rendono il sito campano ancora sempre più misterioso ed affascinante.
b. La Mano di Dio
La “Mano di Dio”, nella simbologia medievale, rappresenta la percezione degli elementi atti ad un ricongiungimento con Dio.
È un simbolo apotropaico e, in base alla sua apertura, se o destra o sinistra, assume diversi significati.
Nella religione cristiana, la mano destra aperta significa voler donare al mondo ordine e struttura, mentre la sinistra aperta significa Grazia vivificante: in questo caso, la mano aperta è quella di destra.
Quello della “Mano di Dio” è un simbolo di difficile rinvenimento, e tra i luoghi di particolare interesse, è possibile vederla nella famosa Cattedrale di Chartres in Francia, laddove è presente in diversi punti come ad esempio nel portale settentrionale, sopra la figura di Abramo, nell’atto di impedire al profeta biblico di sacrificare il figlio Isacco.
Gli islamici chiamano questo simbolo “Mano di Fatima” dove le cinque dita rappresentano i cinque pilastri dell’Islam, mentre gli ebrei la chiamano “Mano di Miriam” sorella di Mosè, e simboleggia la quinta lettera dell’alfabeto “Heh”: uno dei sacri nomi di Dio.
In ogni caso ed in ogni religione, la Mano rappresenta un modo per allontanare gli influssi negativi.
Ma la “Mano di Dio”, la “Mano destra”, come ha sottolineato il ricercatore del mistero Adriano Forgione, riveste pure un significato di giustizia. E’ la “mano di giustizia” dei sovrani per Grazia di Dio. Ancora oggi nelle lingue anglosassoni e germaniche, “destra” e “giustizia”, nel senso di “Diritto”, si dicono alla stessa maniera.
ITALIANO INGLESE TEDESCO
DIRITTO RIGHT RECHTS
DESTRA RIGHT RECHTS
c. Fiore dell’Apocalisse(?)
Il “Fiore dell’Apocalisse è un antichissimo simbolo che rappresenta l’Apocalisse quale Rivelazione del Divino nell’Uomo.
Il simbolo rinvenuto presso l’Abbazia del Goleto risulta essere poco visibile, ma sono comunque individuabili i 4 petali che compongono il “Fiore” sebbene non vi sia il cerchio o i due cerchi attorno ai petali.
Il simbolo del “Fiore dell’Apocalisse” scaturisce dalle quattro porzioni di circonferenza, ovvero i “petali” del “fiore”.
Visti come i “Quattro Elementi”: Fuoco, Acqua, Terra e Aria, ma anche il “Tetramorfo”, che apparve a San Giovanni e che nell’Antico Testamento, si ritrova nella “Visione di Ezechiele”. “Un turbine venne dal Settentrione, una grande nube, e fuoco risplendeva attorno ad essa, e nel mezzo il fuoco brillava come ambra. Al centro trasparivano le immagini di Quattro Creature. E ognuno aveva Quattro Volti”.
Si tratta degli Esseri poi diventati attributi iconografici dei “Quattro Evangelisti”. L’Angelo di San Matteo, il Leone di San Marco, il Bue di San Luca e l’Aquila di San Giovanni.
L’unione tra loro è finalizzata a far fiorire l’Armonia.
Il suo significato è riconducibile a quello dei “nodi” in genere. Ma il richiamo all’opera dell’Evangelista Giovanni si deve al fatto che il simbolo del “Fiore dell’Apocalisse” viene inteso come “Rivelazione del Divino”.
Quindi quell’armonia di perfezione e di rivelazione finale con la quale Dio ha creato l’Universo intero.
Di solito, il “Fiore dell’Apocalisse” lo si vede formato da uno o due cerchi interni che si intersecano con i petali, ma in rari casi è possibile anche vederlo inscritto in un quadrato esterno senza cerchi.
Nel caso di quello individuato presso l’Abbazia del Goleto, non vi sono i cerchi e si trova inscritto in una mensola quadrata.
Un simbolo uguale a quello del Goleto, è stato rinvenuto presso la Chiesa di S.Cristoforo di Lammari (LU) laddove il “Fiore dell’Apocalisse” si presenta senza circonferenze e con un quadrato esterno.
La maggior parte delle simbologie medievali fanno riferimento ad immagini utilizzate anche da precedenti popolazioni nei tempi addietro e poi riprese al fine di adornare luoghi di culto aventi particolare interesse mistico.
Infatti non in tutte le chiese edificate in quel periodo è possibile ammirare tali simbologie, ma solo in quelle che hanno visto al lavoro maestranze di rilievo per la cui costruzione è stato necessario anche il contributo economico di ordini monastici come nel caso dei Cavalieri Templari i quali avevano grande potere economico.
d. Mezzaluna.
La “Mezzaluna” rappresenta la luna crescente che con il suo nascere apporta la luce che copre l’oscurità dell’ignoranza e della miscredenza.
Questo simbolo, di sapore islamico, unito ad alcuni avvenimenti hanno contribuito a far accrescere le voci che tra i Cavalieri Templari ed i Musulmani ci fosse un’intesa e ciò ha creato non poco scompiglio proprio per il fatto che i Templari si recavano in Terra Santa per combattere gli “infedeli” Musulmani.
Ma paragonare il simbolo della Mezzaluna all’Islam sarebbe una inesattezza, in quanto questo simbolo ha un’origine molto antica ed antecedente all’Islam.
La Mezzaluna venne utilizzata, come simbolo dell’Islam, solo a partire dall’anno 1453 anno durante il quale i Turchi conquistarono Costantinopoli mantenendone la bandiera tradizionale.
Dell’utilizzo della mezzaluna già da parte di alcuni Cavalieri “crociati” ve n’è traccia su alcune miniature duecentesche: come quella di Cantigas de Santa Maria di Alfonso X il Savio, che rappresenta un Cavaliere con il simbolo della “mezzaluna” sullo scudo, ben riconoscibile dagli arabi che di fatto indossano i turbanti in testa.
A Rodengo, in provincia di Brescia, presso l’Abbazia Olivetana di San Nicola, sorta sui resti di una certosa fondata nell’anno 1050, durante alcuni lavori di restauro sono venuti alla luce alcuni simboli che gli studiosi definiscono “templari” come una “Croce patente” (da i più nota come “Croce Templare”) una Croce del “Tau” ed una “Mezzaluna”.
Ma questo enigmatico simbolo, è possibile vederlo anche in un altro luogo di particolare interesse mistico, ossia la già citata Basilica di Collemaggio a L’Aquila, laddove lo si trova inciso su di una mattonella insieme ad una torre che alcuni disfattisti rimandano ad un minareto islamico.
Ad ogni modo nulla esclude il fatto che il simbolo della mezzaluna “crescente” possa essere stato visto in Oriente, magari durante le Crociate, proprio da chi in quei luoghi ci è stato ed han combattuto, e portato in Europa dandogli il significato religioso evidenziato all’inizio, ossia di quella luce che nascendo copre l’oscurità dell’ignoranza e della miscredenza.
marco-didonato@alice.it