Immagine di apertura; ; il blocco di travertino con l’iscrizione: “IN ACRO PIID XXXX”
La scoperta archeologica della misteriosa iscrizione di Compitum anagninum
ad Osteria della Fontana – Anagni (FR)
di Guglielmo Viti
“C’era una volta…”
così in genere inizia una fiaba, ma così, sempre, comincia la storia.
Ad Anagni (FR) la storia comincia da molto lontano nel tempo, e fin dall’inizio ci sono uomini che si distinguono per le loro capacità artigianali, guerriere, agricole, creative. In un’altro articolo ho raccontato come, intorno al 4000 a.C., nella campagna di Anagni, nella valle del fiume Sacco convivevano, caso unico in Italia, due facies culturali dell’età del bronzo: quella di Rinaldone e quella di Gaudo e come queste due culture si distinguessero per l’uso di una loro invenzione: l’idromele, prima ancora che arrivasse in Europa la coltivazione della vite.
2. Immagine sopra; veduta di Anagni al tramonto (Archivio ilpuntosulmistero)
Ho anche raccontato, andando avanti nei secoli, in un’altro scritto, come gli Ernici, dopo aver attraversato i monti che presero il loro nome ed essersi assimilati con le popolazioni indigene, avessero trovato qui il loro luogo ideale per vivere per sempre, costruendo una città e coltivando in modo perfetto un territorio ricco di acqua e terra fertile.
La “Dives Anagnia” di Virgilio si realizza subito con la nascita e lo sviluppo di una moltitudine di aziende agricole a conduzione familiare e come, con la realizzazione di edifici monumentali sacri e civili che fin dal VI secolo a.C., caratterizzano la zona.
3. Immagine sopra; veduta di Roma al tramonto (Archivio ilpuntosulmistero)
Roma è ancora lontana , ma grazie agli Etruschi, ai Sabini, ai Latini ed agli Ernici dà vita alla sua lunga avventura nella storia.
Non ho volutamente citato tutti gli altri popoli del Lazio che concorsero alla costruzione della civiltà romana perchè gli Ernici, come confermato dall’archeologa Sandra Gatti, furono il popolo più antico della regione.
Ci sono ritrovamenti che ci aiutano a capire quanto grande fu la cultura e la civiltà ernica mostrando, con una testimonianza diretta attraverso le parole incise nel marmo, i loro costumi ed i loro valori.
Capita che ritrovamenti epigrafici casuali fatti in anni passati e tenuti in attesa di comprenderne il valore ed il significato rivelino, grazie al provvidenziale intervento di studiosi capaci, tutta la loro importanza storica.
4. Immagine sopra; la zona del Compitum Anagninum.
Ad esempio, in un terreno adiacente la via Casilina ed esattamente all’incrocio con la via Collacciano Ponticello in Anagni, nell’antico Compitum Anagninum, ad una distanza di circa 450 metri dalla confluenza delle due strade, fu trovata una pietra dal signor Antonio Imperia, un blocco di travertino della misura di cm 26 x 112 x 62 con una strana iscrizione.
5. Immagine sopra; il blocco di travertino con l’iscrizione: “IN ACRO PIID XXXX”
Questa iscrizione, secondo quanto rilevato dal professor Carlo Molle, rappresenta un “TITULUS PEDATURAE” ovvero l’indicazione della misura di un lato di un sepolcreto o di un’area ad esso destinata.
Il testo recita:
“IN ACRO PIID XXXX”
ovvero, facendo le dovute integrazioni:
“IN AGRO PEDES XXXX”
e cioè, tradotto,
“nella campagna 40 piedi” .
Quindi un monumento funebre con un lato verso la campagna lungo 40 piedi romani pari a circa 12 metri lineari.
Questa indicazione ci dà vari elementi estremamente utili per capire cosa ci troviamo di fronte.
Si parla della realizzazione di un sepolcreto monumentale, 12 metri di lato sono una misura importante per questo tipo di costruzione, “un LOCUS CELEBERRIMUS”, come cita Molle.
Un monumento funebre che sorgeva sopra un rialzo artificiale tra la via Labicana, oggi via Casilina, e la Via Latina, oggi via Collacciano Ponticello.
Dal tipo di scrittura , la A con la barretta trasversale interrotta e piegata in basso, la P con l’anello in alto interrotto, la parola “ACRO” in luogo di “AGRO”, la numerazione indicata con “XXXX” al posto del più corretto “XL” ci porta a ritenere che i committenti e gli esecutori fossero locali, anagnini, ernici.
Una scrittura latina “periferica” ma che comunque ci racconta di una nobile e ricca famiglia anagnina-ernica che si poteva permettere un simile mausoleo.
0Una famiglia locale e potente che voleva essere ricordata per affermare il loro potere e quello dei successori nel tempo.
Certamente il sepolcro non era unico, ce ne dovevano essere altri lungo la via Latina e Labicana così come lungo la via Appia a Roma.
Un’altro elemento che rende questa scoperta interessantissima: l’epoca della sua realizzazione.
Il professor Molle la indica intorno ai decenni vicini al 100 a.C..
Questo elemento apre uno spaccato importante nella storia di Anagni.
Stiamo nel periodo in cui governa Silla come dittatore assoluto e conosciamo quanto fondamentale sia stato il periodo “sillano” nella costruzione dell’architettura romana, come abbia influito in modo determinante alla sua caratterizzazione.
Con il periodo “sillano” il carattere utilitaristico dell’architettura romana diventa evidente e preponderante rispetto alla visione greca di un’architettura prevalentemente e monumentalmente estetica.
6. Immagine sopra: gli Arcazzi di Piscina ad Anagni (Archivio ilpuntosulmistero).
Ad Anagni abbiamo un esempio importante di questa architettura “sillana”:
Le sostruzioni sillane, ovvero quella grandiosa costruzione con archi che serve a sostenere un piazzale sovrastante utile a diverse funzioni.
7. Immagine sopra; le “Mura sillane” di Anagni.
Stiamo di fronte ad una vera e propria riorganizzazione urbanistica , le sostruzioni servivano a sostenere l’ampliamento del Foro, che diventa il centro per la vita quotidiana e politica della città, un maestoso tempio dedicato probabilmente a Saturno, la Curia ecc…
In questa nuova urbanizzazione non mancò la costruzione di una vasta rete di distribuzione idrica e, forse, il teatro li dove oggi si trova Piazza Cavour. In questa tarda età repubblicana caratterizzata da “un clima di pacificazione generale e, pertanto, dalle maggiori disponibilità economiche…in particolare, il motivo dei grandi archi ciechi della facciata (motivo che è uno dei più originali e più tipici di questa architettura) pone la sostruzione anagnina in diretto confronto con altri monumenti analoghi quali, ad esempio, per citare i maggiori, la sostruzione del tempio di Giove Anxur a Terracina, quelle del santuario d’Ercole e le sostruzioni forensi di Tivoli e quelle del Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina (si veda anche il complesso monumentale di Piscina con gli Arcazzi. n.d.r.).” come scrive M. Mazzolani In questo clima di intenso sviluppo economico “una potente famiglia della “Anagnia tardo repubblicana”, realizzava il monumentale sepolcro a tutt’oggi ancora sepolto, che nasconde chissà quale tesoro, una famiglia a cui sarebbe davvero bello poter dare un nome grazie ad AUSPICABILI nuove scoperte”. (C. Molle).
(Guglielmo Viti – archeologo).
–Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dall’autore.
9. Immagine in basso; l’archeologo Guglielmo Viti riceve il PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO a Fiuggi (foto Gaetano Colella 2019).