Facendo seguito all’iniziativa “Puliamo le nostre Grotte” di sabato 3 novembre u.s., l’Associazione Culturale Fabrateria, che ha aderito con una significativa partecipazione, ha inviato una nota sull’iniziativa stessa, predisposta dal dottor Augusto Carè.
Si è svolta sabato 3 novembre, anche se con programma ridotto causa un grave lutto che ha colpito il piccolo centro di Falvaterra, l’iniziativa “Puliamo le nostre Grotte”. L’iniziativa, organizzata dalla XVI Comunità Montana dei Monti Ausoni di Pico, ha visto il patrocinio di diversi enti ed associazioni di volontariato, in particolare il Parco dei Monti Ausoni, il Consorzio Grotte di Pastena e Collepardo, i Comuni di Pastena e Falvaterra, il CAI Club alpino italiano, sezione Gruppo speleologico ciociaro, il Monumento naturale delle Grotte di Falvaterra e Rio Obaco, l’Associazione Carabinieri di Ceprano e l’Associazione Fabrateria, a cui va il vivo ringraziamento dell’ente montano. Nella prima mattinata, grazie ai volontari dell’Associazione Fabrateria, sono stati raccolti rifiuti lungo la risorgenza del Rio Obaco, costituiti per lo più da bottiglie e contenitori di plastica, in questo caso piuttosto radi causa la forza delle piene che hanno fatto piazza pulita lungo le sponde, con innalzamento dai livelli medi di un paio di metri e portate di diversi metri cubi al secondo.
Nel primo pomeriggio una squadra di speleologi, con muta subacquea, è penetrata all’interno delle grotte del sistema di Pastena e Falvaterra, partendo dalla risorgenza del Rio Obaco, raggiungendo il lago lungo del sifone centrale, a 1.5 km dall’ingresso. Notevole la forza della corrente contraria, causa le ultime abbondanti piogge, motivo che ha determinato un raddoppio dei tempi di percorrenza media del lungo percorso sotterraneo che si addentra per più di cinque chilometri all’interno del Monte Lamia.
La squadra speleologica ha scattato diverse foto illustranti lo stato in cui versano le acque interne, con rilievo di alcune interessanti venute laterali di acque legate sicuramente a nuove vie ipogee. Il materiale fotografico verrà pubblicato sul sito della comunità montana www.montiausoni.it e grotte www.grottedifalvaterra.it . Purtroppo, nonostante le piene di diversi giorni passati, sono state rilevate e fotografate spesse chiazze di schiume, testimonianti la presenza di tensioattivi provenienti da monte. In alcuni punti, inoltre, sono stati individuati accumuli di materiali vari, tra cui gomme, passeggini, contenitori vari e tutto ciò che compete al malcostume, ancora vivo, di gettare nei fossi materiali di ogni genere.
Parte del materiale è stato recuperato con notevole difficoltà, trasportato all’esterno e smaltito in discarica; prossimamente, con una maggiore calma delle acque di corrente, si pensa al periodo natalizio o primaverile, verrà organizzata una nuova giornata di pulizia con l’attivazione di una nutrita squadra speleologica e subacquea.
Come già sottolineato in altre occasioni questo grave problema non coinvolge solo la bellezza speleologica delle grotte o la salvaguardia della biologia ipogea, come qualcuno potrebbe “stupidamente” pensare credendo, quindi, che siano fatti che non lo riguardino; le acque che vogliamo difendere, infatti, sono le stesse che alimentano le nostre sorgenti da cui si attinge acqua per gli acquedotti; entrano, pertanto, nelle nostre case, con qualche aggiunta di cloro dai mille poteri; i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti, vedasi le malattie tumorali ed altro che proliferano a dismisura, in cui la qualità delle acque potabili gioca un ruolo importante.
Nonostante tutte le nostre buone intenzioni tale problema non potrà mai essere risolto se non verranno adottati una serie di provvedimenti ed azioni :
1) Gli enti o forze preposti al controllo ambientale, vedi ARPA o nucleo Ambientale dei Carabinieri, devono, in maniera corretta, individuare la causa delle schiume e di altri elementi inquinanti, eventualmente contenuti nelle acque della risorgenza e sorgive, con analisi puntuali della qualità delle acque in varie periodi dell’anno, dalle piene autunnali-invernali alle portate di minima a fine estate inizio autunni;
2) I comuni e enti sovraordinati, quali Provincia e Regione Lazio, devono attivarsi con campagne di sensibilizzazione tra la popolazione per comportamenti corretti e finanziamenti mirati che non devono essere sprecati in parcelle ed altro;
3) L’ente gestore degli impianti di depurazione Acea Ato 5 deve controllare debitamente gli scarichi nei fossi a monte, verificando la corretta qualità delle acque in uscita dai depuratori;
4) Il Ministero dell’Ambiente, dal momento che la zona ricade nell’area del bacino del Fiume Sacco, sito di interesse nazionale, vedasi Gazzetta ufficiale delle Repubblica italiana del 29/04/2008 serie n. 100, dovrebbe finanziare interventi per la sistemazione corretta e definitiva dei depuratori di monte e pulizia del sistema ipogeo, cosa che non sembra sia avvenuta in maniera esauriente nel passato;
5) La Prefettura deve continuare, come sta già facendo, a sovraintendere affinché tutto l’iter di monitoraggio, interventi di protezione, pulizia e controllo finale siano pienamente attuati;
In questo groviglio burocratico di poteri e competenze la cosa che sconcerta maggiormente, fino ad ora, è l’impressione che ci sia una sorta di scarica barile, un rifugiarsi dietro competenze e quant’altro, senza un’attivazione piena, un muoversi unicamente se sollecitati senza prendere sul serio la questione.
La XVI Comunità montana dei Monti Ausoni di Pico, dal canto suo, nonostante i noti venti di imminente chiusura, scarsi fondi, difficoltà di ogni genere ed amministratori ad “indennità zero”, sta facendo ben più del dovuto, con opere di sensibilizzazione e pulizia, difendendo fattivamente il territorio. La nostra chiara intenzione è quella di puntare sia alla salute della popolazione sia alla corretta valorizzazione turistica del territorio, in un ambiente incontaminato ad iniziare dalle nostre acque di origine carsica, nel pieno interesse pubblico.