Quando la Terra tremò anche a Ischia. Le avventure di due quasi misconosciuti sismologi Raffaele Bendandi e Giulio Grablovitz; di Roberto Volterri e Gaetano Bosso.

 
Immagine di apertura; Un ipotetico allineamento di tutti i pianeti del nostro Sistema Solare. Secondo Raffaele Bendandi, le azioni gravitazionali congiunte potrebbero sconvolgere l’equilibrio tettonico della superficie terrestre – insomma di quel piccolo, terzo, pianeta da sinistra – e provocare grandi eventi sismici.

 

 

Quando la Terra tremò anche a Ischia.

 

Le avventure di due quasi misconosciuti sismologi: Raffaele Bendandi e Giulio Grablovitz,

 di  Roberto Volterri e Gaetano Bosso

 

 

Supin giacea in terra alcuna gente… fiamme cadere infino a terra salde,

(Dante, Inferno, XIV cc. 22 e 33)

Iniziamo dal Nord d’Italia, ma non solo:

Faenza, 7 ottobre 1893. In questa bella città situata a pochi chilometri da Ravenna e da Bologna, nasce un “eretico” ricercatore che ha fatto parlare di sé in tutti quegli ambienti che si occupano di sismologia, della genesi dei terremoti e della possibilità di prevedere con consistente anticipo il verificarsi di questi tremendi sussulti della crosta terrestre.

Bendandi – per sua sfortuna o fortuna? – fu un autodidatta che si occupò fin dalla più tenera età di tutto ciò che riguardava l’astronomia e la geologia e si dedicò fin da ragazzo ad approfondite osservazioni dell’attività solare, mediante un telescopio che egli stesso aveva costruito. Era il lontano 1916.

Pochi anni più tardi, nel 1919, ebbe un’intuizione che – se vogliamo – appare quasi contemporanea a quella formulata dal Alfred Wegener sulla “pangea” e sulla cosiddetta ‘deriva dei Continenti’.

Prima di arrivare alle teorie del Bendandi sarà infatti opportuno soffermarsi un attimo su tali concetti che forse potranno portare un po’ di “acqua al mulino” bendandiano.

Alfred Lothar Wegener nacque a Berlino il 1 novembre 1880 e perì tragicamente in Groenlandia il 31 gennaio del 1930. Studiò meteorologia all’Università di Heidelberg e insegnò a lungo tale materia e anche geofisica.

Venne a conoscenza di un’ipotesi avanzata nel 1910 dal Taylor sulla possibilità che i continenti possano “andare alla deriva” – insomma ‘muoversi’ – sulla superficie del nostro pianeta. Nel 1912, approfondì tale ipotesi e pubblicò il libro Le origini dei continenti e degli oceani” in cui espose dettagliatamente le sue idee sia sul reale spostamento delle placche terrestri sia sulla possibilità che in relazione ad esso si spostino anche i poli magnetici del nostro pianeta.

Osservando su un mappamondo la curiosa corrispondenza, ad esempio, del profilo delle coste sudamericane orientali con quello delle coste dell’africa occidentale ebbe la geniale intuizioni che in un lontano passato esistesse una sorta di ‘supercontinente’ – appunto la ‘Pangea’ – circondato da un ‘superoceano’ ‘Panthalassa’. Secondo Wegener, circa 180 milioni di anni fa il ‘supercontinente’ si sarebbe spezzato a causa del processo della cosiddetta ‘tettonica a zolle’ dando origine ad altri ‘supercontinenti’ un po’ più piccoli,quali Laurasia e Gondwana. 

Altri studiosi di geofisica andarono oltre ipotizzando che la Pangea sia stata preceduta da vari altri ‘supercontinenti’ quali la Pannotia (circa 600 milioni di anni fa), Rodinia (750 milioni di anni fa) e Vaalbara (3,6 miliardi di anni fa).

 

 

2-3. Immagini sopra e sotto; in alto Alfred Lothar Wegener e, in basso, un’altra curiosa immagine dello scienziato avvolto da una spessa pelliccia atta a combattere il freddo polare durante le sue innumerevoli spedizioni tra i ghiacci.

 

                   

 4. Immagine sopra; I due ‘supercontinenti’ derivati dalla frammentazione della Pangea durante il Triassico. Tali lentissimi processi, abbinati alle intuizioni del Bendandi, potrebbero far luce sulla genesi dei terremoti.

Lasciamo ora Wegener, le sue intuizioni e le sue esplorazioni tra i ghiacci polari e torniamo nella molto più tranquilla Faenza degli anni Venti del secolo scorso.

5-6. immagini sopra e sotto; Raffaele Bendandi, il sismologo ‘eretico’ e il suo libro in cui esponeva la sua teoria che correlerebbe l’attività solare – e non solo – alla genesi dei terremoti.

 Qui il nostro Bendandi, dopo una lunga serie di esperimenti con sismografi da lui stesso costruiti in un suo caratteristico laboratorio, forse riallacciandosi alle teorie del Wegener, pose i suoi apparecchi in una profonda grotta dell’Appennino tosco-romagnolo e mise in luce come, effettivamente, la crosta del nostro pianeta ‘pulsi’ e si deformi non a caso ma in base ad una strettissima correlazione con la posizione assunta nel cielo dal Sole e dalla Luna. Elaborò così, nel 1920, la sua Teoria sismogenica” in base alla quale riuscì a prevedere con consistente anticipo il verificarsi di pericolosi eventi sismici.

Secondo il sismologo faentino – un po’ ‘snobbato’ dalla cosiddetta “scienza ufficiale” proprio per la mancanza di titoli ‘accademici’ –  a provocare i terremoti sarebbe quasi sempre l’azione combinata delle forze gravitazionali, congiunte, del Sole della Luna e anche di alcuni altri pianeti del sistema solare, in particolare di Mercurio, di Venere e del gigantesco Giove, un vero e proprio “Sole mancato”.

In pratica, nei periodi in cui la Terra si trova sottoposta alle contemporanee attrazioni gravitazionali di questi corpi celesti – e ciò avviene periodicamente – si può verificare il caso in cui i punti più ‘deboli’ della superficie terrestre, quei punti, cioè, in cui l’attrito tra le varie zolle ha accumulato nel tempo ingenti quantità di energia meccanica, subiscano l’azione combinata della gigantesche masse planetarie ed ‘esplodano’ sotto forma di energia termica e di disastrose onde sismiche.

I terremoti, insomma, non sarebbero frutto di un ‘capriccio’ momentaneo della crosta terrestre ma avverrebbero in conseguenza di ben definite circostanze esterne.

La qual cosa dovrebbe consentirne, entro certi limiti, la previsione…

La data e il luogo precisi dei terremoti – confidò il Bendandi al giornalista Maurizio Blondet che lo intervistava nel novembre del 1979 – li ho comunicati pubblicamente, in anticipo, fino al 1927. Da quella data ho dovuto smettere perché Mussolini mi fece diffidare dal Prefetto di Bologna: le mie previsioni allarmavano la popolazione, diceva. E non gli si può dar torto…”.

E aggiunse: “… i miei calcoli consentono di stabilire la data di un terremoto, con grande anticipo, ma con un’approssimazione di diversi minuti. E bisogna tenere presente che la Terra gira su sé stessa alla velocità di 30 chilometri al secondo; uno sbaglio di dieci secondi nei miei calcoli significa perciò che il terremoto, previsto in una certa zona, può avere luogo, invece, a 300 chilometri più ad ovest. Rendere pubbliche le mie previsioni significherebbe mettere in allarme popolazioni intere.”

Però, ben lontano dal “ventennio fascista”, Bendandi azzardò qualche sua previsione…

Nei primi giorni di Ottobre ci sarà una forte scossa sismica nella zona balcanica: riguarderà pressappoco la Romania, forse anche la Jugoslavia“.

E, puntualmente, il 4 Ottobre 1979 fortissime scosse sismiche furono avvertite a Bucarest e nel sud della Jugoslavia, a Skoplje (oggi capitale della Repubblica della Macedonia del Nord)…

 

Quando tutti i pianeti si allineano…

Ma, fortunatamente non sempre è così. Intendo dire che non sempre – evidentemente esistono molte altre variabili da identificare – particolari allineamenti planetari non conducono necessariamente… a disastri sulla superficie di questo nostro quasi insignificante pianeta (insignificante rispetto alla vastità dell’Universo!).

Giacomo Leopardi nella sua “Storia della astronomia dalla sua origine all’anno MDCCCXIII, ebbe modo di notare che

“… nell’anno 1179 tutti gli astrologi orientali annunziarono per il mese di Settembre del 1186 la congiunzione di tutti i pianeti, e conseguentemente la distruzione di tutte le cose. Dopo un lungo terrore cagionato dall’aspettativa di questo disastro, giunse finalmente l’anno 1186, e passo’ tranquillamente, a confusione de’ superstiziosi indovini…”.

Meglio così e, almeno in questo caso, il noto detto “Crepi l’astrologo!” ben si addice alla circostanza.

7-8 immagini sopra e sotto;(in alto) l’allineamento planetario del 10 Marzo 1982. In realtà tale ‘allineamento’ era solo molto virtuale poiché i pianeti si erano ‘raggruppati’ – prendendo il Sole come punto di riferimento – in un arco di circa 95°. Nulla avvenne…(in basso) , il libro che descriveva ciò che sarebbe potuto accadere.

 

Ma nel 1982 la ‘paura’ che qualcosa di catastrofico potesse veramente accadere sul nostro pianeta si ripresentò…

Il 10 Marzo di quell’anno, infatti, la posizione reciproca degli astri che ci circondano ‘da vicino’ (si fa per dire, ovviamente!) era quella sopra indicata: insomma si presentava un certo ‘affollamento celeste’ che non faceva presagire nulla di buono. Ma, per fortuna, non avvenne proprio nulla, anche perché il cosiddetto ‘allineamento’ appariva molto discutibile dato che i nove pianeti del nostro Sistema Solare più che ‘allineati’ si trovavano raggruppati in un arco di circa 95° considerando il Sole come punto di riferimento.

Qualche fortuna, diciamo così, la ebbe soltanto un libro, uscito per l’occasione, che faceva presagire qualche dubbio sulla sopravvivenza dell’intero genere umano.

Torniamo all’incompreso Bendandi…

  

9-10. Immagini sopra e sotto; (in alto) Raffaele Bendandi nel suo laboratorio, dove realizzava i suoi particolari sismografi. (In basso) un’altra immagine del “sismologo eretico” accanto al grande cilindro di un suo apparecchio per la rilevazione dei sismi.

Atlantide, Nibiru (forse)?

 

Raffaele Bendandi era “classe 1893” e alla fine degli anni Settanta del secolo appena trascorso aveva poco meno di novant’anni.

Lasciò così il campo delle previsioni – che si era ripromesso di ‘aggiornare’ fino all’anno Duemila – e si dedicò al ‘Passato’.

Sì al Passato, poiché cominciò studiare le grandi catastrofi sismiche avvenute in tempi ormai lontani. E quale catastrofe poteva interessarlo di più di quella che avrebbe portato alla distruzione della mitica Atlantide?

Così fece e rifece dei calcoli, sia basandosi su ciò che aveva lasciato scritto Platone nel Timeo e nel Crizia’, ma soprattutto correlando i dati prettamente storici ai suoi studi sulle reciproche posizioni dei pianeti. Così stabilì che

“…la catastrofe accadde nel 10.431 avanti Cristo. Ci fu allora un particolare allineamento di pianeti che provocò sulla Terra immensi sconvolgimenti. La stessa disposizione planetaria di ripeterà nel 2521. C’è tempo…”

          11. Immagine sopra; Secondo l’ineffabile ’tuttologo’ gesuita Athanasius Kircher (1602 – 1680) questa sarebbe stata la collocazione della mitica Atlantide, tra l’America (curiosamente a destra, poichè il Nord è stato posto ‘in basso’) e altri continenti, tra i quali l’Africa.

Contemporaneamente Bendandi stava indagando le prove di una catastrofe meno nota ma forse molto più antica.

Egli ne aveva letto in un libro cinese scritto da un Erodoto’ della “‘Terra del Drago”, Li-Tze.

Secondo l’antichissima cronaca “…il gigante Kung-Kung spezzò la colonna del Cielo e la terra tremò. I cieli a settentrione scesero in basso. Il suolo si aprì e le acque inondarono diversi paesi…”.

Bendandi pensava che la “colonna del Cielo” era senza dubbio l’asse terrestre che si sarebbe spostato quando un gigantesco corpo celeste – ‘il gigante Kung-Kung’, forse il mitico Nibiru?– lo avrebbe ‘spezzato’. Il clima sarebbe cambiato, avrebbero avuto origine lunghi periodi di glaciazioni e di sconvolgimenti climatici.

Ma la ‘Nera Signora’ non gli diede il tempo di completare le sue indagini…

D’altra parte i suoi contemporanei erano molto più interessati al ’futuro’ che al ’passato’ e parecchi rappresentanti della sismologia ‘ufficiale’ non esitavano a contestarlo. Il professor Floriano Villa, all’epoca Presidente dell’Associazione dei Geologi italiani, sostenne, ad esempio, che

“…dati di fatto che avvalorino la cosiddetta teoria sismogenica di Bendandi non ne esistono. Nessun dubbio che la Luna eserciti un’attrazione sulla Terra, basti pensare alle maree. E’ provato anche che questa attrazione aumenta se si somma a quelle dei pianeti. Ma come si può provare che sia tanto forte da provocare rotture così violente e impetuose nella massa solida della Terra?”.

Era il minimo che potesse capitare ad un sismologo dilettante, del tutto al di fuori di ogni struttura accademica.

Ma per fortuna del Bendandi, almeno a partire dagli anni’80, si era interessato alle sue ‘eresie’ un giovane fisico teorico, il Dott. Tiziano Cantalupi, che non solo ne prese le difese ma continuò – e credo continui tuttora – le esperienze del suo ‘Maestro’.

12. Immagine sopra; Una foto giovanile del Dottor Tiziano Cantalupi, fisico teorico, il quale ha portato avanti con successo gli studi, le teorie, le esperienze del sismologo autodidatta ed ‘eretico’ Raffaele Bendandi.

 

Anzi il Cantalupi, sempre in base alle ‘eretiche’ teorie del suo più anziano concittadino, azzeccò varie ‘previsioni’ sul verificarsi di sismi, previsioni tutte documentate con apposita notifica alle agenzie di stampa e al Ministero degli Interni.

Previde, ad esempio, vari sismi che colpirono la Basilicata nel Dicembre del 1980.

Aggiunse anche un bel po’ d’acqua al ‘mulino’ del Bendandi affermando che Charles Whitten, nel 1981 capo del Servizio Geodetico USA nell’ambito del National Ocean Survey, era più che convinto dell’esistenza di una stretta correlazione tra i movimenti dei Poli terrestri, dovuti verosimilmente all’attrazione del Sole, della Luna e dei pianeti e i principali terremoti.

Al Whitten fecero subito eco Don Anderson, del Laboratorio Sismologico dell’Istituto di Tecnologia della California  e Frank Press, insieme a Peter Briggs, del Dipartimento di Scienze Geofisiche e Planetarie del prestigiosissimo MIT.

 

13-14. immagini sopra e sotto; Attualmente gli apparecchi realizzati da Bendandi sono conservati nell’apposito Museo e Osservatorio Sismologico Comunale di Faenza. Che inviterei a visitare!

Con una certa soddisfazione aggiungeva che un’indagine effettuata dai cinesi aveva accertato che tre quarti dei terremoti più disastrosi che si erano verificati in Cina erano avvenuti nei giorni a cavallo – tre giorni prima, tre giorni dopo – dei periodi di Luna piena e di Luna nuova, cioè quando la Terra, la Luna e il Sole erano allineati.

E i cinesi – commentava – di terremoti se ne intendono…”

 

15. immagine sopra; l’anfora metallica inventata dai cinesi per prevedere i terremoti.

I cinesi, da sempre afflitti da catastrofici sismi, idearono in un lontano passato questo strano apparecchio in grado, almeno, di indicare la direzione di provenienza del terremoto. Dalle otto ‘bocche di drago’ poste sulla superficie dell’anfora metallica uscivano delle piccole sfere – contenute in un curioso meccanismo interno – che cadevano nella bocca di una degli otto batraci a fauci aperte.

Ciò indicava la direzione in cui si trovava l’area geografica interessata al sisma. Non era molto, però forniva qualche aiuto per…fuggire.

 

Spostiamoci molto a Sud di Faenza per incontrare un altro, poco conosciuto, ma validissimo, scienziato operante nell’ambito della Sismologia: andiamo nella bellissima Isola di Ischia

 

 

La sismologia fu  duramente colpita con la morte di uno dei più anziani e benemeriti Direttori d’Osservatori Geodinamici: il Professor Giulio Grablovitz.

16. immagine sopra; veduta del Canal Grande a Trieste, città natale di Giulio Grablovitz (Foto G. Pavat).

Nato a Trieste nel 1846 assunse, appena trentenne, la cittadinanza italiana quando la sua città natale non apparteneva ancora al territorio della Penisola ma all’impero Asburgico.

Un’immane catastrofe avvenuta nell’ Isola di Ischia (28 luglio 1883) dette origine ad una sua singolare carriera come sismologo.

Studioso di geofisica attirò l’attenzione della Commissione Reale Geodinamica nominata in seguito all’immane disastro che aveva colpito la zona di Casamicciola.

Nel 1885, quando il Parlamento decise che sorgesse nell’Isola d’Ischia, proprio a Casamicciola, il primo Osservatorio Geodinamico, considerato che il Grablovitz aveva qualità di serio ricercatore e di organizzatore, fu ritenuto più che degno di fondarlo e dirigerlo.

La costruzione dell’Osservatorio di Casamicciola – come sempre avviene – andò per le lunghe a causa di un’infinità di difficoltà di natura edilizia. Nell’attesa,  Giulio Grablovitz dovette impiantare il servizio sismico in una stazione provvisoria a Porto d’Ischia. Il caso volle che proprio tale area gli offrisse un ampio campo d’indagini, la sede prediletta dei suoi lunghi studi, più che a Casamicciola. E anche quando il vero Osservatorio iniziò a funzionare, egli abitò sempre presso la stazione di Porto d’Ischia.
L’attività del Grablovitz primeggiò in vari rami della geofisica, ma più particolarmente nella Sismologia. A quei tempi gli strumenti sismici erano pochi, molto semplici ed empirici in grado di fornire solo grafici confusi, quasi indecifrabili, che scientificamente valevano ben poco.

Fu Grablovitz a indicare la corretta via per ottenere dei sismogrammi che avessero senso dal punto di vista scientifico, fu lui a sostenere il principio del “punto fermo e delle tre componenti”: due orizzontali, la terza verticale. Fu  Grablovitz  a dividere gli apparecchi da utilizzare sia per onde rapide sia per onde più lente. Alle prime destinava i già esistenti pendoli verticali corti (modelli Cecchi e Brassart), mentre alla registrazione delle onde lente destinava i livelli geodinamici ed un apparato da lui stesso progettato e costruito, la “Vasca Sismica”.

17. Immagine sopra; Scorcio della “Vasca Sismica” ideata da Giulio Grablovitz.
 
18. Immagine sopra; Giulio Grablovitz (1846 – 1928), geniale studioso di sismologia e ideatore di speciali strumenti installati nell’isola di Ischia.

 

Più tardi modificando i pendoli orizzontali di Ernst von Rebeur-Paschwitz, risolveva il problema di catturare con un solo apparecchio le onde sismiche di svariate lunghezze.

Tutti convengono che i pendoli orizzontali del professor Grablovitz costituiscono il punto di partenza dei più sensibili sismografi moderni.

Certo, ai nostri giorni, gli enormi progressi fatti dalla sismometria hanno reso inutili gli strumenti creati con minimi mezzi, compresi quelli di Grablovitz; ma non dimentichiamo che essi segnarono l’inizio di una nuova era e dimostrarono anche in questo particolare campo della geofisica il primato della ricerca italiana.

 

19. Immagine sopra; Ernst von Rebeur-Paschwitz (9 agosto 1861 – 1 ottobre 1895) astronomo, geofisico e sismologo tedesco. 

 

Grablovitz sostenne a lungo l’idea che senza strumenti precisi e senza valutazioni di carattere temporale, i diagrammi più perfetti perdono nove decimi della loro utilità.

Inoltre si prodigò a lungo nel correlare la velocità di propagazione delle onde simiche con il preciso istante in cui esse avevano iniziato a manifestarsi in modo da localizzare l’epicentro del sisma.

Dotato di notevole manualità e abilità nel costruire strumenti, unitamente alle sue profonde conoscenze di fisica e di matematica, si mise subito in grado di gareggiare con la strumentazione di ben più grandi osservatori stranieri.

Confessiamo che non è facilmente recuperabile la documentazione lasciataci da Grablovitz, però un notevole aiuto può derivare dalla lettura di un  libro “a fumetti”, facilmente reperibile sul web, la cui copertina qui riportiamo.

20. Immagine sopra; Il bel libro in cui, osservando gli accurati disegni e le relative osservazioni, si può abbastanza facilmente dedurre cosa fece Grablovitz durante le sue ricerche Ischia.
 

 

21. Immagine sopra; Grablovitz anche  in età molto avanzata continuava imperterrito le sue ricerche sismologiche nell’isola di Ischia.

 

Grablovitz auspicava anche la creazione di un Istituto sismografico che avesse sede presso un Regio Ufficio Centrale di Roma, ciò al fine di sperimentare e confrontare razionalmente tutti i tipi di strumenti sismici che fino ad allora avevano fornito risultati positivi.

Auspicava – troppo ottimisticamente – la creazione di una rete sismica composta da una cinquantina di stazioni equamente distribuite a distanze di 100 – 150 km. Forse tale sua speranza può apparire esagerata dal punto di vista numerico. Grablovitz però mirava a prendere in considerazione sia i terremoti che coinvolgevano il territorio italiano sia quelli riguardanti are simiche molto lontane.

Quasi avvicinandosi agli studi di Raffaele Bendandi, “eretico” simologo autodidatta del quale abbiamo fatto cenno nella prima parte di questo articolo, Grablovitz analizzò con la competenza che gli era propria la frequenza dei terremoti in relazione alla posizione dell’astro che da sempre ci accompagna nel nostro eterno girovagare nell’Universo: la Luna. Costruì orologi solari in grado di fornirgli più che precise informazioni sull’ora corrente.

Realizzò anche accurate carte geofisiche dell’Isola di Ischia e studiò a fondo la deformazione della crosta terrestre a causa dell’attrazione del Sole e della Luna, correlando i dati con in bradisismi caratteristici del territorio in cui operava.

Per decenni controllò l’andamento delle maree riguardanti l’Isola di Ischia usando un Mareografo tipo Thomson.

L’analisi dei dati registrati misero in evidenza un progressivo abbassamento del lato orientale dell’isola e una possibile correlazione con fenomeni sismici locali e col tipico bradisismo di Pozzuoli.

Un suo inappagato desiderio fu quello di creare un centro di osservazioni sismologiche presso il Lago Trasimeno – quindi quasi al centro della nostra Penisola – per aver conferma di una sua teoria in base alla quale i fenomeni legati alle maree dipendono molto dalle oscillazioni del suolo che avvengono nei punti più flessibili della crosta terrestre, soprattutto in relazione ai moti del Sole e della Luna.

Misurò anche la temperatura delle acque termali dell’isola di Ischia e, con precisi calcoli matematici, trovò una specifica correlazione tra la temperatura e il livello del mare.

Oppresso dalle solite “geniali” soluzioni organizzative che sono frequentissime in ambito scientifico, per poco non fu trasferito nella sua Trieste!

Ma Grablovitz ormai amava Ischia, Casamicciola, i suoi incomparabili studi e strumenti che ancor oggi sono in parte conservati.

La componente anagrafica della nostra esistenza pose fine alle sue ricerche e solo grazie all’interessamento del professor Palazzo al “nostro” Grablovitz fu conservato l’uso temporaneo del suo alloggio nei locali demaniali dell’Osservatorio di Casamicciola contemporaneamente al conferimento (bontà loro!) del titolo di Direttore onorario.

Pressochè… nulla!

A ottantadue anni, con non tracurabili problemi di salute, accompagnato da quasi tutta Casamicciola, si trasferì in un lontano “Altrove” il 19 Settembre del 1928.

22. Immagine sopra; A parte ciò che resta a Ischia dei suoi strani ma perfettamente funzionanti strumenti sismologici, Ischia lo ricorda con questa targa marmorea
 23. Immagine sopra; Gaetano Bosso, coautore di questo articolo, già Brigadiere dei Carabinieri, trovandosi a Ischia e appassionato di Archeologia, ha approfittato dell’occasione per esplorare qualche area di Casamicciola dove i frequenti sismi del passato hanno lasciato tragiche tracce.
 24. Immagine sopra; L’osservatorio sismologico di Ischia fondato da giulio Gabrovitz. Ne resta non molto…
 
25. Immagine sopra; Wewelsburg, il.manieto che fu il cuore nero di Himmler e dei suoi archeologi dell’Anenherbe che svolsero ricerche anche ad Ischia (Archivio ilpuntosulmistero)

26. Immagine sopra; il Monte Epomeo a Ischia.

 

Un “Punto su un altro Mistero”: il Monte Epomeo, la “Terra cava” e il Regno di Agartha.

 

A Ischia,  meravigliosa isola vulcanica frequentata ogni estate da migliaia di turisti, si narra da anni che lì, sul Monte Epomeo, esista la “Porta di Agartha”, insomma l’ingresso ad un’altra dimensione…

Una parte del Monte Epomeo, nei pressi di Casamicciola, ha il nome di Monte Tabor, ricco di molte cavità naturali e anche di un misterioso e forse di mai bene identificato “passaggio segreto” che inizia da dove nasce il fiume Olmirello e terminerebbe proprio sulla vetta del monte.

Per gli appassionati al concetto di “Terra cava” – concetto dal quale prendiamo le opportune distanze suggerite dal buon Guglielmo di Occam, ovvero il sano principio dell’economia delle cause in base al quale, in un problema, tra le soluzioni ugualmente valide quella più semplice è da preferirsi – la Leggenda di Agartha suggerisce che esisterebbero varie “porte” sulla superficie del nostro pianeta, una delle quali starebbe proprio sul Monte Epomeo di Ischia.

La strana leggenda – altrimenti che “leggenda sarebbe”? – nasce in epoca medievale ad opera del Vescovo Corrado di Querfurt, il quale raccontò di aver raggiunto una misteriosa città sotterranea attraverso una cavità situata sul Monte Epomeo.

Forse da tale leggenda è nato il mito della “Terra cava” ormai diffusosi a macchia d’olio soprattutto tra chi anela ad un mondo illuminato da un diverso Sole, con aria pulita, acque non inquinate, ecc.

Insomma un sogno al quale tutti aneliamo…

Un sogno a cui credeva anche Hitler, il quale dette ordini ben precisi per individuare  l’ingresso ad Agartha. Anche sul Monte Epomeo…

27. Immagine sopra; il simbolo dell’Ahnenerbe,  o più precisamente  Deutsches Ahnenerbe – Studiengesellschaft für Geistesurgeschichte (Eredità tedesca degli antenati – Società di studi per la preistoria dello spirito), fondata da Heinrich Himmler nel 1935.

 

Le Grotte  di Mavone e del Mago

 

E poiché disubbidire agli ordini del Führer poteva creare qualche serio problema, ad Ischia le ricerche iniziarono a partire dalle Grotte di Mavone nell’area di Scannella, oggi quasi inaccessibili a causa dei frequenti sismi.

28. Immagine sopra; Grotte di Mavone

29. Immagine sopra; La Grotta del Mago, fantasiosamente interpretata come uno degli ingressi alla sotterranea città di Agarthi.

Secondo gli archeologi tale grotta, in tempi preistorici, sarebbe stato una sorta di tempio dedicato al culto del Sole. Nulla si sa dei risultati delle ricerche hitleriane e oggi la splendida grotta è raggiungibile solo mediante una barca.

Meglio così e fine – ma solo per ora – del nostro viaggio in terra d’Ischia!

(Roberto Volterri & Gaetano Bosso)

 

– Se non altrimenti specificato, le immagini sono state fornite dagli autori.

LEGGERE FA SEMPRE BENE….

Dopo aver pubblicato “Archeologia dell’Impossibile”, “Archeologia dell’Introvabile” e “Archeologia dell’Invisibile”, Roberto Volterri ha ritenuto che potrebbero esistere condizioni intermedie a quelle appena elencate e ha pensato alla recente “Fuzzy Logic” una creazione del matematico Dr. Lofti Zadeh (1921 – 2017), professore all’Università della California, a Berkeley. All’inizio le sue idee trovarono ostacoli da parte dei suoi colleghi matematici ma oggi la “Logica sfocata” ha trovato ampio spazio in vari campi dell’umano scibile, dall’ambito giudiziario all’ormai onnipresente Intelligenza Artificiale. L’autore di questo libro ritiene che da parte degli “addetti ai lavori” possano essere individuati gli opportuni algoritmi ad essa applicabili in modo che essa possa trovare ospitalità anche nel campo della Storia e dell’Archeologia dove non sempre regnano le verità assolute…   (AMAZON EDIZIONI).

 

Archeologia dell’improbabile.

«C’è una quinta dimensione oltre a quelle che l’uomo già conosce; è senza limiti come l’infinito e senza tempo come l’eternità; è la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell’immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi “Ai confini della realtà”.»
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Un commento:

  1. ilpuntosulmistero

    Buongiorno, Bendandi lo conosco bene e la sua teoria sismogenica è affascinante. Sono stato anche a Faenza a visitare la sua casa museo. La prossima settimana pubblicheremo nel nostro sito di psicobiofisica due righe su un servizio della Rai tg Leonardo che parla appunto della possibile origine dei terremoti dovuta a maree solide della crosta terrestre provocate dall’influenza gravitazionale della luna, del sole e dei pianeti. Ovviamente senza citare il nostro Bendandi. Buona
    giornata.
    (Fiorenzo Zampieri)

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