Immagine di apertura; Il fisico francese René Prosper Blondot scopritore degli inesistenti “Raggi N”.
René Prosper Blondot: nascita, “gloria” e repentina scomparsa degli inesistenti Raggi N. E altro ancora…
di Roberto Volterri
Sera dell’8 Novembre 1896. Quasi esattamente centoventotto anni fa…
Antefatto:
il fisico Wilhelm Conrad Röntgen (1845 – 1923) scopre casualmente l’esistenza di una radiazione elettromagnetica nell’intervallo di frequenza oggi noto come Raggi X.
Oggi quella che fu l’abitazione del professor Röntgen è diventato un piccolo ma interessante Museo, la Röntgen-Gedächtnisstätte.
Nel 1901, per questa fondamentale scoperta, a Röntgen viene assegnato il primo Premio Nobel per la Fisica.
2. Immagine sopra; Il fisico Wilhelm Conrad Röntgen (1845 – 1923) scopritore dei Raggi X.
3. Immagine sopra; Un collaboratore di Röntgen con gli apparecchi in base ai quali furono effettuati i primi rudimentali esperimenti sui Raggi X.
4. Immagine sopra; Una delle primissime radiografie di una parte del corpo umano effettuata con gli appena nati generatori di Raggi X: la mano di una donna con il suo braccialetto e il suo anello.
Lasciamo ora la Germania e rechiamoci in Francia, a Nancy, dove nel 1903 il fisico René Prosper Blondot, da poco dedicatosi allo studio dei Raggi X messi in evidenza dal Röntgen.
Egli afferma di aver scoperto una nuova radiazione in grado di “rendere più visibili” oggetti illuminati da questa misteriosa fonte di energia.
5. Immagine sopra; Il fisico francese René Prosper Blondot – in un atteggiamento che mostra l’alta stima di se – sfortunato scopritore degli inesistenti Raggi N. In onore della cittadina in cui viveva, Nancy, li battezza immediatamente ‘Raggi N’.
La cosa incuriosisce l’ambiente scientifico e in particolare lo scienziato statunitense Robert William Wood – ma sì, quello della “Lampada di Wood”, a Ultravioletti, che attira le vostre zanzare e illumina gli acquari! – il quale decide di dare un’occhiata al laboratorio di Blondot…
6. Immagine sopra; Il fisico Robert William Wood (1868 – 1955) inventore del “Vetro di Wood”da cui poi prese il nome la diffusissima “Lampada di Wood” a raggi Ultravioletti,
A Blondot non pare vero che la sua “scoperta” inizi ad avere risonanza mondiale e accoglie a braccia aperte il collega Wood.
Così i due scienziati organizzano l’esperimento in modo da far passare i “Raggi N” attraverso una fessura avente il diametro di 2 millimetri, fargli attraversare un prisma di Alluminio – metallo che secondo Blondot avrebbe evidenziato ancor di più i “suoi” Raggi N – per poi determinarne l’indice di rifrazione con un’altissima precisione, addirittura del centesimo di millimetro, pari a 10 micron!
Però il dottor Robert William Wood demolisce in tempi brevissimi e inesorabilmente la teoria di Blondot sui Raggi N. E anche la sua carriera…
Il dottor Robert Wood è infatti perplesso poiché non capisce come si possa ottenere tale precisione partendo da una sorgente – i “sottilissimi” Raggi N – attraverso la fessura da due millimetri, quindi con dimensioni molto maggiori.
Sarebbe come voler spostare, con estrema precisione, una formica… con un rastrello!
“… Questo è uno degli aspetti più affascinanti dei Raggi N: essi non seguono le ordinarie leggi della fisica…”
sembra abbia replicato Blondot, ben certo di quel che afferma.
Wood, elegantemente, non replica a sua volta ma vede aumentare i suoi sospetti e chiede a Blondot di procedere con l’esperimento che deve essere effettuato al buio più completo in modo da potere mettere in evidenza la misteriosa ma debolissima radiazione.
Tutto sembra procedere “secondo copione” poiché Blondot afferma di vedere il manifestarsi dei “suoi” Raggi N, ignaro del fatto che il “”perfido” collega, in un momento di distrazione dello scienziato francese, approfittando del buio, ha tolto il prisma di alluminio dallo strumento, mentre il fisico continua imperterrito ad effettuare precise – anzi… precisissime – misure.
Tornato negli USA il “perfido”, ma ben attento, Robert William Wood compila un’accurata relazione in cui – non omettendo nulla, neppure l’abile suo “gioco di prestigio” – nega assolutamente che esistano i Raggi N e… stronca così irrimediabilmente e per sempre la fulgida carriera del buon René Prosper Blondot.
Il quale, a parere di chi scrive, aveva solo messo in luce – è proprio il caso di dirlo – la fluorescenza di alcune sostanze, determinata, forse, proprio dai Raggi X o anche solo da sorgenti ultraviolette. Delle quali Robert William Wood era il maggior esperto…
7. Immagine sopra; A sinistra un minerale illuminato con luce ultravioletta e a destra con luce naturale.
E per terminare questo breve excursus tra (forse) inesistenti energie, facciamo ora la conoscenza di qualche altro sfortunato ricercatore di strani fenomeni sui quali – onestà intellettuale impone di dirlo! – anche chi scrive ha impegnato un bel po’ di tempo e qualche curioso strumento descritto anche nel “Manuale di Psicotronicasperimentale”…
8-9 Immagini sopra e sotto; Il primo libro dell’autore di questo articolo, pubblicato nel 1976 e l’edizione più recente, molto ampliata.
Esattamente un secolo fa, ad esempio, il medico inglese Walter J. Kilner annuncia in una sua pubblicazione dal titolo ‘The Heman Atmosphere or the Aura made visibile by the aid of Chemical Screens’, di essere riuscito a visualizzare un’energia emessa dai corpi viventi utilizzando dei curiosi schermi ottici costituiti da due sottili vetri tra i quali viene inserito un liquido definito “Dicianina”, da chi scrive sostituito – con qualche discreto risultato – durante esperimenti effettuati in tempi andati, con una soluzione alcolica di nicotina o anche di Blu di Metilene.
10. immagine sopra; un libro di Roberto Volterri (1977) dove sono descritti anche esperimenti con la cosiddetta “Camera Kirlian” per evidenziare “qualcosa” emesso da oggetti sottoposti ad un forte campo elettrico. Verosimilmente si tratta dell’Effetto Corona.
11. Immagine in basso; Frontespizio di un libro di Walter Kilner sui suoi esperimenti per “vedere l’aura umana” mediante strani filtri ottici da lui stesso ideati.
Inoltre, agli inizi degli anni Trenta del secolo trascorso, il fisico tedesco M.K. Müller sulla ‘Rivista Medica Svizzera’ relaziona su una “energia sottile” che lui stesso avrebbe messo in evidenza, caratteristica di tutti gli esseri viventi, definita “Antropoflux R”, mentre analoghe esperienze sono descritte da un ricercatore italiano, il professor Petri, il quale relaziona sulle sue ricerche nel volume XV di “Rendiconti della Accademia dei Lincei”.
Ma di Petri ho descritto qualche esperimento in altri libri – ad esempio in “Gli Stregoni della Scienza” (Eremon Edizioni, 2009) – e non ripercorrerei i passi già fatti.
Un altro ormai quasi dimenticato ricercatore nel discusso campo delle cosiddette “energie sottili” è stato Robert Pavlita su cui si accaniscono da tempo ricercatori accademici (pochissimi) e ricercatori “fai da te” (moltissimi)!
12. Immagine sopra; Uno degli stranissimi “Apparecchi Psicotronici” basati sulle ipotesi avanzate da Robert Pavlita.
L’aspetto interessante delle sue ricerche è che sembra siano state basate su antichi manoscritti contenenti frammenti di scienze ormai perdute, combinate però in una felice simbiosi ove le tecnologie moderne svolgerebbero un ruolo determinante.
Ovviamente Pavlita è inizialmente avversato dalla Scienza ufficiale e sottoposto a severissime verifiche da parte dei… non addetti ai lavori ma depositari del “‘Sapere”’ codificato e accettato.
Le due giornaliste americane Sheila Ostrander e Lynn Schroeder, nel loro libro “Scoperte psichiche dietro la Cortina di Ferro” (Edizioni MEB, 1975), così descrivono uno di tali esperimenti …
“… Dentro una scatola di metallo a tenuta ermetica girava un pernetto azionato da un motorino elettrico sottostante. Gli scienziati avevano messo una striscia di rame in equilibrio sul perno, in modo che questo somigliava alla lettera T. L’unico altro oggetto dentro alla scatola era un piccolo pezzo di metallo in un angolo, non collegato né al perno né alle pareti. I giri della striscia di rame vennero registrati fotoelettricamente. Pavlita, sotto gli occhi degli scienziati, si mise a circa due metri dal dispositivo e si concentrò, guardandolo fisso. Improvvisamente la striscia di rame si fermò, come se una forza la trattenesse, bilanciando l’azione del perno che continuava a girare… Pavlita continuò a fissare, sotto lo sguardo attento dei testimoni. Lentamente la striscia di rame cominciò a girare di nuovo, ma stavolta nel senso opposto; sembrava che una forza invisibile dentro alla scatola sigillata la spingesse, con moto contrario a quello del perno su cui era appoggiata...”.
Poi le due ricercatrici USA proseguono…” Pavlita sostiene di esser solo un tecnico che manovra una forma di energia, accendendola e spegnendola, dirigendola dove desidera, come qualunque tecnico fa con l’elettricità. Il piccolo oggetto metallico nell’interno della scatola sigillata è un ‘generatore psicotronico”.
L’ipotesi è che quando Pavlita lo fissa, la sua bioenergia viene attratta dal generatore, che l’accumula e poi la smista. I cecoslovacchi ritengono che molte persone potrebbero dimostrare delle capacità PK (cioè “psicocinetiche”, in grado di agire sulla materia) in questo modo, con un generatore che faccia da tramite…”.
(Roberto Volterri)
13-14. Immagini sopra e sotto; due recenti libri del professor Roberto Volterri. Nikola Tesla, Giuseppe Calligaris, Ferdinando Cazzamalli, Raffaele Bendandi, Marco Todeschini, Guido Cremonese, Pierluigi Ighina e vari altri ‘eccentrici’ ricercatori. Cosa hanno in comune questi personaggi?
Essi, senza dubbio alcuno, potrebbero essere considerati degli “stregoni” della Scienza, forse degli eretici “geni incompresi”, in bilico tra la tecnologia e la scienza di stretta osservanza e quegli affascinanti territori di confine dove una creativa ‘follia’ si sposa – spesso con incredibili risultati! – con ciò che già sappiamo dell’Universo che ci circonda.
Amazon – Giugno 2023- 578 pagine Euro 14,56